Per Sempre Tua (Por Siempre Tuya di AlexaPQ)

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    Per Sempre Tua

    Por Siempre Tuya di AlexaPQ
    ( Alexa Picos )

    Fan Fiction formata da 10 capitoli + 2 Epiloghi

    Traduzione amatoriale di Raffaella

    Fan Art Copertina di Crisantemo


    * * * * *


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    * * * * *


    FAN FICTION IN PUBBLICAZIONE DA LUNEDÌ 15 APRILE



    Edited by Tamerice - 14/4/2024, 12:22
     
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    Capitolo 1
    Decisioni


    “Quando è stata l’ultima volta che hai visto le stelle
    con gli occhi chiusi, e ti sei aggrappato come un naufrago
    al dorso della schiena di qualcuno...?”
    (R. Arjona)


    Quella bella mattina di fine estate la giornata era cominciata insolitamente fredda ma gradevole, come se l’autunno avesse fornito un anticipo di ciò che sarebbe arrivato poi... Una dolce brezza scorreva sui prati portando l’aroma dei fiori, dell’erba e dell’acqua, i canti armoniosi degli uccelli e il calore del sole che sorgeva, con la sua luce cristallina che filtrava attraverso le finestre della Casa di Pony. Nei letti a castello disposti tutt'attorno all'umile stanza dormivano quattordici angioletti nelle posizioni più diverse, con l’innocenza di un'infanzia senza problemi né preoccupazioni. Tuttavia tre letti erano già vuoti.
    Nella stanza accanto, Miss Pony e Suor Maria già avevano abbandonato le lenzuola e preparavano la colazione per il piccolo esercito invasore che si sarebbe svegliato a breve e anche per il suo “Generale in Capo”. I bambini erano molto contenti per quella visita che sempre animava i loro faccini affamati di avventure.
    Miss Pony e Suor Maria provavano un dolce calore ogni volta che ella tornava all'orfanotrofio col suo perenne entusiasmo e il suo affetto straripante per entrambe; la vedevano come la figliola prodiga che faveva sempre ritorno a casa per recuperare le forze per continuare a dare coraggio agli altri.
    -Miss Pony- disse Suor María mentre tirava fuori della frutta dalla dispensa –Pensa che dovremmo preparare la colazione preferita di Candy?-
    -Credo di no, Sorella- la voce di Miss Pony, dolce come sempre, mostrava un’ombra di tristezza e preoccupazione -Non credo che la nostra bambina si senta in vena di fare colazione oggi… considerando la visita che ha ricevuto ieri sera e l’espressione del suo viso quando quel signore se n’è andato.-
    -Ma Miss Pony!- esclamò la religiosa -Sembrava così felice!-
    -Mi sorprende che lei dica così, Suor Maria. Tra noi due, che siamo state le madri di Candy, io sono sempre stata la più ingenua. Lei ha sempre conosciuto bene la nostra bambina- guardò la Sorella con un lieve sorriso sulle labbra, –Ha sempre compreso quello che c’è nel suo cuore. Per questo mi sorprende che dica quanto sembrava felice.-
    -Miss Pony…!-
    -Candy sorride molto, anche nei momenti difficili. Forse nemmeno lei se n’è resa conto ma ieri sera un velo di tristezza velava i suoi occhi e il suo sorriso…-
    Suor Maria abbassò la testa in segno di assenso. Era ancora una donna bella nonostante le piccole rughe che cominciavano a solcare il suo volto... ma non per questo aveva perso la serenità né il suo intuito sempre sicuro che si era andato affinando con gli anni. -Così anche lei lo ha notato?– assentì la Sorella.
    -Sì. Nonostante il tempo, Candy non ha smesso di essere una bambina per noi... e ancora possiamo vedere la sua anima attraverso i suoi occhi.-
    -Non volevo dirlo per non preoccuparla, Miss Pony, ma ho notato la stessa cosa in Candy. Speravo che lei non se ne fosse accorta.-
    Miss Pony prese Suor Maria per le spalle in segno di conforto e le fece uno dei suoi sorrisi più dolci. -Non si preoccupi per me, Sorella. Sono certa che Candy lo supererà come sempre. È così forte...-
    Suor Maria assentì nuovamente. -Ha ragione.-
    Miss Pony tornò al tavolo della colazione dove un pezzo di pane mezzo affettato stava aspettando. Nonostante Suor Maria fosse un grande aiuto e le sue decisioni fossero sempre molto mature... a volte Miss Pony non smetteva di vederla come un altro dei suoi monelli.
    -Cosa crede che sia successo ieri nel saloncino tra Candy e il Signor Albert?- azzardò la Sorella.
    -Non lo so. Spero che Candy ce lo dirà…-
    -Se fosse qualcosa di buono già la staremmo sentendo gridare per tutta la casa. Invece... solo sorrideva e sorrideva... senza dire una parola.-
    -Doveva essere qualcosa di importante. Magari starà analizzando bene ciò che è successo col Signor Albert prima di dircelo.
    Fuori una scura nuvola passeggera cominciava a coprire il sole del mattino. Sembrava che la giornata sarebbe stata fredda come era cominciata.
    Il terzo letto vuoto era di Candy. Non si era alzata al mattino come le sue due madri ma all'alba, quando le stelle ancora brillavano nel cielo e il silenzio circondava la Casa di Pony. Si era alzata scalza, aveva preso la vestaglia che le aveva prestato Suor Maria e coi ricci biondi scomposti era uscita al buio, al confine tra il giorno e la notte, per dirigersi senza indugio alla Collina di Pony, dove tutto era cominciato all'ombra di Papà Albero e per questo, giustamente, era lui, il grande albero, che avrebbe dovuto saperlo per primo. Candy non aveva quasi potuto dormire la notte passata presa da una nuova emozione e dalla speranza. All'inizio non era stata molto sicura di ciò che aveva fatto ma, man mano che passavano le ore, l’idea la entusiasmava sempre di più. Riusciva solamente a pensare al futuro, convincendosi che tutto sarebbe andato bene. D’ora in avanti tutto sarebbe andato bene.
    Senza poter controllare le sue emozioni era andata alla Collina di Pony perché aveva bisogno della sensazione tanto amata di scalare il suo amato Papà Albero, come se i tiepidi ricordi dell’infanzia potessero aiutarla a comprendere il passo che aveva fatto. Desiderava tanto agitarsi nel vento, passando di ramo in ramo, per liberare tutta la pesantezza che aveva sentito nell'anima nei giorni precedenti di indecisione e dubbio. Ora si sentiva così libera... così... felice. Aveva bisogno che il suo Papà Albero la abbracciasse.
    Mentre il sole stava salendo, i begli occhi verdi di Candy si concentrarono a guardare il sorgere di quel giorno come se, attraverso una proiezione, fosse anche il sorgere della sua vita. I suoi ricci biondi, spettinati ed inquieti, le accarezzarono il viso come lui lo aveva fatto la sera prima. Dall'alto di Papà Albero, ella guardava l'orizzonte dove si trovava Lakewood… dove se n’erano andate quelle mani calde che avevano lasciato morbide sensazioni sul suo volto.
    I suoi occhi si inondarono con la visione di quella magnifica mattina; il suo cuore con un traboccante calore che inondava tutto il suo essere: era così bello! Dopotutto la vita poteva essere ancora bella. Con la speranza che i sogni entrassero di nuovo nella sua vita, Candy alzò il viso verso il sole dell’alba e verso il vento perché la accarezzasse così come lo aveva fatto lui.
    -Albert!!!- gridò al cielo, tentando di regalare alla natura la stessa emozione che quel nome aveva donato al suo cuore.
    Gli uccelli cominciavano a cantare, il vento si portava via le sue parole … -William Albert!- gridò di nuovo.
    Una nuvola scura cominciava a coprire il sole del mattino, ma la sensazione di liberazione di Candy non terminava. Questo le diceva che aveva preso la decisione giusta. La sera prima si era impegnata a sposarsi con William Albert Ardlay. Avrebbero formalizzato il loro fidanzamento annunciandolo nella villa di Chicago entro pochi giorni.

    * * * * *

    Quando Candy tornò alla Casa di Pony, il sole già era più alto e dalla sala da pranzo arrivava il rumore tipico della confusione. Il suo piccolo esercito già si era alzato e, come prima azione del giorno, attaccava la colazione con la solita energia. I vassoi che contenevano frutta, pane, cereali e latte –che Tom si incaricava ancora di consegnare giorno dopo giorno- si svuotavano velocemente. Candy entrò nella sala da pranzo dirigendosi verso la sua stanza per vestirsi e accompagnarli a fare colazione.
    -Buongiorno a tutti!- rise allegramente al suo passaggio.
    Le cinque bambine della Casa di Pony, guardarono Candy con molto affetto e ammirazione. Era così graziosa! Perfino con la camicia da notte e spettinata. Alcune di loro volevano essere come lei quando fossero diventate grandi perché la vedevano come una sorella maggiore –alcune come una piccola mamma- che dava il buon esempio da seguire.
    Invece tutti i maschietti nutrivano la segreta speranza che, da grandi, avrebbero sposato Candy. Nonostante fossero di diversa età, nel loro entusiasmo infantile non riuscivano a comprendere che, quando loro fossero stati grandi, Candy sempre sarebbe stata più grande di loro.
    Miss Pony e Suor Maria, che condividevano la grande tavola con i bambini, la guardarono sorprese. Si erano accorte che non era a letto né in casa ma non si aspettavano di vederla ancora in camicia da notte a quell'ora del mattino. Era ovvio che quando Candy era uscita la sua intenzione iniziale era di rientrare presto ma, per qualche motivo, aveva tardato... Esse si resero conto che era ancora fresco per la sottile vestaglia che portava e per di più era scalza!
    -Candy!– saltò su Suor Maria, -Ragazzina, sei senza scarpe e con la rugiada che c’è fuori! Mio Dio, potresti ammalarti!-
    Candy si trattenne dalla sua rapida fuga in camera. L’avevano intrappolata! Nonostante fosse una donna di 21 anni, maggiorenne, ecc. ecc., non avrebbe mai smesso di essere per quelle due buone donne la bambina monella che avevano cresciuto.
    Si girò verso di loro con il viso arrossato dalla vergogna.
    -Io… Questo… Ehhh …- Che dire? Tutti la guardavano, –Ho perso le scarpe e credevo di averle lasciate fuori. Sono uscita a cercarle... eh eh.-
    “Una piccola bugia innocente per non far preoccupare nessuno” si scusò con se stessa, “E per non dare cattivi esempi”.
    -Molto bene, Candy. Vai a vestirti e a metterti le scarpe– si intromise Miss Pony come faceva sempre, -E sbrigati o non troverai la colazione.-
    -Sì, Miss Pony- e continuò a camminare fino a entrare in camera.
    Suor Maria guardò rassegnata la sua compagna della casa, pensando a quanto fosse indulgente Miss Pony con Candy, e continuò a badare e a parlare con i bambini. Quando Candy si unì alla colazione, questa continuò con la solita gradevole routine. Tutti i bambini desideravano ascoltare le avventure di Candy nell'ospedale di Chicago dove lavorava e, anche se lei continuava a raccontarle ogni volta, essi non si stancavano di ascoltarla. Questa volta non fu diverso, e dal tanto chiacchierare, per poco Candy non rimase senza colazione.
    Dopo che tutti ebbero terminato, Suor Maria portò i bambini sotto alcuni alberi più frondosi dell’orto sul retro per raccontare loro delle storie sulla natura e insegnare cose nuove. Miss Pony e Candy si occuparono di raccogliere tutte le stoviglie e portarle in cucina per lavarle. Da poco il Signor Cartwright aveva donato un tubo dell’acqua per la cucina della casa per cui non era più necessario prenderla dal lavello, il che facilitava molto il lavoro.
    Mentre Candy si dedicava alla titanica fatica di lavare i piatti della colazione di diciassette persone, Miss Pony la aiutava ad asciugarli. Le donne parlavano di quanto fossero svegli i bambini, di come andassero bene le cose nell'orfanotrofio adesso che erano arrivati tanti nuovi inaspettati benefattori... di come andava bene a Candy in ospedale, dove era arrivata ad essere a capo delle infermiere del reparto di Chirurgia. Nel mezzo di questa conversazione e quasi a punto di terminare il lavoro, Candy disse: -Miss Pony, mi dispiace non avervi aiutato stamattina con la colazione. Avrei dovuto rientrare prima ma ho tardato.-
    -Non ti preoccupare, Candy. Con la tua abilità nell'arte culinaria credimi che non ci manca affatto il tuo aiuto in cucina…- rise Miss Pony.
    Anche Candy rise, un po’ sollevata. Da tanto tempo lei e le sue mamme scherzavano sulle sue scarse capacità in cucina e le allusioni che si facevano a questa cosa non le davano fastidio, anzi la divertivano.
    -A proposito– provò a dire Miss Pony, –deve essere successo qualcosa di molto importante ieri per esserti alzata così presto, dato che sei una dormigliona. Ti è successo qualcosa, Candy? Sai che puoi sempre contare su di noi se ne hai bisogno.-
    -Sì, Miss Pony- disse Candy e quando si rese conto che Miss Pony la guardava preoccupata, si domandò se non fosse tutto tanto ovvio, –Cosa le fa pensare che è successo qualcosa?-
    Miss Pony sorrise, un po’ amaramente.
    -Mia cara bambina! Chi se non noi può conoscerti meglio? Poco fa eri tanto contenta per i successi che hai ottenuto all'ospedale... felice per i tuoi amici: sai già che Annie ci farà diventare nonne per la seconda volta– le strizzò un occhio Miss Pony, –Ma da alcuni mesi le visite che ci fai mensilmente sono accompagnate da una grande malinconia negli occhi. E te n’eri andata appena da dieci giorni che già eri di ritorno un’altra volta… sorridente come sempre, ma senza dire una parola del motivo del tuo ritorno tanto improvviso. Come vedi, non c’è bisogno di avere un intuito speciale per sapere che ti succede qualcosa.-
    -Ha ragione– concordò alla fine la fanciulla. Aveva terminato di lavare i piatti e adesso, in mancanza di qualcosa da fare con le mani, cominciava a giocare con le dita come faceva sempre quando era nervosa. Era arrivato il momento di essere sincera con Miss Pony.
    -Sono tornata perché avevo paura. Avevo bisogno di conforto e forza per affrontare ciò che stava succedendo... ma non volevo che vi preoccupaste e così non ho detto niente.-
    -Ma… Candy!-
    -Mi dispiace Miss Pony. Però sembra che le cose si siano sistemate meravigliosamente bene adesso! Credo che i miei giorni grigi siano rimasti dietro…- Candy si strofinò il nasino con un lieve sorriso, –e intendo correre molto veloce affinché non mi raggiungano mai più.-
    Anche Miss Pony sorrise, invitandola a continuare. Così Candy proseguì. -Se sono tornata alla Casa di Pony prima del tempo è perché ero confusa- confessò, –Però già mi si è chiarito tutto nella testa, Miss Pony. Infatti voglio che sia lei la prima a saperlo...- No, la seconda si corresse Candy tra sé e sé: il primo era stato Papà Albero.
    -Ieri quando è venuto a visitarci il Signor Ardlay… beh, Albert, quando siamo stati a parlare da soli… beh… abbiamo deciso che…- e all'improvviso il sorriso divenne brillante, i suoi occhi di smeraldo rifulsero di emozione, –Ci sposiamo!-
    -Candy!-
    -Sì, Miss Pony. Riesce a crederci? Sposerò l’uomo più buono, amabile, premuroso e gentile che conosco… tra una settimana annunceremo il nostro fidanzamento alla Villa Ardlay di Chicago. Mi farebbe piacere se tutti voi poteste venire.-
    -Candy…- l'anziana signora non riusciva a dire altro, sorpresa dalla notizia.
    -Miss Pony- la fanciulla le prese le mani, –Sarebbe davvero importante per me vedervi tutti lì, per condividere al mio fianco il giorno più felice della mia vita.-
    Gli occhi di Candy erano luminosi, pieni di speranza e di allegria... ma Miss Pony riuscì a vederci una supplica silenziosa e disperata, un velo di rassegnazione. Ma non glielo avrebbe detto. Sperava che la Candy, ottimista e coraggiosa che era sempre stata, cancellasse quell'ombra insicura che nascondeva nel fondo. Si sarebbe rallegrata per lei. Rispose al suo sorriso.
    -Certamente, figliola- disse, -Ti accompagneremo in questa giornata così speciale. Ti faccio i miei auguri: il Signor Ardlay è un grand'uomo. Sarai molto felice sposata con lui.-
    -Lo so, Miss Pony. Già sono felice.-
    Mentre entrambe sorridevano, Candy si sentì un po’ male per non aver raccontato tutta l’intera storia a Miss Pony. Non voleva che si preoccupasse e pensava che non avrebbe potuto comprendere l’intera storia. Per comprendere quelle emozioni, Candy aveva bisogno di parlare con un’amica come Annie, come Patty (anche se solo per lettera), o come Camilla Drisden, un‘infermiera sua amica dell’Ospedale Santa Joanna di Chicago.
    Credeva che Miss Pony non si fosse mai innamorata e che, per questa ragione, non avrebbe potuto mai comprenderla.
    -Andiamo a dirlo a Suor Maria e ai bambini- propose Candy prendendo per le spalle Miss Pony e portandola fino alla porta, –Voglio che si rallegrino con me.-
    E uscirono nell'orto, dove i bambini fecero gran confusione vedendo che avevano visite durante la lezione.

    * * * * *

    Il giorno seguente, molto presto, Candy prese una carrozza che la portò diretta alla stazione dei treni per partire in direzione di Chicago il prima possibile. Era rimasta quattro giorni alla Casa di Pony e certamente il lavoro si era accumulato durante la sua assenza. Aveva parlato col Dottor Wheeler, che era il nuovo direttore dell’ospedale, per chiedere un permesso di uscita e, anche se questi aveva promesso che avrebbe lasciato qualche incaricata che la sostituisse, Candy e il suo senso di responsabilità non si erano sentiti tranquilli abbandonando il lavoro in quel modo. Solo qualcosa di tanto forte come la tempesta che si era scatenata nel suo animo l’aveva potuta obbligare a lasciare i suoi pazienti senza cure. Ma ora che la sua vita era ritornata in carreggiata, per prendere una traiettoria migliore, ella poteva tornare a riprendere i suoi obblighi con più entusiasmo ed energia.
    Alcune ore più tardi, quando arrivò all'Ospedale Santa Joanna, Candy si rimise immediatamente al lavoro. Vestita con la sua uniforme bianca e con il grembiule distintivo dell’ospedale, dette assistenza a un paio di dottori in stancanti interventi chirurgici. Fortunatamente per i pazienti, e per la stessa Candy, entrambi furono un successo e lei lo sentì come un buon augurio perché tutto cominciava bene in questa nuova vita che stava intraprendendo. Bene!
    Mentre trascorreva il giorno e si avvicinavano le sue ore di riposo, Candy immaginava arrossendo come sarebbe stato il suo prossimo incontro con Albert. Il giorno della proposta alla Casa di Pony, Candy gli aveva comunicato i suoi piani di tornare a Chicago il giorno successivo e andare direttamente a fare il suo turno in ospedale. Albert le aveva detto che lui si sarebbe occupato di andare per prima cosa a Lakewood per comunicare la buona notizia e anche di passare dalla zia Elroy, la quale con ogni probabilità avrebbe voluto essere a Chicago per partecipare ai preparativi per la festa in cui avrebbero annunciato il fidanzamento. Questa idea non era piaciuta molto a Candy, considerando l’ossessione della zia Elroy per fare sempre le cose nel modo fastoso che l’alta società esigeva. In ogni modo sarebbe stata la sua festa e si sarebbe incaricata lei di incanalare le energie della Signora Elroy verso qualcosa di più intimo e discreto. Per cui Albert sarebbe stato a Chicago quando lei avesse terminato il suo turno all'ospedale. Sicuramente sarebbe andato a prenderla con la carrozza degli Ardlay, come aveva fatto tante volte in passato e adesso anche con maggior ragione visto che presto Candy sarebbe diventata la sua sposa. Quest’unico pensiero causava intense emozioni nella giovane donna.
    Siccome mancava ancora tutto il pomeriggio perché terminasse il suo turno e sembrava che non ci fossero altre attività particolarmente stancanti, l’infermiera si incamminò verso la caffetteria dell’ospedale per mangiare qualcosa. Era un luogo piacevole, con pareti alte e bianche, con belle vetrate che lasciavano entrare maestosamente la luce del sole e aveva una piacevolissima vista del bel giardino interno dell’ospedale. Il nuovo direttore aveva posto speciale enfasi nel migliorare il giardino e abbellirlo, argomentando che in un luogo di dolore quale era l’ospedale doveva esserci sempre uno spazio di pace e bellezza che animasse lo spirito. Candy aveva aiutato i giardinieri del Santa Joanna a rinnovare il giardino nei suoi momenti liberi e lo stesso Albert aveva contribuito ad abbellirlo portando sempre nuove specie botaniche per il giardino dalle terre lontane che visitava.
    A Candy piaceva prendere il suo vassoio del pranzo e sedersi di fronte alla vetrata. Guardare un angolo di natura così bello faceva sì che la sua mente volasse sempre verso Albert e le piaceva ricordarlo in questo modo. Ma adesso non avrebbe più dovuto ricorrere a questi trucchi... adesso lo avrebbe avuto sempre vicino a sé.
    Candy si stava dirigendo al suo tavolo preferito nella sala quando si rese conto che la sua amica Camilla Drisden stava mangiando lì. "Benissimo!", si disse, aveva tantissima voglia di salutarla e raccontarle tutto ciò che le era successo in questi giorni.
    -Ciao, Camilla!- la salutò sedendosi accanto a lei e salutando anche il resto dei suoi compagni che stavano lungo il tavolo, con un cenno del capo.
    Camilla alzò lo sguardo verso la sua amica, rallegrandosi che fosse tornata dal suo viaggio inatteso. Ma che bell'aspetto aveva ora! Il suo sguardo smeraldo era diventato raggiante e il suo sorriso era rilassato e in pace. Certamente, completamente diversa dalla Candy ombrosa e preoccupata che aveva visto l’ultima volta.
    -Candy!- esclamò la fanciulla e le fece posto accanto a lei.
    -Come puoi vedere sono già tornata dal mio viaggio lampo- sorrise Candy, –Avevo tanta voglia di rivederti, Camilla.-
    -E io di rivedere te! Ma raccontami, dove sei stata? Perché non mi hai avvisato?-
    -Sono stata alla Casa di Pony, tu sai dov'è. E mi dispiace non averti avvisato come faccio sempre... ma davvero non sapevo neanche io che sarei andata via. È stato qualcosa che non avevo pianificato. Una sera che avevo terminato il mio turno non avevo voglia di tornare a Villa Ardlay. Mi sono sentita debole per tornare là- ricordò Candy, –Invece di tornare là, andai nell'ufficio del Dottor Wheeler a chiedere un permesso per assentarmi per una settimana. E il dottore molto affabilmente, non solo mi dette la licenza ma chiamò anche la carrozza che mi avrebbe portato direttamente alla stazione dei treni.-
    -Vuoi dire che… te ne sei andata senza bagaglio?- chiese Camilla stupita.
    -Beh, avevo i due cambi che tengo qui all'ospedale, uno indosso– chiarì lei, -Però era tutto ciò di cui avevo bisogno. Suor Maria, ricordi che ti ho tanto parlato di lei? Mi ha prestato alcune cose per dormire.-
    -E perché sei andata via così, Candy?-
    Candy sospirò guardando la sua amica che aspettava la sua risposta con curiosità. Camilla aveva 20 anni, appena un anno meno di lei, grandi occhi color miele e i capelli scuri ricci che a volte le davano un aspetto da bambola. Insieme al suo aspetto dolce, il carattere di Camilla era anche entusiasta e birbone, era un’amante dei bambini –non per niente la sua specializzazione era l’infermieristica pediatrica– e questo la faceva dotata di pazienza, forza e comprensione. Molte volte Candy aveva confuso la sua dolcezza con quella di Annie, però Camilla era più intraprendente e libera da pregiudizi della attuale Signora Cornwell.
    Candy per un momento dubitò se raccontarle la storia degli ultimi giorni. Ma chi meglio di Camilla per svelare le profondità della sua anima: erano amiche da 4 anni, da quando Candy era ritornata a lavorare all'Ospedale Santa Joanna. Durante i primi mesi del suo rientro a Chicago e all'ospedale, nei corridoi si formavano capannelli di infermiere che spettegolavano sul fatto che Candy stesse lì per influenza del potente Signor Ardlay che si era fatto valere sul precedente direttore, il Dottor Leonard, colui che aveva licenziato Candy a causa degli intrighi di Sarah Legan e dei suoi figli. Nessuno sapeva che ciò che era realmente successo tra il Dottor Leonard e il Signor Ardlay era che avevano chiarito il motivo per il quale Candy era stata ingiustamente licenziata.
    Tuttavia, i commenti nei corridoi mortificavano Candy anche se ella non lo mostrava. Inoltre durante quel periodo cominciava ad aleggiare nell'ospedale un ambiente ostile verso di lei poiché era una ricca ereditiera della famiglia Ardlay e perché pensavano che i gradi che saliva fossero dovuti ancora all'intervento del giovane patriarca della famiglia e non al suo lavoro costante e sempre ben fatto.
    In quel periodo, l’unica amica che Candy ebbe nell'ospedale fu Camilla Drisden, allo stesso modo in cui, anni prima, Patricia O’Brien lo era stata al Collegio Saint Paul a Londra. Camilla fu uno stagno di pace tra quelle acque agitate di invidia. La fanciulla si inimicò tutti per essere amica di Candy e soffrì lo stesso isolamento da parte di tutte le sue compagne infermiere.
    Mesi più tardi, quando il Dottor Leonard abbandonò la direzione per essere sostituito dal Dottor Wheeler, l’ambiente poco a poco si andò distendendo quando divenne più trasparente lo splendido lavoro che Candy realizzava, e per questo, tre anni dopo quasi tutti i suoi compagni avevano applaudito alla sua nomina come Capo dell’Infermeria Chirurgica per il suo lavoro sempre entusiasta e instancabile, tanto assorta nel lavoro che non prendeva nemmeno le ferie che di anno in anno meritava. Camilla era stata al suo fianco dal principio nei brutti momenti… e in quelli buoni.
    -Candy, perché sei andata via?- ripeté la sua amica per distrarla dai pensieri nei quali sembrava essersi immersa.
    Candy girò la sua attenzione alla conversazione e si decise a raccontarle. Si accertò che i suoi compagni di tavola fossero assorti nei loro discorsi e non ascoltassero le cose intime che la fanciulla bionda stava per rivelare. Sospirò prima di cominciare la sua confessione.
    -Sai già che poco più di sei mesi fa Albert è tornato dal suo ultimo viaggio in Argentina e, ovviamente è andato a vivere alla Villa… dove io sto vivendo con la zia Prudence.-
    -Sì, Candy- ammise Camilla, -Ricordo come eri felice perché era tornato il tuo benefattore. Tutto ciò di cui volevi parlare con lui… questo già lo so. Cosa ha a che vedere…?-
    -Fu il principio di tutto… credo. Mi era mancato tanto Albert durante la sua assenza, che adesso che era tornato gli dedicavo praticamente tutto il mio tempo libero, così come lui faceva con me. Ci sono state tante passeggiate, tante conversazioni... io... ho sempre goduto molto della sua compagnia e delle sue storie. Quando mi racconta di tutti i posti che visita. Mi piace passare il mio tempo con lui.
    -Questo è più che ovvio!- sorrise Camilla, -Se non fosse che è il tuo tutore io penserei….- disse con malizia.
    A Candy andò di traverso; per caso tutti lo sapevano tranne lei? Continuò con la sua storia.
    -Tutto andava bene fino a una quindicina di giorni fa, quando le piacevoli giornate che passavo con Albert terminarono. All'improvviso- ricordò Candy, -egli si mostrava schivo con me. Quasi non mi sorrideva, e ancor meno avevamo conversazioni. Si alzava presto e tornava tardi, e quando era in casa conversava solo con la zia Prudence o si chiudeva in ufficio per continuare a lavorare con George. In tutto il giorno solo un: “Buongiorno, Candy” o un “Buonanotte, Candy”. Niente del meraviglioso amico cui sono abituata.-
    Camilla si incuriosì per il comportamento del bel patriarca degli Ardlay. Ella era stata testimone centinaia di volte del devoto affetto che quest’uomo aveva sempre avuto per Candy.
    -E cosa gli era successo?- chiese, -Non glielo hai chiesto?-
    -Certo che sì! Anche se mi evitava, un giorno non sono più stata disposta ad angustiarmi pensando a cosa potessi aver fatto di male e quella sera sono entrata nell'ufficio dove Albert e George lavoravano. E ho chiesto a George che ci lasciasse soli.-
    -Candy! E che è successo? Ti ha detto perché si stava comportando così?-
    Candy abbozzò un sorriso monello ricordando quel giorno. -Ovviamente me lo ha detto!-

    * * * * *

    Candy era entrata nell'ufficio di Albert e George li aveva appena lasciati. Ella era pronta a farsi dire da Albert cosa stesse succedendo tra loro in quegli ultimi giorni in cui l’affetto fraterno sembrava essersi dissolto per dare spazio alla più assoluta indifferenza. Albert era seduto davanti alla complicata scrivania di mogano ricoperta di carte, aveva il viso stanco e sulla faccia si indovinava una certa aria di impazienza e colpevolezza. Deviò lo sguardo quando Candy gli fu di fronte per perdersi nel cielo azzurro attraverso la finestra dell’ufficio.
    -Siediti, Candy– la invitò, –mi dispiace essere tanto occupato ultimamente...-
    Ella si sedette di fronte alla scrivania cercando di non sembrare troppo solenne, anche se la preoccupava il cambiamento di comportamento di Albert.
    -Grazie, Albert. Non ti disturberei se non fosse importante…- All'improvviso le venne in mente qualcosa per rompere il ghiaccio, -O dovrei chiamarti “William” quando lavori nel tuo ufficio come un uomo d’affari?-
    Fu la prima volta che Albert si girò a guardarla direttamente negli occhi in quegli ultimi giorni. I loro sguardi si incrociarono. C’era dolore e tormento in quello di lui.
    -Candy… se non posso continuare a essere Albert, ciò che faccio come William non avrebbe senso. Per favore, voglio essere sempre Albert per te…-
    Ella annuì. -Proprio per questo sono qui. Ti ho sentito lontano in questi ultimi giorni e vorrei sapere perché. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Un’altra volta male?- disse per cercare di allentare la gravità dell’ambiente con una battuta.
    -No, Candy. Non sei tu.-
    -Ah! Ti succede qualcosa allora?-
    Albert deviò di nuovo lo sguardo.
    -No… non è niente.-
    Candy era sempre più stupita dal comportamento di Albert. Questo non era l’uomo libero da catene che lei conosceva... adesso portava un peso.
    -Albert!- esclamò alzandosi in piedi. Girò attorno alla scrivania e si inginocchiò accanto a lui per poggiare il mento sulle sue ginocchia come aveva fatto tante volte. Lo guardò con affetto, -Dai! Puoi raccontarlo alla tua amica Candy. Ricordi? Tu una volta mi chiedesti di condividere i problemi che la vita ci avesse portato. Finora sei sempre stato tu quello che mi ha ascoltata, perché la calamita per i problemi sono sempre stata io. Sono stata sempre io la piagnucolona...-
    Nonostante tutto, Albert non poté evitare un lieve sorriso quando Candy disse così. Questo era vero. La fanciulla si rallegrò di quel gesto del suo tutore, cosicché proseguì: -Raccontami che ti succede. Se non posso aiutarti… almeno posso piangere con te… sai che questo mi viene molto bene.-
    Gli occhi verdi di Candy, ridenti e giocosi, invitavano Albert ad aprirle il suo cuore. Così tante volte Candy aveva fatto quel gesto di appoggiarsi sulle sue ginocchia chiedendo consiglio o cercando consolazione, che le sensazioni avrebbero dovuto essere familiari... ma non era così. Stranamente da qualche giorno Albert non poteva evitare di essere turbato dalla presenza di Candy. La vedeva in una maniera nuova… aspirava il suo dolce profumo per tutta la casa, guardava con incanto la delicata curva del suo collo, desiderava sprofondare nei suoi ricci dorati e perdersi nel lago verde dei suoi occhi… ogni parola di lei era il momento culminante del giorno; quando si alzava i suoi primi pensieri galleggiavano verso di lei e non desiderava altro che condividere al suo fianco la piccola routine della sua esistenza. Una mattina di quegli ultimi giorni, William Albert Ardlay si era svegliato con l’immagine di Candy tatuata nel suo cuore e aveva fatto la scoperta tardiva che si era innamorato di lei.
    Al principio gli era sembrato meraviglioso, poiché egli sempre aveva visto nell'amore il tocco magico e misterioso del richiamo della Natura che ad Albert tanto piaceva seguire. Tuttavia poi aveva compreso che, in questo caso particolare, questo avrebbe solo complicato le cose.
    “Como posso dirtelo, Candy?” si chiese Albert, vedendo gli occhi interrogativi di lei, “Come posso rischiare di perdere ciò che di tanto meraviglioso abbiamo solo perché il mio cuore adesso vuole qualcosa in più?”
    -Albert?-
    “Non posso, Candy. Ti spaventerei… ti perderei, perché non ho visto niente di diverso in te nei miei confronti. Non sei pronta per saperlo, come nemmeno io lo ero.“
    Stava per dirle una bugia quando ella gli chiese: -Lasciami vedere il tuo cuore, amico mio. Lasciami sentire che almeno per una volta posso ricambiare il sostegno e la consolazione che ho sempre ricevuto da te... Non mi dire di no, adesso che sono io che ho bisogno di dartelo.-
    -Candy...-
    -Ci siamo fatti una promessa, ricordi?– gli sorrise lei.
    Albert si alzò dalla sua sedia e respirò profondamente. Se le avesse detto tutto, non voleva stare a contatto con l’oggetto del suo affetto quando l’avesse sentita allontanarsi.
    -Te lo dico perché sei stata e sei mia amica, Candy– cominciò a dire Albert, dopo aver dubitato un paio di minuti, -Prima di tutto sei mia amica e gli amici si devono sincerità.-
    -Sì– ella lo seguì con lo sguardo.
    -Io… io ti amo tanto, Candy!-
    Ella sorrise dolcemente, gradendo le sue affettuose parole.
    -Anch'io ti amo, Albert.-
    -...però non più allo stesso modo... Candy, io… mi sono innamorato di te. Ti amo, ma non più nel modo fraterno che sempre abbiamo avuto. Ho scoperto che ti amo come la dolce amica che sei, ma ti amo ancora di più come la giovane donna che ho sempre sognato senza sapere che sempre è stata a portata della mia mano nella tua persona.-
    -Albert!- esclamò ella alzandosi con un salto, impallidendo immediatamente, –Che cos'è?-
    -Mi dispiace tanto, Candy. Mi dispiace e mi fa male- Albert la guardò con gli occhi pieni di disperazione, -soprattutto perché non ho visto in te niente che mi indichi che provi la stessa cosa, e ho ripagato il tuo affetto di amica in questo modo. So che non è giusto né per te né per me... ma Candy, è così difficile conoscerti e non amarti. Adesso lo so.-
    -Albert…-
    -Per questo ti ho evitato tutti questi giorni. Dal momento in cui mi sono reso conto- Albert abbozzò un sorriso amaro, –Questi ultimi mesi in cui siamo stati insieme mi hanno dimostrato che è così che voglio passare il resto della mia vita.-
    Candy sentì che il pavimento le si apriva sotto i piedi, trasportandola emotivamente in un luogo desertico e grigio. Dopotutto in certo qual modo era stata lei che aveva provocato quel cambiamento in Albert… senza volerlo ella lo stava ferendo, proprio lui, l’uomo che più di tutti in questo mondo meritava il suo affetto e la sua gratitudine. Perché doveva ferire in quel modo le persone che amava?
    Subito, la mente di Candy viaggiò indietro a sei anni prima, ai tempi del Collegio Saint Paul. Nei giardini della scuola, in modo altrettanto disperato come Albert adesso, il suo Archie le confessò la stessa cosa. In quel momento Candy aveva potuto vedere il dolore e la gelosia nei suoi occhi, poté sentire la sua disperazione e la confusione. Ma Candy non ricambiava Archie perché aveva un altro sogno che stava crescendo nel suo cuore. Per questo, con una supplica muta nello sguardo, chiese ad Archie di non dire altro... per questo ella si organizzò affinché egli trovasse in Annie la sua anima gemella.
    Però adesso con Albert… cosa le impediva di ricambiare il suo amico più amato?
    Ella lo guardò, cercando di vedere l’uomo che c’era in lui. Era un uomo alto, di aspetto forte e sano, prodotto dal tipo di vita naturale che gli piaceva vivere. Portava i capelli biondi ben tagliati, anche se non sempre sapeva pettinarli bene e gli cadevano spensieratamente sulla fronte, cosa che gli dava un aspetto molto attraente. I suoi occhi azzurri, che a Candy piaceva tanto vedere sorridenti, avevano ora un velo di tristezza. Candy ripassò con lo sguardo le braccia forti che si vedevano ora che portava solo la camicia; quelle braccia che l’avevano abbracciata tante volte e tra le quali si sentiva tanto al sicuro. Candy non negò mai che Albert fosse un uomo molto bello. All'improvviso lo ricordò come il suo Principe della Collina, che era come lo aveva visto la prima volta undici anni prima, e ricordò il magico modo di come le avesse rubato il suo cuore di bambina… allora egli l’aveva impressionata molto. Lo aveva amato così tanto, che il suo tenero ricordo l’aveva portata a farle piacere Anthony, così come poi l'immagine del suo Anthony la aveva condotta a conoscere ed amare le profondità di Terence… Ma questo già apparteneva al passato. Adesso Albert era nel suo presente. Albert era reale, e non un sogno idealizzato… provava tante cose per lui. Come definire il bisogno che aveva di lui? Come chiamare l’affetto che provava e la dolcezza che anche lei sentiva nel condividere le loro giornate? Lo guardava profondamente cercando di trovare le risposte.
    -Candy- la chiamò Albert incuriosito, -Non dici niente?-
    -Io, Albert… non so… che dirti…- sussurrò lei.
    -Se non lo sai, allora non è ciò che voglio sentire- disse egli con voce severa e fredda come il ghiaccio.
    Candy ascoltò la rudezza della sua voce e provò tristezza. C’era un senso di possesso nelle sue parole, ma ella comprese. Candy sapeva che quando si ama non si esige per un senso di egoismo, ma si esige perché è la natura stessa dell’amore… se uno è sufficientemente nobile può tacere e mettere da parte queste esigenze, ma fintanto che si ama saranno sempre là.
    Gli occhi di Candy si riempirono di lacrime. Provava lei stessa quella stessa esigenza nei suoi confronti? Come poteva continuare a vedere Albert, sapendo di poter essere capace di risvegliare il suo lato più oscuro? Non poteva più guardarlo perché le lacrime glielo impedivano.
    Il giovane capofamiglia Ardlay si rese conto di ciò che aveva fatto e la durezza del suo sguardo si ammorbidì, scioccato.
    -Candy… Oh, mi dispiace. Questo era dove non volevo arrivare.-
    -Albert- sospirò ella, dando briglia sciolta alle sue lacrime, -Non mi hai ferito. Piuttosto sono io che ferisco te. Perdonami.-
    -Non c’è niente da perdonare. Per questo ti evitavo, Candy. È solo che… ho bisogno di tempo per allontanare queste reazioni che possono ferire ciò che ho di più importante adesso di te: il tuo affetto di amica. Dammi tempo.-
    Candy comprese il suo dolore, poiché ella si era portata dentro qualcosa di simile.
    -Io… mi allontanerò per un po’, Albert…- decise mentre abbandonava di fretta l’ufficio, con le lacrime che sgorgavano dolorosamente senza poterle né volerle contenere.
    Albert la guardò uscire sentendo due profonde spine nel cuore: non solo aveva allontanato la giovane donna che non aveva mai avuto, ma aveva anche perso l’amica di cui tanto aveva bisogno ora.

    * * * * *

    -Oh, Candy- disse Camilla prendendole le mani dopo aver ascoltato questa parte della storia. Adesso capiva l’assenza fuori luogo della sua amica. Ma c’era qualcosa di strano in tutto questo, perché Candy non sembrava esattamente scioccata. -Povero Signor Ardlay… e povera tu. Da tutto quello che mi raccontavi, io già avevo previsto che sarebbe successo questo.-
    La fanciulla che raccontava questa triste storia non sembrava in tono con il dramma accaduto. Al contrario Candy era sorridente, poteva dirsi persino felice.
    -Davvero, Camilla?- chiese Candy, attaccando l’insalata, -Io mi sono sentita molto male. È stato il peggiore… uno dei giorni peggiori della mia vita. Non sapevo che fare perché non sapevo come reagire con Albert, mi faceva tanto male vederlo triste a causa mia. Per qualcosa cui né lui né io potevamo rimediare.- Camilla aveva dimenticato completamente il suo pranzo. Candy continuò –E in tutta la nostra tristezza nemmeno potevo offrirgli consolazione, perché lo avrei ferito più di quanto lo avrei aiutato.-
    -Deve esser terribile…-
    -Lo è stato- strizzò l’occhio Candy, -La povera zia Prudence, così diversa da sua sorella Elroy!, ci vedeva così ombrosi ed era tanto preoccupata per noi. Ma non potevo dirle niente. Così ho resistito qualche giorno al lavoro, mentre cercavo di distrarmi un po’ da tutto questo... Fino a che un giorno non ne ho potuto più e me ne sono andata alla Casa di Pony in cerca di consigli.-
    Camilla notò come Candy avesse già divorato tutto il contenuto del suo vassoio del pranzo. Che ragazza! Nemmeno in un momento come questo smetteva di mangiare.
    -Ma non mi hai mai raccontato niente- le recriminò Camilla, un po’ ferita nell'orgoglio di amica, –Avrei potuto aiutarti. Anche se con il successo che ho con le mie relazioni, capisco che non volessi i miei “saggi” consigli.-
    Camilla diceva così perché fino a quel momento aveva avuto varie relazioni sentimentali che erano state totali insuccessi: in quattro anni Candy le aveva visto accanto lo stesso numero di fidanzati. Ella diceva che non aveva incontrato la persona giusta, ma sembrava che il suo attuale innamorato, l’avvocato Jason Maxwell, fosse alla fine la sua relazione più stabile e definitiva.
    -Perdonami, Camilla. È solo che sentivo che se avessi rivelato i sentimenti più profondi di Albert, lo avrei tradito in qualche modo- le spiegò Candy, prendendole la mano.
    -Lo so- sorrise con i suoi occhi di miele, –Scusami di essere tanto gelosa e sciocca. Ma continua a raccontarmi… Hai trovato consiglio alla tua Casa di Pony? Sai adesso cosa farai?-
    -Sì, Camilla, ho trovato qualcosa in più della consolazione alla Casa di Pony. Ho trovato risposte...- Candy la guardò piena di malizia, -Sai, Albert è venuto a cercarmi una sera proprio lì.-
    -È venuto per te?-
    -Sì. Ci siamo chiusi nel salottino e abbiamo parlato tanto. Mi ha chiesto di tornare alla mia vita a Chicago, si è offerto di trasferirsi a Lakewood… abbiamo parlato di tante cose, della nostra storia in comune e della nostra storia passata. Per un momento siamo tornati gli stessi Albert e Candy di sempre…- Candy fece una pausa, preparandosi a ciò che stava per rivelare, -E all'improvviso, una cosa portò all'altra e gli ho suggerito che se insieme stavamo tanto bene non c’era motivo per cui rimpiangere qualcosa che era nelle nostre mani: condividere i giorni insieme... E gli ho chiesto che ci sposassimo.-
    -Candy!!!- Camilla per poco non cadde dalla sedia. Tutti al tavolo si girarono a guardarla ma quando lei sorrise come a dire “Non è nulla, ho esagerato un pochino”, tutti tornarono alle loro conversazioni. Camilla non si riaveva dalla sorpresa: primo per ciò che Candy aveva fatto e poi per il gran coraggio ad essere lei che si era azzardata a proporre il matrimonio, -Ma pensavo che non lo amassi! Che tutti i tuoi dubbi fossero per questo motivo.-
    Il sorriso di Candy vacillò un po’. Il suo sguardo si rannuvolò fugacemente… ma poi fu di nuovo lei, come se non fosse successo nulla.
    -Io… Ovvio che devo amarlo! Egli se lo merita.-
    -Perdonami, Candy, però amare non è una questione di meritarlo o meno…
    -Però io… credo che lo amo– insistette lei, -Al suo fianco mi sento sicura e felice. Mi sento me stessa. Quando se ne va, mi manca terribilmente e quando mi arrivano le sue lettere che annunciano il suo ritorno, un’emozione tanto intensa si impadronisce del mio cuore… Se questo non è amore, che cosa può essere mai? Solo che non mi ero resa conto, non è così?-
    -Se lo dici tu…-
    -Che altro può essere se non amore, Camilla? Dimmelo tu– si arrese per un momento la bionda, -Dimmi tu che ci hai visto insieme, che hai ascoltato tutto ciò che ti ho raccontato di lui e che hai visto l’emozione che provo durante i nostri incontri. Vero che è amore?-
    -Candy, io credo che per ogni amore vero che proviamo c’è una specie di melodia che vibra nella nostra anima che canta per il suo unico padrone. Chiamami una sciocca romantica se vuoi… ma io penso questo- rispose l’infermiera dagli occhi di miele, -Per questo i miei amori precedenti non sono durati: non ho sentito le loro canzoni sufficientemente intense in me. Tu devi guardare dentro il tuo cuore e ascoltare la canzone del Signor Albert, così saprai la verità che nessuno, se non tu stessa, può scoprire. Nel mondo di due innamorati, quelli che sono fuori non possono sentire le loro canzoni.-
    Candy meditò un momento, poi alzò lo sguardo verso la sua amica.
    -Io… Io credo di amarlo. Sento la canzone- sorrise più incoraggiata, -Di fatto, sono abbastanza innamorata da sposarmi. Albert ha accettato, e annunceremo il nostro fidanzamento tra pochi giorni… e voglio che tu sia lì con me, Camilla. Per favore.-
    Camilla la guardò con comprensione e un poco di compassione nello sguardo. Voleva dirle che quando si ama pienamente non si dubita del sentimento, ma invece non disse nulla. Forse era l’opportunità per Candy di essere felice… sempre l’aveva vista sola e occupata ad occuparsi della felicità degli altri invece della sua, chissà che non fosse arrivato il momento di essere lei felice. L’avrebbe aiutata.
    -E dunque, cara amica– Camilla la abbracciò con affetto genuino, -che tu sia tanto felice. Io sarò con te.-
    Qualche ora più tardi una semplice carrozza con lo stemma degli Ardlay sugli sportelli aspettava fuori dal Santa Joanna una giovane bionda e coraggiosa che scendeva gli scaloni con energia ed entusiasmo. Quando la vide, il passeggero della carrozza scese per tenderle le braccia e lì accoglierla… appariva tanto bella adesso che il suo viso non era annuvolato dall'angoscia, tanto bella con i suoi ricci al vento sotto il cappello da passeggio e la sua morbida figura avvolta in quel semplice abito azzurro. Albert si sentì molto fortunato. Candy gli gettò le braccia al collo ed egli la alzò di qualche centimetro mentre la abbracciava con forza. Allora lei inondò l’aria con la sua risata argentina mentre esclamava: -Sapevo che saresti venuto!-
    Albert, ancora sorridendo, la mise giù per guardarla in viso e poi la aiutò a salire sulla carrozza. Una volta che furono in marcia verso Villa Ardlay, egli ruppe il silenzio: -Credo che dovrei comprarmi un’automobile.-
    Candy ricordò maliziosamente quella volta in cui Albert era andato a prenderla in auto, la notte in cui Neal l’aveva portata con l’inganno alla villa di campagna dei Legan. Ricordò come era finita quell'auto e sorrise divertita: -Non lo vedo molto nel tuo stile, Albert. Piuttosto ti vedo a cavallo… O a dorso di qualche elefante, magari in Africa.-
    “Sei così graziosa quando ridi”, pensò lui.
    -Africa! Che terra tanto amata per me… Sono anni che non ci vado.- Albert tacque un momento ricordando, e poi disse: -Sarebbe un bel posto per la nostra luna di miele, no?-
    Candy lo guardò arrossendo, con un po’ di ansia. -Solo se non ci sono leoni che possano lanciarsi addosso a te e far sì che il nostro viaggio di piacere diventi uno di lavoro per questa infermiera.-
    Albert rise e Candy lo guardò, sollevata. Era tanto meraviglioso avere vicino a lei lo stesso Albert di sempre che faceva sì che valesse la pena fare qualsiasi cosa. Era felice per lui. L’uomo smise di ridere e guardò solennemente la ragazza.
    -Devo dirti, prima di arrivare alla Villa, che la zia Elroy è venuta con me e ci aspetta a casa- disse lui gravemente, -Le ho raccontato del nostro fidanzamento e come puoi immaginare non l’ha presa molto bene. L’ha presa piuttosto male, direi- ghignò Albert malizioso, -Però alla fine le ho fatto promettere che avrebbe rispettato e appoggiato la nostra decisione.-
    -E lei… ha accettato?-
    -Non di buona voglia, sai com'è. Però nonostante il suo carattere così rude so che mi vuole bene e mi apprezza tanto quanto ha voluto bene a mio padre, cosicché acconsentirà ai nostri desideri.-
    Candy assentì. -È così difficile credere che lei e la zia Prudence siano sorelle!-
    -Sì, è vero. Sono molto diverse.- concesse lui, –Sai già che alla morte di papà io ero così piccolo che chi dovette farsi carico della famiglia e degli affari fu zia Elroy. Questo dovette essere molto difficile e le ha reso il carattere aspro e difficile. Tanto lavoro non le ha lasciato tempo per lei e per questo non si è formata mai una famiglia come gli altri suoi fratelli.-
    Candy annuì, chiedendosi se la stessa cosa sarebbe successa a lei se avesse dedicato tanto tempo al suo lavoro così da non sposarsi mai. Si vide in un futuro possibile come la grande zia Candy, dal viso cupo e i capelli bianchi... e il suo naso pieno di lentiggini. Definitivamente no! Così non sarebbe riuscita a suscitare rispetto! Che orrore! In ogni modo questo futuro possibile non era probabile. A lei non sarebbe successo niente del genere. Stava per sposarsi con Albert. Lo guardò curiosa.
    -La zia mi ha accompagnato per aiutarti con i preparativi per la festa di fidanzamento– proseguì lui, -Le ho detto che desideravamo qualcosa di molto semplice e intimo e non i gran balli che lei è solita organizzare. Spero che tu sia d’accordo- vide l’assenso di Candy e sorrise.
    -Albert… io vorrei invitare tutti quelli della Casa di Pony. So che la Signora Elroy si opporrà però è importante per me.-
    -Certo! Loro sono la tua famiglia- la appoggiò Albert, -La zia dovrà capire. Sono stanco di queste feste dove quasi non conosco nessuno. Questa sarà diversa perché sarà la nostra festa, Candy… Amore.-
    Egli pronunciò l'ultima parola con una profonda emozione e sincerità, ma anche con un po’ di timore e precauzione. La guardò direttamente negli occhi quando la disse, per non allarmarla. Candy gli restituì lo sguardo ma non disse niente. Assentì solamente.
    -Sì, Albert.-
    Egli non insistette. Cercò di riprendere il suo fare spensierato e allegro.
    -La zia desidera parlare con te quando arriviamo- disse, -Di fatto, dovrebbe già essere nel mio ufficio ad attenderti. Qualsiasi cosa sia ciò di cui parlerai con lei, sappi che hai tutto il mio sostegno- e poi scherzò, –Il sostegno dello zio William...-
    Ella sorrise affascinata, ricordando il giorno in cui aveva scoperto che lo zio William era così giovane e tanto bello, superando così i suoi sogni più rosei.

    * * * * *

    La conversazione che sostennero Candy e la zia Elroy fu molto lunga e accidentata. Candy non aveva mai parlato così con lei, forse perché la zia non le aveva mai prestato attenzione né le aveva dato importanza, pensando che lei fosse solo un capriccio passeggero e bohemien del suo giovane nipote, che aveva abitudini per lo più eccentriche e poco ortodosse. Solamente che ora le era venuta in mente la cosa peggiore: sposarsi con quell'orfana, con la qual cosa avrebbe screditato la famiglia Ardlay, mantenere il prestigio della quale era costato tanto alla zia Elroy. Però siccome la sua opposizione a questo matrimonio non sembrava che l’avrebbe trattenuta, la zia chiese a Candy che si comportasse all'altezza dell’impegno che si era appena assunta. Pretese che si adattasse alle aspettative che si sarebbero create attorno a colei che sarebbe diventata la Signora Ardlay: le disse che i suoi giorni da bambinetta spericolata sarebbero dovuti terminare non appena avesse pronunciato “Lo voglio” dinanzi all'altare al lato di Albert. La avvisò che non voleva che seguitasse a comportarsi come aveva fatto sino ad ora; pretese che abbandonasse immediatamente il suo lavoro all'ospedale poiché lavorare servendo altri era indegno per una dama dell’alta società... infine disse così tante cose che furono le ore più lunghe della vita di Candy.
    La giovane la lasciò sfogare e poi, con la voce più calma che poté usare date le circostanze, chiarì alla zia Elroy che avrebbe continuato a lavorare perché era un’attività che la faceva sentire utile ai suoi simili, inoltre il lavoro non era mai indegno, semmai al contrario, faceva maturare le persone. Le disse che si sarebbe impegnata a comportarsi il più correttamente possibile e avrebbe provveduto a non far vergognare né Albert né gli Ardlay, ma che mai avrebbe potuto smettere di essere se stessa. Che sarebbero stati una famiglia per molto tempo e che dovevano rispettare le proprie differenze. Terminò dicendole che entrambe amavano Albert e così come la zia non avrebbe fatto nulla che potesse far male al nipote, lei –la sua futura sposa– nemmeno lo avrebbe mai fatto. Candy le chiese rispetto poiché non era più una bambina di cui tutti potessero disporre a proprio piacimento.
    -So che non ci piacciamo- le disse Candy, -Ma per il bene e la felicità di Albert, dobbiamo imparare a vivere superando le nostre differenze.-
    La zia Elroy passò quella serata attraverso quasi tutta la gamma di emozioni umane e alla fine cedette, dato l’affetto che provava per il nipote. Accettò di fare un nuovo sforzo per tollerare Candy, ma annunciò che non appena le fosse stato possibile sarebbe tornata di nuovo a Lakewood: non voleva essere testimone in prima fila della sconfitta degli Ardlay, come ella immaginava.
    -Meno male che il mio povero fratello non è vivo per poter vedere questo orrore!– arrivò ad esclamare la nobildonna durante la discussione.
    Candy udì quella frase e si rese conto di quanto fosse colpita la zia. Se qualcosa era risaputo da tutti era il profondo e sincero affetto che Elroy aveva avuto per suo fratello William, il padre di William Albert. Tutti sapevano quanto l’avesse colpita la morte del fratello e il dolore profondo che aveva provato per la sua improvvisa scomparsa... Quanto doveva sentirsi contrariata adesso per preferire che suo fratello fosse morto!
    Dopo di questo, Candy preferì non discutere più, e abilmente portò la conversazione sui preparativi per la festa di fidanzamento tra lei e Albert. Tuttavia nemmeno questa fu una conversazione facile poiché la zia desiderava fare una festa sontuosa adeguata a quanto il suo nipote più amato, ed erede degli Ardlay, meritasse. Nemmeno il fatto che Candy le ricordasse che Albert era un uomo semplice e niente affatto cerimonioso impedì che Elroy continuasse a parlare della moltitudine di invitati e dell’esercito di decorazioni... Candy insisteva che entrambi desideravano una cerimonia semplice e intima, fino a che la zia cominciò ad agitarsi ogni volta che ripeteva che cose del genere non erano all'altezza degli Ardlay. Candy temette quindi che la signora cadesse in uno dei suoi improvvisi attacchi di ansia dai quali era presa ogni volta che si infastidiva troppo. La giovane infermiera era stata testimone e causa di uno di questi qualche anno prima (esattamente in questa stessa villa!) durante il quale aveva dovuto accudirla, anche se chi aveva approfittato delle sue disinteressate attenzioni era stata la fastidiosa Eliza Legan prendendosene tutto il merito.
    -Candice White, un certo giorno mi porterai alla tomba!- esclamò Elroy mentre affondava il viso tra le mani, –Da sempre sei stata tu!-
    Dopo questa esplosione di impotenza, Candy sospirò contrariata e decise che avrebbe permesso che la zia facesse la festa a suo gusto. Dopotutto, sarebbe stata solo una festa e non la sua vita. Se questo era così importante per la signora da prendersela tanto, che importanza aveva? Si mise a sua disposizione per qualsiasi cosa e poi uscì dall'ufficio sollevata, sentendo come la tensione che c’era tra lei e la Signora Elroy si andava dissolvendo molto lentamente. Era mentalmente distrutta, si sentiva un poco sconfitta e soprattutto si domandava una volta ancora se stesse facendo la cosa giusta. Per tranquillizzarsi, non appena uscì dal colloquio, si diresse quasi correndo nel luogo in cui la stanchezza e i dubbi avrebbero potuto schiarirsi, al suo stagno pacifico: correva al fianco di Albert.

    * * * * *

    Chicago, Illinois. Agosto 1919

    Cara Patty,
    come stai, cara amica? I miei saluti e baci per te e la nonna Martha.
    Ti scrivo ora perché voglio raccontarti tutto ciò che mi è successo in questi ultimi giorni... non ci crederai. Non so se Annie già ti ha scritto per raccontarti, ma voglio che tu sappia da me che mi sono appena fidanzata con Albert e ci sposeremo presto. È incredibile pensare che dividerò la mia vita con il fedele amico dei miei dolci sogni, cosicché anche io sono molto felice. Mi piacerebbe tanto che potessi essere qui per rallegrarti con me.
    So che non potrai arrivare in tempo per la nostra festa di fidanzamento (sarà tra una settimana!) ma mi piacerebbe tanto se potessi essere qui per il nostro matrimonio, che si terrà tra due mesi. Ho tanto desiderio di parlare ancora con te per luuuunghe ore e poterti dare di persona tutti gli abbracci che ti ho messo da parte in tutto questo tempo aspettando una tua visita.

    Con affetto, Candy White

    * * * * *

    Quattro giorni dopo il confronto tra la Signora Elroy e Candy, gli inviti per la festa di fidanzamento tra William Albert Ardlay e Candice White (la zia Elroy aveva omesso deliberatamente di aggiungere il cognome Ardlay al nome di lei) inondavano la città di Chicago e le ville vicine. La zia Elroy non aveva voluto inviare alcun invito alla Casa di Pony, ma Candy non era disposta a cedere su qualcosa di così importante per lei, cosicché inviò un telegramma con la data e l’ora dell’evento, oltre ad abiti nuovi per Miss Pony, Suor Maria e tutti i bambini dell'orfanotrofio. Tuttavia, uno di questi inviti giunse a Villa Skylark, una lussuosa fattoria nei dintorni della città di Chicago, e andò a finire nelle mani della sua proprietaria: Eliza Stuart, prima Legan. Eliza ora era la proprietaria di una grande estensione di terreni agricoli a sud del Lago Michigan che aveva ereditato dal suo defunto marito, l’onorevole Sir Patrick Stuart. Per appropriarsi di queste, Eliza aveva spogliato rovinosamente la madre del defunto marito lasciandola in una precaria situazione economica, senza sentire un briciolo di rimorso. Ella si riteneva più meritevole di quella fortuna per aver dovuto sopportare tre anni di noioso matrimonio con il tiepido e pusillanime Patrick. Le terre erano molto fertili e produttive, la qual cosa dava a Eliza una magnifica posizione economica senza dipendere dal denaro dei suoi genitori o degli Ardlay. Chi amministrava il suo patrimonio era suo fratello Neal Legan, che era tornato da pochi mesi dalla Francia dove aveva studiato Amministrazione… e da dove era tornato sposato con la dolce e ricca Mademoiselle Michelle Lautrec, ora Madame Legan.
    Ovviamente Eliza non era una sciocca e sebbene ufficialmente fosse Neal l’amministratore dei suoi possedimenti, chi veramente aveva l’incarico era l’avvocato Jason Maxwell che lo faceva in modo efficiente, come Neal non avrebbe mai potuto fare nonostante anni di studio. In ogni modo ella non avrebbe mai umiliato il fratello raccontandogli la verità dei fatti.
    Quando arrivò l’invito alla festa di fidanzamento tra Albert e Candy, Neal stava conversando con Eliza sulla terrazza.
    -…"la festa di fidanzamento avrà luogo alla Villa Ardlay, con inizio alle sette in punto"…- ella stava leggendo l’elegante invito con una smorfia di disgusto.
    -Fidanzamento!- esclamò Neal stringendo i pugni perché gli tornò in mente il ricordo dei giorni in cui perseguitava Candy, ossessionato dall'idea di sposarla e farla sua. Ricordò la notte del suo stesso fidanzamento con lei, in cui quell'uomo che era risultato essere lo zio William si era intromesso nei suoi piani e aveva annullato il suo fidanzamento con Candy, lasciandola libera. E poi una volta soli, William lo aveva avvertito che mai più tornasse ad avvicinarsi alla ragazza... Che affare vantaggioso! Ovvio, aveva liberato Candy usando la sua influenza perché la voleva per lui. Anche Eliza era furiosa ma per motivi diversi.
    -Candy si sposerà con lo zio William!- borbottò ella, pallida per la rabbia, –Quella opportunista! Maledetta!… Ma come può essere, Neal? Loro non possono sposarsi! Lo zio William è il tutore di Candy, sarebbe illegale che si sposassero…-
    Neal ci pensò su un poco e poi comprese. Quel maledetto opportunista che doveva chiamare “zio” aveva pensato a tutto.
    -Non c’è più nessun problema, sorella– spiegò l’uomo con lo sguardo furioso, –Se non ricordo male, Candy ha compiuto 21 anni il maggio passato. Legalmente è maggiorenne e il vincolo legale che univa lo zio William con Candy è terminato… A conti fatti, niente impedisce loro di sposarsi.-
    -Ma… ma…- Eliza era tanto furiosa pensando a quanto sarebbe stata ricca Candy sposandosi con l’erede degli Ardlay che non riusciva a parlare... Non poteva essere che quell'orfana avesse tanta fortuna. Non lo avrebbe permesso. Doveva fare qualcosa… ma cosa?
    -William finalmente si prenderà Candy- mormorò Neal tra sé e sé, stupito dall'inaspettata piega che aveva preso la storia, -Né il santo del cugino Anthony, che Dio lo abbia in gloria- disse con sarcasmo, -né quell’arrogante attorucolo di Terence… ma Albert: il potente zio William. Beh, Candy non è per niente una sciocca.-
    -Adesso avrà ciò che io ho sempre desiderato... Tutto il denaro e il potere degli Ardlay- intervenne Eliza, -Così nessuno oserà ricordare le sue sporche origini. La nostra società le aprirà le porte… oh, quella mal nata!-
    Neal era perso nei suoi ricordi e sogni... -La mia Candy…- sussurrò.
    Eliza ascoltò il suo mormorio e lo guardò meravigliata. Non poteva essere possibile che Neal ancora fosse invaghito di lei… Anche se sorpresa e contrariata da questi sospetti non avrebbe disprezzato la possibilità di burlarsi di suo fratello.
    -Caro Neal, vedo che continua a piacerti la gente ordinaria. Ma stai molto attento che non ti senta la banale Michelle. Ricorda che vivi delle sue rendite.-
    Neal si voltò verso di lei con lo sguardo che mandava scintille. -Ascolta, io non ho bisogno di mia moglie. Io… le do tutto, a Michelle, perché i Legan hanno tutto. Non ti sbagliare, Eliza.-
    “Sicuro”, pensò ironicamente la donna. Ma poi ricordò che il bersaglio delle sue frecce di odio non doveva essere suo fratello ma Candy… se c’era qualche proposito nella vita di Eliza, era rendere infelice Candy. Lo seppe dalla prima volta che la vide, da piccole, a Casa Legan e da allora intuì che il suo destino era legato a quello dell’orfana bionda in un modo per niente piacevole. Ora doveva pensare a cosa poter fare per evitare questo matrimonio; per assestare a Candy l’ultimo e definitivo colpo da cui non si sarebbe più rialzata. E mentre ci pensava, guardò Neal di sottecchi, domandandosi se anche in queste circostanze avrebbe potuto contare su di lui come quando erano bambini.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a mercoledì per il Capitolo 2


    Edited by Tamerice - 16/4/2024, 08:51
     
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    Capitolo 2
    La promessa


    “Dimmi dove sei andato,
    dove attendi in silenzio, amico?
    Voglio stare con te
    regalarti il mio affetto
    darti un bacio, vedere i tuoi occhi
    godendo con i miei per sempre
    (...addio cuore mio...)

    Vieni, voglio parlarti.
    Torna a camminare,
    andiamo a giocare
    a un gioco in cui io
    ero la tua Principessa...”
    (La Oreja de VanGogh)


    La sera della festa di fidanzamento tra Albert e Candy, Villa Ardlay sfoggiava le sue decorazioni più splendide. I bei giardini erano decorati con lampade sospese che cominciarono ad illuminare la sera come tenere stelle. Originariamente, zia Elroy aveva avuto l’idea di mettere delle gabbie con bellissimi uccelli in tutto il giardino principale e poi liberarli non appena si fosse annunciato il fidanzamento, così da creare un bellissimo spettacolo. A Candy non piacque l’idea degli uccelli prigionieri –e trattenne la zia in tempo perché non lo dicesse ad Albert, se non desiderava assistere ad una delle rare occasioni in cui lui si infastidiva- e invece suggerì che avrebbero potuto mettere delle fontane piene di mangime ed acqua, dove gli uccelli sarebbero venuti in libertà, condividendo questo giorno così speciale con i futuri sposi. Alla fine questo fu ciò che si fece e gli uccelli cominciarono a visitare il giardino durante tutta la giornata, rallegrando l’ambiente con i loro canti e i loro voli.
    Nel mezzo del giardino c’era una grande tavola addobbata con fiori esotici dove i servitori poggiavano vassoi d’argento pieni di deliziosi canapè e dolcetti. La casa era presa da una grande confusione e agitazione, con la servitù che correva da una parte all'altra sistemando gli ultimi dettagli. In tutto questo brulichio, si distingueva una vocina preoccupata, anche se non eccessivamente angustiata poiché questa cosa era diventata abbastanza comune. Attraversava i giardini chiamando Candy.
    -Miss Ardlay!- gridava Rocío cercandola. Era una domestica al servizio regolare della Villa, ma l’avevano nominata cameriera personale di Candy per questo giorno. Originariamente era stata assegnata a Candy, ma la giovane infermiera aveva l’abitudine di vestirsi e spogliarsi senza chiamarla, di andare a prendersi i suoi tè, di portare le sue comunicazioni... Cosicché alla fine zia Prudence aveva deciso di reintegrare Rocío ai servizi generali della casa e la assegnava a Candy unicamente negli eventi speciali che si facevano, quando aveva bisogno di aiuto per infilarsi in tanta stoffa e indossare i complicati e lunghi guanti.
    -Miss Ardlay! Il suo vestito la aspetta!- gridava Rocío, -Si fa tardi!-
    Com'era da aspettarsi, Candy non l’ascoltava perché si trovava sulla cima di un albero, lontana dalla frenetica attività che si svolgeva là sotto. Era molto nervosa e aveva bisogno di un momento di pace prima di sottomettersi agli sguardi famelici e spietati del Clan Ardlay e dell’alta società americana alla quale sentiva che non riusciva ad adattarsi. Aveva necessità di alcuni ultimi momenti di riflessione ora che si trovava al confine della frontiera della sua vita: le sue prime emozioni e gli affetti da bambina sarebbero rimasti indietro e ora avrebbe fatto il primo passo verso la donna di famiglia che stava per diventare. Questa notte avrebbe iniziato un nuovo cammino della sua vita che avrebbe condiviso con colui che era stato la sua consolazione e il suo sostegno costante ed eterno. Con colui che più di tutti lo meritava: col suo Albert.
    E, come se lo avesse invocato con i suoi pensieri, all'improvviso udì un fruscio di foglie e rami attraverso cui si fece strada l’uomo con cui avrebbe condiviso il suo futuro. Egli le sorrise, riconoscendo il comportamento così noto e amato di lei. Raggiunse un ramo vicino e si sedette al suo fianco appoggiandosi contro il tronco dell’albero. Sebbene fosse già tardi, neppure lui si era vestito e ancora stava in camicia.
    -Stai raccogliendo le forze, eh? Scommetto che sei nervosa- disse lui.
    Candy annuì. -Tu mi conosci meglio di tutti, Albert. La verità è che temo quello che la tua famiglia dirà di me. Tutta questa gente così presuntuosa!-
    -Dai, Candy, sono anche la tua famiglia. In fondo non sono persone cattive, solo che sono state educate in modo superficiale e le loro vite si concentrano su questi aspetti superficiali. Ma quando ti conosceranno realmente, ti ameranno… Candy.- Prese una delle sue mani con dolcezza e ripeté –È impossibile conoscerti e non amarti.-
    -Albert– gli sorrise lei, guardandolo. Le piaceva vedersi riflessa nelle sue pupille azzurre ed era tanto che non si sentiva così felice. Con Albert accanto a lei ogni giorno si convinceva di più che vicino a lui avrebbe trovato la pace e la felicità che aveva desiderato per tanto tempo –Il mio Principe…-
    Albert sentì quest’ultima cosa e non poté evitare di scoppiare in una risata. L'aveva sempre meravigliato il modo in cui aveva colpito la piccola Candy tanti anni prima e come questo piccolo aneddoto avrebbe avuto ora un bel finale.
    Candy lo guardava affascinata. Allo stesso modo egli era più bello quando rideva. Si rese conto che la sua mano era ancora tra quelle di Albert e arrossì.
    -Sono venuto perché si sta facendo tardi e la povera Rocío sta mettendo la casa sottosopra per trovarti…- All'improvviso Albert fece una pausa ed esitò -…e anche per ricordarti che devi fare solo quello che il tuo cuore realmente desidera. Avrai il mio affetto e il mio sostegno sempre, succeda quel che succeda.-
    -Albert, io sono sicura che voglio stare con te.-
    Il giovane erede assentì, sebbene il suo volto non mostrasse di essere molto soddisfatto della risposta.
    -Allora scendiamo. Ricorda che devi solo respirare profondamente e sorridere con diplomazia.-

    Quando entrambi scesero, Rocío condusse Candy rapidamente nella sua stanza per vestirla e pettinarla mentre Albert andò a fare lo stesso. Nella stanza di Candy aspettava la zia Prudence con un mazzo di gigli azzurri tra le mani e un dolce sorriso sul viso sereno. Prudence Griffin era la più piccola dei fratelli Ardlay: William, Elizabeth, Elroy e lei. Suo padre, William Archibald Ardlay, aveva considerato Prudence la più delicata delle sue figlie ed era stato particolarmente morbido con lei; al contrario, sebbene Elroy fosse stata una donna molto bella, aveva sempre avuto un carattere forte e di ferro, per cui il suo stesso padre e la madre la vedevano con un certo sospetto e l’avevano trattata più rudemente. Prudence aveva avuto un buon marito con il quale aveva procreato sei figli, tutti maschi. Cosicché la sua famiglia si era preoccupata sempre di riguardarla da qualsiasi colpo della vita e di proteggerla contro qualsiasi intrusione esterna. Per questo, nonostante fosse una persona già anziana, zia Prudence non aveva perso di innocenza, ingenuità e dolcezza… il peggior colpo che aveva ricevuto nella sua vita era stato la morte del suo amato sposo circa sei anni prima, dal quale le era rimasto un velo di tristezza negli occhi ma un sapore dolce nel cuore.
    Tutti i suoi figli si erano sposati e avevano formato le proprie famiglie cosicché Prudence si era trasferita nella villa della sua infanzia per fare compagnia a Candice White, la figlia adottiva di suo nipote Albert. Così l’aveva conosciuta e aveva imparato ad apprezzarla e a volerle bene. Solo che adesso quella bambina si sarebbe sposata con suo nipote Albert, che era il suo tutore. Prudence si era scandalizzata un poco alla notizia, ma poi si era rallegrata per loro: due anime così simili meritavano di essere felici insieme. Prudence confidava che i gigli azzurri e bianchi che portava per Candy simbolizzassero quella unione.
    -Ho pensato che potevi intrecciarli nei capelli, Candy. Staranno molto bene col tuo vestito e sarai bellissima. Rocío e io ti pettineremo.-
    -Grazie, zia…- contrariamente a quanto fatto da Elroy, che sempre aveva preteso di essere chiamata “Signora” da Candy, Prudence le aveva chiesto dal principio che la trattasse come una di famiglia -Mi metto nelle sue mani.-
    Rocío e Prudence lavorarono su Candy più veloci che poterono, coscienti che era già tardi e molto probabilmente già erano arrivati i primi invitati. Alla fine l’aiutarono a mettersi un bellissimo vestito di seta blu con una gonna fatta di vari strati di seta e merletto che scendevano molto morbidi. Approfittando che la serata era calda, la scollatura del vestito lasciava scoperte le nivee spalle di Candy e al suo collo, come unico ornamento, splendeva un bel laccio con lo stemma in miniatura degli Ardlay. In eleganza, diceva sempre Prudence, “imeno è più”.
    Lei e Rocío avevano fatto un buon lavoro nell'acconciatura, intrecciando la parte davanti con i fiori come una corona e lasciando che i suoi ricci biondi cadessero come una cascata sulla schiena. Alla fine quando la portarono davanti allo specchio, Candy aveva lo sguardo luminoso e sembrava uscita da un sogno.
    -Questa scollatura è troppo!– si scandalizzò la fanciulla cercando di coprirsi le spalle senza successo, -Suppongo che metterò uno scialle, vero?-
    -Sciocchezze, figliola- le sorrise Prudence, –Stai benissimo. William si arrenderà ai tuoi piedi stanotte. Andiamo in giardino che gli invitati aspettano.-

    Si era fatta sera e le candele sembravano stelle cadute dal cielo nel giardino. Già era arrivata la maggior parte degli invitati, tra questi Annie e Archie Cornwell, Suor Maria, Camilla Drisden e il suo fidanzato, Jason Maxwell. Albert conversava con loro ai piedi della scala principale mentre zia Elroy intratteneva una delle famiglie più influenti di Chicago, ovviamente oltre agli Ardlay. C’erano molti altri invitati che conversavano nei giardini ammirando la bellezza di questi e la ricchezza della Villa, ma soprattutto il fasto della festa. Subito, nella parte alta della scala, apparve Candy a lato della zia Prudence e le conversazioni si spensero quando tutti si voltarono a guardarla. In particolare Albert ammutolì per lo stupore e l'ammirazione, guardando inebetito colei che avrebbero annunciato come sua promessa sposa. Candy era luminosa. Era bellissima ed elegante, pensò Albert, ammirando come il vestito si adattasse perfettamente alla vita sottile di Candy accentuando il davanti della scollatura. Le braccia bianche e morbide, le spalle nude con la pelle di pesca e quei ricci che scendevano sulla schiena dei quali desiderò aspirare il dolce aroma di gigli e in cui affondare le mani. Quella notte, quella giovinetta che aveva adottato per cercare di proteggerla, si era trasformata nella sua Dea. Il bel sorriso che ella aveva sulle labbra quella notte era il miglior premio per tutte le battaglie di Albert.
    Perso nel suo intontimento ed estraneo al mondo che lo circondava, Albert cominciò a salire verso di lei tendendole la mano. Candy lo guardò, era così bello con il suo vestito grigio di buon taglio e i capelli biondi pettinati all'indietro, che lasciavano completamente scoperto il suo viso… si vedeva che era felice e questo bastava per rendere felice anche lei. Gli diede la mano quando lui la raggiunse e senza smettere di guardarlo negli occhi fece una piccola riverenza con un sorriso di complicità.
    -Questa sera siamo qui...– all'improvviso la voce grave della zia Elroy ruppe il magico momento, -...per annunciare la promessa di matrimonio del mio amato nipote William Albert Ardlay con… con...- improvvisamente la sua voce si spezzò e non riuscì a dire altro. Era ovvio che le stava costando molta fatica annunciare quella unione. Il silenzio cominciò ad essere teso e pesante. Albert stava per dire qualcosa per salvare la situazione, quando Prudence l’anticipò poggiando una mano su ognuna delle spalle dei fidanzati.
    -...Desideriamo annunciarvi il fidanzamento di nostro nipote William Albert con la signorina Candice White Ardlay, sua protetta– proseguì la dama con un sorriso, -Il miracolo dell’amore è nato nei loro cuori. Si sposeranno tra tre mesi nella Chiesa della Santa Concezione per formare un focolare e una famiglia… e per dare continuità alla dinastia Ardlay. Le nostre congratulazioni per loro- li guardò entrambi -E il mio più sincero augurio che siano molto, molto felici.-
    Albert sorrise a sua zia, ammirando la disinvoltura e il coraggio con cui aveva salvato la situazione. Prese la sua mano e gliela baciò ringraziandola con gli occhi. Poi si girò verso Candy e mentre tutti applaudivano fece la stessa cosa con lei dopo aver infilato dolcemente al suo dito l’anello di fidanzamento, mentre un fotografo immortalava, con un odore di polvere di magnesio, quel momento.
    “Il miracolo dell’amore è nato nei loro cuori” rammentò Candy e mentre le labbra di Albert sfioravano il dorso della sua mano chiuse gli occhi ricordando le parole di Camilla, cercando di ascoltare nel suo cuore la melodia di Albert. Poteva ascoltarla in lontananza… morbida, tiepida e leggera… come un mormorio. Aprì gli occhi sorridendogli e si lasciò condurre dalla sua mano fino ai piedi della scala dove tutti si accalcarono per congratularsi.
    -Che bella donna!- dicevano gli invitati, –È una dama bellissima… sarà una degna capofamiglia. Il fidanzamento le ha fatto bene.
    -Caro! A chiunque farebbe bene fidanzarsi con il bello e ricco Sir William Ardlay...-
    -Ho sentito che è orfana– disse un’altra donna da lontano, -Eliza Stuart dice che ha persino lavorato nelle sue stalle. Dubito che qualcuno così possa dirigere bene una famiglia tanto prestigiosa come gli Ardlay.- Occhi che brillavano con malizia e invidia.
    -È un fallimento. Elroy Ardlay lo sa. Avete visto che non riusciva nemmeno a parlare?-
    -Ed è un'infermiera. Che è poco più che essere domestica!- dicevano, ma si avvicinarono sorridenti a congratularsi con la giovane coppia; dopotutto c’era sempre da temere il potere degli Ardlay.
    Dopo tutti gli auguri, Candy andò a chiacchierare con Annie, Camilla e Suor Maria. Jason Maxwell, Archie e Albert si trovavano un po’ più in là conversando e ridendo, per cui Candy indovinò che non parlavano di affari, e la cosa la rallegrò molto.
    -Mi sarebbe piaciuto tanto vedere Miss Pony- diceva la giovane signora Annie Cornwell, prendendo le mani della religiosa, -Ultimamente non posso andare alla Casa di Pony a causa del mio stato… il dottore mi ha detto che la mia gravidanza è un po’ delicata e mi ha proibito di viaggiare.-
    -Miss Pony ti manda le sue benedizioni, Annie- disse Suor Maria, guardando con dolcezza la fanciulla, -Entrambe preghiamo molto per te. Lei non è potuta venire perché è arrivata una giovane coppia all'orfanotrofio per adottare una delle nostre bambine: Claire. E così Miss Pony è rimasta a sistemare tutte le pratiche affinché la piccola Claire abbia la casa che ha sempre desiderato.-
    Candy ricordava Claire con nitidezza. Era una bambina piccola, di cinque anni, con lo sguardo tenero, timida e dolce come era stata Annie. Vedendo la sua amica d’infanzia, Candy non poté evitare di ricordare i suoi giochi e la compagnia reciproca di quando erano bambine... ma ora quell'amica e compagna di giochi infantili era divenuta una bella signora con capelli lisci castani che portava sempre raccolti, dai modi composti e il conversare dolce, e che ora portava sotto un bel vestito rosso un ventre arrotondato da sette mesi di gravidanza. Annie e Archie già erano genitori di una piccola bimba di due anni chiamata Katie Cornwell Brighton, che aveva ereditato la tenerezza della madre e, nonostante la sua giovane età, il gusto per l’eleganza di suo padre. Ma la cosa più sorprendente era che quando Candy guardava Katie, in qualche strano modo le sembrava di vedere nei suoi occhi non un riflesso di quelli dei suoi genitori ma la malizia curiosa che brillava sotto gli occhiali di Stear. Il suo caro amico Stear… Candy credeva che fosse per questo che Patty adorava tanto quella piccola.
    -Candy, Miss Pony ti chiede scusa per non essere qui– continuò a dire Suor Maria, -Non ha detto nient’altro perché tu già sai cosa prova.-
    -È un vero peccato che non sia venuta, avevo tanta voglia di conoscerla- intervenne Camilla giocando con il nastro del suo elegante vestito, –Ma va bene, questo ci da una scusa perché Candy mi inviti a conoscere la Casa di Pony e per camminare sulla sua famosa collina.-
    -Ovvio che sei invitata, Camilla!- esclamò Candy e poi aggiunse con malizia, –Sempre che il Signor Maxwell ti lasci un momento libera…-
    Camilla arrossì e scoppiò in a ridere.
    -Mi sembra, Candy, che quella che sarà praticamente sequestrata dal suo cavaliere sarai tu. Guarda il Signor Ardlay… non smette di guardarti.-
    Le dame si girarono verso Albert il quale effettivamente aveva lo sguardo fisso sulla figura di Candy. Quando egli si rese conto che le donne lo guardavano, alzò il bicchiere nella loro direzione per salutarle. Candy restò senza fiato, tanto era bello!
    -Sembra incredibile che ti sposerai con lui, Candy- disse Annie, -Ancora ricordo quando con tutto il rispetto lo chiamavi Signor Albert. Quando ti sei accorta che invece di gratitudine per lui provavi amore?-
    Suor Maria si girò interrogativa verso Candy, desiderando che l’ombra di dubbio che vedeva nei suoi occhi scomparisse. Ma Candy invece abbassò lo sguardo e non le permise di vedere nulla.
    -Sai…- Cominciò a dire lei, ma proprio in quel momento la zia Elroy si avvicinò al gruppo con una espressione decisa e Candy si liberò della necessità di rispondere.
    -Candy- la chiamò la signora, -voglio dirti qualcosa ora che sono presenti Suor Maria e la Signora Cornwell… qualcosa che considero di vitale importanza e alla quale tu sicuramente non hai pensato.-
    -Mi dica, signora.-
    -Ora che tu e William vi siete fidanzati non starà affatto bene che continuiate a vivere sotto lo stesso tetto qui alla Villa- spiegò Elroy con gravità, –È per questo che chiedo alla Signora Cornwell che ti accolga nella sua casa come sua ospite questi tre mesi fino al matrimonio, per non dare spazio a chiacchiere- Guardò Annie per vedere la sua reazione, -Sono certa che mio nipote Archibald non si opporrà.-
    Candy sollevò le sopracciglia, stupita. -Non sarà necessario molestare Archie e Annie- rispose, -Dopotutto, sua sorella Prudence vive con noi. Inoltre la gente parla sempre, non credo che…-
    -Candy- la interruppe la signora Elroy un po’ indignata, -Non è corretto che la donna che diventerà la Signora Ardlay vada sulla bocca di tutti.-
    -Ma a me non sembra giusto fare qualcosa solamente per accontentare gente che nemmeno conosco. Albert è un perfetto gentiluomo e…-
    -Candy!- sbottò all'improvviso la zia, –Devi seguire le convenzioni sociali per essere una Ardlay!- Adesso la guardava con occhi autoritari, ma Candy non si scoraggiò sotto quello sguardo. Che assurdo! Solo per non far parlare la gente.
    Lo scontro di sguardi si prolungò per alcuni secondi, caricando di tensione l’ambiente. Temendo uno scontro maggiore, Suor Maria intervenne prudentemente: -Candy, credo che la Signora Ardlay abbia ragione. Sarebbe preferibile che questi giorni restassi con Annie.-
    -Ma Suor Maria...!-
    -A me farebbe piacere tenerti con me a casa, Candy- disse la giovane in dolce attesa.
    Candy si girò a guardarla e poi tornò ad affrontare lo sguardo della Signora Elroy, in dubbio.
    -Inoltre- perfino Camilla intervenne, -considerando la gravidanza di Annie, le sarà di grande aiuto e tranquillità avere una infermiera al suo fianco.-
    Candy e la Signora Elroy si girarono a guardarla. Elroy ringraziò mentalmente il suo intervento ma né l’espressione del suo viso né il suo sguardo dissero nulla. In quanto a Candy, quell'argomento sì che la convinse. Abbassò lo sguardo cambiando la sua espressione con una meno di sfida.
    -Hai ragione- accettò e guardò Elroy, -Mi trasferirò con Annie fino al matrimonio, se questo non da incomodo ad Archie.-
    Con quelle parole la tensione di uno scontro imminente cominciò a dissolversi nell'ambiente. Per diluirla completamente, la zia Elroy disse serena: -Molto bene. Ora annuncerò la cena… Se vogliono scusarmi- disse e si allontanò entrando nella Villa.
    La bionda infermiera la seguì con lo sguardo domandandosi perché fossero tanto importanti i commenti di gente che nemmeno si conosceva. Suor Maria la abbracciò intorno alle spalle cercando di calmarla.
    -Va bene, Candy. Sarà la cosa migliore. Non fare scontri che non sono necessari… È la tua famiglia.-
    Ella sospirò per rilassarsi. -Lo farò, Suor Maria.-
    -Credo che essere prudente non sia esattamente una delle tue più grandi virtù, amichetta mia- rise Camilla per cercare di sollevare l’ambiente, -ma la cosa positiva di tutto questo è che già è pronta la cena... Mmmmm, andrò a cercare Jason- Sorrise a tutte e si allontanò dirigendosi verso il gruppo degli uomini con la sua gonna di chiffon, facendo un suono curioso sulle mattonelle del giardino. Annie si girò verso Candy, con gli occhi emozionati.
    -Verrai a vivere con me! Archie sarà felicissimo, ma la più felice sarà Katie. Vuole tanto bene a sua zia Candy… e tu e io potremo parlare fino a tarda notte come facevamo da bambine. Sarà come avere un pezzetto di Casa di Pony e della nostra fanciullezza qui a Chicago.-
    -Sì, Annie.- Archie si unì a loro prendendo gentilmente il braccio della sua sposa. Ma si rivolse a Candy: -Da quello che vedo, la zia Elroy ti ha parlato della sua grandiosa idea. E vedo che non ti ha messo precisamente di buonumore.-
    -Tu lo sapevi, Archie?- Candy fece un sospiro, -La Signora Elroy non cambia mai… noi già siamo adulti, ma lei è sempre la stessa.-
    -Sai che sarà un piacere averti a casa, Candy… Vero Annie? Possiamo chiacchierare fino a sera ricordando i nostri bei tempi di Lakewood e del Collegio…- Ricordò Archie e quando si rese conto che aveva toccato due tappe che erano state dolorose per Candy, perché segnate da delle perdite, cercò di rimediare cambiando rapidamente argomento, -E sopratutto Katie sarà felice di rincorrerti per tutta la casa visto che non può far correre la mamma.-
    -Giustamente, Annie diceva la stessa cosa- intervenne Suor Maria.
    Archie si accorse che Albert stava arrivando verso di loro per accompagnarli ad entrare nella sala da pranzo dove sarebbe stata servita la cena, cosícché si fece un poco più avanti per prendere per il braccio anche la religiosa, cosciente che Candy presto avrebbe avuto un cavaliere.
    -Non posso permettere che una signora tanto bella entri senza il braccio di un cavaliere- disse galantemente Archie mentre offriva il suo braccio libero alla Sorella, –Porterò al braccio le due signore più belle della festa e tutti mi invidieranno.-
    Mentre Candy guardava come Suor Maria arrossiva lusingata prendendo il braccio di Archie, ammirò come il ragazzo Cornwell non perdesse mai l’eleganza né le buone maniere. Il suo modo di fare non si perdeva con il passare del tempo.
    Prima che si allontanassero e che Albert raggiungesse Candy, Annie si girò un secondo verso di lei per sussurrarle: -Devo parlare con te da sola.-
    Candy cercò di immaginare cosa fosse ciò che Annie desiderava dirle da diversi giorni, poiché la sfortuna aveva voluto che da quando si era fidanzata con Albert non c’era stata occasione per parlare da sole. Ma poi dimenticò i suoi dubbi quando il suo fidanzato arrivò accanto a lei e le prese il braccio e le mani tra le sue. Allora lui assorbì tutta la sua attenzione.
    -Ancora sei nervosa, Candy?- le chiese lui amabilmente, mentre la conduceva alla sala da pranzo, -Vedi che non è stato tanto difficile? Inoltre la zia Prudence è stata meravigliosa.-
    Candy sorrise raggiante, ricordando il momento in cui il suo fidanzamento era diventato ufficiale. Effettivamente non era stato così male come si era aspettata e sentire la zia Prudence invece della Signora Elroy era il miglior regalo di fidanzamento.
    -Tu sei così elegante, Albert- gli disse Candy, –già prima ti avevo visto così, ma oggi sei… distinto- terminò lei, quando quello che invece avrebbe voluto dire era: bellissimo!
    -È perché sono felice. Tu mi fai sentire felice, Candy- aggiunse Albert stringendola un poco nel suo abbraccio e avvicinandola di più, fino a che lei aspirò il morbido aroma di legno che lo avvolgeva. -Non riesco a dirti quanto bella sei stanotte semplicemente perché non ci sono parole. Candy, sei un sogno.-
    -Grazie, Albert– arrossì.
    -Non avrei mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato, Candy. Desidero dirti che niente mi ha reso più felice del fatto che tu abbia accettato di essere la mia sposa... accanto a te essere il capo degli Ardlay non sarà un giogo troppo pesante.-
    Avevano già salito le scale e attraversato il primo salone quando entrarono nel salone.
    -Ma Albert!- Candy sorrideva con malizia, –Non dimenticare che sei stato tu ad accettare di sposarti con me...-

    Si sedettero a tavola, dove Albert occupò il posto a capotavola. Candy si sedette alla sua destra e la Signora Elroy alla sua sinistra, mentre gli altri invitati occupavano il resto dei posti nel rettangolo di tavoli che erano stati preparati per l’occasione. Mentre Albert faceva il brindisi prima della cena, Candy guardò con attenzione gli invitati riconoscendo tra loro molti dei parenti lontani che aveva visto quasi otto anni prima, per l'occasione della sua presentazione agli Ardlay durante quella caccia alla volpe nella quale… nella quale…
    Candy abbassò lo sguardo, ferita dal ricordo, ma poi i suoi occhi si posarono su Albert che era stato suo appoggio e consolazione in quei giorni tanto difficili e inoltre le aveva insegnato a ricordare Anthony… "…il mio adorato Anthony…" con affetto.
    Candy si domandò cosa avrebbe detto Anthony se l’avesse vista ora. Si domandò anche come sarebbe sembrato lui, e girando lo sguardo verso Albert e ricordando quanto fossero simili da piccoli, si disse che quasi sicuramente Anthony sarebbe somigliato al suo affascinante zio. In un certo qual modo, pensò la giovane, sposarsi con Albert era avere anche un pezzettino di Anthony.
    Lo sguardo di Candy continuò a passeggiare tra gli invitati fino a che all'improvviso si trattenne con un sussulto. All'altro estremo del suo tavolo si trovavano la Signora Sarah Legan accompagnata da Neal, sua moglie Michelle Legan –così dolce, pensò Candy, e circondata da tale cattiveria- e un poco più in là sorridente, con un vestito bellissimo e dei modi perfetti, c’era Eliza Stuart. Delusa, la giovane fidanzata aveva pensato che i Legan non fossero presenti perché dopotutto non ricordava che si fossero avvicinati per congratularsi.
    -Oh, no!- mormorò tra sé. Era una notte meravigliosa per lei e adesso che Eliza e Neal erano lì sicuramente gliela avrebbero rovinata come sempre avevano fatto durante tutta la sua vita. Candy emise un gemito. Se almeno l’avessero affrontata apertamente, senza tessere intrighi nell'ombra. Albert si girò verso di lei e vedendo la sua espressione le toccò la mano per richiamare la sua attenzione. -Che succede, Principessa?-
    Candy sorrise vedendo che Albert scherzava. Dopo che lei gli aveva raccontato i suoi ricordi di lui come il suo “Principe della Collina”, per gioco egli aveva preso a chiamarla di tanto in tanto “Principessa”.
    Candy osservò con la coda dell’occhio la Signora Elroy, che stava di fronte a lei, chiacchierando con il suo vicino di posto, ma non volle spiegare troppo affinché lei non si accorgesse. -Eliza e Neal sono qui…- mormorò.
    -Non ti preoccupare. Finché io sono con te e sono un Ardlay… non si azzarderanno a fare nulla.- Albert alzò il suo bicchiere verso di lei, –Che serva a qualcosa avere questo cognome, no?- e le strizzò un occhio. Candy si sentì sollevata e si godette la cena.

    Una’ora dopo, quando tutti ebbero terminato e si godevano il tè di fine cena, la Signora Elroy si alzò e tutte le conversazioni si azzittirono per prestarle attenzione. L’anziano capo degli Ardlay stringeva un fazzoletto tra le mani, unico indizio dell’agitazione interna dalla quale era presa.
    -Ora, cari familiari... amici. La Signorina Candice e William Albert apriranno le danze nel salone- indicò con la mano verso la porta che dava a una sala magnificamente adornata, -Se vogliono accompagnarci…-
    Candy e Albert furono i primi a dirigersi verso il salone, una al braccio dell’altro. Candy si alzò un poco per sussurrare all'orecchio del suo promesso sposo: -La Signora Elroy è abbastanza contrariata… non mi ha rivolto la parola per tutta la cena.-
    -A me non ha nemmeno fatto le congratulazioni, nonostante glielo avessi chiesto esplicitamente- disse lui, -Ma fa uno sforzo enorme per fingere e sembrare d’accordo con il nostro matrimonio, solo per far tacere le chiacchiere. Dio ci liberi dal doverci nascondere allo stesso modo anche noi un giorno.-
    Al sentirlo, Candy immaginò che egli ancora non sapesse nulla del fatto che si sarebbe trasferita da Annie e Archie fino al giorno del matrimonio. Intristita, fece un passo falso. In ogni modo, ora che cominciava il ballo non era esattamente il momento migliore per dirglielo.
    Quando Candy entrò nel salone, restò a bocca aperta dallo stupore. Non si era occupata molto dei preparativi per la festa, per lo più a causa del suo lavoro e dall'altro lato perché non desiderava un ricevimento tanto fastoso come quello che la Signora Elroy si stava impegnando a realizzare; ma una volta dentro al salone non poté smettere di ammirare lo squisito buon gusto di quella signora così severa: c’erano bellissimi fasci di fiori dappertutto e splendide ghirlande di margherite circondavano le vetrate. L’illuminazione della sala, ora che era notte, era fornita dalla nuovissima e carissima energia elettrica, ma era molto morbida, e per tutta la stanza erano disposti eleganti candelabri e candele accese che davano l’illusione di illuminare completamente il salone.
    Mentre lei e Albert si dirigevano al centro della pista, Candy guardò verso il fondo l’orchestra che avrebbe animato il ballo; tutti con eleganti abiti bianchi e strumenti scuri che creavano un contrasto incantevole nel posto. Candy sentiva di vivere in un vero sogno e Albert, che stava di fronte a lei, lo aveva reso possibile.
    -Ora sì che mi sento come una principessa- mormorò mentre Albert si fermava di fronte a lei e prendeva la sua mano per portarsela alle labbra. Un mormorio di ammirazione corse tra gli invitati vedendo la bella immagine di quell'uomo tanto affascinante e forte che, arreso, baciava la mano di colei che amava. Il rossore che coprì le guance di Candy la fece sembrare ancora più bella.
    La musica iniziò -era un valzer di Strauss- e Albert prese Candy intorno alla vita, attirandola verso di lui. Candy, che aveva ballato un’infinità di volte con lui, si sorprese ora di quanto fosse cosciente della vicinanza del suo corpo e del suo profumo. Di quanto fosse emozionata di vedere quel brillio soddisfatto nei suoi begli occhi azzurri. Per lei, la felicità di Albert non era altro che la stessa sua felicità e quella notte, al principio formale di una vita insieme, ella immaginava di ballare sulla luna senza nessuno intorno. Sentiva che si trovava in un meraviglioso palcoscenico dove Albert e lei erano gli unici attori.
    Da parte sua, Albert non credeva ai suoi sensi. Teneva tra le sue braccia la sua bambina di sempre, la Candy allegra e coraggiosa che aveva desiderato proteggere e consolare dalla prima volta che l’aveva vista. Perdersi nei suoi occhi verdi, allora e adesso, era trovare un pezzo del paradiso perduto. Stava con la Candy che lo aveva accompagnato durante la sua ricerca di se stesso e che era giunta con lui fino alla fine, la quale ora aveva appena promesso a tutta la società che sempre sarebbe stata lì con lui; la Candy che ora amava follemente. La amava tanto!
    Mentre sentiva il suo giro vita muoversi con lui al ritmo della musica, per un momento Albert immaginò che la delicata seta che separava la sua mano dalla pelle di lei non esistesse e che sentisse sulle sue dita le delizie sensuali che suggeriva provocatoriamente la pelle nuda della curva delle sue spalle e il suo collo. Mentre ballava con lei desiderò tanto baciarla per la prima volta, riempirla di carezze… era così perso nelle sue ansie che per poco non perse il passo. Si obbligò a smettere di “sentirla” con il pensiero e tornare al ballo, a osservare il suo faccino lentigginoso straripante entusiasmo senza pensare a niente più. Dopotutto avevano appena terminato di promettersi che sarebbero stati lì l’uno per l’altra. Ci sarebbe stato tempo.

    Il ballo si concluse con un applauso e, al pezzo seguente, la pista si riempì con una moltitudine di coppie che circondarono con il loro ballo la coppia di fidanzati fino a notte fonda. Tra la gente, Candy distinse Camilla e Jason, Neal e sua moglie Michelle, persino la zia Prudence ballava dolcemente con un bel cavaliere dai capelli bianchi e modi delicati. Quanto desiderò allora che tra i suoi invitati ci fosse stata Patty! Come le mancò anche la presenza impossibile di Stear! Dei suoi amici della Casa di Pony…
    Cercò con lo sguardo, e in un angolo vide Annie che parlava animatamente con Suor Maria sedute entrambe di fronte a uno dei finestroni che davano sul balcone. Ma non vide Archie da nessuna parte. Sentendosi stanca, chiese ad Albert che terminassero quel ballo e andassero a fare compagnia alle signore. Siccome Albert era stanco come lei accettò immediatamente il suggerimento e a braccetto si diressero verso Annie e la Sorella, che li videro avvicinarsi con una espressione intenerita sul viso.
    -Siete la coppia perfetta– le disse la religiosa con affetto, -Vedo che al suo fianco Candy sarà molto felice, Signor Albert.-
    -A proposito, Sorella- Albert liberò il braccio di Candy, -Vorrei chiederle di accompagnarmi nel mio ufficio perché devo parlare con lei- le disse.
    -Uh, va bene- Suor Maria si alzò disposta a seguirlo, -Bambine, aspettateci un momento.-
    Candy lanciò ad Albert uno sguardo interrogativo, come a chiedergli cosa avesse di cui parlare con la religiosa, ma lui per tutta risposta le strizzò un occhio solamente e le sorrise portandosi via Suor Maria. Candy sistemò il suo prezioso vestito per sedersi al lato di Annie. -Ti manca ballare, vero Annie?- Le chiese –A proposito, dov'è Archie?-
    -Deve essere a ballare da qualche parte. Sai, gli piace così tanto... Inoltre è appena venuta Eliza e letteralmente lo ha trascinato verso la pista per ballare con lei.
    -Eliza!- esclamò Candy, adombrata, -Quella ragazza...-
    -Ultimamente è molto insistente con Archie, Candy.- si lamentò amaramente Annie, -O sarà che forse io lo amo tanto e ho tanta paura di perderlo che vedo fantasmi dove non ci sono.- la guardò con occhi supplicanti, -Ma tu e io sappiamo tutto quello che è capace di fare Eliza quando vuole qualcosa.-
    -Sì, conosciamo Eliza. Però anche Archie la conosce altrettanto bene come te e come me. E non dovrebbe prestarsi ai suoi giochetti.- esclamò Candy arricciando il naso in una smorfia indignata.
    -Ma Eliza è sua cugina. È la sua famiglia.-
    -Tu sei la famiglia di Archie adesso- corresse la giovane infermiera, ponendo una speciale enfasi sulla prima parola, -Tu, Katie e questo bel bebè che sta per arrivare. I suoi doveri sono verso di voi... e mi sembra strano che, essendo lui un uomo così corretto, si sia dimenticato di questa cosa e se ne sia andato con Eliza sapendo quanto ti da fastidio.-
    -Ma Candy, tu più di tutti sai quant’è galante Archie… e non ha potuto trovare nessuna scusa cortese per evitarlo.-
    Candy fece una smorfia di finta incredulità. -Dunque dovremo preparargli alcuni pretesti affinché li tenga sempre presenti.– incrociò le braccia in attitudine bellicosa, -Dovrò parlare seriamente con quel giovanotto- annunciò metà per scherzo, metà sul serio.
    Annie sorrise tra sé al vedere così Candy, che si preoccupava per lei anche nelle situazioni più semplici. Candy sempre l’aveva aiutata e difesa, dai giorni della Casa di Pony fino ad ora che Annie era una donna adulta, sposata e già quasi madre per la seconda volta. Teoricamente avrebbe dovuto essere lei a consigliare e difendere Candy; ma nonostante tutte le esperienze vissute, Annie continuava ad essere la ragazza dolce, ingenua e un poco debole di carattere che era stata da bambina. Era cresciuta e maturata un poco con il matrimonio e ancora di più con la maternità, ma non sufficientemente da superare in questo Candy. Pensando a questo, Annie ricordò che doveva parlare con Candy di qualcosa di molto importante e personale. Le chiese dunque di uscire sul balcone, dove c’era aria fresca e il vento si sarebbe portato via la loro conversazione per evitare che qualcuno potesse ascoltare.
    -Ma Annie non è meglio che tu resti seduta?- protesto Candy davanti al suggerimento della sua amica.
    -Non mi farà male stare un momento in piedi. Di tanto in tanto io e il bambino dobbiamo fare un po’ di esercizio... fosse anche solo restare in piedi e respirare aria fresca.-
    -Molto bene- accettò allora Candy.

    Mentre uscivano lasciandosi dietro la confusione della festa, Candy guardò con sincera allegria la bella notte stellata. Anche se ancora poteva ascoltare la musica alle sue spalle, gradì mentalmente la pace della notte quieta, il contatto con la natura e l’odore del pascolo e dei fiori che portava il vento. Questo le rinnovò le forze. Si appoggiò contro la balaustra del balcone, lasciando spazio perché Annie facesse lo stesso. Poi la guardò con espressione intrigata.
    -Mi sto domandando cosa sia questa cosa così importante che vuoi dirmi in privato, Annie…-
    La giovane donna incinta si strofinò le mani con un gesto nervoso, perché non sapeva come cominciare a dire quella cosa… non era mai stata molta brava per questo. Aspirò un poco l’aria fresca e prese coraggio. -Candy, prima di tutto voglio dirti che non ti considero la mia migliore amica... ma mia sorella. So bene che molte volte non mi sono comportata all'altezza dell’affetto che tu mi dai...– fece una pausa vedendo che Candy le diceva con lo sguardo: “Sciocchezze, Annie” -…ma non l’ho mai fatto per mancanza di affetto, magari è stato per mancanza di carattere. Per questo ciò che ti voglio dire ora è con l’intenzione di aiutarti e non di mortificarti. Se non vuoi parlare di questa cosa, devi solo dirmelo…-
    -Sì, Annie- rispose Candy invitandola a proseguire, incuriosita com'era dalle parole di lei.
    -Io… mi rallegro tanto per te, Candy. Per tutta questa cosa del tuo matrimonio con il Signor Albert. Quando siete insieme formate una coppia bellissima... e io ti vedo così sorridente- disse Annie come preambolo, facendosi coraggio, –ma poi mi dico che tu sempre sei sorridente, che nascondi molte volte ciò che porti dentro per non far preoccupare gli altri– Annie le prese le mani per dimostrarle appoggio, ma anche cercandolo per continuare, –È solo che mi è sembrato tutto così repentino. Fino a poco tempo fa tu vedevi il Signor Albert come un tuo fratello più grande, gli portavi un affetto speciale, ma non il genere di affetto che è necessario per formare una famiglia ed essere una sposa soddisfatta e felice. E io volevo domandarti, davvero ami Albert, Candy?-
    La bionda giovane ricevette quella domanda a sorpresa e con la guardia abbassata. Stupita, non seppe che rispondere. Stava cercando il modo di esprimere meglio i suoi sentimenti e spiegare a Annie il modo in cui amava Albert, quando la signora Cornwell, già risoluta a chiedere ciò che desiderava, insistette dicendo: -Candy, ciò che realmente voglio chiederti è se finalmente hai potuto dimenticare Terry...-
    Questa cosa prese Candy di sorpresa, più dell’altra. Questa volta, non le fu tanto facile reagire. Terence G. Grandchester! Il suo nome sorse di nuovo dal fondo del baule dei suoi ricordi dove ella era convinta di averlo sepolto alcuni anni prima. Cinque anni prima Candy lo aveva visto l’ultima volta, cinque anni da quando aveva parlato con lui... già era passato molto tempo. Tempo lungo e doloroso che era servito perché si cicatrizzassero le ferite così profonde che la separazione aveva lasciato nella sua anima. Non aveva saputo più niente di lui, in gran parte perché da allora evitava le riviste di spettacolo dove avrebbe potuto incontrare qualche sua notizia. Durante tutto questo tempo, ella si era mantenuta lontana con successo da qualsiasi cosa potesse avere relazione con Terry… da qualsiasi traccia che le avrebbe potuto dare un indizio di ciò che era successo. L’ultima cosa che aveva saputo era che dopo la sua dolorosa caduta, egli era ritornato con successo alla sua carriera ed era tornato da Susanna… Candy si rallegrò per loro, o meglio cercò di rallegrarsi per loro e continuare la sua vita. E questo stava facendo ora: continuare con la sua vita.
    Terry… quel Terry… era rimasto indietro. A forza di volerlo dimenticare, sentiva che ci era riuscita... Solo che ora Annie lo nominava un’altra volta, e i ricordi e le sensazioni affioravano di nuovo inesorabili, come sorgendo da un carillon che è stato appena aperto. Ancora una volta il ricordo di Terry era lì, e Annie lo sapeva… per questo glielo chiedeva. Candy cercò di reprimere di nuovo tutte le evocazioni che le aveva riportato la menzione di quel nome nello stesso luogo in cui era riuscita a relegarle per lo meno da tre anni. Non aveva senso continuare a pensare a Terry… Lui era già andato via dalla sua vita e non restava niente più, solo il ricordo.

    Terry Grandchester…
    …la sua tristezza e la sua furia…
    …il suo cinismo…
    …il suo sorriso e la sua sensibilità…

    Tutto era tornato di nuovo in un luogo molto profondo. Non doveva più pensare a quel mancato amore del collegio…
    -Terry…- mormorò Candy tuttavia tra sé e sé, assaporando il nome in un nuovo addio, –Non ha più senso pensare a questo, Annie. Ora sono qui e Albert è il mio presente. Lui è qui con me, è reale e tangibile… Albert è il mio presente e il mio futuro. Terry è rimasto nel mio passato.-
    Annie guardò Candy, comprendendo più di quello che aveva detto a parole. Guardò il suo dubbio precedente, il brillio doloroso nelle sue pupille per pochi secondi e poi il ritorno della Candy decisa e felice che aveva visto durante tutta la notte. Però per pochi attimi, Annie vide rimpianto e nostalgia nei suoi occhi. Si pentì di aver tirato fuori quell'argomento così inopportunamente. Ovviamente, bisognava lasciare Terry indietro.
    -Allora mi rallegro tanto per te, Candy– mentì sapendo che anche la sua amica non aveva detto tutta la verità, ma non voleva continuare a ferirla con qualcosa che le era costato tanta fatica superare, -Sono convinta che sarai felice con Albert Ardlay.-
    Candy le restituì lo sguardo, comprendendo anche lei. Per un momento dubitò se aprire il suo cuore alla sua sorellina, ma poi si disse che non aveva senso parlare di qualcosa che sentiva che era dimenticato. Oppure se non dimenticato, per lo meno ben riposto nella parte più profonda della sua anima, dove non sarebbe dovuto uscire mai più... poiché non aveva più importanza. Sarebbe solo servito a tormentare due anime che quella notte si erano fatte delle promesse l’una all'altra. Non aveva più importanza.
    -Grazie Annie… sappi che questo è importante per me.-
    Le loro mani erano ancora strette mentre si sorridevano, comprendendosi. Nonostante il passare degli anni, ancora si conoscevano come quando erano bambine. Un giorno, quando tutto questo fosse passato e Candy avesse potuto tornare a ricordare con un sorriso sulle labbra -come alla fine era successo con il ricordo di Anthony Brown- era sicura che lei e Annie avrebbero riso della conversazione di questa notte.
    Non avevano detto nient’altro, quando all'improvviso sentirono una presenza alle loro spalle. Era Archie con i suoi capelli un poco in disordine, Candy immaginò a causa del tanto ballare. A Annie si illuminò il viso appena lo vide e il suo sorriso si fece più ampio.
    -Ecco qui le mie belle dame- disse l’uomo quando le vide. Si avvicinò a Annie e le diede un bacio sulla fronte. Candy non poté evitare di intenerirsi vedendo la sua graziosa amica incinta per la seconda volta di quel ragazzo così bello ed elegante che le dimostrava il suo amore. E non erano solo queste le qualità di Archibald: era anche una persona stupenda, buona e sensibile… forse un poco compiaciuto di se stesso, un poco impaziente, ma senza dubbio l’uomo migliore per Annie.
    Vedendoli insieme, la memoria di Candy non poté evitare di viaggiare nel passato. Tornare all'epoca del Collegio Saint Paul e a quella sera in cui un Archie geloso e furioso con un certo “aristocratico maleducato” fu sul punto di confessare a Candy i sentimenti che provava per lei... Ricordò come Annie aveva ascoltato tutto e, innamorata di Archie com'era, era uscita fuggendo bagnata di lacrime. Ricordò il modo in cui Archie, davanti all'impossibilità che aveva lei di corrisponderlo, si era rifugiato in Annie… e come questa cosa era risultata positiva per loro con il tempo. Ora non aveva il minimo dubbio che Archie amasse follemente Annie e che fosse molto felice accanto a lei. Facendosi coraggio, Candy si disse che queste storie, in cui l’amore appassionato arrivava dopo, erano possibili.
    -Ascolta, Archie– gli disse Candy tornando al presente, una mano sulla vita in atteggiamento di sfida, –È vero che Eliza ti importuna?-
    Archie inghiottì la saliva e arrossì rattristato. I suoi begli occhi si spalancarono... vedendo la sua espressione Annie soffocò una risata. -Importunarmi?… er… ehhh… beh, non direi così…- cercò le parole appropriate per quello che stava per dire, -Succede che sta decorando la sua Villa Skylark, e sai, siccome ha sempre avuto fiducia nel mio buon gusto... Ma…-
    -Archie! Tu conosci meglio di chiunque Eliza. Non fa niente senza prima calcolare i vantaggi- gli ricordò Candy, –Fai attenzione con lei, e abbi cura di Annie.-
    -Lo so, solo che si ritrova così sola ora che è diventata vedova... aveva bisogno di un cavaliere che la aiutasse con i dettagli rozzi della vita. Ha chiesto il mio aiuto. È mia cugina e non posso lasciarla sola. - cercò di discolparsi.
    -Bene, ma sappiamo che anche Neal è qui- gli ricordò Candy, -Adesso lui si occuperà della sorella. E se ti stressa troppo, c’è anche Albert… lei è sua nipote e potrà aiutarti.-
    -Candy! Mi stai offrendo Albert affinché aiuti Eliza?- chiese Archie stupito, -Dopotutto quello che ti ha fatto con i tuoi fidanzati...!-
    Candy fece una risatina nervosa.
    -Sì, beh. Anche se non ho fiducia in Eliza, posso dirti che ho piena fiducia in Albert…
    Archie sorrise e per risposta abbracciò le spalle di Annie mettendo la sua mano libera sulla sua pancia arrotondata, sentendo la meravigliosa vita che stava crescendo al suo interno.
    -Questa è la cosa migliore che ho nella vita, Candy… e ovviamente, Katie che già deve star dormendo con la tata Warwick. Eliza è tanto molesta come una spina nel piede… davvero credi che mi piaccia darle retta?- chiese fingendosi offeso, –La cosa brutta di essere cresciuti è che non posso più fare il malato per evitarla, e ancor meno se non ho Stear che mi faccia da spalla…-
    Stear. Il nome cadde come una cortina pesante sui tre. Candy alzò gli occhi alle stelle, al cielo dove sempre pensava che si trovasse il suo amato amico Stear, e immaginò che egli li vedesse da lassù e si rallegrasse per la direzione che avevano preso le loro vite. Sorrise ricordandolo con affetto e cercò di infondere quell'allegria ad Archie che si era intristito appena l’aveva nominato.
    -Andiamo Archie! Stear è ancora con noi…- cercò di confortarlo vedendo la sua espressione, -Katie gli somiglia così tanto!-
    Annie lo guardò con ansia e Archie finalmente sorrise, più incoraggiato. Sua moglie sorrise con lui.
    -È vero. Avremmo dovuto chiamarla Alistaira, o qualcosa del genere– concesse lui, scherzando.
    -Che nome orribile per una bambina!– risero Candy e Annie, –A proposito, come chiamerete questo nuovo bebè?…- e deviarono la conversazione verso altri temi più irrilevanti.

    Stavano chiacchierando da un po’ quando sul balcone apparvero anche Albert e Suor Maria e si unirono alla conversazione. Dopo un po’ Suor Maria si scusò dicendo che doveva prendere un treno quella stessa sera per tornare alla Casa di Pony e che non poteva tardare oltre altrimenti lo avrebbe perso. Anche se Candy insistette perché si fermasse almeno fino alla mattina, la Sorella rispose che preferiva viaggiare di notte e che non poteva restare troppo tempo lontana dall'orfanotrofio poiché quattordici bambini erano troppi per la sola Miss Pony che era rimasta sola. Siccome Annie era stanca, lei e Archie si offrirono di portarla alla stazione che stava di strada andando a casa... e così i tre salutarono la coppia di fidanzati e uscirono a prendere la loro carrozza. Candy e Albert restarono soli sul balcone, estranei agli sguardi della festa e felici di poter scappare un momento per stare in contatto con la notte. Candy si appoggiò di nuovo alla balaustra e aspirò profondamente il gradevole aroma dell’aria. Poi guardò Albert con uno sguardo complice.
    -Puoi dirmi di cosa avevi da parlare con Suor Maria?- le chiese.
    Albert si appoggiò accanto a lei, così vicino che le loro spalle si toccarono. La guardò negli occhi prima di rispondere.
    -Avevo un debito con lei, così come con Miss Pony. Mi sono scusato per non aver chiesto loro formalmente la tua mano quella sera quando sono venuto alla Casa di Pony. Solo che ero uscito da lì così confuso...- le spiegò lui, –ma ora ho già recuperato la mia mancanza con loro. Suor Maria è una donna molto amabile e comprensiva… una gran persona. Hai delle madri meravigliose.-
    Candy sorrise vedendo che anche Albert apprezzava Miss Pony e Suor Maria. Era lo stesso Albert semplice di sempre! I suoi molteplici doveri come capofamiglia degli Ardlay non lo avevano cambiato in nulla.
    -Grazie, Albert. La loro felicità e tranquillità sono molto importanti per me. È un peccato che Suor Maria non abbia potuto restare più tempo...-
    -Presto andremo a visitarle, Candy.-
    Ella annuì, emozionata all'idea di visitare la Collina di Pony con Albert accanto a lei. Ora che erano fidanzati desiderava portarlo lì un’altra volta dove la loro storia era cominciata… Come sempre aveva desiderato, lo avrebbe portato a ballare insieme sulla cima della sua collina. Stava pensando a questa cosa, quando si girò a guardare Albert per dirglielo. Allora si rese conto che egli non la guardava in viso ma aveva lo sguardo perso sulle sue spalle, guardandola imbambolato... sentì come egli usava la punta del suo dito per scorrere con dolcezza l’arco del suo collo e lo abbassava fino a proseguire sulla spalla fermandosi all'inizio della stoffa del vestito. Candy sentì quella carezza con un lieve fremito, come un solco di fuoco che si era acceso sulla sua pelle. Guardò gli occhi di Albert stupita, trovando in quelli uno sguardo carico di desiderio -profondo e possessivo- come già l’aveva visto in precedenza in… Beh, lo sguardo di Albert la spaventò. Sentì come tutto il suo essere cominciava a tremare quando egli si mise di fronte a lei prendendola per la vita con molto più possesso di quando ballavano e quando le alzò dolcemente il mento con la mano per guardare i suoi begli occhi verdi.
    -Candy… sei così bella stanotte. Ho aspettato tutta la notte che fossimo soli per dirtelo… Per…- Albert abbassò con cautela il suo viso verso Candy, chiudendo gli occhi, fino a che ella cominciò a sentire come il respiro di lui si incontrava con il suo. Albert stava per baciarla! Durante quella frazione di secondo, migliaia di pensieri attraversarono la sua mente a una velocità vertiginosa: la sua mente volò all'epoca in cui aveva conosciuto Albert –all'instancabile viaggiatore, non al suo Principe- al loro incontro in Inghilterra, al tempo in cui egli aveva perso la memoria e avevano vissuto insieme nel suo appartamento, dopo la gradita e inaudita sorpresa di riconoscerlo come il suo benefattore, lo zio William e sapere che era il suo Principe della Collina... ai due lunghi anni in cui non lo aveva visto a causa dei suoi viaggi d’affari e poi alla vita sociale in comune che facevano per partecipare agli eventi in cui erano richiesti in rappresentanza degli Ardlay. A questi ultimi sei mesi di convivenza diurna, di gradevole compagnia, di spensierata amicizia… E ora Albert stava per baciarla! Quell'uomo meraviglioso… Candy impallidì mentre vedeva il viso commosso di Albert che si avvicinava sempre più alle sue labbra, i loro respiri pronti a confondersi. Quell'uomo meraviglioso, quell'amico meraviglioso… ma lei… All'ultimo momento, e senza poterlo evitare, Candy girò il viso e le labbra di Albert caddero sulla sua guancia.
    L’uomo aprì gli occhi sorpreso solamente per trovare lo sguardo pentito di Candy, con i suoi occhi timorosi di vedere in quelli di lui la delusione che con sicurezza provava. Candy lo guardava fissamente, mentre le sue pupille si riempivano di lacrime. Idiota, cosa aveva fatto?! Perché non lo aveva baciato...?
    -Io… Albert… non volevo… io…- mormorò appena lei, sentendo una profonda spina infilzata nel petto, una oppressione altrettanto pesante di quella che anche Albert doveva provare.
    Lo sguardo di lui si indurì. Candy sentì come il suo abbraccio si afflosciava e la liberava facendo un passo indietro, sorpreso e incuriosito. In quel momento, ella provò tanto desiderio di abbracciarlo, di consolarlo. Lo vedeva così ferito! E lei era stata la causa! Si era fidanzata proprio per evitare questo, e ora lo aveva ferito più profondamente di prima!
    -Se non lo desideravi, Candy, non devi scusarti- le disse lui con una voce stentata, cercando di sembrare il più sereno possibile; ma la pallidezza del suo viso e l’ombra nei suoi occhi tradivano la terribile tempesta che gli si era scatenata dentro, –Non posso obbligarti a un bacio...-
    Ciò che più desiderava lei era mandare indietro il tempo, tornare a qualche minuto prima. Tutto pur di non vedere quel dolore negli occhi di Albert. Le lacrime cominciarono a sgorgare con impotenza negli occhi di lei. -No! Tu non mi obblighi, Albert… Io…-
    L’uomo si girò con un gran peso sulle spalle e si preparò ad andarsene da lì. Ma Candy non poteva lasciarlo andare via così. Non quella notte. -Non te ne andare- lo supplicò, -Io… ti voglio bene, Albert. Ti voglio tanto bene...-
    Quando sentì questa cosa Albert si girò un secondo. I suoi occhi scintillarono improvvisamente con una espressione indefinita incontrando gli occhi umidi di Candy. Poi si girò di nuovo e si avviò per tornare alla festa. I suoi pensieri giravano freneticamente.
    “Mi vuoi bene, Candy, questo lo so… ma, mi ami?” L‘idea continuava a girargli per la testa; “Lo hai detto perché mi ami davvero... o per caso stai cercando di convincere te stessa che mi ami?”. Quella notte l’erede degli Ardlay decise che avrebbe fatto qualcosa al riguardo, dando al destino l’opportunità che lui stesso aveva impedito molto tempo fa pensando solo al benessere di Candy.
    Più tardi quella notte, Candy alla fine aveva cercato Albert per spiegargli il suo comportamento e avevano parlato a lungo. Albert era più calmo e aveva detto a Candy di non preoccuparsi… che lui capiva e che la avrebbe aspettata. La festa alla fine era terminata bene, nonostante Candy avesse anche detto a Albert che aveva accettato il suggerimento della Signora Elroy di trasferirsi a casa dei Cornwell fino al giorno del matrimonio. Al principio, le sembrò che Albert si sarebbe opposto categoricamente a un’imposizione sociale di quel tipo, ma misteriosamente non protestò molto e si offrì persino di portare Candy la mattina seguente… A lei, tuttavia, non sorprese molto questo atteggiamento poiché dopo l’incidente sul balcone di quella notte, Albert si stava comportando in maniera un po’ differente. E anche se egli le aveva detto che già aveva dimenticato tutto, Candy non la pensava così e si dispiacque ancora di più di dover vivere separata da Albert in un momento come quello.

    Il giorno seguente la festa, la Signora Elroy annunciò che non sarebbe tornata a Lakewood senza aver prima visto che la giovane si era trasferita a casa di suo nipote Archibald… E dunque Candy, prima di cominciare il suo turno all'ospedale, preparò le valigie che Albert stesso portò a casa dei Cornwell. Dopo di questo, portò Candy con la sua carrozza all'Ospedale Santa Joanna e a seguire partì per accompagnare la Signora Elroy a Lakewood. Candy allora si tuffò nel suo lavoro con particolare energia, cercando di dimenticare quell'incidente così doloroso per entrambi e pregando affinché la tensione che era nata tra lei e Albert scomparisse. Promise a se stessa che la prossima volta che Albert avesse cercato di baciarla, lei avrebbe risposto con la stessa passione... Disgraziatamente, Sir William Albert Ardlay non provò ad insistere.

    * * * * *


    Tra i preparativi per il matrimonio, trascorse un mese dal giorno della festa di fidanzamento. Candy si occupava della pianificazione dell’evento, sempre quando il suo lavoro glielo permetteva, ma non per questo trascurava le sue occupazioni all'ospedale. La zia Prudence, la Signora Elroy da Lakewood e Annie Cornwell, compatibilmente con le sue forze e per quanto glielo permettesse la sua gravidanza di quasi otto mesi, si stavano occupando della maggior parte dei dettagli, cosa per cui Candy era loro enormemente grata. Così lei poteva concentrarsi meglio sui suoi pazienti e sui molteplici obblighi che aveva come Responsabile del Dipartimento di Infermeria Chirurgica… molte volte lavorava il doppio del solito, specialmente ora che doveva lasciare tutto a posto affinché continuasse a funzionare durante la sua prolungata assenza di due mesi durante i quali sarebbe andata in luna di miele insieme con Albert, quando sarebbero stati marito e moglie. Albert anche stava lavorando di più per lasciare tutto in ordine, e allo stesso tempo mostrava ad Archie come gestire gli affari di famiglia e a prendere decisioni cruciali quando egli si assentava. Archie provava grande entusiasmo per le faccende amministrative e Albert ammirava l’innata abilità che il ragazzo aveva per gli affari... sicuramente, pensava lui, era Archie che aveva ereditato il talento imprenditoriale da suo padre William Ardlay, perché al resto della famiglia –eccettuando la Zia Elroy- piaceva dedicarsi ad altro tipo di lavori. Mentre Albert osservava i progressi di Archie nell'amministrazione delle imprese della famiglia e si rendeva conto delle sue straordinarie abilità sociali, si rese conto che gli affari degli Ardlay sarebbero stati in mani migliori che nelle sue. Questo lo rallegrò e allo stesso tempo lo alleggerì di un gran peso.
    Candy e Albert si vedevano quando entrambi avevano tempo libero, la qual cosa succedeva sempre più sporadicamente. Albert visitava la casa dei Cornwell e, dopo la merenda, portava sempre Candy a passeggiare nel Parco Naturale di Chicago dove precedentemente avevano condiviso tante cose, siccome egli glielo aveva chiesto qualche volta. Quando tornava a casa dei Cornwell, lei e Annie trascorrevano il tempo commentando i fatti della giornata fino a notte fonda, mentre Archie lavorava nell'ufficio e Katie dormiva placidamente, stanca del tanto giocare durante il giorno. Candy raccontava a Annie tutto ciò che le succedeva ma mai menzionò il penoso incidente successo con Albert. Le sembrava qualcosa di troppo intimo, un errore troppo privato per dirglielo.

    Tutto sembrava seguire il suo corso naturale, fino a che un giorno Camilla Drisden era di turno e si presentò all'area di chirurgia con un’ordine per una operazione di emergenza. Avevano bisogno di un buon chirurgo ortopedico poiché si trattava di operare la gamba di un bimbo di poco più di tre anni che era caduto da un albero mentre la sua tata era distratta... il povero bambino (così piccolo!) si era fratturato l’osso del femore in tre parti e solamente un intervento rapido poteva salvargli la gamba ed evitargli conseguenze future. Candy chiamò immediatamente il Dottor Frank, che rapidamente si fece carico della situazione portando il bambino direttamente in chirurgia mentre Candy si preparava per assisterlo nell'intervento.
    La tata del bambino non smetteva di piangere nella sala d’attesa dell’ospedale, maledicendo la sua distrazione e aspettando i familiari del piccolo per spiegare. Camilla si era avvicinata a lei per darle un tè tranquillizzante, poiché era evidente che la povera donna si sentiva tanto colpevole che era sul punto di un collasso. Nel frattempo, Candy assistette il Dottor Frank durante quasi due ore di intervento e alla fine, quando terminarono, preparò il bambino che dormiva per effetto dell’anestesia per portarlo nella sala di recupero in pediatria.
    -Guarirà, Dottor Frank?– Aveva chiesto Candy al termine dell’operazione, –È così piccolo perché non possa correre mai più...- Si lamentò lei guardando la sua dolce faccina addormentata.
    -Abbiamo corretto il problema per quanto possibile. Bisognerà solamente fare molta attenzione che le sue ferite non si infettino e vigilare adeguatamente che si riposi. Credo che resterà qui un mese almeno...- rispose il Dottor Frank, -Ma non si preoccupi troppo, Candy, anche se le dispiace che si tratti di un bambino così piccolo, questo è il suo più grande vantaggio poiché le sue ossa sono nuove e con le dovute attenzioni si saneranno senza nessun problema.-
    Candy sorrise, sollevata.
    -Mi rallegro tanto, Dottor Frank. Camilla Drisden e la sua squadra avranno l’incarico, per cui li avvertirò.-
    -Molto bene, Candy. E grazie per il suo aiuto tanto efficiente come sempre. Si riposi un pochino– suggerì il dottore e poi aggiunse, sorridendo, –Ci mancherà molto quando ci lascerà per diventare la Signora Ardlay.-
    Candy fu sul punto di dirgli che non avrebbe smesso di lavorare in ospedale quando si fosse sposata, chissà forse quando avesse avuto dei figli. Ma si trattenne, comprendendo che non era il caso e che tutti se ne sarebbero resi conto quando fosse tornata al suo posto dopo la luna di miele, così lasciò correre.
    -Molte grazie, Dottor Frank- e si scusò per portare il bambino a pediatria, dove Camilla già lo aspettava con un letto preparato per lui in una delle camere private.
    Candy aiutò Camilla a mettere giù il piccolo e poi restò nella stanza per prendersi qualche minuto di riposo come le aveva consigliato il Dottor Frank, conversando con Camilla mentre lei accudiva il piccolo, prendendogli la temperatura e preparandogli bagnoli tiepidi qualora gli venisse la febbre. Mentre Candy le dava indicazioni, guardava i capelli del bambino ricordando i suoi bambini della Casa di Pony… inoltre aveva visto in lui qualcosa di strano, qualcosa che l’aveva spinta a guardarlo con molta attenzione durante tutto l’intervento. C’era qualcosa nel suo viso infantile che la inquietava, ma non riusciva a capire perché. Forse era la curva dolce della sua boccuccia, il suo atteggiamento... questo era ciò che più la contrariava, poiché trovava in lui un’aria indefinitamente familiare.
    -Povero bimbetto.- diceva Camilla mentre gli accomodava le lenzuola del letto, -A volte è così doloroso stare in pediatria, Candy. Vedere il dolore di un bimbo innocente mi fa più male, se c’è un modo per dirlo, che vedere la gente adulta malata. Ma è bello sapere che questo piccolo Robin starà bene con le dovute cure.-
    -Si chiama Robin?- chiese Candy, cercando di agganciare nella sua mente questo bambino a quel ricordo elusivo che non riusciva a definire.
    -Così mi ha detto la sua tata, per la cartella clinica. La povera donna è al limite di un attacco di nervi... sta aspettando che arrivino la nonna e il padre del bambino per spiegare cosa è successo– anche Camilla accarezzò i capelli del bambino con dolcezza materna, quella che prodigava a tutti i suoi bambini, –Sembra che questo piccolo diavoletto sia un ragazzo molto audace e avventuriero cui piace saltare dagli alberi... Mi sembra così piccolo per fare qualcosa del genere.-
    Candy sorrise tra sé, ricordando che lei aveva cominciato più o meno alla stessa età. Era stato veramente un miracolo che non fosse finita come adesso il povero Robin, soprattutto quando Miss Pony e Suor Maria l’avvisavano tante volte.
    -Beh, solo bisognerà insegnargli a farlo con più attenzione- disse allora.
    Camilla prese il termometro che aveva messo nella bocca del bambino e lo lesse. Aveva 37 gradi, fortunatamente niente per essere considerata febbre. Mentre preparava un’iniezione salina sul tavolino al lato, segnalò a Candy il quaderno che si trovava sul letto, indicandole la lettura.
    -Potresti farmi il favore di annotarla, Candy?- le chiese, concentrata nella mescola da somministrare, –Lì c’è la cartella. E se puoi mettere, per favore, i commenti del Dottor Frank sull'intervento…-
    Candy prese il foglio e una penna che stava sull'altro tavolino, aprendo il quaderno per fare le annotazioni. Fece scorrere il suo sguardo rapidamente per leggere l’età del bambino e sapere che era stata così vicino ad indovinarla, ma invece di quello fu il suo nome che chiamò poderosamente la sua attenzione. Durante un secondo, tutto scomparve attorno a lei e non c’era altro che il nome di quel bambino scritto sul foglio dell’archivio, ma risaltava come se fosse scritto con lettere di fuoco; risaltava per ferirle gli occhi.
    Ora Candy sapeva cos'era ciò che le era sembrato così familiare di lui. Impallidì repentinamente mentre la forza abbandonava le sue mani e tanto la cartella quanto la penna le scivolarono per finire sul pavimento. No, non poteva essere. Non ora. Il nome di quel piccolo era Robin Grandchester-Marlowe.

    Continua...

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    Capitolo 3
    Fantasmi del passato


    Durò la tempesta
    fino ad addentro gli anni ottanta,
    poi il sole asciugò i panni
    della vecchia Europa.
    Non c’è nostalgia peggiore
    che rimpiangere ciò che non è mai accaduto,
    << Mandami una cartolina da San Telmo. Addio, riguardati. >>
    E risuonò tra me e te il fischio del treno...
    (J. Sabina)


    Dopo aver letto quel nome, i ricordi si affollarono nel cuore di Candy mentre le sembrava che la stanza le stesse girando attorno. Adesso sapeva perché le sembrava di aver riconosciuto la morbida curva di quelle labbra visto che le aveva viste tante volte sorriderle da un’altra bocca con diversi atteggiamenti: con cinismo, con burla, con dolcezza. Da quei bei tempi del Collegio Saint Paul. Erano le labbra di lui, che le avevano regalato il suo primo e unico bacio d’amore. Le labbra di lui... Lui! Che le sorrideva dal predellino del treno nel loro incontro mancato a Chicago; il suo sorriso da canaglia il giorno che era andato a cercarla alla stazione di New York e deliberatamente aveva fatto sì che lo confondesse con un altro. Le labbra di lui... La sua smorfia preoccupata e addolorata sul tetto dell’ospedale il giorno in cui lei aveva scoperto il sacrificio di Susanna. Quelle labbra che le chiedevano di essere felice come una maniera di dirle addio.
    Terry Grandchester!
    Così alla fine era tornato da Susanna e si era sposato con lei. E insieme avevano avuto quel bel bambino che dormiva esausto di un sonno innocente dopo la sua avventura. Alla fine... Terry era ritornato da Susanna per formare una famiglia. Camilla udì il suono della cartella che cadeva, il singhiozzo soffocato di Candy e si girò per vedere il pallore del suo viso, i suoi occhi increduli. La preoccupò l’espressione assente che le vide all'improvviso sul volto. -Candy, che ti succede?- E all'improvviso, come conferma di tutti i sospetti di Candy, in quel momento si aprì la porta della stanza e le arrivò una nuova sorpresa quando vide come nella stanza si precipitava, con le lacrime agli occhi e l’aspetto pallido e preoccupato, la radiosa Eleanor Baker.
    L’attrice portava i capelli raccolti sotto un elegante cappellino da passeggio e un vestito marrone molto semplice, ma che indossava con grande eleganza. La sola presenza di quella donna era schiacciante; era stato quello, insieme con il suo grande talento, ciò che l’aveva fatta diventare l’attrice preferita d’America, posto che ancora occupava anche dopo il ritiro pochi anni prima.
    Eleanor si sporse sul letto dove Robin dormiva e mise la mano sui suoi capelli, con le lacrime agli occhi. Lo guardò un attimo e poi si girò verso Camilla, che ancora teneva la siringa tra le mani e si trovava immobile vicino al comodino. -Signorina, mi dica per favore... Come sta?- le chiese ansiosa, –Guarirà?-
    Camilla riconobbe immediatamente l’attrice Eleanor Baker... Chi in America non la conosceva? Si domandò che parentela avesse con il bambino poiché sembrava molto preoccupata e costernata. Doveva trattarsi sicuramente di un nipote molto caro, pensò.
    -Il bambino sta meglio ora- le spiegò Camilla, -La frattura alla gamba ha richiesto un intervento, ma fortunatamente guarirà...- l’infermiera fece una pausa e guardò in direzione di Candy, –...ma la mia collega potrà informarla meglio, poiché lei ha assistito direttamente il Dottor Frank durante l’operazione.-
    Eleanor girò lo sguardo verso Candy e quando i loro occhi si incontrarono e si riconobbero, per qualche istante entrambe ammutolirono dallo stupore. -Candy!- esclamò l’attrice.
    -Signora Baker...- rispose Candy con un mormorio, facendo un cenno con la testa per salutarla mentre cercava di controllare le intense emozioni che le si erano risvegliate dentro. Eleanor le sorrise per un momento in modo molto dolce e si diresse verso di lei per darle un forte abbraccio. Era ovvio che era così preoccupata che aveva bisogno di conforto. Camilla le guardò, sorpresa che Candy conoscesse una persona così famosa. Ma poi si ricordò che era una Ardlay e che si muoveva in quegli ambienti di ricchezza e arte.
    -Candy, che bello trovare una faccia amica! Dimmi la verità... Voglio saperlo. Robin sta bene?- Eleanor la allontanò dal suo abbraccio per guardarla negli occhi, supplichevole, –Dimmi la verità, per favore.-
    -Signora Baker- le sorrise Candy, dolcemente, –Il bambino guarirà. L’intervento è stato un successo e anche se il Dottor Frank ha detto che dovrà restare qui per un po’ per evitare eventuali infezioni post-operatorie e per ricevere le dovute cure, presto potrà vederlo correre di nuovo come se non fosse successo niente. Chiamerò il Dottor Frank affinché le spieghi meglio.- Concluse con un tono di voce sereno, come doveva fare un’infermiera quando doveva informare circa lo stato di un paziente.
    Eleanor guardò il bimbo addormentato sentendo che l’anima le tornava nel corpo. Si portò la mano al viso per asciugarsi le lacrime e rasserenarsi un poco. -È il figlio di Terry- disse l’attrice, confermando così i sospetti di Candy. Ma adesso lei era un po’ più serena e non dava indizi del suo disagio iniziale, –È come se la vita mi avesse dato... una seconda opportunità.-
    -Non si preoccupi, Signora Baker. Robin guarirà presto- ripeté Candy per darle fiducia.
    -È così bello vederti di nuovo, Candy!- esclamò allora l’attrice, –Peccato che sia in queste circostanze.-
    -Anche a me fa molto piacere vederla, signora. La trovo molto bene e vedo che è molto orgogliosa del suo nuovo ruolo di nonna.-
    "Nonna!" si sorprese Camilla nell'udire.
    -Anche se lei non sembra affatto una nonna- terminò di dire Candy.
    -Grazie, Candy- sorrise Eleanor, un po’ divertita, –Adesso ciò che mi preoccupa è come lo dirò a Terry. Ancora non lo sa... e so che si arrabbierà molto con la povera tata di Robin... beh, tu lo conosci.-
    Candy arrossì, cercando di evitare di pensare a quanto bene conoscesse Terry. Per allontanare quei pensieri si accovacciò rapidamente a raccogliere la cartella che aveva fatto cadere e disse di fretta: -Vado a cercare il Dottor Frank. Il suo modo esperto di spiegare le cose tranquillizzerà molto Terry– Aprì la porta della stanza e fece un passo per uscire. Si girò un istante verso Eleanor per dirle: -Ci vedremo più tardi.-
    Candy uscì quasi correndo dalla stanza e si precipitò nei corridoi mentre il suo cuore batteva forte all'idea che Terry non avrebbe tardato ad arrivare per controllare lo stato di Robin, suo figlio!...era perfino possibile che anche Susanna fosse già lì. Per questo uscì più velocemente che poté, poiché sentiva che non aveva le forze per affrontare entrambi e anche il suo passato. Sarebbe stato scomodo per tutti e tre. Magari tra molti anni avrebbe potuto essere facile quell'incontro, e addirittura avrebbero potuto conversare tranquillamente tutti e tre insieme di ciò che era successo... ma ora Candy non credeva fosse possibile. Non voleva.

    Candy camminava come un automa verso lo studio del Dottor Frank quando udì dei passi frettolosi dietro di lei. Era Camilla che aveva lasciato la stanza poco dopo di lei e aveva corso per raggiungerla, un poco preoccupata, ma più che altro curiosa per la relazione che sembrava esserci tra la sua amica e la famosissima Eleanor Baker.
    -Candy! Aspettami, Candy!– si affiancò a lei e cominciò a camminare al suo passo, -Hey! Vai molto veloce. Che è successo lì dentro? Tu conosci Eleanor Baker?-
    Candy si rese conto che era ancora molto scossa e sospirò per calmarsi, rallentando un poco il suo passo frettoloso. Chiuse gli occhi per raccogliere le forze e quando li riaprì, il sorriso di sempre le si disegnò sul viso. -Sì, la conosco. È una grande attrice e una gran donna… Mi ha fatto l’onore di considerarmi sua amica.-
    -Wow! Candy… L’ho sempre ammirata tanto!- si emozionò Camilla, –Quello che mi sembra un poco curioso è che sia la nonna del piccolo Robin. È così giovane per esserlo! Ma si nota che realmente lo adora. Quello che non sapevo è che la Signora Baker avesse dei figli…-
    Quanto a questo, Candy non seppe cosa dire. Così come evitava in maniera particolare qualsiasi notizia di spettacolo per non sapere niente sulla vita di Terry, allo stesso tempo non sapeva niente di ciò che era successo in quella storia tra l’attrice e suo figlio... Non sapeva nemmeno che Eleanor Baker fosse tornata a calcare le scene.
    -Beh, vedi da te che ha un nipotino stupendo...– cercò di sembrare evasiva.
    Camilla la guardò con curiosità, pronta a trovare l’informazione che stava cercando e che sapeva che Candy conosceva. E quindi avrebbe insistito. -Tu sai qualcosa che io non so, Candy.-
    -So solo ciò che la Signora Baker mi ha detto.-
    Camilla la guardò, con curiosità. -Beh, la cosa più strana è che uscendo dalla stanza, per poco non svengo come te. Camminavo così veloce per raggiungerti che quasi ho trascinato nella mia corsa il padre di Robin che arrivava per vedere il suo piccolo… Era Terence Grandchester, Candy! Ohhh, è così bello, così alto e sembrava un sogno...- Camilla unì le mani e fece gli occhioni dolci mentre sospirava profondamente, -Se non avessi Jason…- scherzò.
    Sentire della presenza di Terry nell'ospedale fu troppo per Candy: erano troppe le emozioni per un momento così breve. Si fermò improvvisamente pensando che, se si fosse trattenuta qualche minuto in più accanto al bambino, l’avrebbe incontrato. La sola idea le fece tremare le ginocchia. Ricordò come dopo il suo rientro in America da Londra, la sua ricerca costante di Terry era rimasta senza risposta. In qualche strano modo il destino si era impegnato affinché fossero sempre a pochi secondi dal trovarsi e abbracciarsi: da quella mattina al porto a Londra, continuando al suo ritorno alla Casa di Pony, e persino durante la messa in scena della tragedia Re Lear a Chicago, dove lei aveva appena potuto vederlo pochi secondi mentre correva dietro il treno che si portava via la sua vita. E anche quando finalmente l'aveva raggiunto a New York, nemmeno allora erano stati realmente insieme visto che il sacrificio di Susanna già si alzava come una barriera infrangibile, che Candy non aveva potuto prevedere fino a che non aveva trattenuto Susanna da lanciarsi di sotto dal tetto di quell'ospedale... solo allora aveva compreso che era arrivato il momento di dirsi, faccia a faccia, quell'addio che non era stato possibile dire a Londra. Non avevano nemmeno potuto abbracciarsi quel giorno, coscienti della terribile distanza che li separava sebbene i loro corpi fossero uno di fronte all'altra. E quando Candy aveva deciso di andarsene, solo allora egli l’aveva trattenuta tra le sue braccia che erano l’unico posto in cui lei avrebbe potuto sopportare l’inevitabilità dell’addio… Ricordò come aveva sentito la sua anima che si rompeva in mille pezzi sulla scala di quell'ospedale. Quanto dolore aveva provato allora! Quando i suoi stessi desideri erano diventati una eco nei sussurri di lui…

    "Vorrei tanto che questo istante durasse per sempre!…
    … Per sempre …
    Non dire niente… Se solo potessi fermare il tempo…"

    Si erano lasciati con la promessa di essere felici, di continuare con le proprie vite... Ed era ciò che finalmente Terry aveva fatto. Ed era ciò che anche Candy era sul punto di fare: questa volta la cosa migliore era stata non essersi incontrati, così ringraziò mentalmente il destino per quello. Camilla si era fermata accanto a lei e aveva osservato come si fosse cancellato il sorriso dalle labbra della sua amica per fare posto alla stessa espressione smarrita che aveva avuto prima nella stanza del piccolo incidentato. Cominciò a preoccuparsi per lei. -Candy… Succede di nuovo qualcosa di male?-
    Candy la sentì come se fosse molto lontana. Poteva solo pensare che Terry e Susanna erano nello stesso ospedale in cui era lei e che non voleva vederli... Freneticamente la sua mente pensò a come evitarli. Prese una decisione.
    -Camilla, non posso spiegarti ora, ma devo andarmene- le disse mentre cominciava a camminare verso gli spogliatoi, -Potresti andare dal Dottor Frank e portarlo dalla Signora Baker? E nel frattempo avvisarlo che non mi sento bene e che sono dovuta andare via...-
    -Ma, Candy, prima dimmi che ti succede.-
    -Dopo lo farò, adesso ho bisogno di andarmene- le sorrise un poco triste, -Mi fai questo favore, Camilla?-
    -Sicuro- rispose Camilla senza essere molto convinta.

    Minuti dopo Candy abbandonava l’Ospedale Santa Joanna per prendere una carrozza a pagamento verso Villa Ardlay, mentre provava a mettere in ordine i suoi pensieri e le sue emozioni. Quando arrivò, si diresse risolutamente verso l’ufficio e girò la maniglia con decisione aprendo la porta senza bussare. Fortunatamente, Albert era solo in quel momento, assorto in un enorme fascio di carte con la grande finestra aperta alle sue spalle... egli udì il suono della porta che si apriva e alzò gli occhi per incontrare il viso supplice di Candy. Lo sorprese molto vederla lì, in piedi di fronte a lui, quando egli sapeva che ancora era di turno in ospedale, e sopratutto lo sorprese il fatto che non avesse bussato alla porta prima di entrare come di solito faceva. Vide il suo viso pallido e si alzò per stendere le braccia verso di lei, preoccupato. -Candy, che ci fai qui? C’è qualche problema?-
    -Albert!- esclamò lei e corse a rifugiarsi tra le sue braccia dove si sentiva confortata e sicura. Nascose il viso contro il suo petto ampio, aspirando il suo aroma, –Non chiedermi niente... Non dirmi niente. Solo abbracciami. Ho bisogno di te ora.-
    Così Albert restò in piedi, abbracciandola e senza dire una parola, proprio come lei gli aveva chiesto. Poteva sentire il suo corpo che tremava contro di lui, poteva sentire tutta l’agitazione della sua anima… ma non poteva chiederle niente ora, solo essere la sua consolazione. Tuttavia poteva riconoscere le dolci sensazioni che risvegliava l’avere il corpo di Candy tra le sue braccia. L’aveva abbracciata tante volte prima che Albert pensava che, essendo qualcosa di così comune tra loro, non avrebbe dovuto risvegliare sensazioni così nuove ed intense come quelle di adesso. Avere Candy vicino a lui, fusa in un abbraccio tanto perfetto, non faceva altro che svegliare il suo lato egoista e desiderarla tutta per sé, in modo che niente occupasse i pensieri della giovane se non lui.
    Nonostante la direzione che stavano prendendo i suoi pensieri, Albert allontanò quei desideri non appena si rese conto di quali fossero, poiché ora Candy aveva bisogno di lui. Intuì che in quel momento lo cercava più come amico che come fidanzato innamorato e si disse che le avrebbe dato il conforto che la sua amica cercava. Così la abbracciò, aspettando, mentre Candy chiudeva gli occhi, tranquilla poiché si trovava nel rifugio dove il dolore dei suoi ricordi non poteva raggiungerla.
    Vedendola così, Albert non poté evitare di pensare: “Candy, dov'è finito il tuo sorriso? Devi stare veramente molto male perché sia scomparso dal tuo viso...”

    * * * * *


    -È un sollievo sentire proprio dalla bocca del dottore che Robin guarirà.- Diceva un uomo alto di presenza imponente, capelli castani e profondi e insondabili occhi blu-verdi. Terence Grandchester camminava da un lato all'altro della stanza con passi lunghi e decisi, cercando di liberarsi di tutta la preoccupazione che aveva avuto fino ad allora. Le linee virili del suo viso erano decise ed intense, ma i suoi begli occhi blu-verdi gli conferivano un’aria di vulnerabilità cui poche donne potevano resistere. Per questo poteva rappresentare senza nessun problema un Romeo, o un Callisto... Non era incredibile pensare che fosse il tipo di uomo per il quale qualsiasi donna avrebbe dato la vita con gioia. Tuttavia ora i suoi occhi brillavano con furia, -Ma quella donna sbadata! Non voglio vederla vicino a mio figlio mai più!- Tuonò infine.
    Eleanor Baker era seduta vicino al letto del bambino vegliando il suo sonno con calma e pazienza, poiché il dottore le aveva detto che il bambino non si sarebbe svegliato almeno per un altro paio d’ore. Intanto guardava Terry, domandandosi se doveva dirgli chi era stata l’infermiera che aveva assistito all'operazione del suo nipotino. Mentre decideva, rispose: -La Signora Arroway si è distratta un momento. So che ci ha fatto preoccupare tanto... ma questi incidenti succedono. Ringrazio Dio che non è successo di peggio. I bambini sono così, figlio mio, approfittano della minima occasione per fare le loro monellerie.-
    Terry guardava imperscrutabilmente dalla finestra, quando disse con lo sguardo perso nel passato: -È un peccato che non sappiamo se io facessi lo stesso da piccolo, no?– Sottolineò con ironia, ricordando a sua madre che lo aveva abbandonato quand'era piccolo come Robin, lasciandolo al fianco di un padre che non aveva mai prestato la minima attenzione ai suoi slanci e marachelle infantili.
    Eleanor abbassò lo sguardo, ferita per il velato rimprovero. Era molto giovane allora e Richard le aveva offerto di portare con sé il piccolo Terence in Inghilterra, dove lo avrebbero educato come conveniva a un Lord. Le aveva detto che non gli sarebbe mancato niente, che avrebbe ricevuto la migliore educazione e che sarebbe stato il suo erede nel ducato.
    Eleanor, che aveva sentito il suo mondo crollare vedendo che il suo amato Richard sarebbe partito rinunciando a restare con lei, era così giovane che pensava che quelle cose fossero più importanti dell’amore di una madre e il calore di una casa, e dunque aveva accettato i progetti del Duca di Grandchester lasciando andare suo figlio con lui. All'ultimo momento si era pentita ed era corsa al porto cercando di evitare che portasse via Terry... ma era arrivata tardi, quando la nave era già salpata ed era impossibile fermarla. Così era solo arrivata per vedere partire Terry, piccolo e indifeso, che la guardava dalla coperta della nave con occhi curiosi.
    Dopo di quello, l’attrice non era andata a cercarlo pensando che suo figlio fosse felice essendo educato come un aristocratico e senza che nulla, di materiale almeno, gli mancasse. Convinta di questo aveva lasciato passare lunghi anni senza cercarlo e soltanto gli scriveva regolarmente. Era così giovane allora e si era sbagliata di grosso! Se ancora lei stessa non si era perdonata completamente, come poteva sperare che suo figlio, vittima dei suoi errori, lo potesse fare?
    -Terry...- L’attore si girò verso di lei e vide riflesso il suo sguardo negli occhi della madre, così simili ai suoi. -Io... Scusami, mamma- le disse Terry cercando di frenare la lingua, –Ci provo tanto, solo che a volte credo che non potrò dimenticarlo mai.-
    -Perdonare è dimenticare.- Eleanor recitò il verso di una delle sue recenti opere.
    -Lo so.- accettò Terry, -E già ti ho perdonato. O almeno, ho provato a comprendere i motivi che ti hanno spinto a consegnarmi a mio padre... nonostante non li condivida, li comprendo perché eri giovane e ancora inesperta della vita. Quando uno è così giovane...- continuò a dire Terry abbassando lo sguardo, rimescolando i ricordi dentro, -si commettono tanti errori e ancora di più in nome di qualcosa considerato un “dovere”. Se non lo so io, che per uno di questi errori mi sono condannato a vivere in un incubo- terminò dicendo con lo sguardo adombrato.
    Eleanor guardò, costernata, il viso tormentato di suo figlio. Era vero che Terry ora era un grande attore, coronato dalle dolcezze della ricchezza e del successo, oltre ad avere un figlio stupendo e apparentemente tutto quanto serviva per essere felice, ma sua madre sapeva che nel profondo della sua anima, il suo cuore era preda di notti nere e amare e il suo spirito era posseduto da un’intensa disperazione. Che i giorni della sua vita erano solo una successione di eventi senza colore mentre cercava inutilmente di trovare un motivo nuovo che gli permettesse di sentirsi vivo non unicamente per il fatto di continuare a respirare.
    Se Eleanor aveva dubitato fino ad ora se dirgli chi aveva visto, vedere quella espressione di disperazione nel suo amato Terry le fece decidere di dirgli di Candy. La spaventava l’idea di spingerlo di nuovo verso la sofferenza, ma pensò che c’erano cose nella vita che dovevano essere sempre perseguite anche se nel mentre si sarebbe sofferto un poco. Era per queste cose che valeva la pena vivere. Guardò suo figlio con amore di madre. -Terry, c’è qualcosa che devo dirti. Poco fa c’erano due infermiere che si occupavano di Robin.-
    -Lo so, mi sono scontrato con una di loro quando sono arrivato...-
    -Una di loro era Candy- gli rivelò Eleanor.
    Terry si girò a guardarla sorpreso, mentre poco a poco il suo sguardo si inondava con una luce di incredulità e speranza. Per un momento, la vita smise di sembrargli indifferente se alla fine di tutto poteva vedere nuovamente una faccina piena di lentiggini. La vita recuperava un poco di significato se poteva vederla, almeno da lontano, un’altra volta.
    -Candy...!– Esclamò lentamente, assaporando sulle labbra il dolce miele di quel suono. Non c’era notte in cui non lo ripetesse, riparato sotto il manto dell’oscurità, anche in quelle notti in cui Susanna dormiva accanto a lui. -Lei... È ancora qui...-

    Non che non ricordasse che era stato in quello stesso ospedale, il Santa Joanna, dove lei aveva studiato e dove un’intera notte lui aveva atteso il suo ritorno seduto sulle scale. Da quando Terry era arrivato a Chicago tutto gli ricordava Candy: sentiva la sua presenza in ogni strada, in ogni edificio, in ogni persona di quella città e in ogni palpito del trambusto urbano... come una fragranza che galleggiasse nell'aria avvolgendo ogni cosa, invisibile ma inesorabile. E non era solo che quella città in particolare gli ricordasse Candy: lei lo accompagnava sempre nei suoi ricordi, qualunque fossero i luoghi in cui si trovava. Stare nell'ospedale intensificava la sensazione della sua presenza, anche se lui non aveva minimamente immaginato che avrebbe potuto incontrarla lì. L’ultima volta che l’aveva vista, Candy stava alla Casa di Pony e seguiva i piccoli ed egli immaginava che la sua vita l’avesse portata in quella direzione, allontanandola da Chicago.
    -Candy è qui!- Esclamò Terry, quasi senza fiato, e uscì di fretta senza guardare indietro, concentrato solo sulla sua ansia di incontrarla. Non guardò né Robin né Eleanor... Un solo nome e un solo viso occupavano la sua mente ripetendosi incessantemente nei suoi pensieri, come l’eco dei suoi passi mentre percorreva i corridoi dell’ospedale: Candy... Candy... Candy...
    Il suo cuore ardeva ansioso davanti alla possibilità di vederla. Si dirigeva con tanta risolutezza verso la Centrale di Infermeria che diverse teste si girarono a guardarlo mentre passava, incuriosite da tale urgenza e determinazione. Più di una signora riconobbe Terence Grandchester, l’attore di Broadway, ma videro tale decisione nel suo sguardo che non si azzardarono ad attraversargli il cammino. Mentre Terry camminava per i corridoi, totalmente estraneo alla curiosità che sollevava il suo passaggio, la sua mente lavorava freneticamente domandandosi cosa avrebbe fatto quando avesse avuto Candy davanti a lui... Che le avrebbe detto? Come sarebbe stata lei adesso? Erano passati cinque anni dall'ultima volta che si erano visti. Sicuramente era cresciuta, avrebbe avuto i capelli più lunghi, nuove curve sul corpo... ma avrebbe avuto lo stesso brillio malizioso negli occhi, lo stesso sorriso radioso, lo stesso carattere coraggioso e forte. Sarebbe stata la stessa Candy dei suoi ricordi, che ancora amava con lo stesso impeto della sua adolescenza?

    Nel gabinetto della Centrale delle Infermiere c’erano cinque di loro che si occupavano di diverse attività. Terry mise rumorosamente entrambe le mani sul bancone per richiamare la loro attenzione, la qual cosa funzionò perché tutte si girarono sorprese.
    -Dov'è Candice White?- Chiese senza preamboli, –Ho bisogno di vederla ora.-
    -C’è qualche emergenza, signore?– gli chiese una di loro quando percepì la fretta di Terry, -Noi potremmo aiutarla.-
    -No. Cerco la Signorina Candice White...-
    In quel gruppo di infermiere c’era Camilla, che stava mettendo in un vassoio vari liquidi antisettici prima di tornare nella stanza di Robin per medicare le sue ferite. Guardò Terry con molta curiosità, particolarmente incuriosita dalla sua premura di vedere Candy, soprattutto dopo aver visto il comportamento contraddittorio della sua amica che aveva lasciato l’ospedale abbandonando i suoi compiti.
    -Non è qui, Signor Grandchester.– Si fece avanti Camilla per spiegare, -È dovuta uscire a causa di una emergenza, ma tornerà per il suo turno di domani.-
    Vedendo l’amabilità di quella ragazza, Terry si dispiacque di essersi comportato con modi così bruschi. -Io... Grazie.– le sorrise, e più di una infermiera trattenne il fiato, –Sa dove la posso trovare, signorina? Sono un suo vecchio amico e mi farebbe molto piacere vederla.-
    Camilla per qualche secondo dubitò se informarlo sull'attuale sistemazione di Candy, ma la presenza di Terry era così forte ed era tanta l’ansia che dimostrava per vederla, che pensò che a Candy non sarebbe dispiaciuto se le mandava a trovarla qualcuno tanto bello... magari le avrebbe addirittura sollevato lo spirito. Inoltre lui aveva detto che erano buoni amici e Camilla era già stata testimone che effettivamente Candy e l’altra attrice, Eleanor Baker, si trattavano con molta familiarità. Candy doveva essere un’amica di famiglia.
    -Può trovarla a Riverside Lane, a casa dei Cornwell...-
    -Da Archie e Stear? Vive con loro?-
    Camilla si sorprese un po’ a sentire la sua domanda. Quanto era vecchio questo amico se non aveva saputo della morte di uno dei cugini più amati di Candy?
    -No, Signor Grandchester. Il Signor Alistair Cornwell è morto da qualche anno nella Grande Guerra... Candy ora sta vivendo con il Signor Archibald Cornwell e sua moglie Annie.-
    La notizia sorprese Terry. Stear era morto! Ricordò che bel tipo era, entusiasta e amabile... così distinto dal suo impostato fratello. Era terribile, una vera pena. Anche egli sapeva quanto Candy gli volesse bene e immaginò il dolore che aveva provato per la sua morte... Desiderò esserle stato accanto per abbracciarla e consolarla come sicuramente aveva avuto bisogno. La morte porta sempre con sé dolori così profondi e perdite tanto grandi, che non è mai buono affrontarla da soli. Chi era stato l’appoggio di Candy in quei terribili momenti? Smise di pensare a quello e ripensò alle parole dell’infermiera.
    -Archie e Annie si sono sposati!- Esclamò Terry subito e quando si rese conto di questa cosa, pensò anche a qualcosa che mai si era permesso di pensare: che forse anche Candy era già sposata. La sola idea lo fece impallidire...
    Camilla non si accorse della sua reazione e proseguì dicendo: -Non solo si sono sposati, ma hanno anche una bellissima bambina e aspettano il loro secondo bebè- Aggiunse Camilla sorridendo, immaginando di dargli belle notizie. E poi per indicare l’abitazione di Candy, aggiunse dicendo, –È anche possibile che possa trovare Candy alla Villa del suo fidanzato, il Signor William Albert Ardlay...-

    Quelle ultime parole caddero sull'animo di Terry come un secchio di acqua fredda. L’ultima frase fece eco nella sua mente, trapanandola senza misericordia: “...del suo fidanzato, il Signor William Albert Ardlay...”. << Fidanzato ?? >> Terry fece un passo indietro come se avesse ricevuto un colpo in pieno viso. Candy era fidanzata con un altro... E quest’uomo era Albert, l’uomo che si era scoperto essere in realtà il potente patriarca degli Ardlay: il tutore di sempre di Candy, l’uomo che Terry considerava suo amico e con il quale ancora manteneva una corrispondenza più o meno regolare. Nelle lettere che si scrivevano, Albert commentava con Terry quanto fosse difficile per lui essere il capo degli Ardlay, gli parlava dei suoi nuovi obblighi... gli scriveva anche dei posti lontani che visitava, raccontandogli della loro gente e dei loro costumi.
    In cambio, Terry gli raccontava della vertiginosa salita nella sua carriera e delle emozioni delle scene. Della sua decisione di sposare Susanna e, tempo dopo, della nascita di suo figlio. C’era tanto cameratismo nelle parole che si scambiavano e in quelle rivelavano tanto di loro stessi che entrambi continuavano a considerarsi amici nonostante non si vedessero da tanto tempo. C’era solo un tema che era vietato: Terry non chiese mai di Candy e Albert non scrisse mai di lei. Era un tema così presente nelle loro vite che non ci fu mai bisogno per loro di scriverne. E proprio ora Terry veniva a sapere che Candy si era fidanzata con Albert. Semplicemente non lo poteva credere. Non poteva concepire qualcosa del genere: Albert era sempre stato il benefattore di Candy, il suo amico, la sua consolazione... Quando quella amicizia si era trasformata in amore? Quando avevano cominciato a guardarsi con altri occhi? Accidenti! Quando?! Terry strinse i pugni, il suo sguardo prese sfumature selvagge... le immagini di Candy che condivideva momenti speciali con qualcun altro, le carezze... con Albert! Era cosa da diventare matti. Proprio con l’uomo che Terry aveva considerato per tanto tempo il suo unico amico... Con Albert!? Quando?!

    -...Qualsiasi carrozza può portarla lì, Signor Grandchester...- Continuava a dire Camilla, ma mentre vedeva la trasformazione di Terry la sua voce si spegneva sempre più, timorosa vedendo tanta furia trattenuta negli occhi di qualcuno.
    Terry non disse più niente uscì di fretta per montare sulla sua auto decappottabile. Si lanciò a tutta velocità per le strade di Chicago per far sì che la velocità del vento portasse via tutti i suoi dubbi, la sua furia, il suo dolore... ma non guidava senza meta anzi aveva una meta ossessiva nella sua mente: Villa Ardlay. Doveva affrontare Albert e chiedergli cosa era successo, come si era azzardato sapendo dell’amore per lei che ancora ardeva nel suo petto... doveva chiedergli, gridargli il suo dolore e reclamare...
    ... Albert e Candy ...
    Accelerò ancora di più, desiderando affrontare quell'uomo che gli rubava il suo ricordo più prezioso. La sua Candy! Se Albert si era permesso di colpirlo con la frusta di quel tradimento, egli l’avrebbe affrontato per restituirgli il colpo... Quando?! Ma mentre per un secondo attraversò la sua mente l’idea di una lotta con Albert, questo lo aiutò a vedere quanto fossero assurdi e irrazionali il suo comportamento e le sue reazioni. Ricordò il suo amico Albert, l’uomo amante della natura e della libertà... L’uomo che viveva senza catene, come egli stesso aveva sempre desiderato fare. L’uomo che sempre lo aveva protetto disinteressatamente, che gli aveva fatto il più grande dei favori avendo cura e proteggendo Candy durante il periodo in cui egli stesso l’aveva abbandonata per adempiere ai suoi obblighi con Susanna. Che giorni neri! Ma Albert si era preso cura di Candy disinteressatamente...
    “Cosa? Disinteressatamente?” Chiese una maliziosa vocina dentro di lui, che fece tacere immediatamente.
    Inoltre, perché si comportava così? Chi era lui per sentirsi tradito da qualcuno? Non aveva nessun diritto dal momento che aveva deciso di restare accanto a Susanna. Anche se la sua anima era andata dietro a Candy da quella notte a New York, lei non doveva farsi carico di questo peso... lei doveva fare la sua vita e seguire un nuovo cammino. Come poteva lui essere capace di chiedere fedeltà al ricordo di un uomo che si era tirato indietro in un momento in cui lei, felice e piena di sogni, era andata ad incontrarlo con la speranza di una vita insieme? Un uomo che l’aveva abbandonata per fare ciò che era “il suo dovere”? Accidenti, come si permetteva?! Dopotutto, e per quanto avesse cercato di evitarlo, egli non si era comportato molto diversamente da come aveva fatto il Duca di Grandchester con sua madre… Come poteva esigere qualcosa da Albert? E ancor più, come esigerlo da Candy?

    La velocità dell’auto di Terry diminuiva mano a mano che i suoi pensieri prendevano un’altra direzione; mano a mano che egli prendeva coscienza di ciò che stava facendo e, peggio ancora, di ciò che stava sul punto di fare. E allora, come uno scherzo del destino, ricordò che non importava quale fossero le sue furiose intenzioni poiché non poteva andare a Villa Ardlay: non sapeva nemmeno che direzione prendere. Fermò all'improvviso la macchina e scoppiò a ridere di una risata amara, come un modo per allontanare l’immenso dolore che gli strappava l’anima, sorpreso dalla crudeltà del suo destino. Era nella stessa città di Candy, ma lei non ci sarebbe stata più per lui... Candy… Desiderò averla presa all'epoca del collegio, quando lei era lì alla portata della sua mano ed egli non doveva correre dietro a vane chimere per raggiungerla. Era lì, e lui aveva perso tempo con giochetti stupidi cercando di negare la voce del suo cuore che gli gridava che lei era il rifugio che lo avrebbe protetto da tutte le sue angustie… Abituato a soffrire sin da piccolo, si era costruito una corazza che lo proteggeva dal mondo esterno. La cosa brutta è che lo aveva protetto anche dalla stessa Candy. Ma allora Terry era solo un ragazzo inesperto, quanto alla piacevole sensazione di ricevere amore… era per quello che i suoi sentimenti per quella “Tarzan Tutte Lentiggini” lo avevano confuso così tanto che aveva rifiutato di ammetterli, fino a che era stato troppo tardi. Ma era solo un ragazzo allora. Se fosse stato un poco più adulto…
    Poi pensò ad Albert. Se c’era un uomo che meritava l’amore di Candy e che avrebbe potuto renderla felice, quell'uomo era senza dubbio Albert Ardlay. Terry cercò di rallegrarsi per lui… ma non ci riuscì. Era impossibile provare gioia sapendo che la compagna di vita di Albert sarebbe stata la sua Candy. Ma, anche se non poteva rallegrarsi, decise almeno che lo avrebbe accettato. Se qualcuno meritava un po’ di felicità senza dubbio quella persona era Candy… Perché andare ora a tormentarla con fantasmi del passato se lei finalmente, da diversi anni, era riuscita a lasciarseli alle spalle? Restò ancora qualche minuto sull'auto fino a che si calmò un altro po’. Poi decise che sarebbe tornato all'ospedale poiché voleva essere lì quando Robin si fosse svegliato. Se già aveva commesso uno dei peccati che tanto aveva odiato in suo padre, almeno avrebbe evitato di commettere il secondo di quelli…

    * * * * *


    Tallahassee, Florida. Agosto 1919

    Cara Candy,
    non ti chiedo come stai perché dalla tua ultima lettera sospetto che tu sia molto impegnata con i preparativi per il tuo matrimonio, ma ti immagino felice. In verità mi ha preso di sorpresa il tuo annuncio che ti saresti sposata con il Signor Albert. Anche Annie mi ha scritto per dirmelo ma la tua lettera è arrivata prima. So che uomo meraviglioso è Albert, quanto ti ama e che sarai molto felice con lui.

    Solo che mi dispiace molto dirti che non sarò presente al tuo matrimonio. Succede che, nonostante siano passati tanti anni, ancora mi fa male profondamente stare a Chicago e visitare i luoghi dove io e Stear abbiamo camminato insieme. Quando venni per la nascita di Katie fu molto difficile per me sorridere tutto il tempo per non intristire con i miei ricordi il momento felice di Annie e Archie. Non voglio fare lo stesso a te e al Signor Albert, così che ricevi i miei auguri da qui...

    Mi domando se un giorno potrò ricordare Stear con allegria, allo stesso modo in cui tu finalmente riesci a ricordare Anthony. Sei stata molto fortunata ad avere Terry in quei momenti affinché ti aiutasse ad uscire da quell'abisso nero e profondo dove cadiamo tutti noi che perdiamo la persona amata... affinché ti aiutasse a conoscere il significato dell’amore ancora una volta.

    A proposito, Candy, hai dimenticato già Terry? Non lo nomini mai nella nostra corrispondenza e credo di indovinare, dall'assenza del suo nome nelle tue lettere, che ancora ti turba il suo ricordo... Perdona questa amica che ti dice queste cose, ma desidero solo che tu sia felice.

    Con affetto,
    Patty

    * * * * *


    Quando Candy tornò all'ospedale il giorno seguente, seppe da Camilla che Terence Grandchester l’aveva cercata. Il suo cuore si agitò di nostalgia, ma aveva già avuto tempo per controllare le sue emozioni vicino ad Albert e aveva ritrovato l’integrità necessaria per affrontare qualsiasi incontro con Terry, o con Susanna. Tuttavia, non aveva detto nulla ad Albert di quanto era successo quel giorno... semplicemente aveva chiesto e accettato il suo appoggio. Non aveva detto niente nemmeno a Annie o a Archie poiché confidava che Terry continuasse per la sua strada e che tutto continuasse come se non fosse successo niente. Avrebbe potuto fare questo anche lei?
    Ora che era rientrata in ospedale, Candy decise fermamente che avrebbe evitato il più possibile di avvicinarsi all'area di pediatria per evitare qualunque incontro con Terry. Aveva deciso che lo avrebbe lasciato riposto nell'angolo dei suoi ricordi dove era stato durante tutti questi anni: lui aveva Susanna e un bel figlio di entrambi; aveva la sua famiglia. E lei aveva fatto una promessa ad Albert e non poteva ferirlo un’altra volta. Era meglio che le cose continuassero come erano state finora... Era meglio non vedersi. Ma…

    “… Non c’è nostalgia peggiore
    che rimpiangere quello che non è mai successo …”

    Passarono un paio di giorni, e anche se Candy continuava ad essere ferma nella sua idea di evitare Terry, non poteva evitare di conoscere dalle labbra di Camilla come si evolveva la situazione del piccolo Robin e come sua nonna e suo padre vegliavano il suo sonno, facendogli compagnia ogni volta che potevano. Candy fu tentata di chiedere più di una volta di Susanna, ma l’abitudine di evitare di occuparsi della vita di Terry pesò di più sul suo animo. Se quella strategia le era servita per allontanare il ricordo di lui, perché cambiarla ora che il suo desiderio era che le cose restassero uguali?
    Camilla osservava i tentennamenti di Candy nei riguardi del suo piccolo paziente e pensò solo che quella storia era molto strana. Ancor più strano le sembrò quando, alcuni giorni più tardi, Candy le chiese di informarla quando il piccolo Robin Grandchester fosse sveglio e senza visite. Quando l’avvisò, Candy si diresse con decisione, con un giochino in mano, verso la stanza del bambino mentre la sua collega la seguiva con curiosità. Quando Candy entrò nella stanza, il piccolo giocava con uno strano rompicapo di legno, concentrato nel riuscire a incastrare i pezzi. Quando lo vide provò un po’ di pena... Era così piccolo e doveva stare bloccato in un letto! Immediatamente ricordò che proprio quella era stata la sorte che era toccata a sua madre. In quel letto anche Susanna appariva tanto indifesa e fragile; il bambinetto aveva una certa aria di lei, forse il colore degli occhi. Ma l’atteggiamento, le labbra, lo sguardo malizioso... quello senza alcun dubbio l’aveva ereditato da Terry. Candy sentì nuovamente una stilettata al cuore e si domandò perché fosse andata lì. Sentendo la sua presenza, Robin alzò la vista dal rompicapo e guardò Candy con ansia, come se desiderasse da un po’ che arrivasse qualcuno. -Voglio del latte...- Disse il bambino e aggiunse un sorriso che fece stringere il cuore di Candy. Quel sorriso! Era tanto che non lo vedeva...
    -Ciao, Robin- Si fece avanti verso di lui, -Ti porterò il latte... Ma prima volevo darti questo- e gli porse una scatolina che, aprendola, faceva saltare un piccolo pagliaccio di stoffa che aveva una risata musicale.
    Il bambino allungò le manine ansiose e prese la scatolina guardandola meravigliato. -E voglio che mi leggi un racconto...- Candy sorrise davanti alle richieste del bambino, che sembrava insaziabile. Era un bel bambino. -Ah, sì? E quale racconto preferisci che ti legga?-
    -Amleto!- Candy scoppiò in una risata quando lo sentì; decisamente era la risposta che si sarebbe aspettata da un figlio di Terry. Niente affatto convenzionale.
    -Molto bene, Robin. Prima andrò a prendere il tuo bicchiere di latte, torno subito.- Candy si girò e stava per uscire quando sentì la vocina di Robin. -Ma mi leggerai il racconto, vero? Tutti sono occupati e nessuno ha tempo.-
    Candy gli strizzò un occhio: -Ci proverò!- E uscì nel corridoio dove Camilla la aspettava. -Il bambino ha sete, Camilla. Spero non ti dia fastidio che lo segua io un momento e gli porti un po’ di latte.- Le disse e prima di dirigersi alla cucina si trattenne per chiedere, –Credi che venga il padre di Robin?-
    -Non credo, Candy. Se n’è andato circa un’ora fa... e mi ha avvisato che la Signora Baker arriverà tra due ore. Devono star lavorando molto duramente per l’opera.-
    -L’opera?-
    -Non lo sai?- Si sorprese Camilla, -Dove sei stata in questi ultimi giorni? Suppongo che i preparativi del matrimonio non ti lascino tempo libero. Tutta Chicago sta parlando di questa cosa: è un fatto senza precedenti. La grande Eleanor Baker e Terence Grandchester reciteranno insieme per la prima volta, qui a Chicago. È un nuovo lavoro teatrale.-
    “Terry che recita!” Pensò Candy “E tutta Chicago lo sa...”. Allora dovevano saperlo anche Albert, e Annie e Archie… Perché nessuno le aveva detto niente?
    -Di fatto- continuò Camilla, -Jason lavora con uno dei patrocinatori dell’opera e assiste continuamente alle prove. Due giorni fa c’è stata una riunione che hanno tenuto con la compagnia teatrale di Hathaway, cui io e Jason abbiamo partecipato, lì mi ha presentato in modo molto formale a tutti gli attori. Anche se dopotutto io già conoscevo il Signor Grandchester e la Signora Baker.- Candy sentì il modo in cui la sua amica si riferiva a loro e dedusse che Camilla non sapeva nulla della parentela che li univa. E come se quella le avesse letto nel pensiero, le chiese -Ascolta, Candy… La figlia di Eleanor Baker è la moglie di Terence? Ho sentito che non può camminare. Deve essere molto difficile per lei avere una figlia bloccata a letto, no? Immagina cosa devono aver provato quando hanno saputo che forse a Robin sarebbe toccata la stessa sorte.-
    Quella cosa confermò a Candy che la relazione tra Terry e la Signora Baker non era pubblica, e per quello decise di non rispondere ancora a Camilla. Tuttavia si disse che avrebbe dovuto parlare a lungo con la sua cara amica di tutto quello che stava succedendo poiché erano troppe le cose che le stava nascondendo. E doveva affrontarle ora che aveva saputo che la presenza di Terry a Chicago sarebbe stata lunga. Cercando di allontanare il turbamento che le aveva provocato la notizia, Candy si diresse verso la cucina per uno spuntino per il bimbo. Quando tornò nella stanza con un vassoio tra le mani, Camilla era ancora lì. -Candy, sei ancora di turno?-
    -No.- le rispose lei sorridendo davanti all'entusiasmo che mostrò Robin quando vide che gli portavano il latte che tanto desiderava, –E così prima di andarmene a casa, leggerò Amleto a Robin.-
    I gridolini di entusiasmo del piccolo aumentarono.
    -Ma, Candy, dovresti usare il tuo tempo libero per occuparti del tuo matrimonio. Leggerò io per il bambino.-
    -La zia Prudence, la Signora Elroy e Annie si occupano di tutto– le chiarì Candy, –E sono felici di farlo. Inoltre ora non c’è nulla da fare– si girò verso il bambino e gli strizzò un occhio, -Preferisco leggere per Robin.-
    -Sì!- gridò il bambino un’altra volta, visto che per un secondo aveva pensato che sarebbe rimasto senza lettura.
    Camilla passò a Candy i libri che stavano sul comodino accanto e si dispose ad uscire. -Qui ci sono i libri che gli leggono il padre e la nonna. Credo che in mezzo ci sia quello che desidera. Ci vediamo dopo, Candy- Si girò prima di uscire dalla porta, -Ciao Robin.-
    -Ciao signorina Camilla!– la salutò il bambino cominciando a divorare i biscotti e il latte dal vassoio che Candy aveva messo davanti a lui.
    -Molto bene, cominciamo- gli disse Candy accomodandosi su una sedia vicino al suo letto. Mentre Candy cercava il libro richiesto, le sue mani sentirono la morbida consistenza della copertina di pelle un po’ maltrattata, i fogli flessibili dal tanto uso. Ricordò il libro che Terry aveva perso quella sera in Scozia il giorno che egli le aveva rivelato la sua passione per il teatro e pensò a quante volte Terry aveva sfogliato quello stesso libro che lei adesso aveva tra le mani... Quante volte gli occhi di lui avevano scorso le stesse righe che lei stava per leggere. Improvvisamente provò un’emozione molto particolare al tenere tra le mani quei libri che anche Terry aveva toccato, come se per mezzo loro le carezze che lui aveva fatto a quelle pagine potessero resistere e passare per arrivare fino alle mani di lei.
    “Terry” pensò lei, cercando di immaginare come sarebbe apparso egli adesso “È tanto tempo che non ci vediamo... Tanti anni da quando ci siamo detti addio. Come sei ora? Sei sempre lo stesso?”
    Quando si rese conto di ciò che stava pensando cercò di allontanarlo dalla mente. Pensò che non era stata una buona idea andare a trovare Robin perché le aveva riportato sensazioni dimenticate e dolorose... ma ormai era lì e non c’era niente da fare che continuare ad andare avanti. Il bambino la aspettava con un silenzio di attesa e impaziente, così che Candy prese il libro di “Amleto” e cominciò a leggerglielo. Il bambino la ascoltava con attenzione, facendo ogni tanto una domanda, ma non c’era il minimo dubbio che aveva ascoltato il racconto varie volte prima poiché a volte anticipava i fatti che Candy stava per narrare. Nonostante fosse così piccolo e avesse un vocabolario così scarso, Candy ammirò l’abilità che aveva a comprendere la trama. Forse suo padre o sua madre glielo avevano letto fino allo sfinimento, o forse l’unica cosa che gli piaceva era ascoltare le parole dalle labbra di qualcuno anche senza comprenderle del tutto.
    Mentre leggeva per lui, Candy guardava i suoi capelli castani un poco ondulati che incorniciavano una dolce faccetta angelica e innocente: non c’era dubbio che quegli enormi occhi celesti erano di Susanna, ma le labbra e l’atteggiamento erano di Terry, o del Duca di Grandchester che lei aveva avuto l’opportunità di conoscere a Londra. Ah! Ecco che tornava ai giorni di Londra...
    -Come ti chiami?– Subito la domanda di Robin la fece tornare dal viaggio che stava sul punto di intraprendere con i suoi ricordi. Anche se lei continuava con la sua narrazione, la domanda del bambino non aveva relazione con la lettura ma mostrava che egli provava curiosità nei suoi confronti.
    -Mi chiamo Candice White. Ma gli amici come te, mi chiamano Candy...-
    Più lo guardava e vedeva quanto fosse bello e ingenuo, più Candy si convinceva che aveva fatto bene a farsi da parte perché Terry restasse con Susanna. Entrambi dovevano essere felici se avevano un figlio così bello e soprattutto così felice, cosa che indicava che viveva in una casa piena di amore e armonia. A Candy si annebbiò la vista a pensarlo e a ricordare come al suo ritorno a Chicago da New York, lei stessa aveva osato immaginare un futuro con Terry e con un loro figlio tra le braccia. Ma quello non era successo né sarebbe mai successo. Al posto di quel sogno c’era in questo mondo un grazioso Robin Grandchester-Marlowe, e i suoi figli sarebbero stati degli Ardlay. Quando il destino decideva, non c’era modo di cambiare le cose...
    Candy continuò a leggere per circa un’ora e poi chiuse il libro per andare via. Anche se Camilla le aveva detto che la prossima persona ad andare ad occuparsi di Robin era Eleanor, e Candy non aveva nessun problema ad incontrarsi con lei, l’infermiera decise di sfuggire all'incontro per evitare anche domande tra loro. Candy aveva creduto che man mano che passavano i giorni sarebbe stata più preparata a vederli, ma la realtà era che più passava il tempo e più i suoi pensieri si confondevano.
    Mentre Candy se ne stava andando, Robin le chiese: -Tornerai domani... Candy?-
    -Non credo, Robin. Ho molto lavoro. Ma tornerò un altro giorno.-
    Tuttavia era successo che, senza poterlo evitare, Candy era tornata di nuovo il giorno seguente.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a lunedì per il Capitolo 4
     
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    Capitolo 4
    La melodia di Terry


    “Come in un libro aperto
    leggo dalle tue pupille nel fondo;
    perché fingono le labbra
    risa che si smentiscono con gli occhi?

    Piangi! Non ti vergognare
    di confessare che mi hai amato un poco.
    Piangi! Nessuno ci guarda.
    Vedi: sono un uomo … e piango anch'io!”
    (Gustavo Adolfo Bécquer)


    Era poco più di una settimana che Candy andava a leggere tutti i giorni nella stanza del piccolo, evitando comunque ogni possibile incontro con Eleanor Baker o con Terry, i quali sembravano essere le uniche due persone che visitavano quotidianamente il bambino. Candy giocava con Robin, lo consolava per il dolore che ancora sentiva alla gamba e gli raccontava come anche a lei piacesse molto arrampicarsi sugli alberi. Gli promise persino che un giorno gli avrebbe insegnato a farlo bene così da non cadere più. Durante quelle visite, Candy si diceva che la ragione per la quale continuava a tornare accanto a Robin era per convincersi che aveva fatto la cosa giusta a spingere Terry nelle braccia di Susanna. Senza dubbio Terry doveva amare colei che gli aveva dato un figlio così bello. Il bambino anche sembrava apprezzare le visite giornaliere di quell'infermiera così divertente, infatti lo sorprendeva progettando sempre qualcosa di nuovo da fare assieme.
    Una sera di quelle in cui Candy già aveva visitato Robin e si preparava per uscire, Camilla la raggiunse per uscire insieme dicendole che aveva una sorpresa in serbo per lei. La giovane sembrava particolarmente felice già da qualche giorno e Candy si domandò se fosse arrivato il momento di conoscerne la ragione. Quando lei e Camilla scesero le scale di ingresso dell’ospedale, Candy si sorprese che davanti ci fosse una carrozza che le aspettava. La carrozza portava su entrambi gli sportelli lo stemma dei Cornwell e a cassetta Candy riconobbe Peter, il cocchiere di Annie e Archie. Per quello non si sorprese che salendo a bordo della carrozza, ci fosse dentro proprio Annie ad aspettarle.
    -Andremo in una bella caffetteria che conosco vicino al centro- disse loro Annie appena la carrozza si mise in cammino, –Fanno dei pasticcini deliziosi e tutti sono così occupati ad assaporarli che avremo l’intimità sufficiente perché Camilla possa raccontarci il suo segreto.-
    -Sì, ci hai molto incuriosito- ammise Candy.

    Il posticino che Annie aveva scelto era una pittoresca caffetteria i cui tavoli erano disposti all'aria aperta. Da lì si poteva osservare il traffico delle strade e godersi il gradevole clima della sera. All'ingresso c’era un carrello di pasticcini e Candy scelse il più grande che c’era... Annie chiese solo un tè e Camilla non volle mangiare niente subito, tanto era emozionata per la notizia che stava per raccontare loro. Si sedettero al tavolo più vicino all'entrata poiché Annie non poteva camminare troppo al suo ottavo mese di gravidanza e non doveva fare sforzi inutili. Camilla si sedette tra le sue due amiche e prima di parlare, si girò molto seriamente verso Candy. -Prima di dire qualsiasi cosa- iniziò Camilla, –voglio chiedere io qualcosa a te, Candy. Siccome non hai detto niente e si vede che ti succede qualcosa, sono andata da Annie per chiederle del tuo comportamento. Le ho chiesto della misteriosa relazione che hai con Terence Grandchester...- Candy quasi saltò dalla sua sedia, -...ma lei non ha voluto raccontarmi niente e mi ha detto di chiederlo a te.-
    Candy guardò Annie, che sembrava sorpresa quanto lei dalla domanda di Camilla. Quella ragazza era sempre così diretta. -Cosa ti fa pensare che ho una relazione “misteriosa” con Terence Grandchester?- rise Candy, nervosa, –Siamo vecchie conoscenze...-
    -Sì, sì... Per questo lui corre a cercarti e diventa un toro furioso quando sa che sei fidanzata con il Signor Ardlay... Per questo tu eviti di incontrarlo, ma dimostri grande interesse per Robin. Andiamo, Candy! Se non vuoi parlarmene dimmelo e non ti chiederò niente più.-
    Candy la guardò, indecisa. Non aveva mai raccontato a Camilla niente su Terry perché, quando l’aveva conosciuta, Candy già si era convinta che Terry Grandchester fosse nel passato e che lì era dove dovesse restare. Non voleva ricordare la storia che avevano vissuto insieme fino a che non fosse arrivato il giorno in cui i ricordi fossero riemersi senza dolore. Non aveva raccontato niente a Camilla aspettando quel giorno; ma quel momento non era mai arrivato fino ad ora.
    -Camilla ha ragione, Candy- le disse Annie, comprendendo la amichevole curiosità dell’infermiera dagli occhi di miele, -In quanto tua amica, credo che dovrebbe sapere...-
    Candy abbassò lo sguardo cercando il coraggio per raccontare tutto. Con Terry che girava nuovamente così intorno alla sua vita, ella ultimamente non aveva pensato ad altro che alla storia che avevano condiviso. Dunque si decise e finì per raccontare a Camilla che durante il suo viaggio a Londra per studiare al Collegio di Saint Paul, in una notte brumosa in mezzo all'oceano, aveva conosciuto Terence Grandchester. Senza entrare troppo nei dettagli, le raccontò delle tante discussioni con Terry, della sua insolenza ribelle... Di come lui l’avesse aiutata a superare la morte di Anthony, la cui storia Camilla conosceva bene. Candy proseguì raccontandole dei suoi giorni accanto a Terry e di come entrambi condividevano la predilezione per lo stesso posto nel collegio dove si dedicavano a rilassarsi dalla disciplina; e poi come quel posto che lei aveva chiamato la Seconda Collina di Pony era diventato lo scenario di molti loro incontri.
    Candy le raccontò anche di quelle indimenticabili vacanze in Scozia... Della dolcezza che aveva scoperto in Terry. Di come egli si era infilato poco a poco nel suo cuore e della trappola che Eliza le aveva teso per separarli. Della mattina in cui Terry se n’era andato da Londra per salvarla e come, in quel preciso momento in cui lo vedeva andar via, si era resa conto di quanto lo amasse. Continuò ricordando come era ritornata in America per rendersi conto che lui già aveva iniziato la sua carriera di attore quando lei cominciava a studiare da infermiera. Le parlò degli incontri falliti con Terry, fino a che era riuscita a raggiungerlo a New York dove recitava in Romeo e Giulietta. E allora era entrata in scena la madre di Robin, Susanna Marlowe: le raccontò dell’incidente e del sacrificio dell’attrice per Terry. Mentre lo sguardo le si annuvolava, Candy aveva ricordato per se stessa -quasi dimenticando che Camilla e Annie l’ascoltavano- come si erano detti addio promettendosi di essere felici. Quella era la storia sua e di Terry.
    -Candy!- esclamò Camilla contrariata quando la sua amica terminò il suo racconto, -Quanto devi aver sofferto. È una storia così triste! Così sei stata innamorata del bel Terence Grandchester, e lui di te. Che pena che sia finita così!-
    Candy non disse niente, persa nei suoi ricordi, mentre Annie la guardava cercando di leggere i suoi pensieri sul suo volto.
    -È positivo che lui abbia potuto formare una famiglia e che tu abbia potuto dimenticarlo e abbia trovato l’amore con il Signor Ardlay- Camilla arricciò il naso maliziosamente, –A volte è molto difficile dimenticare, ma sempre possibile. Lo saprò bene io!– la ragazza le strizzò l’occhio, alludendo a tutte le storie che aveva avuto durante la sua vita.
    Tuttavia Annie guardava la sua amica con una certa preoccupazione. Nonostante tutta quella storia del fidanzamento con il Signor Albert, non era molto convinta dei motivi veri di Candy. Annie la conosceva tanto bene che percepiva che il deliberato silenzio di Candy per tanto tempo su qualsiasi tema che riguardasse Terry non si doveva necessariamente al fatto che lo avesse dimenticato... Magari, per il bene di Candy, si stesse sbagliando!
    Candy si fece forza per sorridere e pensando ad Albert strizzò anche lei un occhio alle amiche. -Sì, Albert è il mio presente. Terry è rimasto nel passato, è un bel ricordo e basta.-
    Fidandosi di quelle parole Camilla non poteva sapere che feriva la sua amica quando disse: -Ahh, è che quel Terence è così bello! Qualunque ragazza ucciderebbe per avere una storia d’amore con lui come te. Anche io, eh, eh! Non dubitare che mi azzarderei se non fosse per la notizia che vi sto per dare.-
    Candy cercò di sorridere e trovò l’occasione giusta per cambiare discorso. -Sì, Camilla. Adesso dicci tu... Raccontaci, che davvero sono molto incuriosita. Sto morendo dalla curiosità- la sollecitò.
    Gli occhi di Camilla risplendettero e prese con le mani ognuna delle mani delle sue amiche. Il suo sorriso si allargò illuminandole il viso e avrebbe persino saltato dalla contentezza se non fosse stata afferrata alle altre due ragazze. Rilasciò un sospiro a malapena trattenuto e esclamò orgogliosa: -Anche io mi sposo!-
    Era molto emozionata per la notizia poiché sentiva che finalmente la sua ricerca era arrivata al termine. Si sentiva realmente felice, -Ci sposeremo! Lui me lo ha chiesto tre giorni fa e ovviamente gli ho detto subito di sì.-
    -Oh, Camilla!- esclamò Annie con una luce nei suoi occhi dolci, rallegrandosi con la sua amica, –È meraviglioso! Così entrambe avrete presto dei figli che giocheranno con Katie e con il nuovo bebè. E tutte e tre li porteremo insieme al parco!- Camilla e Candy sorrisero arrossendo. -Conoscerete le delizie del matrimonio!- Esclamò Annie e poi anche lei arrossì un poco vergognandosi, e così tutte e tre scoppiarono a ridere insieme.
    -Sono tanto felice per te, Camilla!- le disse Candy mentre la abbracciava, -Anche se senza dubbio quello fortunato in questa storia è Jason.-
    -Jason? Chi ha detto che mi sposo con Jason?- chiese Camilla e quando Annie e Candy si guardarono incredule, la ragazza sorrise, -Sto scherzando! È chiaro che si tratta di Jason... Mmmm... Candy, ricordi la mia teoria sciocca delle canzoni e gli innamorati?- Candy annuì. -La notte che Jason mi ha fatto la proposta– continuò a raccontare Camilla, –Ho chiuso gli occhi e ho ascoltato la sua canzone nel mio cuore: forte e chiara. E non ho avuto alcun dubbio... Lo amo tanto! Non è esattamente l’uomo dei miei sogni ma è l’uomo... che amo! Sentire la sua canzone in me mi dice che finalmente la mia ricerca è terminata e che devo sposare lui.-
    Annie la abbracciò a sua volta, sorridendo commossa. -E ovviamente dobbiamo organizzare un matrimonio grandioso anche a te... Sarete delle spose così belle che perfino a me verrà voglia di sposarmi di nuovo!-
    Camilla e Candy risero serenamente.
    -Ma Jason non possiede l’enorme fortuna del Signor Ardlay, e il nostro matrimonio sarà molto più discreto- spiegò Camilla, –E lo stesso sarà la festa che faremo tra qualche giorno per formalizzare il nostro fidanzamento. La nostra sarà molto semplice... Niente a che vedere con la magnifica festa che ha dato Candy a Villa Ardlay. Quella è stata come un sogno! Tutto così lussuoso ed elegante!-
    Candy si dispiacque un poco per quello. -Non dire così Camilla. Anche la tua festa sarà il tuo sogno. Vedrai che quella sera avrai occhi solo per Jason e nient’altro... Vero, Annie?-
    -Vero- ammise la futura mamma, -Io non ricordo chi furono gli invitati alla mia festa, nemmeno ricordo il colore del mio vestito! Di quella notte ricordo solo il sorriso di Archie, la sua amabilità e il suo... il suo...– la sua voce cominciò a spegnersi e un forte rossore le coprì le guance mentre ricordava. Gli occhi di miele di Camilla brillarono con malizia.
    -Archibald ti ha baciato quella notte, vero?- le chiese Camilla e il rossore di Annie si fece ancora più intenso.
    -Sì...- disse con un risolino, -È stato il mio primo bacio...-
    Subito Candy ricordò che il giorno del suo fidanzamento Albert era stato sul punto di baciarla e il modo in cui lei lo aveva evitato. Sarebbe stato il primo bacio che Albert le dava. E poi, senza poterlo evitare, la sua mente volò in Scozia, a un lago sereno che brillava con stelline diurne sotto il riflesso del sole della sera, a un verde prato accarezzato dolcemente dal vento... E al sorriso di Terry quando le chiese di ballare con lui. Come dimenticare quel valzer ancora tanto presente nella sua vita e Terry, più bello che mai, avvolto nello splendore della sera mentre la circondava con le sue braccia. Ricordò il suo sguardo di ragazzo ribelle, la pausa nel ballo mentre la guardava in modo più profondo di chiunque altro prima... e poi come lui le aveva rubato il suo primo bacio d’amore. La tenerezza di quelle labbra, così diversa dal modo brusco di come l’aveva preso.
    -Beh, io non potrò dire lo stesso- sorrise maliziosamente Camilla, tirando fuori Candy dal suo rapimento di pensieri, –Ma questo ugualmente non toglierà emozione alla festa. E tu, Candy? Che ci racconti del bacio che sicuramente ti ha dato il Signor Ardlay quella notte?-
    Candy si era portata le mani alle labbra come se questo potesse trattenere la sensazione di quel primo -e unico!- bacio che ricordava. E come se con lo stesso gesto potesse attenuare anche il dolore che aveva causato al suo amato Albert non raggiungere quelle labbra.
    -Ehh.. questo...- vacillò Candy, -Non cambiare argomento, Camilla. Hai già i nostri inviti?-
    Siccome Camilla era molto emozionata per la sua prossima festa, le fu facile tornare al tema del matrimonio ignorando senza accorgersene la mancata risposta di Candy. Cercò nella sua borsa e tirò fuori un paio di biglietti da dare alle sue amiche.
    -Per te e per il Signor Cornwell...- tese la sua mano a Annie, -E per te e il Signor Ardlay. Abbiamo affittato un salone perché Jason conosce tanta gente dal suo lavoro che non sapevamo dove metterla. A volte mi domando se sarò una buona moglie per lui e potrò entrare senza problemi nella sua complicata vita sociale...-
    -Ovvio che sarai una buona moglie!- la incoraggiò Annie, -Vedi che anche Archie è avvocato e ha più o meno le stesse relazioni sociali. E anche con la mia timidezza, io ho sempre saputo accompagnarlo.-
    Ascoltandole parlare in modo tanto animato dei rispettivi compagni e delle importanti routine matrimoniali, Candy si domandò se anche lei sarebbe stata una buona moglie per Albert. Grazie alla sua grande fortuna era poco probabile che dovesse cucinare per lui o inamidargli le camicie... Ma in cambio allo stesso modo avrebbe dovuto accompagnarlo alle sue riunioni in società, e anche se non sarebbe stata la prima volta, ora avrebbe dovuto assumere il ruolo della gran dama che la Signora Ardlay doveva essere. Avrebbe dovuto comportarsi coma la signora che sarebbe stata la nuova fondatrice della dinastia del cognome Ardlay... Questo implicava avere figli con Albert ed educarli. Dar loro il calore di una madre come lei non aveva mai conosciuto. Guardando il rossore emozionato con cui parlavano le sue amiche e che lei era così lontana dal provare, si domandò: avrebbe potuto essere anche lei una buona moglie per Albert?

    * * * * *


    I giorni passarono rapidamente e, quasi senza accorgersene, era arrivato il giorno in cui doveva essere annunciato il fidanzamento di Camilla Drisden con il bell'avvocato Jason Maxwell. Durante quei giorni Candy continuò ad occuparsi delle questioni del suo matrimonio e del suo lavoro all'ospedale, ma soprattutto non aveva dimenticato di fare la sua visita quotidiana a Robin, che ogni giorno che passava migliorava molto e entro pochi giorni avrebbe lasciato l’ospedale. Candy non aveva potuto evitare di affezionarsi al bambino, ma dentro di lei sapeva che c’era qualcos'altro che la spingeva a visitarlo ogni giorno e non riusciva a identificare esattamente cosa fosse. Fino a quel momento aveva avuto successo nel suo tentativo di non incontrare Terry, ma dopo averci pensato un po’ arrivò alla conclusione che anche lui stava evitando qualsiasi incontro; in altro modo non si sarebbe spiegato come mai non si fossero incontrati fino a quel momento... Sicuramente egli non aveva più nessun interesse per lei da desiderare un incontro. Anche se non era giusto, quel pensiero la intristì un po’ e poi la deluse. Non capiva perché. La verità era che non voleva trovarsi di fronte a Terry e ai ricordi che le portava la sua presenza. Per allontanare quei fantasmi si buttava totalmente sul lavoro e con quello cercava di esorcizzarli. E quando i ricordi tornavano così intensi che non le permettevano di concentrarsi, la soluzione era correre da Albert per perdersi nei suoi begli occhi azzurri e rimettersi in sesto con le sue parole. Il sorriso di Albert riusciva sempre a risolverle i problemi, come se si trattasse di uno specchio magico. Albert era la sua oasi di pace. Ma non era l’unico.

    La cosa più strana era che Candy riusciva a spegnere le sue voci interiori anche accanto a Robin. Egli era solo un dolce bambino che non sapeva nulla della vita, ma che causava in lei la stessa pace serena che provava quando perdeva la vista nell’insondabile vastità del mare. Stare con il piccolo le faceva dimenticare il mondo esterno, quando giocavano insieme e sentiva il tepore delle sue manine, i suoi occhi curiosi e vivaci –allora non importava chi le ricordassero- la sua risata cristallina che sgorgava alla minima provocazione, con le scuse più semplici. L’innocenza di Robin la trasportava nel suo mondo semplice. L’unica sera in cui Candy non andò a trovare Robin fu quella del giorno in cui si sarebbe annunciato il fidanzamento della sua amica. Quel giorno lavorò molto perché una nuova infermiera venne trasferita all'ospedale, precisamente al reparto chirurgia, e Candy doveva cominciare ad introdurla ai suoi incarichi poiché sarebbe stata la sua sostituta come Capo dell’Area durante i mesi che Candy sarebbe stata in permesso, da poco prima del matrimonio e durante la luna di miele.
    Questa volta non ci furono proteste per l’assegnazione del nuovo capo poiché Madeleine Russell, nonostante la sua giovane età, aveva un curriculum impressionante: per più di cinque anni era stata a lavorare come infermiera volontaria in varie parti del mondo, poi era stata infermiera militare durante la Grande Guerra, in cui aveva ottenuto una medaglia per il suo lavoro nel salvare vite umane. Era una specie di eroina americana e il personale dell’ospedale era molto orgoglioso di poter contare sul suo lavoro. Inoltre Candy gioì di piacere al conoscerla, perché era simpatica e piacevole senza tuttavia perdere quell'alone di autorità che la circondava sempre. Senza alcun dubbio avrebbe fatto un ottimo lavoro.
    Il ritardo nel presentare Madeleine a tutto il personale impedì a Candy di vedere Robin quel giorno, e di fatto arrivò anche un po’ tardi dai Cornwell, con giusto il tempo sufficiente per fare un bagno e vestirsi. Annie e Archie la aspettavano impazienti temendo di arrivare tardi alla festa, ma sospirarono sollevati quando videro irrompere Candy come un uragano in casa.
    -Sono quasi pronta!- Gridò la bionda mentre passava di fretta per correre verso la sua stanza. Annie chiese con lo sguardo a Archie che andasse a prendere l’auto e poi prese per mano Katie per andare dietro a Candy veloce quanto il suo stato glielo permise. Arrivò nella stanza della sua amica che si era rinchiusa a fare un bagno veloce mentre la cameriera la aspettava fuori, rassegnata al suo comportamento. Annie mandò via anche lei e gridò a Candy attraverso la porta del bagno: -Ho il tuo vestito pronto, Candy. È già tardi, e ti aiuterò a pettinarti.-
    -Grazie Annie!-

    Pochi minuti dopo, Candy uscì avvolta in soffici teli, lasciando orme umide mentre camminava. Quando sciolse i suoi lunghi capelli, che sembravano un poco più scuri così bagnati, questi continuavano a disegnare ricci ribelli sulla sua schiena. Quando la vide così, Katie scoppiò in una risatina. -La zia Candy è una sirena!-
    Annie le tese rapidamente il vestito e mentre lei se lo metteva, cominciò a districarle i capelli. Ma era un peccato che Candy se li fosse lavati perché erano così umidi che non poteva lasciarli sciolti.
    -Archie ha già preparato la macchina- le diceva Annie mentre le accomodava i capelli, -Così ti farò una pettinatura alta... così... con un nastro. Anche con questa fretta sarai bellissima, Candy.-
    -Oh, grazie, Annie! Mi dispiace per il ritardo, ma sono già pronta... Andiamo!-
    -Ascolta, Candy, dimentichi le calze!-
    L’infermiera arrossì pensando ai passi complicati che si dovevano seguire per il “ben vestire”. Siccome lei generalmente vestiva in modo semplice e pratico, non era molto abituata a quelle cose. Al contrario Annie, sempre così bella ed elegante, era una vera esperta.
    -Le tue scarpe, zia...- le ricordò anche Katie mentre lottava con il peso dei tacchi che le portava. Candy sorrise intenerita vedendo che anche la bambina si stava trasformando in una vera damina. Candy si mise le scarpe dopo le calze e quando Annie terminò di pettinarla si mise davanti allo specchio.
    -Niente male anche se di fretta, eh Candy?– strizzò un occhio al suo riflesso mentre guardava Annie con la coda dell’occhio, la quale era altrettanto compiaciuta del risultato.

    Uscirono più rapidamente possibile ad incontrare Archie, mentre nel frattempo la tata di Katie arrivò per portarsela con lei. Archibald le aspettava un poco impaziente ai piedi delle scale e con l’autista pronto nell'auto per partire. Era abituato ad essere molto puntuale e quel leggero ritardo lo infastidiva un po’, ma quando vide apparire Annie e Candy nell'ingresso, tutta la sua fretta sparì per lasciare il passo all'ammirazione. Anche se Annie mostrava il suo ventre arrotondato per la gravidanza, questo le procurava una certa aria di autosufficienza e maturità che non c’era prima che nascesse Katie. I suoi capelli scuri e lisci erano più brillanti, il suo sorriso più candido... sembrava risplendere in quello stato. Dall'altro lato, anche Candy sembrava come un sogno. Quel vestito verde risaltava la sua morbida figura curvilinea stringendole la vita e lasciando intravedere fugacemente la curva dei suoi fianchi. La sua pelle bianca che sembrava di velluto, lo sguardo di smeraldo scintillante e il suo viso impertinente, incorniciato da una elegante pettinatura alta che regalava la visione senza ostacoli della curva del suo collo. Archie non poté evitare di pensare a quella Candy che aveva amato tanto e che ora era la sua più cara amica dopo Annie.
    Archie guardò Candy, ma il suo sguardo ammirato tornò immediatamente alla figura di sua moglie, il cui grande amore gli era stato mostrato anche come un regalo di Candy. Al principio pensò che non avrebbe potuto amare Annie a causa dei poderosi sentimenti che provava per la bionda; ma poi, senza rendersi conto di come fosse successo, si trovò intrappolato nei dolci occhi azzurri di Annie Brighton con una forza così intensa come non aveva provato per nessuno mai. Nemmeno per Candy. E anche se Candy era splendida, Archibald Cornwell non aveva occhi che per sua moglie.
    -Mie belle dame...- le ricevette Archie, il quale anche era bello ed elegante com'era abituale per lui. Offrì loro ambo le braccia, -Non importa arrivare tardi se sarò l’uomo più invidiato della festa quando arriverò accompagnato da due angeli.-
    Annie non smetteva di arrossire davanti alle galanterie di suo marito. -Solo che perderai Candy quando il Signor Albert arriverà alla festa- gli ricordò.
    -Beh, ma il mio angelo custode mi accompagnerà sempre- disse Archie dando un bacio sulla guancia a Annie.
    Candy si rallegrava di vederli tanto felici e tanto innamorati. Quella era la stessa immagine che proiettavano davanti alla società di Chicago, e per quello quando arrivarono al salone del ricevimento di Camilla e Jason Maxwell, si videro circondati da dozzine di persone che chiedevano della salute della giovane Signora Cornwell e del suo bebè in arrivo. La gente si avvicinava anche per salutare la futura Signora Ardlay, e anche se Candy riconobbe alcuni dei visi, in realtà si trattava di persone che non conosceva affatto. Ma siccome si rendeva conto del nuovo ruolo che le toccava impersonare ora che avrebbe sposato Albert, rispose ai saluti col suo migliore sorriso e tutta la diplomazia possibile. Ancora non erano entrati nel salone, quando la dolce musica che faceva da sottofondo cessò e in alto sulla scalinata principale apparve una Camilla raggiante, al braccio di Jason. Contrariamente a ciò che Camilla sosteneva, Jason Maxwell lavorava per una delle società più potenti di Chicago ed era uno dei migliori avvocati della città, per la qual cosa era proprietario di una modesta fortuna che si andava incrementando con il tempo grazie alla buona amministrazione dell’avvocato. Tra i clienti di Jason si trovava gente facoltosa e potente come gli Ardlay, i Cornwell, Eliza Stuart e la famiglia McGregor, tra i molti altri. La maggior parte di loro più che come impiegato lo consideravano un amico ed era per quello che molti erano lì a condividere quel momento.

    Quando Camilla e Jason apparvero sulla scalinata, il Signor Maxwell padre alzò la sua coppa per fare il brindisi in onore della coppia e dedicò loro delle belle parole. Camilla le ascoltava arrossendo, infatti era più che evidente che c’era un grande affetto tra la ragazza e colui che sarebbe stato il suo futuro suocero. Candy li guardava emozionata, captando gli intensi e amorosi sguardi che entrambi si dedicavano. Così era apparsa lei il giorno del suo fidanzamento con Albert? Quando Camilla e Jason scesero le scale, si diressero al centro della pista per iniziare il ballo. Ella era raggiante e Jason non aveva occhi che per la sua promessa.
    -Camilla è così felice- sussurrò Annie all'orecchio di Candy, -Credo che nemmeno si sarebbe accorta se fossimo arrivati un po’ più tardi.-
    -Jason è sempre attento a questi dettagli- intervenne Archie nella conversazione, sussurrando anche lui, -infatti mi ha salutato con un cenno quando scendeva verso la pista. Meno male che non siamo arrivati tanto tardi...-
    -Passeremo inosservati, ragazzi. Adesso ci mescoliamo alla festa e nessuno lo noterà– Candy strizzò loro un occhio, minimizzando l’incidente.
    -Sì... “nessuno”. Solo le decine di persone che ci hanno salutato quando siamo arrivati- ribatté Archie, -Noi Ardlay non passiamo mai inosservati- concluse dicendo con una strizzata d’occhio anch'egli.
    Al sentirlo, Candy non poté evitare di sorridere per quanto Archie fosse orgoglioso del suo cognome e del prestigio che rappresentava essere un Ardlay. Era lo stesso ragazzo di sempre. Quando il primo ballo terminò, la pista si riempì di gente che circondò la coppia per congratularsi. Candy e Camilla si scambiarono un prolungato abbraccio e quando Candy si allontanò per guardarla, la sua amica aveva le lacrime sul punto di sgorgare dagli occhi.
    -Candy, sono tanto felice come lo sei tu!- esclamò la fidanzata.
    Candy annuì con un sorriso, ma mentre qualcun’altro reclamava Camilla per congratularsi, lei si domandò perché non fosse così felice come la sua amica immaginava. C’era qualcosa di elusivo in quel mito chiamato felicità, perché lei non riusciva mai ad afferrarlo completamente. Dopo essersi congratulata anche con Jason, Candy si diresse accompagnata da Annie e Archie a uno dei tavoli dove c’era un rifornimento di bibite. Era una notte calda tra tanti invitati e a Candy quei vestiti con tanti ricami la soffocavano sempre, e dunque desiderava qualcosa di fresco.

    Mentre conversava con Annie e Archie, Candy sentiva che l’ambiente nel salone era un poco agitato: c’erano troppi chiacchiericci negli angoli, troppa confusione, risolini e movimenti da una parte all'altra. Candy cercava di trovare la causa di tutta quella agitazione, ma c’erano così tanti invitati che nascondevano l’origine di quel chiasso come una specie di cortina umana. Annie e Archie continuavano a parlare mentre lo sguardo di Candy cominciò a vagabondare tra le coppie che ballavano, cercando di trovare Jason e a Camilla. Li vide sorridersi felici, ma si trovò anche la sorpresa di vedere Neal Legan ballare con la sua bella moglie francese, e poco dopo riconobbe anche Eliza che ballava con un bell'uomo che Candy ricordò di aver visto qualche volta a Villa Ardlay fare affari con Albert. Candy sorrise pensando che questa volta Eliza non si era azzardata ad avvicinarsi ad Archie poiché lei li accompagnava, e per quello evitava qualsiasi incontro. "Bene!" si disse tra sé, magari avesse continuato ad evitarli per tutta la notte... o almeno fino a che Albert terminasse con l’importante riunione di banchieri che aveva e arrivasse alla festa. Come sempre, al braccio di Albert ella poteva sopportare qualunque cosa... Inclusa la lingua viperina di Eliza.

    Candy riconobbe anche tra gli invitati molti medici dell’Ospedale Santa Joanna che non erano di guardia quella notte e che erano usciti a divertirsi, alcuni soli e altri accompagnati dalle proprie fidanzate o mogli. C’erano anche tante infermiere che civettavano dietro i ventagli, aspettando che qualche giovanotto della festa le invitasse a ballare. Subito Candy terminò la sua coppa e si rese conto che aveva ancora sete. Si girò verso Annie e Archie che continuavano a conversare animatamente: -Ragazzi, vado a cercare qualcosa da bere– disse loro Candy, –Volete che vi porti qualcosa?-
    Archie si mise galantemente in piedi. -Assolutamente no, Candy. Lo porterò io... o chiamerò qualcuno dei camerieri. Tu fai compagnia a Annie.-
    -No, Archie, non ti preoccupare per me. Tu resta seduto con Annie e non ti venga in mente di abbandonarla per quante Eliza vengano a cercare di sequestrarti, eh? Camminerò per distrarmi un po’.-
    -Ma Candy...- cominciò a protestare Annie. Stava per dirle che non stava bene che una signorina vagasse sola per la festa ma stette zitta perché sapeva che quelle cose non erano molto importanti per Candy.
    -Tornerò presto.- annunciò la bionda e si diresse verso uno dei tavoli dove una rinfrescante bottiglia di champagne l’aspettava. Riempì la sua coppa a metà e si accingeva a tornare dai suoi amici, quando vide che un poco più in là c’era una porta che dava a un balcone sulla strada. Vide di nuovo Archie che faceva ridere e arrossire Annie, e decise che avrebbe lasciato loro ancora un po’ di tempo soli. A causa dell’intenso lavoro di Archie quei momenti di intimità tra loro stavano diventando sempre più scarsi, così Candy decise che questo si sarebbe prolungato il più possibile. E così alzò un poco la lunga gonna del suo vestito e si diresse verso il balcone circondata da un fruscio di stoffe. Durante il tragitto la trattennero un paio di dottori del Santa Joanna per salutarla, ma alla fine riuscì a raggiungere il suo obiettivo.

    Le luci restarono alle sue spalle quando uscì sul balcone, e si sentiva appena la musica del salone come un mormorio spento. La notte era illuminata da una ipnotica luna piena e soffiava una lieve brezza fresca che muoveva dolcemente le decine di lanterne brillanti come stelle che galleggiavano nell'ambiente. Era una notte molto bella. Candy si stava appoggiando sul balcone per terminare il suo champagne quando vide che qualcun’altro stava facendo lì la stessa cosa che aveva pensato di fare lei: teneva il bicchiere sul davanzale ed era assorto a guardare la strada. Ella lo vide di spalle e notò che era un uomo vestito con un abito grigio scuro, con la schiena ampia e braccia forti, i cui muscoli si indovinavano leggermente sotto la tela dell’abito. Aveva i capelli castani e corti e mentre lo guardava con curiosità, a Candy la scena diede una forte sensazione di deja vú che non riuscì ad identificare.
    L’uomo sentì la presenza di Candy dietro di lui e si girò per guardare. Candy stava cominciando a balbettare una scusa per averlo disturbato, ma le parole le morirono sulle labbra prima di essere pronunciate. Nel vedere quegli occhi blu-verdi che si girarono a guardarla con curiosità, ella ammutolì dalla sorpresa. Era Terry! Terry...

    Era più grande ora e portava i capelli corti... Era più alto, e la sua figura più forte ma virile come sempre. Aveva lo stesso sguardo dei suoi ricordi, quell'aria indefinita che lo aveva reso sempre differente. Era Terry! Egli reclamò gli occhi verdi di lei nei suoi, e la guardò con una tale intensità che Candy sentì come se un lieve tremore le corresse giù per la spina dorsale disconnettendo il controllo che aveva del suo corpo. La coppa che teneva scivolò dalle sue mani e finì per frantumarsi a terra, ma nessuno dei due le prestò attenzione poiché lo sguardo dell’uno era catturato in quello dell’altra. Candy non poteva fare nient’altro che guardarlo: all'improvviso era diventata cieca per qualsiasi cosa che non fosse lui. Il suo cuore intraprese una corsa pazza e sfrenata quando si rese conto che non riusciva nemmeno a sentire nulla. Nella sua mente, Candy unicamente poteva sentire la canzone di Terry... Tuonante, forte e vibrante... Come sempre l’aveva conservata dentro di sé. E lì era un’altra volta che liberava la sua musica come se mai avesse cercato di spegnerla.
    -Candy...- Sussurrò appena Terry, e stava per tendere una mano verso di lei ma la trattenne a metà strada. Candy era lì di fronte a lui, come in un sogno… Ma non doveva esserlo perché lui poteva sentire la dolce brezza della notte sul suo viso e il profumo di Candy che avvolgeva l’ambiente, e dunque era sveglio e lei era reale, corporea e stava lì, radiosa e bellissima, trasformata completamente in una donna. La sua pelle bianca illuminata dalla luce della luna, i ricci civettuoli che sfuggivano dalla pettinatura alta che sottolineava lo stesso viso impertinente dei suoi ricordi, e quei grandi occhi di colore verde intenso che le davano un'inconfondibile aria decisa ma vulnerabile allo stesso tempo. Egli ammirò le nuove curve nel suo corpo, la sicurezza e prestanza che emanava ora da lei... Era un’altra Candy, differente, e allo stesso tempo, continuava ad essere la stessa ragazzina monella che gli aveva rubato il cuore una notte brumosa nel mezzo dell’oceano e fino ad ora ancora non glielo aveva restituito.

    “Terry...” Pensò Candy “Finalmente sei qui di fronte a me! Quanto ho temuto questo momento, ma ora che ti vedo so che in qualche modo l’ho sempre aspettato, anche se poi ci dovremo separare di nuovo. Ma ora sei davanti a me... Lo stesso Terry dei miei ricordi... Potresti abbracciarmi se corressi tra le tue braccia!”.
    -Terry...- mormorò allora ella, come se pronunciare quel nome potesse convincerla che si trattava di un uomo reale e non un sogno materializzato dalla sua nostalgia.
    “Candy, sei incredibilmente bella!” Si disse Terry senza poter smettere di guardarla. “Sono impazzito davanti alla tua immagine nei miei ricordi, ma vederti ora supera la più perfetta delle mie fantasie. Non sei più soltanto quella Tarzan Tutte Lentiggini che adoravo infastidire, ora sei una donna fatta e non dubiterei un momento di arrendermi ai tuoi piedi se tu me lo chiedessi. Candy! Potrei abbracciarti se allungassi la mia mano... Potrei baciarti!”

    Il loro scambio di sguardi avrebbe potuto essere eterno, come Terry aveva desiderato il giorno dell’addio. Candy non poteva credere né controllare le sue emozioni... Come pure non poteva azzittire la canzone dentro di lei, che suonava così forte che pensò che Terry potesse udirla. Solo che all'improvviso quel momento si ruppe perché lui abbassò lo sguardo e fece un passo indietro, annullando la corrente elettrica che passava tra i loro sguardi. Ripresosi un poco dall'ansia iniziale, egli la guardò nuovamente quando disse: -Ciao, Candy-
    -Ciao... Terry-
    La magia del momento se n’era andata ed era rimasto a ciascuno il peso familiare della realtà.
    -Mi hanno detto che eri qui a Chicago. Ho saputo che ti sei presa cura di Robin per il suo incidente e te ne ringrazio- continuò a dire Terry, cercando di simulare una calma che era molto lontano dal provare, -Mi ha raccontato che lo visiti spesso ed è molto felice per questo. Ti apprezza molto.-
    “Come potrebbe non essere felice?” si disse tra sé e sé invece di dirlo a lei, come in realtà desiderava. “La tua presenza è come una porta per la felicità. Tieni noi Grandchester a mangiare dalle tue mani, Tutte Lentiggini.”
    Candy recuperò un poco la sicurezza quando credette di vedere una scintilla inquieta negli occhi di Terry, e cercò di scherzare un poco per alleggerire il peso della situazione. -Beh, con Robin puoi renderti conto di quanto mi vogliono bene i miei pazienti- sorrise ella, –e che nessuno si spaventa di essere seguito da un’infermiera come me...-
    Quella frase così a caso, immediatamente trasportò entrambi all'epoca in cui mantenevano la loro storia epistolare. In una delle tante lettere, Terry aveva scherzato dicendole che compativa i suoi pazienti immaginando che tipo di infermiera sarebbe stata. Ma dopo lo scherzo, le sue parole erano state: “...Non ti arrabbiare! La verità è che in fondo al cuore, vorrei ammalarmi ed essere inviato al tuo ospedale...”
    Per un secondo Candy sentì come se niente fosse cambiato da quella lettera e tutto fosse stato come una lunga parentesi nelle loro vite, in attesa di questo incontro.
    -...Ho saputo anche che ti sei fidanzata con Albert...- Aggiunse Terry e la frase cadde come una lastra pesante tra i due. Le sue parole fecero tornare Candy al presente e lei smise di sorridere. Ovviamente tutto quello non era stata solo una parentesi e ora le loro vite erano così diverse che non c’era possibilità di ritrovarsi.
    -Terry! Io... Sì...- ella abbassò gli occhi senza poter sostenere il suo sguardo. -È un brav'uomo. E ti merita.- concluse lui.

    “Se fosse stato un altro diverso da Albert, sarei stato molto... molto geloso. Ma trattandosi di lui non c’è problema...”

    Quello aveva scritto lui una volta. Ma ora, quelle parole continuavano ad essere vere? Veramente non c’era problema? Avrebbe potuto ancora una volta lasciar andare questa Candy incredibilmente bella e dolce la cui presenza aveva ricevuto come un regalo da Dio? Terry dovette controllarsi fermamente per non prenderla tra le braccia e sentire il suo corpo conformarsi al delizioso corpo di lei. Sicuro che si adattavano perfettamente. Guardò le sue labbra semiaperte e si domandò se ancora conservavano quel sapore che egli aveva provato più di sei anni prima. Anche se c’erano state altre donne nella sua vita, sulla sua bocca Terry portava impregnato unicamente il sapore di quel bacio rubato nella sua adolescenza. Il sapore di Candy. Tuttavia, si obbligò ad allontanare quei pensieri. Anche se lui, ancora e per sempre, era di Candy, lei non gli apparteneva più. Lo seppe da quel giorno innevato a New York in cui la vide partire senza guardare indietro una sola volta. Per questo dovette controllarsi tanto da sembrare un automa quando le disse freddamente: -Ora devo tornare alla festa. Mi ha fatto piacere vederti un’altra volta, Candice.-
    E passò accanto a lei per perdersi tra gli invitati del salone. Candy si emozionò quando sentì la sua presenza e il suo odore passare accanto a lei, e provò come una folata di vento gelido che le attraversava l’anima quando vide Terry andar via così, stupita soprattutto per il modo in cui egli l’aveva chiamata: Candice. Mai prima aveva usato la fredda impersonalità del suo nome completo.

    Candy provò un profondo vuoto in quel momento. Anche se aveva ripassato mentalmente tutto quello che avrebbe potuto dire a Terry in quell'incontro, niente l’aveva preparata per l’esperienza di vederlo di nuovo. Quegli occhi blu-verdi così profondi e impenetrabili, la morbida linea delle sue labbra che quasi sempre si curvava in una sorta di semi sorriso un poco cinico e un altro così dolce. Ora era cresciuto e aveva il portamento serio di un uomo fatto, era un poco più alto, le gambe lunghe e un petto più ampio e forte nel quale ella avrebbe potuto rifugiarsi senza dubitare, per guardarlo negli occhi e pronunciare il suo nome come se si trattasse di un sortilegio che riportasse la magia nella sua vita. “...Terry...”
    Ma cosa stava pensando? No, no! Non doveva permettersi quegli aneliti. Terry era lí, sicuramente accompagnato da Susanna, avevano un bellissimo figlio che lei conosceva e che aveva imparato ad amare... Non poteva permettersi quei sogni! Inoltre lei aveva Albert, il dolce e buon Albert, il migliore degli uomini. Si sarebbe sposata con lui e sarebbe stata felice perché... perché... lo amava, perché gli voleva così bene che la sola idea di ferirlo le spezzava il cuore in mille pezzi.
    E Terry l’aveva chiamata Candice. Lui anche sapeva quanta fosse la distanza che li separava anche se stavano uno davanti all'altra. Sicuramente egli aveva imparato ad amare Susanna, allo stesso modo in cui Archie era riuscito ad innamorarsi di Annie e ora ella era tutto il suo mondo... Come sicuramente Candy stessa sarebbe arrivata ad amare Albert. Non poté evitare che una lacrima solitaria uscisse dai suoi occhi e scivolasse sulla guancia quando pensò a tutto quello che aveva passato fino a quel momento, al fatto che nella vita non si torna indietro... Al fatto che i giorni non tornano per restituire le speranze non raggiunte. Restò immobile in mezzo al balcone senza sapere come reagire per chissà quanto tempo.
    Poi sentì che qualcuno usciva sul balcone e le toccava la spalla. -Candy! Sei qui- era Archie. Candy si girò per guardarlo e cercò di sorridere. -Ovvio. Ma ho voluto regalarvi un momento da soli, a te e Annie...-
    -Sono venuto a cercarti perché sta per iniziare il ballo...- cominciò a dirle Archie, ma poi vide la coppa rotta per terra e il pallore nell'espressione di Candy e seppe che era successo qualcosa, –Che è successo qui? Ti sei fatta male?-
    Candy stava per dirgli che non era successo niente, cercando disperatamente di tirare fuori il migliore dei suoi sorrisi, ma non ci riuscì. Questa volta le mancavano completamente tutte le sue difese, come le stava succedendo spesso da che Terence Grandchester si era fatto vivo di nuovo nella sua vita. Vederlo di nuovo -e più bello che mai!– l’aveva lasciata completamente disarmata.
    -Io... Ho appena visto Terry.-
    -Hai visto Grandchester!- esclamò Archie, ma non sembrava troppo sorpreso per la notizia. Forse un poco sconfitto. Inoltre vide lo sguardo impotente di Candy e non poté far niente se non aprirle le braccia dove ella si rifugiò dalla sua agitazione interiore.
    Archie sapeva già che Terry Grandchester era alla festa. Infatti lui e Annie avevano cercato in tutti i modi di evitare un incontro tra loro, poiché la giovane Signora Cornwell aveva commentato con Archie che Terry era un tema che Candy non voleva affrontare. Lei diceva che lo aveva dimenticato ma non voleva parlarne. Archie provò una specie di rancore antico rinascere di nuovo dentro di lui: eccolo lì ancora una volta quell'aristocratico maleducato che turbava Candy.
    -Sono diversi giorni che è qui, Candy– le spiegò Archie abbracciandola, sorpreso che il tenere la bionda tra le braccia non gli risvegliasse altro che una grande tenerezza verso la sua amica, -Annie mi dice che conosci suo figlio. Credo che un incontro fosse inevitabile.-
    Candy recuperò la sua compostezza davanti alla semplice verità che racchiudevano le parole di Archie. Si separò dal suo amico per guardarlo in faccia. -Sì, Archie. Lo so. Solo che è stato tutto così inaspettato.-
    -Ti preoccupa troppo? Non dovrebbe. So che siete stati insieme e come sono finite le cose. Ma bisogna andare avanti... Ti sposerai con lo zio William.- Candy non seppe cosa dire e Archie proseguì. -Terry reciterà in una opera qui, al Teatro Elmore. Un tipo eccentrico voleva vederlo recitare condividendo il cartellone con la grande Eleanor Baker. Ci saranno varie rappresentazioni aperte al pubblico in generale e il ricavato sarà dato in beneficenza a una casa-rifugio per bambini maltrattati. Credo che dovresti andare a vederlo, Candy... Per liberarti del passato.-
    Ella era sorpresa di quanto sembrassero semplici le cose sentendole dalle labbra di Archie. Dire addio in un modo così semplice.
    -Il debutto sarà tra venti giorni. Prenderò un palco così che tu e lo zio Albert ci accompagniate.-
    Candy lo guardò negli occhi e cercò di sorridere, ma senza risultato.
    -Coraggio, cugina! Andrà bene- predisse Archie sorridendole e poi scherzò, -Accidenti! A volte non so come chiamarti, se cugina, cognata... oppure zia.- Ella non poté evitare di ridere davanti alla sua uscita, sentendosi un po’ meglio. Poi gli chiese: -Vieni a cercarmi perché è arrivato Albert?-
    -No, in realtà ti cercavo per il contrario. Lo zio William non è arrivato e Annie non può ballare con me. Il ballo di fidanzamento sta per cominciare e tu potresti farmi da dama- le strizzò un occhio Archie, -Siccome sei mia parente, non sembrerà brutto se balliamo insieme.-
    Candy sorrise davanti alla prospettiva di ballare con Archie. L’ultima volta che aveva ballato con lui era stato al matrimonio con Annie e ricordava che buon ballerino fosse. -Allora sarò felice di ballare con lei, Signor Cornwell...- Candy fece una lieve riverenza tendendogli la mano con un gesto civettuolo e Archie la portò alla pista di ballo. Quando entrò di nuovo alla festa osservò come Annie la salutava con la mano, sorridendo mentre conversava con la madre di Camilla.

    Archie e Candy occuparono le rispettive posizioni mettendosi di fronte, mentre il resto delle coppie faceva lo stesso. Il ballo di fidanzamento consisteva nel fatto che la coppia iniziasse a ballare da sola durante i primi accordi del valzer e poi cominciava uno scambio lungo la fila delle coppie fino a che, in ultimo, ciascuno finiva a ballare con il proprio partner iniziale. Era un ballo molto divertente e propriamente uno di quelli tradizionali delle feste di fidanzamento poiché dava l’opportunità affinché tutti gli invitati dei fidanzati parlassero tra loro. Il ballo cominciò appena Candy e Archie presero posto, cosicché ella non poté buttare uno sguardo sulle file. Subito si trovò a muoversi al ritmo della musica tra le braccia del bell'Archibald, girando al centro del salone. Archie era un buon ballerino esattamente come ricordava. In uno degli incontri al ritmo della musica, il suo amico le sussurrò: -Esaudirò il mio sogno da adolescente, Candy- sorrise, -Eleanor Baker balla con noi.-
    Candy si girò per cercarla, ma proprio in quel momento arrivò il turno dello scambio e tutto cambiò posizione. Candy atterrò tra le braccia di uno dei dottori dell’ospedale. Si fecero un leggero inchino e continuarono a ballare al ritmo della musica. Così seguirono altre due coppie, fino a che, in uno degli accordi, arrivò tra le braccia di Neal Legan. Egli la trattenne per più tempo del dovuto e le sussurrò all'orecchio: -Mia cara Candy... Insieme di nuovo! Abbiamo una faccenda in sospeso...- Candy provò una subitanea repulsione e si liberò dal suo abbraccio. Neal le sorrideva in un modo così cinico che credette di star male. Non seppe come terminò di ballare il resto dei movimenti con lui e ringraziò mentalmente il seguente cambio di coppia che la allontanò da quell'individuo. Balló con un altro uomo che non conosceva ma che le sorrideva insistentemente. Candy non si sentì a suo agio nemmeno con lui e pensò che dopo Neal, il ballo non era più divertente. Cercò l’aiuto di Archie con gli occhi mentre ballava verso il suo compagno successivo...e...atterrò tra le braccia di Terry Grandchester!

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    Quando se ne rese conto, Candy non fu cosciente di altro che delle forti braccia che la prendevano in uno stretto abbraccio, forse un po’ più intenso di quanto il ballo richiedesse. Del torso ampio e forte contro cui era finalmente appoggiata, del dolce aroma di lui che le solleticava il naso intontendo i suoi sensi...❤...lui avrebbe dovuto liberarla perché Candy facesse il movimento successivo del ballo, ma non lo fece e continuò a tenerla vicino a sé. Come riuscire a lasciarla se alla fine la teneva tra le sue braccia, dopo tanti anni? Terry chiuse gli occhi, cercando di trattenere la sensazione della sua vicinanza per sempre. Candy non seppe cosa fare. Perse il passo e cominciò a provare sentimenti molto contrastanti... Le braccia di Terry erano diverse da quelle da adolescente che una volta l’avevano trattenuta sulle scale di un ospedale. Erano differenti, ma allo stesso tempo continuavano ad essere sempre le stesse. “...Terry...”
    Il tempo passò così rapidamente che arrivò il turno di cambiare coppia... Ma Terry non la lasciò! La manteneva vicino a sé con gli occhi chiusi assorto in un sogno, pensando a come i suoi desideri continuavano a ripetere che quell'istante non terminasse mai.
    L’uomo che avrebbe dovuto essere il seguente compagno di ballo di Candy restò fermo aspettando la sua compagna e la stessa cosa fece la donna che avrebbe dovuto ballare con l’attore. A Terry non importò e Candy era troppo confusa per tutte le sensazioni che la stavano divorando. Per un momento sembrò che il ballo si sarebbe fermato ma l’uomo e la donna che aspettavano si misero a ballare insieme e non si perse la fluidezza dello scambio... Tuttavia Candy restò ancora nelle braccia di Terry e più di una persona si rese conto di ciò che stava succedendo.
    Terry sembrava estraneo a tutto. Candy lo guardò curiosa e poi, senza poterlo evitare, chiuse gli occhi anche lei sommergendosi nell'ubriachezza del suo leggero aroma. Quell'aroma che le portava tanti ricordi e sensazioni tanto amate... Ma non cedette alla nostalgia, sapendo che lo aveva di nuovo qui e ora. Per un momento, anche ella dimenticò il mondo e percepì solo il forte e caldo abbraccio di Terry, il suo odore e il suo respiro sul collo... Si sentì svenire quando si rese conto che non le importava più di niente in quel momento. Si sentiva come se dopo tanto tempo fosse tornata a casa.
    -Signor Grandchester, mi permette?– Era arrivato il turno del compagno successivo e si trattava di Jason Maxwell. Terry si svegliò dal suo sogno e liberò Candy dal suo abbraccio per cederla con un sorriso di accettazione. I suoi occhi scintillarono riflettendosi nelle pupille di lei con una possessiva intensità, ma le sue parole erano dirette all'uomo che la reclamava. -Certamente, Signor Maxwell- tuttavia, egli non smetteva di guardare Candy, -È solo che ballare con una donna così bella fa sì che uno perda la nozione del tempo.- E continuò verso la sua nuova compagna di ballo lasciando Candy con Jason, sommersa in un mare di sentimenti contraddittori.
    Lei cercò di ricordare come procedeva il ballo. -Sta bene, Miss Ardlay?- le chiese galantemente Jason, -Il signor Grandchester l’ha infastidita?-
    -Oh, no. Siamo vecchi amici. A volte scherziamo così.- L’espressione di Jason si rilassò, sollevata. -Mi era sembrato- concesse.
    Candy ballò con Jason, ma non poteva allontanare dalla sua mente i pensieri che l’avevano assalita durante l’abbraccio di Terry, né poteva cancellare dal suo corpo le sensazioni e il ricordo del suo contatto, che era rimasto attaccato alla sua pelle come fuoco. Non avevano scambiato nemmeno una parola ma non ce n'era stato bisogno... Quel contatto l’aveva trascinata in un caotico mare di sentimenti che lottavano per affogarla. Ella continuò a danzare in maniera automatica perché mentre ballava con Jason, non poteva evitare di seguire con lo sguardo Terry che ballava più in là, con un’elegante dama che gli sorrideva sfacciatamente. Vederlo da lontano, senza la annebbiante sensazione della sua presenza, diede a Candy l’opportunità di osservarlo meglio. Terry era un po’ diverso da quello dei suoi ricordi... Ma i suoi occhi ancora riflettevano l’aria tormentata sempre presente nel suo sguardo. Tuttavia, ora era più alto e più atletico; Candy si sorprese di quanto fosse cresciuto e si chiese se lei stessa fosse ugualmente cresciuta. Terry non era più l’adolescente del passato... Ora aveva di fronte a lei un uomo fatto.
    Pensava a quello quando di nuovo arrivò lo scambio di coppia. Ella ballò con altri tre uomini prima che il giro si chiudesse e lei terminasse nuovamente nelle braccia di Archie. Il ballo terminò con un grande applauso.
    -Candy, che è successo con Grandchester?- le chiese Archie con espressione infastidita, mentre la riportava dove stava Annie, -Quel cretino crede che ancora può continuare a fare le stesse pagliacciate di sempre.-
    -Archie!- si sorprese Candy nel sentirlo, -Continui a non apprezzare nemmeno un po’ Terry, no?-
    -E perché dovrebbero cambiare le cose con gli anni? Non credo che lui sia diverso e nemmeno io lo sono. Qualche volta siamo riusciti a sistemare le nostre divergenze ma definitivamente siamo molto diversi... Credo che ancora adesso non ci sia modo per cui possiamo andare d’accordo.-
    -Ma Terry è diverso!-
    -Ovvio, suppongo che avere un figlio e crescerlo da solo deve far maturare per forza chiunque. Solo che mi piacerebbe se questa supposta maturità si riflettesse nelle sue azioni.- Candy si fece un poco indietro alle parole di Archie. Qualcosa richiamò potentemente la sua attenzione. -Archie! Hai detto che cresce da solo Robin?-
    Egli si girò a guardarla un poco sorpreso. Candy davvero sembrava non sapere niente di ciò di cui stava parlando. -Credevo che lo sapessi. Terry è rimasto vedovo quando sua moglie ha partorito... La notizia della morte di Susanna Marlowe ha attraversato tutto il Paese. Mi sorprende molto che tu non lo sapessi.-
    Candy si fermo all'improvviso, inchiodata al suo posto. Susanna era morta! Da poco più di tre anni era morta durante il parto di Robin... Era una notizia orribile. Anche se ora Candy era abituata ad affrontare la morte quasi tutti i giorni, mai si sarebbe abituata a essa... Ella sapeva cosa si perdeva dopo ogni morte: la personalità unica e insostituibile delle persone, le loro speranze e i sogni. Improvvisamente provò uno strano vuoto dentro di sé perché era arrivata a comprendere Susanna. Se non ad apprezzarla, almeno a capire le sue ragioni, perché lei stessa aveva amato Terry con la stessa intensità.
    -È un vero peccato...- disse Candy riprendendo a camminare, -Susanna era una donna buona e non meritava di morire- ricordò come le aveva impedito di saltare dal tetto dell’ospedale. –Sarebbe stata felice con Terry...- terminò dicendo in appena un sussurro, quasi per lei stessa.
    Archie non sentì quelle ultime parole e disse: -La morte non è mai giusta, Candy. Guarda quello che è successo a Anthony... Guarda Stear... Questo semplicemente succede e non è mai giusto.- Il viso di Archie si adombrò. Era ovvio che non aveva potuto dimenticare la fatalità di suo cugino Anthony e ancor meno quella di Stear. Certo, la morte non era giusta. Ma era parte della vita.
    -Quanto desidero che arrivi Albert!- sospirò Candy.

    Quando raggiunsero Annie, lo sguardo della sua amica era pieno di domande poiché non era stata poca la gente che si era accorta di quanto era successo con Terry. Tuttavia prudentemente Annie non disse nulla: ci sarebbe stata l’opportunità di chiederglielo quando fossero state sole. Invece, si dedicò a prendere in giro Archie, infatti finalmente si era realizzato il suo sogno di adolescente: ballare con Eleanor Baker. Perfino ora, Archie arrossì per quello.
    Mentre Annie e Archie si occupavano delle loro cose, Candy si rese conto che l’agitazione che aveva percepito prima era dovuta alla presenza di Terry nel salone. Lo cercò con lo sguardo e quando lo trovò, era circondato da tre donne che flirtavano sfacciatamente con lui. Quasi tutte le ragazze nubili lo guardavano con la coda dell’occhio e scoppiavano in risatine nervose. Candy lo capiva ora, perché lui non aveva nessun legame matrimoniale. Ma anche se Terry era bersaglio di tutta quell'attenzione, sorrideva appena di tanto in tanto e aveva lo sguardo indifferente. Candy si chiese infastidita perché lo molestassero tanto se era ovvio che egli non si sentiva a suo agio. Quelle stupide ragazze!
    All'improvviso vide come egli si scusasse e camminasse verso la porta d’entrata, interessato improvvisamente a qualcuno. Lo perse pochi secondi tra gli invitati e, quando finalmente lo individuò di nuovo, sentì come se di nuovo il suolo sprofondasse un poco sotto di lei: Terry salutava Albert che era appena arrivato all'incontro.

    -Stimato Signor Ardlay!- Terry si avvicinò offrendogli la mano. Era davvero contento di vederlo. Albert si girò riconoscendo quella voce e gli sorrise anche lui. Per un momento la novità di rincontrarsi con colui che era stato un ragazzo ribelle e che ora era un artista di successo, oscurò qualsiasi altro sentimento. Accettò la sua mano con entusiasmo. -Terence Grandchester! Finalmente ci vieni a trovare a Chicago!-
    -Come non visitare l’uomo più importante d’America?- rise Terry, e una vocina concluse dentro di lui: “E il più fortunato anche”. Il suo sorriso svanì leggermente ma non allentò la stretta di mano.
    -Ho saputo che reciterai in un'opera teatrale con Eleanor Baker e la compagnia teatrale di Hathaway. Tutta la città non parla d’altro che di questo...-
    -Sì, mi gira bene...- concesse Terry. Poi guardò Albert con occhi di sfida, –Io ho saputo che ti sei fidanzato con Candy. Come è successo?– chiese all'improvviso, e poi, una volta per tutte fece la domanda più difficile, -Quando, Albert?-
    Albert si strinse nelle spalle. Preferiva che le cose fossero così dirette. -Alcuni mesi fa– spiegò l’uomo biondo, –Sono innamorato di lei, Terry. Credo che tu comprenderai questo sentimento.-
    -Lo vedo.-
    -Ancora t’importa di lei, Terry?- gli domandò Albert all'improvviso, realmente interessato alla risposta. Terry lo guardò mentre cercava di controllare la sua gelosia ricordando la stupenda persona che era Albert... E ricordando i propri errori. -Ti rendi conto che non abbiamo mai parlato di lei?– chiese Terry per tutta risposta.
    Albert stava per dire qualcos'altro quando Jason Maxwell li raggiunse per dare il benvenuto al Signor Ardlay, e non ce ne fu più la possibilità. Si scambiarono i convenevoli d’obbligo e poi Jason si portò via Terry poiché sua sorella moriva dalla voglia di conoscerlo.

    Albert salutava la gente che incontrava passando mentre con lo sguardo cercava Candy. Quando la vide, si diresse verso di lei con un sorriso compiaciuto: era realmente bella... Ma ora la accompagnava una specie di peso invisibile che a lui, che la conosceva così bene, non costò nessuna fatica riconoscere. Si avvicinò a lei e la prese per mano. -Sei bellissima, Candy- le disse baciandole la mano.
    Candy sorrise arrossendo. -Menti molto bene, Albert. Suppongo che quest’abilità si ottiene stando tra tanti banchieri. Ho appena avuto il tempo di vestirmi!- disse lei.
    Archie e Annie si avvicinarono per salutare e poi andarono a mescolarsi con il resto della festa.
    -E come è andata senza di me, Candy?- le chiese Albert quando finalmente furono soli.
    -Ho ballato con Archie- gli raccontò Candy omettendo deliberatamente il suo incontro con Terry e quell’incidente della pista da ballo, senza sapere perché lo facesse. Forse per non dare occasione a scontri inutili? –Inoltre Eliza e Neal sono qui. Desideravo tanto che arrivassi. Mi sei mancato.-
    -Questo è positivo- sorrise Albert, -Perché io morivo dalla voglia di lasciare quell'odioso bla-bla-bla e i numeri contabili per venire a ballare con te, piccola.-
    Candy si sorprese di quanto si sentisse tranquilla con Albert, anche dopo essere passata attraverso sensazioni così contraddittorie dal suo incontro con Terry. Albert era come la quiete dopo la tempesta.
    -Ovvio che voglio ballare con te, Albert- gli sorrise lei e lo portò alla pista dove si mescolarono con il resto delle coppie.

    Mentre ballavano, nessuno dei due si rese conto di un paio di profondi occhi blu-verdi che li seguivano. Terry sosteneva una coppa nella mano mentre li vedeva sorridersi, gustando il sapore amaro e di spezzato che gli lasciava il vedere Candy con un altro, anche se quest’altro era Albert. Lo invase un forte sentimento di impotenza e sconfitta vedendola ballare con lui. E anche se cercava di non osservarli, il sorriso di Candy per un altro attraeva il suo sguardo come una calamita. Terry ricordò che pochi momenti prima era lui che la teneva tra le sue braccia e poteva immaginarla sua... Ma sapeva anche che quell'abbraccio non era stato altro che un prolungamento dell’addio. Lei ballava con Albert. Senza rendersi conto, Terry strinse la coppa tra le mani fino a che il cristallo cedette alla pressione e il liquore gli bagnò le mani e il vetro tagliò leggermente la pelle. Ma egli lo notò appena, immerso nella follia della gelosia. Lei ballava con Albert... E lui non era già più nella sua vita.

    Candy e Albert non si resero nemmeno conto che un altro paio di occhi la guardavano anch'essi gelosi ma per motivi diversi. Eliza Stuart non poteva credere alla fortuna di quella maledetta servetta e credette di morire quando vide che Terry Grandchester, ora uomo di successo e più bello che mai, trasformato in uno degli uomini più assediati e ambiti d’America, abbracciava quella che era passata da ragazza delle stalle a serva dei moribondi. Quella arrivista che si era fidanzata con lo zio William, ma allo stesso tempo ricominciava a civettare sfacciatamente con Terence. Si sarebbe occupata lei di cancellarle il sorriso dalle labbra...
    Anche Neal guardava Candy, ossessionato da qualcosa che aveva desiderato e non aveva mai potuto avere. Lì c’era lei, bella e radiosa, squisitamente seducente e sorrideva ad un altro che non era lui. Immaginò come sarebbe stato tenerla tra le sue braccia, godere della sua pelle morbida da impazzire... Nessuna donna era stata capace di confonderlo in quel modo, nemmeno sua moglie Michelle. Mentre Neal guardava Candy, la odiò per quello. Perché era una fattucchiera che aveva usato arti malvagie per intrappolarlo e ottenere che, nonostante gli anni, egli non potesse dimenticarla. La odiava perché la desiderava. La odiava perché si era azzardata a disprezzarlo e perché nonostante questo, sarebbe stata felice con un altro uomo che non era lui.
    Eliza comprendeva perfettamente i sentimenti di suo fratello e si disse che ancora una volta ne avrebbe approfittato per farla finita con Candy: -Caro fratello, credo che saresti disposto a qualsiasi cosa per toglierle il sorriso dalla faccia, no?– gli suggerì la donna, attenta alla sua reazione che diceva più di qualsiasi parola.
    -E a cosa sei disposta tu, Eliza?- le chiese Neal. Lo sguardo di lei si fece crudele. -A tutto quello che il mio denaro possa fare, che non è poco. Voglio solo sapere se posso contare su di te.- Neal guardava Candy girare al ritmo della musica... Tra le braccia di un altro. Non dimenticava che lei e lo zio William avevano osato umiliarlo pubblicamente. -Per qualsiasi cosa, eccetto farle del male- accettò finalmente Neal, -La voglio per me.-
    -E tua sarà!- quasi rise Eliza, contenta di aver ritrovato in Neal il complice di sempre. Ovviamente, poteva promettere qualsiasi cosa a suo fratello pur di averlo come alleato. –Lascia che ti racconti. Ho già pensato a qualcosa.- E alzò la sua coppa per brindare alla loro alleanza.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a mercoledì per il Capitolo 5


    Edited by Tamerice - 23/4/2024, 12:37
     
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    Capitolo 5
    Un giorno saremo amici


    “Perché ti è difficile comprendere?
    Anche se sei parte di ieri...
    oggi non mi serve che affondi
    la tua testa nel mio maglione.

    Ciò che ti è difficile comprendere
    Anche se sei parte di ieri,
    mi dispero perché anche io l’ho sofferto...
    che in questo tempo senza vederci
    come mi sei mancato!

    Perdendo ogni istante un po’ di più
    lottando per tenerti fino alla fine,
    continuo a sentire da lontano.
    Come mi manchi!
    Che forza sarà
    quella che ancora ci unisce?”
    ( A. Sanz )


    Dopo quella notte, i giorni di Candy tornarono al loro ritmo abituale eccetto per un dettaglio: non poteva smettere di pensare a Terence Grandchester. Era realmente sorpresa per questa cosa, poiché da più di tre anni aveva sconfitto la voce del suo cuore ed era riuscita a buttarlo fuori dalla sua mente. Aveva imparato a darlo per perso, come era successo con Anthony e con Stear. Quella frase che le aveva dato speranza per tanto tempo

    “... fintanto che siamo vivi,
    dovremo rincontrarci ...”

    aveva smesso di avere senso per Candy. Aveva davvero dimenticato di pensare a lui; a forza di desiderarlo tanto, aveva allontanato il suo ricordo. Ma dal giorno in cui aveva conosciuto Robin, Terry si era presentato un’altra volta e ora che lo aveva visto non poteva dimenticare i suoi occhi che sembravano perseguitarla in ogni momento. Non poteva smettere di pensare al suo abbraccio e all'istante in cui il mondo aveva smesso di girare ed era scomparso intorno a lei, quando era concentrata unicamente ad ascoltare gli incessanti battiti del suo cuore. Candy cercava di allontanare quelle sensazioni così inopportune che la assalivano... Perché nascevano nuovamente? E soprattutto, a che scopo? Di nuovo si buttò sul suo lavoro per cercare di allontanarlo. Una mattina, vari giorni dopo il fidanzamento di Camilla, Candy era nel suo ufficio per preparare delle relazioni quando udì che bussavano alla porta. Dopo aver detto “Avanti” alzò la vista dalle sue carte per incontrare gli occhi di Albert che era andato a cercarla fin là.
    Candy si sorprese nel vederlo poiché non era molto frequente che lui la cercasse in orario di lavoro. -Albert! C’è qualche problema?- Ma lui non aveva l’espressione preoccupata, anche se forse un po’ infastidita. -Non è niente, Candy. Solo che devo andare in California per concludere degli affari con una compagnia mineraria. Sono questioni che George non può seguire al posto mio- Le spiegò Albert senza nemmeno sedersi, sicuramente doveva avere fretta. –Così vengo a salutarti perché non ci vedremo per una decina di giorni.-
    Candy lasciò le sue carte e andò verso di lui. Allora Albert la prese per le mani. -E quando te ne vai?– gli chiese lei. -Adesso.-
    -Adesso!- Si sorprese Candy, –Deve essere qualcosa di realmente importante. Mi sarebbe piaciuto avere più tempo per salutarci...- Lei sembrava contrariata.
    -Non ti preoccupare. Saranno solo pochi giorni- Le sorrise Albert, -E a pensarci bene, questo viaggio non sarà tanto male dopo tutto. La zia Elroy verrà a fare compagnia alla zia Prudence durante la mia assenza e magari ti aiuterà un po’ con i preparativi del matrimonio. Cerca di essere paziente con lei, già la conosci.-
    Candy fece un gesto rassegnato. -Sì, Albert, sarò paziente- gli promise e poi lo abbracciò forte, –Mi mancherai tanto! Devi aver cura di te. Ricorda che tutte le notti pregherò per te.-
    Albert si intenerì sentendo ciò. Gli piaceva l’idea che Candy pensasse a lui tutte le notti, ma poi si domandò se non avrebbe condiviso quei pensieri e preghiere con qualcun’altro... Si chiese perché finora Candy non gli avesse menzionato affatto Terry Grandchester. E quel pensiero riportò indietro nella sua mente le parole dell’attore: “Ti rendi conto che non abbiamo mai parlato di lei?” Sì, dopotutto, questo viaggio non sarebbe stato male.
    Albert sostenne per un po’ l’abbraccio di Candy e poi la allontanò per guardare il suo bel viso. -Molto presto potrai accompagnarmi nei miei viaggi- Le promise lui, –E non ti mancherò più. Conoscerai posti molto interessanti.-
    -Sì- accettò lei sorridendogli. Cercava di non farlo preoccupare, ma non poteva dirgli che ora che Terry era piombato nella sua vita lo necessitava più che mai. Necessitava la sua forza di roccia per sopportare le ondate furiose con cui l’attaccava l’infuriato mare dei suoi sentimenti, –Mi piacerebbe poter venire con te oggi stesso...-
    Egli la guardò con una improvvisa tenerezza. -Candy… Mi piacerebbe restare a parlare tutto il giorno, ma George mi aspetta fuori– di nuovo egli la prese per le mani e la guardò profondamente, –Devo andare, ma presto ci vedremo di nuovo. Spero che sarai qui al mio ritorno...-
    Candy non comprese le ultime parole di Albert per un istante, ma poi non ci pensò più perché lui si inclinò per darle un bacio sulla guancia. Proprio in quel momento bussarono alla porta e Candy si girò sorpresa, così che il bacio cadde giusto sull'angolo delle sue labbra... Ma questo fu sufficiente per paralizzarla. Sentì un lieve fremito e trattenne il fiato, sorpresa. Fu molto piacevole sentire le tiepide labbra di Albert come una carezza di ali di farfalla... E soprattutto le piacque vedere il brillio che apparve nei suoi occhi.
    TOC TOC TOC ... Bussarono di nuovo alla porta.
    -Candice? Sei lì?- Era la voce di Madeleine Russell, l’infermiera trasferita recentemente che sarebbe stata sua sostituta. Candy si allontanò da Albert e aggiustò la sua cuffia cercando di sembrare più professionale e che la ragazza non si accorgesse che c’era stato un momento così intimo. -S... Sì, certo, Madeleine. Entra.- Rispose lei mentre Albert sorrideva vedendo il rossore che cominciava a tingerle le guance.
    Madeleine entrò nella stanza portando una pila di pesanti cartelle cliniche che aveva preso dall'archivio e che riusciva a malapena a sostenere. Albert si rese conto della sua difficoltà e si avvicinò per aiutarla. -Oh! Molte grazie, signore...-
    Mentre Albert prendeva le pesanti cartelle e le collocava sopra la scrivania, Candy si avvicinò per presentarli. -Albert, lei sarà la mia sostituta come Capo del Reparto di Chirurgia quando andremo in luna di miele. È Madeleine Russell- e poi disse a lei, –Maddy, lui è William Albert Ardlay, il mio fidanzato.-
    -Piacere, Signor Ardlay- disse Madeleine, porgendogli la mano. Ma Albert la guardava intrigato e curioso. Accettò la sua mano, ma inesplicabilmente la trattenne tra le sue. E all'improvviso un gran sorriso gli si disegnò sul volto. -Maddy!- Rise Albert, gradevolmente sorpreso, -Davvero non ti ricordi di me?-
    Ella lo guardò attentamente, cercando di ricordare. Per un momento Candy credette di vedere che Madeleine fosse diventata pallida, mentre inarcava le sopracciglia come se non potesse credere a quel che vedeva. -Uhmm... No.- disse finalmente, ritirando la mano con scetticismo, -La conosco già, signore?-
    -Ha! Ha! Ha! Certo! Sono cambiato un poco. Sono Albert!- Candy li guardava entrambi intrigata, soprattutto Madeleine che sembrava incominciare a ricordare. -Albert?– Sospirò la giovane donna. -Quello dell’Africa!- Esclamò Albert trionfale.
    Allora Madeleine sorrise ampiamente, riconoscendolo. -Albert!- Senza pensarci si slanciò su di lui e gli fece un forte abbraccio, -Accidenti se sei cambiato!- Rise, ma poi si rese conto di quello che aveva fatto con Albert e lo lasciò arrossendo. Guardò Candy, -Mi dispiace.-
    Candy li guardò sorpresa. Aprì e chiuse lentamente i suoi grandi occhi verdi, sentendosi un po’ confusa vedendo Albert che si comportava in un modo così familiare con qualcun altro. -Voi vi conoscete?-
    Albert si girò verso Candy mentre abbracciava Maddy per le spalle in un gesto molto familiare. Era più che ovvio che già si conoscevano. -Candy, non so se ricordi quando ti scrissi dall'Africa- Cominciò a spiegare Albert, -Ti raccontai di un’infermiera molto allegra ed efficiente che somigliava e mi ricordava molto te. Ti ricordi? Quell'infermiera così professionale ed entusiasta è Maddy.-
    -Albert! Non raccontare tante bugie su di me- sorrise lei arrossendo e felice di trovare un viso amico, -Facevamo solo il nostro lavoro tra quella gente così bisognosa. Che tempi!– e poi disse a lei, -Candy, io e il tuo fidanzato eravamo molto amici in Africa. I migliori amici.-
    -Così sei tu l’infermiera dell’Africa!- Esclamò Candy, sorridendo realmente contenta che quei ricordi tornassero. Certo che ricordava chiaramente quella lettera di Albert che aveva ricevuto quando ancora studiava al Collegio Saint Paul ed erano altri tempi. Quella lettera e la menzione di quell'infermiera erano una delle tante cose che l’avevano fatta decidere a studiare infermieristica. Ella ricordò come aveva scelto la sua strada con la speranza che rincontrandosi con Albert e Terry entrambi fossero orgogliosi di lei.

    Albert...
    ...e Terry...

    -Mi spiace non poter restare a chiacchierare, Maddy, ma devo andare via ora– disse Albert, –Un affare urgente mi aspetta. Ma al mio rientro usciremo tutti e tre a passeggio... Devi raccontarmi tante cose su di te!-
    -Non tante come te, Sir William- gli disse Madeleine con un luccichio complice negli occhi, -Mi sembra incredibile, credo che tu sia cambiato in tutti i sensi. Sì! Usciremo a passeggiare tutti e tre.-
    Albert annuì e si girò a prendere la mano di Candy e baciargliela prima di uscire. -Allora vado.- disse. Si diresse alla porta dell’ufficio e l’aprì per andare via. Prima di andarsene sorrise radioso ad entrambe.

    Quando restarono sole, Candy occupò di nuovo il suo posto a sedere mentre Madeleine si sedeva di fronte a lei e cominciava a organizzare le cartelle che aveva portato. -Così tu e Albert avete lavorato insieme in Africa.- le disse Candy, realmente sorpresa dai giri inattesi del destino, -Qualche volta mi ha scritto di te. Mi disse che io ti somigliavo, ma ora che ti conosco non credo che siamo così simili...-
    -Magari perché siamo bionde e con gli occhi verdi. E perché entrambe siamo infermiere.-
    -Oh, no! Io ancora non ero infermiera. Non avevo ancora nemmeno deciso che professione scegliere e neppure immaginavo che sarebbe stata questa.-
    -Allora– sorrise maliziosamente Madeleine, -Vide te in me perché cerchiamo sempre di ricordare l’oggetto dei nostri affetti in altri visi quando siamo lontani, eh?- Candy stava per spiegarle che in quel periodo lei e Albert non erano altro che amici. Che lei era innamorata di un altro e che Albert non aveva altro amore che per la natura. Ma poi preferì lasciare le cose così. -Tu e Albert eravate molto amici?- le chiese allora.
    -Come ti ho detto, i migliori amici. A lui piaceva riposare osservando l’imbrunire della savana. A me anche e ci facevamo compagnia. Fu una fortuna renderci conto che eravamo entrambi americani di nascita anche se cittadini del mondo per convinzione. Tuttavia, nonostante tutto questo, avevamo in comune la nostalgia per la nostra patria.-
    -Vero, quando siamo lontani da casa è quando più ci chiama con forza la terra che ci ha visto crescere...- disse lei ricordando quei giorni a Londra dove la sua nostalgia aveva creato la “Seconda Collina di Pony” e poi ricordò la vera urgenza che aveva provato di tornare in America e di vedere Terry, che era stata tanto intensa che aveva rischiato persino a viaggiare illegalmente come clandestina in una nave da carico.
    -Dopo che scoppiò la Grande Guerra, Albert se ne andò un giorno, salutando solo con una lettera– proseguì dicendo Madeleine, –Egli mi raccontava sempre che aveva una grande responsabilità sulle sue spalle e che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe dovuto assumerla. Io fui assegnata come infermiera militare e viaggiai al Fronte in Francia. Furono momenti molto difficili perché quando vedi la sofferenza umana tanto crudamente e tanto da vicino, noti che il dolore non ha nazionalità né frontiere.- Madeleine abbassò lo sguardo, triste. -Pensa quanto vale ogni vita umana– proseguì dicendo, –e quanto siamo malvagi a distruggerci l’uno con l’altro. La guerra è dura e io non potrò mai capirla.-
    Anche se Candy non era mai stata al Fronte né era mai stata infermiera militare, comprese i profondi segni che dovevano lasciare gli scenari bellici. Anche lei aveva affrontato altre battaglie e aveva conosciuto la morte, il dolore e la malattia, solo che in altre circostanze e con altre facce. Decise che non avrebbero parlato più di cose così tristi e continuò a controllare con Madeleine le cartelle cliniche per un paio d’ore, mentre parlavano di cose più gradevoli.

    Quando terminò il suo lavoro e arrivò l’ora di uscire, Candy si incamminò come era sua recente abitudine, verso la stanza di Robin. Anche il bambino sapeva che avrebbe ricevuto la visita dell’infermiera lentigginosa e la sera il suo animo superava il fastidio che gli provocava stare a letto. Aveva sempre un nuovo libro con immagini affinché Candy glielo leggesse, cosa che lei faceva con il più grande piacere. Quella sera, mentre Robin l’ascoltava attentamente, Candy pensò a Susanna. A quanto fosse triste che l’attrice non avesse conosciuto il figlio che sicuramente sempre aveva desiderato con Terry; e che il bambino nemmeno avesse conosciuto sua madre. Pensò al triste finale di quella storia per la quale lei aveva fatto rinunce affinché fosse possibile. A quanto aveva rinunciato Candy perché alla fine tutto terminasse in quel modo! Non c’era dubbio che ancora il destino aveva modi ironici di burlarsi di loro. Inevitabilmente, il ricordo di Susanna le portò alla memoria la triste scena sul tetto dell’ospedale. Quella era l’ultima volta che l’aveva vista per poi separarsi da Terry. E ora erano poco più di tre anni che Susanna era morta, portando con sé tutti i suoi sogni. Che egoista si sentì quando, per un secondo, si azzardò ad immaginare che se non fosse stata fidanzata con Albert... Magari...
    Candy continuò a leggere al bambino per allontanare quei pensieri fino a che lui si addormentò. Era tanto vivace e allegro ma sembrava un piccolo angelo quando dormiva.
    -Candy?- All'improvviso una voce la strappò dai suoi pensieri: era Camilla che entrava nella stanza, -Sapevo che ti avrei incontrato qui. Si è addormentato il piccolo?-
    -Sì- Sorrise Candy, parlando in un sussurro per non svegliarlo, –È un po’ stufo del letto. Il suo modo di dimenticarlo è dormire.-
    -Dice il Dottor Frank che sarà pronto per andarsene tra una decina di giorni, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo perché torni a camminare. Però almeno starà a casa sua con la sua famiglia... anche se la Signora Baker e il Signor Grandchester non lo lasciano mai solo.-
    Candy si turbò leggermente al sentir nominare il “Signor Grandchester” ma non lo lasciò intravedere. -Ma non c’è niente come la propria casa- disse Candy. Camilla annuì. -A proposito, Candy, vengo per chiederti se mi accompagni a cercare Jason. Devo sistemare alcune faccende per il matrimonio con lui e non vorrei andare da sola. Non starebbe bene.-
    -Camilla!- sorrise Candy, sorpresa, -Da quando t’importano queste cose?-
    -Da quando ho saputo che sarei diventata la Signora Maxwell– arrossì la sua amica. -Molto bene, allora verrò con te.-
    -Ti aspetto fuori.- concluse Camilla.

    Prima di uscire, Candy si andò a cambiare l’uniforme con un vestito semplice di taffettà blu. Mentre lo indossava, pensò che non doveva affrettarsi come faceva tutti i giorni poiché Albert non sarebbe stato ad aspettarla quel giorno, né i prossimi dieci giorni. Quando uscì era pomeriggio e un dolce aroma riempiva l’ambiente. L’autunno era appena iniziato e le sere già cominciavano a scendere presto e inondavano con la loro freschezza il caos della città. Camilla la aspettava dentro un auto a noleggio, così che Candy salì a bordo e si misero in cammino. Per le strade, entrambe poterono osservare coppie o famiglie che passeggiavano godendosi la sera in una placida tranquillità che galleggiava ovunque: era una delle sensazioni portate dalla fine della Guerra.
    -E dove andiamo, Camilla?-
    -Al Teatro Elmore. Jason sta sistemando delle faccende con la Compagnia Teatrale Stratford.-
    -Al teatro!- Il cuore di Candy fece una capriola. Andavano al teatro... Questo poteva significare che Terry era lì... Ma lei non voleva vederlo. Ancora non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo al suo cuore e l’ultima cosa che desiderava era affrontare nuovamente la sensazione di possesso con cui ancora la guardavano quegli occhi blu-verdi e l’urgente necessità che ella provava di perdersi in loro. Perché continuare a smuovere un passato che era ormai sepolto?
    -Sei pallida, Candy. Non stai bene?-
    -Non mi hai detto che saremmo andate al teatro...-
    -Non ho pensato che fosse così importante. Ti preoccupa qualcosa?- Camilla inarcò le sopracciglia, intrigata. Poi, poco a poco, cominciò a comprendere. –Per caso è per il Signor Grandchester?- Candy sviò lo sguardo per guardare nuovamente dal finestrino. -No... no. Non si tratta di Terry– ma le sue reazioni la smentirono.
    Camilla si preoccupò e le disse per tranquillizzarla: -A quest’ora il Signor Grandchester deve stare in ospedale con Robin. Ricorda che lo va a trovare a pomeriggio inoltrato.- Candy se ne ricordò e i battiti del cuore si calmarono un poco. Tuttavia, cercando di convincere sé stessa, ripeté come un mantra: -Non è per Terry...-

    Quando arrivarono al teatro, c’era un certo movimento degli operai che preparavano il cartellone, sistemando il titolo dell’opera con delle carrucole. Sarebbe stato presentato “Edipo Re” di Sofocle, e nei ruoli principali c’erano Terence Grandchester come Edipo, Eleanor Baker come la regina Giocasta e Robert Hathaway come Creonte. Vedendo il nome di Terry che cominciavano a dispiegare nel cartellone, Candy ricordò quella notte in cui lei era arrivata di fretta, dopo aver abbandonato la guardia in ospedale, con la speranza di vederlo recitare in “Re Lear”. Quella notte per lei era stata tutta una emozione e una speranza... Ma ora non restavano che le ceneri di quell'incontro frustrante.
    Candy e Camilla poterono entrare nel teatro senza nessun problema poiché tutti già conoscevano la fidanzata del Signor Maxwell. Una volta dentro, Candy si meravigliò del trambusto che regnava in quel luogo e l’atmosfera che vi si percepiva. Tutti erano occupati in qualcosa, assorti nei propri incarichi: i macchinisti che preparavano l’illuminazione, gli scenografi che chiamavano gridando i loro aiutanti che si occupavano delle decorazioni, sarte che di fretta ricamavano vestiti d’epoca... Un poco più in là da tutta quella follia Candy vide aperta la porta che conduceva ai camerini e senza poterlo evitare, si chiese quale fosse quello di Terry.
    -Camilla!– All'improvviso la voce di Jason la strappò dai suoi pensieri. Accanto a lei vide come la sua amica arrossiva. L’avvocato si avvicinò a loro e baciò le loro mani, trattenendo per ultima quella della sua fidanzata. -È un piacere vedervi qui- disse lui.
    -Si vede dal suo sguardo. Soprattutto il piacere di vedere Camilla.- commentò Candy, maliziosamente, –Anche se apprezzo che il commento includa anche me, Signor Maxwell.-
    -È sempre un piacere vederla, Signorina Ardlay.-
    -Ma quanta formalità! Credo che possiamo cominciare a darci del tu, no? Dopotutto...saremo una famiglia. Camilla è come una sorella per me.-
    -Non potrei. Lei sarà la Signora Ardlay.-
    -Andiamo! Sono soltanto Candy. Vediamo, io darò l’esempio: Camilla mi ha chiesto di venire, e si è inventata un pretesto perché non può resistere una sera senza vederti.- Al che Camilla arrossì e Jason rise per l’uscita della futura Signora Ardlay. Non era una dama molto convenzionale... Ma di sicuro una gran donna in tutta la lunghezza della parola. -Beh, nemmeno io posso resistere a lei... Candy...-
    -Vedi che non è così difficile? E non fa nemmeno male.- I tre risero in mezzo al trambusto che li circondava. Per un momento, Candy dimenticò l’apprensione che le provocava quel luogo.
    -Jason, devo dirti qualcosa circa i miei genitori. È importante...-
    -Se è così- intervenne Candy -sarà meglio che vi lasci soli un momento. Passeggerò lì e tornerò tra un po’.- Candy cominciò a camminare tra i corridoi, lasciando indietro i suoi amici.
    Ricordò che aveva fatto quella stessa cosa anni prima ma con una finalità molto distinta. Alla fine di un corridoio, Candy vide una porta aperta che lasciava entrare la luce del pomeriggio. Si diresse verso quell'uscita e si rese conto che conduceva a un piccolo cortile interno con varie panchine e una fontana al centro. Decise di uscire per sedersi e godere la sera che sarebbe scesa a breve.

    Mentre entrava nel cortile, poco a poco cominciò a percepire un suono che le sembrò familiare. Si fermò improvvisamente riconoscendo quella triste e malinconica melodia che aveva ascoltato tante volte dall'armonica di ... L’armonica di Terry! ... Candy si girò verso dove proveniva il suono e lo vide lì, poggiato contro la parete che suonava assorto con gli occhi chiusi una melodia con la sua armonica. Vestiva uno strano abito marrone che sembrava una tunica antica. Poggiava una gamba calzata in stivali alti contro la parete, e una specie di cappuccio cadeva sulle sue spalle... Candy immaginò che fosse il suo abbigliamento per l’opera. Era bellissimo così, mentre brillava sotto gli ultimi raggi del sole del pomeriggio.
    -Terry!- Il nome scappò involontariamente dalle sue labbra prima che potesse rendersene conto. Lui sentì pronunciare il suo nome e la musica si fermò. Come emergendo da uno stato d'estasi, aprì lentamente quegli occhi di un blu-verde così profondo che erano stati l’ossessione di più di una signora.
    -Candy!- Esclamò anche lui nel riconoscerla, incredulo davanti alla visione della bionda che gli era apparsa. Era come se gli fosse stato concesso di vedere materializzato il ricordo che invocava con la sua melodia... Egli la guardò desideroso, apprezzando il dono della sua bellezza. Ma il suo sguardo, tenero in principio, il secondo successivo si indurì. Tornò ad essere il Terry insondabile che lei aveva conosciuto al Saint Paul. -Candy... Ci incontriamo di nuovo. Ora non uscirai fuggendo da me?- Chiese lui con un sorriso ironico. Per un momento lei non capì la domanda. Poi inarcò le sopracciglia. -Perché dovrei fuggire da te?-
    -Non lo so. Diventi pallida quando mi vedi... Come se vedessi un fantasma- poi Terry quasi rise, -Tanto pallida che non ti si vedono le lentiggini.-
    -Terry! Non ricominciamo con questa cosa delle lentiggini un’altra volta!-
    -Ti riporta brutti ricordi, per caso?-
    -Mi riporta ricordi che voglio allontanare.- disse lei cercando di evitare il discorso. Poi cercando di cambiare il corso della conversazione continuò dicendo, –Ho visto che reciterai accanto a tua madre, mi fa piacere per entrambi. Il teatro è meraviglioso. Si vede che ti va molto bene.-
    -Sì, mi va bene.-
    -Mi ha fatto anche molto piacere che sei tornato alla tua carriera e al teatro dopo aver abbandonato tutto quando... beh, in quella occasione.- Terry la guardò intrigato. Si mise un po’ sulla difensiva. -E tu come lo sai...?-
    -L’ho letto nelle riviste di pettegolezzi...- Rispose lei abbassando lo sguardo, ricordando quella volta che aveva trovato tutti i ritagli che riguardavano la rinuncia di Terry meticolosamente nascosti sotto il suo letto, dove Albert li aveva messi perché lei non continuasse a soffrire tormentata dal suo ricordo.
    Terry ricordò anche quei giorni in cui lui deambulava per le osterie sconfitto e sommerso nel vizio dell’alcol a causa della più grande delle sue perdite. Ricordò quei giorni oscuri in cui non trovava nessun senso alla vita e a come in uno di quei tanti scossoni, era finito in una osteria a litigare con Albert, che dopo averlo tranquillizzato gli aveva detto che Candy si stava riprendendo da quella storia e lo aveva portato a vederla da lontano affinché si facesse coraggio per tornare al teatro, anche se sempre mantenendolo a distanza. Ora Terry si sentiva profondamente ferito davanti al sospetto che i veri motivi di Albert per non farlo avvicinare a lei fossero altri.
    -Vedo... Sembra che la mia vita sia circondata sempre da scandali, no? Terry non smetterà mai di essere un delinquente.- disse lui come se ripetesse per l’ennesima volta un sermone. Poi aggiunse ironicamente, -Adesso vedo che la mia compagnia non è raccomandabile per una dama rispettabile come te, che presto farà un matrimonio ancora più rispettabile. Per questo scappi sempre da me... Da sempre, vero, Candy?-
    -Terry, no! Perché dici questo?-
    -Mi domando se quella notte a New York– proseguì dicendo Terry con apparenza impavida, –già avevi deciso tutta questa storia di sposarti con Albert. Credo che Susanna non ha fatto altro che facilitarvi le cose, eh?- Terry la guardava con occhi diffidenti. La sue parole dolorose uscivano dalla profonda ferita che la gelosia gli apriva, ancora di più con ogni gesto di lei, poiché sapeva che non era più sua. Niente di lei era più suo.
    Candy ascoltò le sue parole e sentì che il pavimento sprofondava sotto i suoi piedi. Non era possibile che lui pensasse questo. Se avesse saputo il profondo dolore che le aveva lasciato quell'addio... Che ancora sentiva al solo ricordarlo. Non era giusto. Le sue parole la ferirono profondamente e lei non seppe cosa dire.
    Al contrario, Terry camminò fino a fermarsi di fronte a lei, mentre metteva l’armonica nei vestiti. Non voleva che Candy vedesse che ancora conservava con devozione lo strumento che lei gli aveva regalato tanto tempo prima, soprattutto sapendo che ora lei corrispondeva le attenzioni di un altro. Nonostante questo dovette lottare contro se stesso per non abbracciarla adesso che un’ombra di delusione annuvolava i suoi enormi e indimenticabili occhi verdi. Per non cadere in tentazione, Terry cercò di allontanarsi ancora di più con le parole.
    -Certo! Non mi sorprende... Amante della natura com'è Albert, non mi sorprende che si sia innamorato di una scimmietta lentigginosa...- Le disse, sarcastico, mentre sfiorava il suo nasino con la punta del dito indice. Il contatto burlone di Terry fu il detonatore per farla scoppiare. Gli allontanò la mano bruscamente mentre le lacrime le salivano agli occhi. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di farsi vedere che piangeva. -Non sai quello che dici!- gli disse furiosa, -Vedo che continui ad essere lo stesso maleducato! Tu...!- E si girò per andarsene da lì correndo.
    Terry osservò la delusione nei suoi occhi e tese una mano cercando di trattenerla dalla sua fuga, ma il gesto arrivò tardi. La parola “Candy” gli morì sulle labbra prima di essere pronunciata, allo stesso modo in cui pensò che a partire da quel preciso momento sarebbe morto anche qualsiasi possibile sorriso di lei per lui. Stupido! Come aveva osato tanto, se lui sapeva quanto era stato difficile per entrambi quella notte a New York? ... Come aveva potuto permettere che il mostro della gelosia parlasse per lui?
    Niente aveva preparato Terry per vedere un’altra volta la delusione nei suoi bellissimi occhi verdi. Se egli aveva creduto che ferirla avrebbe mitigato un po’ il suo stesso dolore, era successo esattamente il contrario. Vedere soffrire Candy era il peggiore dei castighi. E ancora una volta era lui la causa di quel dolore! Lui!... Che una volta si era ripromesso che di lei ne avrebbe avuto cura sempre e l’avrebbe protetta. Terry strinse i pugni, la mandibola rigida e gli occhi freddi... Era furioso con se stesso. Con se stesso e con la vita che non perdeva occasione di fargli delle giocate grottesche. Maledizione! Era furioso con se stesso, con il passato e con la vita, con Albert, con Chicago, con il Teatro... Con tutto! Tranne che con Candy...
    Mentre si sgretolava dentro, egli pensò che non era stata una buona idea essere tornato a Chicago. Contrariamente a quanto aveva pensato, nonostante gli anni, non era pronto per rivederla. Da parte sua, Candy si precipitò per il corridoio dei camerini mentre le lacrime rotolavano sulle sue guance adesso che non faceva nessuno sforzo per controllarle. Fortunatamente non c’era nessuno e poté dare libero sfogo al sentimento che la soffocava.
    “Terry! Come ti sei permesso di dire quelle cose?” Piangeva dentro di lei “Io volevo solo che parlassimo. Poterti dire addio alla fine faccia a faccia. Ma tu...” Non poteva allontanare l’intenso dolore che le aveva procurato quel sarcasmo nelle sue parole. “Tu, idiota! Come puoi dubitare di quanto ti ho amato... Se io ancora...? Come ti permetti?!” Ma all'improvviso Candy dimenticò le recriminazioni perché vide qualcuno che le veniva incontro nel corridoio. Di fretta cercò di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano, ma non ci riuscì prima che l’uomo fosse davanti a lei.
    -Che succede, signorina?- Era Robert Hathaway. Candy lo riconobbe e si sorprese che non fosse cambiato molto dall'ultima volta che l’aveva visto, considerando i cambiamenti così evidenti che aveva visto in Terry. Cercò di nascondergli il suo stato d’animo. -Non ho niente, Signor Hathaway. Sto bene.- Sorrise, ma i suoi occhi lucidi la smentivano.
    -La conosco?- Si sorprese lui sentendo il suo nome con tanta naturalezza sulle sue labbra. -Oh no! Diciamo che sono solo una sua grande ammiratrice– Sorrise lei più ampiamente.
    Robert si grattò la testa pensosamente. -Accidenti!- esclamò, gradevolmente sorpreso, –Sono molto lusingato! Realmente è una sorpresa perché generalmente le giovani graziose della sua età hanno solo occhi e impazziscono per Terence Grandchester.-
    Al sentire quello, Candy emise un gemito. -Dubito che qualcuna possa “impazzire” per un tale bandito!- Esclamò ella indignata, e dopo aver detto -Con il suo permesso- continuò il suo cammino per cercare Camilla.
    Robert si sorprese di nuovo per quell'atteggiamento così veemente nella giovane e dopo averla vista andar via proseguì il suo cammino verso il giardino interno. Cercava proprio Terry e lo trovò ancora con la fronte aggrottata e lo sguardo perso nei suoi ricordi.
    -Ehi, Terry!- lo chiamò, -Vedo che sei distratto. Mi dispiace che Henry non possa fare la parte di Tiresia e che sei rimasto per più tempo a provare di nuovo le scene con Mark Goldman. Devi avere un gran desiderio di vedere Robin.- Terry sentì le parole di Robert e uscì dal suo isolamento interiore, aspirando l’aria per rasserenarsi un po’. Questo lo portò a pensare a Robin, il piccolo che era capace di fargli dimenticare qualsiasi preoccupazione che avesse. Ricordando l’intenso amore che provava per suo figlio, si domandò come era stato possibile che suo padre lo avesse trattato in un modo così indifferente... Come se fossero estranei.
    -Andrò a vederlo appena terminiamo. Già è pronto di nuovo Mark?-
    -Sì, vengo ad avvisarti che possiamo continuare. Senti, ma che razza di abbigliamento è questo? Sembri una strana mescola di Edipo esiliato con qualche cavaliere del XVIII secolo.-
    -Ah, questo...!- Terry sorrise un poco, -Faceva freddo per usare i sandali e ho messo gli stivali. Spero che questo non deconcentri Mark– disse ironico.
    Robert rise un momento, ma poi si fece serio. -Mi preoccupa che Mark non sia ancora padrone della parte considerando quanto siamo vicini al debutto. La verità è che anche se Mark Goldman non è un novizio, sento che la locandina gli pesa molto e lo rende nervoso. Recitare insieme a Eleanor Baker, Robert Hathaway e Terence Grandchester intimidisce chiunque...-
    -Vedo che la modestia non è esattamente una delle sue virtù più grandi- Rise Terry, recuperando un po’ l’umore.
    -Per qualcuno di noi artisti lo è?- Robert si strinse nelle spalle, –Oltre al nervosismo che sento in Mark per la locandina, c’è anche il tema controverso dell’opera: il patricidio e l’incesto. Sono temi molto forti, sufficienti per scandalizzare la borghesia. Temo che la messa in scena di “Edipo Re” porterà molte polemiche in questa città.-
    -Davvero lo crede?-
    -Sì. Tra le altre cose perché Eleanor reciterà come tua madre... E già sai le voci che corrono ovunque riguardo a voi.-
    -Voci che sono vere.- replicò Terry pacatamente, ricordando come minuti prima aveva detto a Candy che la sua vita era stata sempre marcata dallo scandalo.
    -Sì. E forse è il momento che smettano di essere voci e diventino certezze. Forse è ora che si sappia la verità. Questa opera può aiutarvi per questo.-
    -Sì, credo che sia ora- concesse Terry, pensieroso.
    -Saresti orgoglioso?
    -Di mia madre? Lo sono stato quasi sempre. Il punto è se lei lo sarebbe di me.-
    -Senza alcun dubbio, Terry- Robert mise una mano sulla spalla del giovane ed entrambi cominciarono a camminare verso l’interno del teatro, allo scenario, -Sei un grand'uomo e hai avuto grandi successi.-
    Terry sorrise amaramente. -Vedi, Robert- disse allora lui, tornando al tema anteriore, -Tornando al discorso dell’opera, io non vedo “Edipo Re” unicamente come una storia di incesto e patricidio. L’opera parla del destino tragico di un uomo: gli Dei lo condannano a uccidere suo padre e sposarsi con sua madre. Per questo posso rappresentare tanto bene Edipo... perché io ho il mio proprio destino tragico. Non so se Eleanor possa sentirsi orgogliosa di questo destino. Mio padre non c’è riuscito.-
    Robert annuì. -Beh, loro erano diversi. Lei una artista... Lui un nobile. Da un lato i sentimenti a fior di pelle e dall'altro l’impassibilità davanti al dovere dell’aristocrazia. Erano molto diversi e per quello ti hanno amato in modo differente. Ma anche loro hanno avuto la loro storia tragica.-
    Terry pensò intensamente a Candy. Al suo bel sorriso e ai suoi begli occhi. A quanto era stato crudele il destino comportandosi da carnefice con loro due.
    -Tutti viviamo le nostre proprie tragedie– continuò a dire Robert, confermando i suoi pensieri, –che, a proposito, ci sembrano sempre le più grandi. Per esempio, ora che stavo venendo a cercarti mi sono scontrato con una bella signora che piangeva. Che problema può avere una creatura così? Aveva un portamento elegante, un vestito fine. Sicuramente la più grande delle sue tragedie sarà scegliere il colore delle scarpe per la cena.-
    Terry si mostrò subitaneamente interessato al fatto. -Una ragazza bionda? Bella, con occhi verdi? Con lentiggini sul naso...?-
    -Accidenti!- rise Robert, ricordando ciò che lei aveva detto su Terry, -Mi sembrava che voi due vi conosceste, vedo che non mi sono sbagliato!-
    -Perché, Robert? Ti ha detto qualcosa su di me?-
    -Sembra che non le piaci molto.-
    Terry abbassò la vista, nuovamente abbattuto. -Lo so.-
    -O magari...- Sorrise maliziosamente Robert prima di entrare sul palcoscenico, -... le piaci troppo.-

    * * * * *


    Per gli estesi campi d’orzo che circondavano Villa Skylark, sotto il sole del mattino, cavalcavano al galoppo Eliza Stuart e suo fratello Neal Legan. Il cavallo di Eliza era una magnifica giumenta macchiata, veloce e bella... Lo stallone di Neal era stato un regalo di Eliza ed era tanto impressionante quanto la giumenta della sorella. Dal ritorno di Neal dalla Francia, i due fratelli uscivano insieme spesso a cavalcare con frequenza, in gran parte perché a Eliza piaceva attraversare tutti i suoi possedimenti per godersi la sua ricchezza; inoltre passeggiare di fronte ai suoi dipendenti mentre questi facevano lavori pesanti era un segno inequivocabile di chi fosse la padrona e signora di tutto. A parte questo, Eliza sapeva che era una stupenda amazzone e si dilettava a risvegliare ammirazione e invidia tra i suoi dipendenti. A Neal invece piaceva cavalcare perché nella furia della corsa poteva canalizzare tutto il risentimento che aveva immagazzinato durante tanti anni. Nel vertiginoso galoppo trovava il tempo e l’euforia per pianificare la sua vendetta aspettando il giorno in cui avrebbe avuto il coraggio di affrontare il suo potente zio e portarla a termine. E ora, con l’aiuto di Eliza, sembrava che non avrebbe dovuto aspettare ancora molto.
    -Quando arriveremo a quel punto non si potrà tornare indietro, Neal- gli diceva Eliza quando avevano fermato il furioso galoppare dei cavalli e si dirigevano trottando verso un luogo che solo la donna conosceva, -Ti avverto che se inizi questa storia, dovrai arrivare fino alla fine.-
    -Io sono disposto a tutto, Eliza.- Come lo assicurava, Neal sembrava deciso, ma anche così Eliza si disse che non avrebbe perso occasione per indirizzarlo contro la bionda se in questo modo avrebbe fatto sì che proseguisse senza titubare.
    -Hai visto come sta diventando civetta quella...? Anche se è fidanzata con lo zio William, non ha esitato nemmeno un momento a lanciarsi nelle braccia di Terry. Mi sembra che civetti con lui per sport... Meno male che non può succedere più niente tra loro.-
    -Che io sappia, può succedere di tutto. Terry è vedovo.-
    -Sì... Sua moglie ha avuto il pessimo gusto di morire avendo il bebè. Il peccato ha portato la penitenza.- Rise Elisa sprezzantemente, –Ma che Terry sia libero non è ciò che mi preoccupa, al contrario. Terry non deve ricordarsi affatto di Candy. Se fosse così, io non farei niente e lascerei che si facessero a pezzi tra loro tre.-
    Neil fece una smorfia burlona. -Tu non potresti mai restare a braccia conserte a guardare come il destino si prende la sua vendetta al posto tuo. Non è il tuo stile, sorellina.-

    Si erano già allontanati abbastanza dalla casa principale, e arrivarono alla riva di un fiume che attraversava la proprietà. Seguirono ancora un po’ lungo il bordo, poi lasciarono le cavalcature e camminarono un po’ fino a che una radura nella fitta vegetazione si aprì davanti a loro, mostrando una casona solitaria di due piani. Mentre si avvicinavano, Neal si rese conto che c’erano tre uomini seduti di fronte alla porta d’entrata, che conversavano e ridevano con disinvoltura. Ma appena si resero conto della presenza dei Legan, smisero di scherzare e si misero in piedi con un gesto grave.
    -Signora Stuart- disse uno di loro, quello che sembrava il capo. Era un uomo alto e corpulento, coi capelli e la barba biondi, mani rozze e uno sguardo torvo e inquieto, -Come può vedere, ho trovato la gente di cui abbiamo bisogno. Sono qui.-
    -E ci si può fidare, Nathan?- chiese Eliza, guardandoli con disprezzo. -Tanto come di me stesso- rispose il tale Nathan, alzando la voce affinché il gruppo dietro di lui lo sentisse, -Ma l’unica persona a trattare sarò io. Per gli ordini... E per i pagamenti, capo. Io mi occupo di loro.-
    -Se lavori bene, la paga è buona, mi conosci- Eliza si girò e indicò Neal, -Questo è mio fratello, Neal Legan. In questa faccenda, lui comanda tanto quanto me. Dunque è bene che lo conosciate.-
    -Signor Legan- Lo salutò Nathan. Ma Neal ignorò il gesto ed entrò direttamente nel tema che gli interessava. -Suppongo che Eliza vi avrà detto ciò che vogliamo...-
    -Sì. Che portiamo qui una signora senza che nessuno se ne accorga.-
    -Io starò con lei- aggiunse Neal, -Voglio che ci lasciate da soli e che vigiliate i dintorni. Poi andremo insieme in Messico e voglio che ci scortiate.-
    -Come lei ordina, signore.- A Neal piaceva quel tipo di potere che dà il denaro. Poter disporre della vita e del tempo di altri. -Spero che sia così– disse alla fine e i suoi pensieri volarono impazienti immaginando il giorno che avrebbe avuto Candy di fronte a lui, da soli in quella casona e senza nessuna possibilità di essere scoperti. Immaginò i suoi occhi verdi, il suo sguardo orgoglioso, la pelle morbida e bianca... Quanto aveva pensato a lei durante tutto questo tempo! Per quello non riusciva più ad aspettare il giorno in cui Candy sarebbe stata rapita e condotta da lui. Tenerla alla fine tra le sue braccia avrebbe cancellato qualsiasi preoccupazione per la collera terribile che avrebbe provato Sir William Ardlay. Ma si sarebbe calmato. Dopotutto...la faccenda sarebbe rimasta in famiglia.

    * * * * *


    Chicago, Illinois. Settembre 1919

    Cara Patty,
    mi dispiace molto che tu non possa venire per il mio matrimonio con Albert. Anche a lui dispiace perché aveva tanta voglia di vederti... Mi chiede di dirti che non va bene che tu viva nel passato e che devi aprire gli occhi ogni mattina grata per aver conosciuto una persona come Stear. Che devi continuare ad essere la ragazza tenera, buona e, soprattutto, felice che lui ha conosciuto.
    Come te, io so che a volte non si smette mai di amare. C’è gente che è già morta e che io sento che ancora amo. Ma sono d’accordo con Albert quando dice che Stear si sentirebbe molto triste sapendo che ancora provoca le tue lacrime.
    Io so quanto è difficile, amica mia, ma ricorda come era Stear e lo comprenderai.
    A volte ti capisco perché anche per me è difficile lasciare indietro il passato. Ho rivisto Terry. È un grande attore e ha un figlio. Susanna è morta. Non so se ancora abbiamo cose in comune... ma mi metto a tremare come quando ero una collegiale se ce l’ho davanti a me. Quando questo succede solo desidero tornare alla pace che conosco con Albert. Mi passerà.
    Magari desiderassi e potessi venire.
    A Annie e a me manchi moltissimo.
    Un bacio,
    Candy

    * * * * *


    Nei giorni seguenti a quell'incontro al teatro, Candy non poteva smettere di pensare a Terry e alle sue parole. Di notte, il sonno le sfuggiva e al suo posto appariva il sorriso sardonico di Terry che la accusava di averlo abbandonato quella notte a New York per Albert. Di non averlo amato realmente... E dopotutto Candy non poteva essere più furiosa per quelle insinuazioni. Pensò che Terry non ricordasse con quanta illusione era arrivata a New York sperando di vederlo e abbracciarlo. Magari perfino un bacio che la facesse tremare. Ella si aspettava le parole di Terry e una vita insieme... Ma invece lo aveva trovato distante e perso nei suoi rimorsi. Da quel momento lo aveva perso: non avevano potuto nemmeno abbracciarsi fino a che era stato troppo tardi.
    Ora che Candy aveva saputo della morte di Susanna non riusciva a smettere di domandarsi se lei e Terry avrebbero avuto un qualche futuro insieme. Allontanava quei pensieri spaventata dal suo egoismo nei confronti di Albert e dal ricordo di Susanna. La spaventava anche questa nuova ossessione che provava per Terry, lo stare a pensare a lui a ogni ora, al punto che a volte non riusciva a concentrarsi su quello che faceva. Le mancavano i giorni di calma in cui non pensava a lui e non capiva come ora potesse unicamente meditare le sue parole e ricordare i suoi gesti. Come, nonostante fosse così ferita... voleva solo rivederlo.

    Per sua fortuna, il lavoro che aveva di istruire Madeleine la allontanava un po’ da quei pensieri. Entrambe avevano collaborato insieme in un intervento che fortunatamente era andato bene per il paziente e, ora che era terminato, tutte e due si occupavano di pulire e classificare il materiale utilizzato nella sala operatoria. Mentre lo facevano conversavano sull'operazione e durante la chiacchierata, e senza sapere come, all'improvviso il discorso si spostò sull'imminente matrimonio di Candy. -È incredibile pensare che Albert sia un multimilionario- diceva Madeleine sorpresa, i suoi occhi verde gemma sorridevano divertiti, -Un uomo semplice come lui! Così disinteressato. Quando stavamo in Africa ha sempre elargito il suo aiuto senza aspettarsi niente in cambio. Semplicemente è difficile per me immaginarlo come un uomo d’affari.-
    -Albert non ha perso la sua semplicità assumendosi la responsabilità degli Ardlay. Credo che a volte gli costi molto essere inflessibile negli affari.-
    -Ci credo!– annuì Madeleine, –L’Albert che io ho conosciuto era tutto amabilità e bontà. Era un tipo dedito alla natura e agli animali, apprezzava sempre la vita nel suo giusto valore. Sempre così generoso...- Candy si girò a guardare Maddy sorpresa per la veemenza delle sue parole, ma dopotutto non poteva essere più d’accordo con lei. -Madeleine! Hai saputo vedere Albert esattamente come è...-
    -È che lui è un uomo meraviglioso- concordò l’altra infermiera, -Sai, Candy, io ero un pochino innamorata di lui quando eravamo in Africa.- Candy aprì un po’ più gli occhi, sorpresa dalla sincerità di Madeleine. -Spero non ti dia fastidio che te lo dica– proseguì dicendo Madeleine, senza dare molta importanza alla faccenda, -È qualcosa che è successo molto tempo fa e Albert non mi ha mai corrisposto: lui aveva sempre la mente altrove. Inoltre io non glielo ho confessato mai...-
    -Madeleine, non so che dirti...-
    -Ma io dovevo dirtelo, Candy. Non è più importante, ma in tutta la mia vita ho imparato che l’onestà è la cosa più importante quando si tratta di fare amicizia e, ancor più, di conservarla- le confessò Madeleine con un sorriso, -E anche se non amo più Albert, continua ad essere una persona molto speciale per me e non sai il piacere che mi ha fatto incontrarlo nuovamente. Mi piacerebbe che tu fossi mia amica come lo è lui.-
    Candy le sorrise a sua volta. La ragazza le piaceva sempre di più e non poté evitare di pensare -per un secondo- che se anche Albert si fosse innamorato di lei sarebbe stato molto felice con una donna così matura, onesta e coraggiosa come Madeleine Russell.
    -Mi farà un enorme piacere che diventiamo amiche- accettò Candy sentendosi fortunata a contare su tante persone di valore intorno a lei, -E se puoi, mi piacerebbe anche che tu fossi una delle damigelle d’onore al mio matrimonio.- Madeleine si sorprese per la richiesta. -Pensavo che già avessi tutto pronto, Candy. Manca così poco per il matrimonio.- Candy rise maliziosamente. -Ha Ha, mi piace improvvisare- disse strizzandole un occhio e poi passarono a discutere il genere di abito che le dame avrebbero indossato e altri mille dettagli del matrimonio.

    Dopo la sala operatoria, Candy dovette occuparsi di alcune faccende dell’archivio fino a che terminò il suo turno. Era più stanca del solito così che per un momento dubitò se andare a fare la sua visita abituale a Robin... Dal giorno che aveva visto Terry, l’ultima volta non aveva potuto dormire bene e ora stava risentendo la stanchezza fisica e mentale che cominciava a logorarla. Tuttavia, mentre si dirigeva agli spogliatoi, il ricordo della faccina entusiasta di Robin la obbligò a spostare i suoi passi verso Pediatria, almeno per augurargli una buona serata prima di andarsene. Quando entrò nella stanza, il piccolo la aspettava seduto dritto tra le lenzuola con un gran sorriso emozionato sul visino.
    Candy, a sua volta, gli sorrise mentre chiudeva la porta dietro di lei e poi non poté evitare che il suo sguardo si posasse su un bellissimo ed enorme mazzo di rose rosse che giacevano sul tavolino di fronte alla finestra. Prima di riprendersi dalla sorpresa di trovare qualcosa di così bello, ma tanto fuori luogo nella stanza di un bambino, Robin non poté contenersi e cominciò a gridare: -Candy! Candy! Papà ti ha portato dei fiori!-
    -Robin...– Dietro di lei, una voce profonda cercò di calmarlo. Candy si girò verso dove proveniva quella voce e vide Terry in piedi fermo a un lato della porta. Quella vista la sorprese, intrigata di vederlo lì, in un posto in cui entrambi tacitamente evitavano di incontrarsi. E ancor più dopo quanto successo in teatro.
    -Terry!- ... Lui le sorrise a metà, con un gesto cauto. -Stai bene in uniforme, Candy- le disse solamente. Candy si riprese dalla sorpresa e inarcò le sopracciglia. E lui era elegante e bellissimo. Il suo cuore cominciò a colpirle violentemente il petto come all'epoca in cui era studentessa... Come quelle mattine allo zoo Blue River. Per azzittirlo, provò a ricordare quanto si fosse comportato male Terry l’ultima volta che si erano visti, accusandola falsamente e dubitando del suo amore. Cercò di ricordare quanto si fosse sentita ferita dalle sue parole. Ma riuscì solo a pensare che la sua insonnia e la sua angustia scomparivano solo avendolo di fronte a lei nuovamente.
    -Che bei fiori!– continuava ad esclamare Robin emozionato quasi al punto di saltare, totalmente estraneo alla tensione dell’ambiente. Candy si girò verso di lui e si diresse a calmare il suo entusiasmo, ringraziando la distrazione che le permetteva di allentare un poco i battiti del suo cuore ribelle. -Attento, Robin! Ricorda che non devi fare movimenti bruschi.-
    -Puoi farti male, Robin- la assecondò Terry, deviando anche lui la sua attenzione da Candy per concentrarla sul bambino; ma a poco servirono i richiami di attenzione poiché il piccolo realmente era molto emozionato e c’era poco da fare per calmarlo.
    -Fiori molto belli, Candy!– continuava a dire, -Non sono miei, sono tuoi. Me ne regali uno?-
    -Certo, Robin. Puoi tenere tutti quelli che vuoi...- disse al bambino, ma tuttavia le sue parole e il suo sguardo di traverso erano diretti a Terry.
    -Puoi fare una pioggia di petali con loro, Candy?-
    -Sì, te la farò.-
    Terry si diresse al letto e allontanò i capelli dal viso del piccolo mentre gli sorrideva dolcemente per dirgli: -Ma ora io ho bisogno di parlare con Candy, puoi prestarmela un momentino?- Robin trattenne il suo entusiasmo ed emise un breve gemito. -Va bene, papà- gli rispose dopo aver dubitato un momento.
    Candy si intenerì al vedere quel gesto di Terry verso suo figlio, al vederli vicini così. Prima non aveva potuto immaginarlo come padre, ma ora non poté evitare di sentire la potente chimica che c’era tra loro. Robin, con i suoi grandi occhi, lo vedeva come il suo eroe personale.
    Terry alzò lo sguardo da Robin e lo posò sugli occhi inteneriti di Candy. Ella si vergognò di lasciar trasparire in quel modo le sue emozioni e non fu capace di sostenere lo sguardo.
    -Che mi dici, Candy? Vuoi parlare con me?-
    -Dimmi– gli rispose lei seccamente, cercando di controllarsi.
    -Ma non qui... in un altro posto più privato– chiese cautamente l’attore vedendo la sua attitudine così distante. Candy lo guardò di nuovo, dubitando un momento. Che altro dovevano dirsi? Già tutto era stato chiarito tra loro e non doveva esserci niente più. Ma nonostante rifuggirlo sembrasse la cosa più logica da fare, ella non aveva fatto i conti con il suo cuore irriflessivo che la spinse ad accettare il suo suggerimento di passare qualche momento con lui. -Andiamo nel giardino- Accettò lei finalmente, sorprendendosi di quanto fosse emozionata all'idea di passeggiare accanto a lui.

    Mentre camminavano per i corridoi verso il giardino, nessuno dei due pronunciò una parola. Candy provava una leggera emozione sentendo la presenza di Terry camminare dietro a lei e sperimentava una agrodolce agitazione che andava crescendo a ogni passo. Credette che il cuore le sarebbe uscito dal petto. Curiosamente, al solo vederlo, l’estrema stanchezza che sentiva era scomparsa. Una volta arrivati in giardino, cominciarono a percorrerlo lentamente una accanto all'altro, sotto il sole del pomeriggio. Candy teneva lo sguardo basso domandandosi cosa fosse ciò che Terry voleva da lei, provava una grande curiosità per ciò che doveva dirle. Allo stesso tempo, egli si preoccupava solo di guardarla affascinato, bevendo avidamente la sua immagine e cercando di trattenerla nella mente; comparando questa Candy così bella, con la pelle così fine e curve così morbide che si indovinavano senza nessuno sforzo sotto l’uniforme, con la ragazzina intrepida, monella e buona dei suoi ricordi. Quanto più la guardava, sempre più aveva meno dubbi che questa fosse la donna che aveva amato e che continuava ad amare follemente. E come i suoi sentimenti non fossero cambiati nonostante tutto quello che era passato.
    Terry pensò anche a come, nonostante lei camminasse accanto a lui, a portata di mano, in realtà le sfuggiva inevitabilmente come acqua tra le dita. Un’altra volta al suo fianco ma inaccessibile. Candy si girò a guardarlo, sentendo la sua lontananza attraverso il suo silenzio. Ella aveva la stessa sensazione che aveva sperimentato sui binari di New York il giorno del loro incontro. Decise di rompere il silenzio, e le sue prime parole suonarono sulla difensiva. -Ebbene, di che vuoi parlarmi, Terry?-
    Egli uscì dalla sua contemplazione tornando alla realtà. Inspirò profondamente dandosi coraggio e per riuscirci si concentrò sui grandi occhi verdi di Candy per dirle con assoluta sincerità: -Sono venuto a scusarmi con te per quello che è successo a teatro.-
    -Perché? Hai detto quello che pensavi...-
    -Ultimamente dico cose senza pensarci prima. La mia boccaccia parte più veloce della mia testa- cercò di sorridere lui, ma gli uscì solo un gesto di sconfitta, -Ti mentirei se ti dicessi che non è stata mia intenzione ferirti, ma la verità è che non ho misurato la portata delle mie parole. Sai già quanto posso arrivare ad essere impulsivo... anche se cerco di controllarmi.-
    Candy non poté evitare un lieve sorriso ricordando il carattere esplosivo di Terry, anche se aveva sperato che con l’età si fosse calmato un poco. -E perché volevi ferirmi?- gli chiese.
    -Perché sono un idiota. Ma tu già lo sapevi, vero? Hai tutte le ragioni ad essere offesa con me... Ma è che con la gelosia perdo la testa e dico cose che non penso realmente. È che anche se so che è stata colpa mia, ogni giorno mi fa più male sapere che ti ho perso, e mi comporto come un animale ferito. Perdonami, Candy.-
    Candy si sorprese molto sentendo le sue parole..“gelosia”...“ti ho perso”... Che significavano ora queste parole che venivano da Terry? Che cosa si stava muovendo? Ella si chiese se per caso anche lui conservasse qualcosa di quel lontano sentimento che li aveva uniti tanti anni prima, quello stesso sentimento che ora la assaliva nuovamente senza poterlo contenere.
    Candy sentiva come se si fosse aperto uno spiraglio dal Vaso di Pandora e le tumultuose sensazioni che aveva condannato a dormire in quello lottassero per liberarsi. Ma lei non lo voleva, non era più il momento. All'improvviso si trovò senza niente da dire.
    -Desidero che mi perdoni, Candy- insistette Terry, accettando il suo silenzio, -Dopo non esserci visti per tanto tempo, sognavo che il nostro incontro fosse più piacevole.-
    -Io anche lo speravo.- disse Candy, tranquillizzandosi un poco vedendo che Terry non insisteva con la faccenda dei sentimenti. -Prometto di comportarmi bene con te se tu ti comporti bene con me– cercò di scherzare lui, provando ad alleggerire la tensione che sentiva in lei. E Candy trovò nelle sue parole una valvola di sfogo.
    -Io mi sono sempre comportata bene con te, Terence Grandchester... Tu sei quello che ha fatto cose “strane” come abbracciarmi davanti a tutti alla festa di Camilla, poi mi dici cose orribili al teatro e ora mi porti fiori... Fai e dici cose impossibili, Terry.-
    -Tu sei quella che mi fa fare queste cose impossibili.-
    -Terry!– lo rimproverò Candy. Egli rise un poco sollevato, riconoscendo in lei la stessa Candy di sempre. -È incredibile come delle lentiggini mi provochino tanto...- Candy si rilassò un poco vedendolo di umore migliore. -Terry, smettila di burlarti di me! Non siamo più dei ragazzi.-
    -Ma che voglia di tornare ad esserlo, vero, Tarzan Tutte Lentiggini?-
    Quel soprannome inondò Candy con tutto il sapore della nostalgia. Non aveva mai voluto accettarlo ma le piaceva. Le ricordava la libertà che sentiva ad arrampicarsi sugli alberi, le riunioni “segrete” con Archie e Stear -le invenzioni e le uscite di Stear!- e più di tutto, le ricordava il ragazzo ribelle, arguto e ingegnoso che era stato Terry Grandchester ... “Sì, che voglia di tornare indietro!” concordò lei tra i ricordi, ma poi tornò alla realtà con tutto il suo peso “Ma il tempo non ritorna mai”.
    -Per quanto mi hai fatto arrabbiare, Terry, non credere che sia stata una tappa molto gradevole per me- rispose lei emettendo un gemito, ma i suoi occhi sorridenti smentivano le parole.
    Terry diventò serio all'improvviso e disse con voce profonda: -Per me fu la migliore, Candy.- Vedendo il suo nuovo atteggiamento, Candy credette di indovinare che dopo quelle parole sarebbero seguite confessioni più profonde che lei non voleva sentire. Così che disse rapidamente, per sviare l’argomento: -Ma guarda ora come sono cambiate le nostre vite. Siamo cresciuti molto. Tu sei un grande attore di Broadway che fa impazzire le donne...– riportò con ironia e un po’ di gelosia le parole di Robert Hathaway, -...e io sono un’infermiera che ama intensamente il suo lavoro.-
    -Preferirei che fossi una di “quelle donne” che dici che impazziscono per me- insinuò lui maliziosamente. Candy lo guardò, rassegnata a che distruggesse qualsiasi tentativo serio di conversazione. Si sentì un poco oscurata. -Terry!... Non civettare con me...- e senza poterlo evitare Candy alzò un pugno sulla testa minacciando di lasciarlo cadere su di lui. Ma quando si rese conto che ripeteva quel gesto infantile, soprattutto ora che predicava che erano adulti, abbassò rapidamente il braccio cominciando ad arrossire imbarazzata e desiderando non averlo mai fatto. Vedendo la sua reazione, Terry cominciò a ridere con quella risata travolgente come acqua di una cascata che poteva far sciogliere il cuore di Candy. La sua risata dolce e senza preoccupazioni. Adesso che la sentiva si rese conto di...quanto le era mancata!
    -Davanti a tale minaccia, resterò quieto- le sorrise lui e poi la guardò più profondamente che mai mentre continuavano a camminare, –Andiamo, Candy, raccontami che è stato della tua vita...-
    Allora Candy cominciò a raccontargli cosa le era successo durante tutti quegli anni, ma omise deliberatamente qualsiasi allusione romantica ad Albert. Gli raccontò unicamente del suo grande appoggio in tutti quegli anni e Terry non chiese altro. Il pomeriggio cadeva dietro di loro mentre continuavano a conversare. Alcune delle infermiere che camminavano per i corridoi si resero conto che Candy parlava a lungo con il famoso Terence Grandchester, e diverse andarono a prendere Camilla per portarla a vederli e chiederle di questa cosa. Tutte sapevano che Candy era fidanzata con Sir William Ardlay e immaginavano che fosse una buona amica dell’attore e che senza dubbio non avrebbe avuto alcun problema a presentarglielo.
    Camilla aveva ancora una garza in mano quando le sue compagne la portarono davanti a una delle finestre del corridoio che dava sul giardino, perché vedesse Candy con Terry. Fino a quel momento nell'ospedale si era mantenuta la più assoluta discrezione sul fatto che il figlio di Terence Grandchester vi si trovasse convalescente e che l’attore aveva l’abitudine di visitarlo il pomeriggio, così che praticamente nessuna infermiera lo aveva rivisto dopo l’incidente nella Centrale di Infermeria. Ma ora che lo avevano scoperto di nuovo, tra risolini scherzavano con Camilla immaginando a quale di loro Candy l’avrebbe presentato per prima e programmavano quello che avrebbero detto quando avrebbero avuto il famoso attore davanti a loro.
    Camilla osservò la sua amica che camminava al lato del padre di Robin, vedendo il suo sorriso risplendere e il brillio luminoso negli sguardi che le dirigeva l’attore. La osservava arrossire davanti alle parole di quell'uomo, affascinata. La vedeva raggiante e felice, come mai l’aveva vista prima. Camilla si sorprese rendendosene conto: mai aveva visto Candy così piena di vita... Nemmeno con Albert Ardlay.

    Il sole già era sceso e la penombra cominciava a coprire il giardino. Da lontano le stelle cominciavano ad apparire dopo il tramonto e qualcuno accese anche il lampione del giardino. Il mormorio del canto dei grilli cominciò intorno ai passeggiatori. -È già tardi, Terry- disse allora Candy, –Devo andare o Annie e Archie cominceranno a preoccuparsi.-
    -Albert non verrà a prenderti?– chiese lui, sorpreso. -Ora è in viaggio- gli spiegò lei, -È andato in California a chiudere alcuni affari di commercio. Quando lui non c’è generalmente manda la carrozza degli Ardlay per me, ma io preferisco prendere una carrozza a pagamento per poter andar via all'ora che preferisco.- Terry sorrise, pensando che alcune delle cose che rendevano Candy tanto sensuale per lui erano esattamente la sua indipendenza e la sua decisione.
    -Sei la ragazza libera di sempre, Candy. Non cambierai mai. Ma ho l’auto qui fuori, posso portarti io.- Lei si sorprese per l’offerta. -Pensavo che saresti rimasto con Robin.-
    -Ti lascio e ritorno. Non ci metteremo molto.– sorrise sardonicamente, -Non credo che Archibald Cornwell si rallegri di vedermi tanto da invitarmi a cena a casa sua.-
    -Terry... Non credo che sia corretto...-
    -Andiamo, Candy. Nonostante tutto, sai che posso arrivare a comportarmi come un perfetto gentiluomo con te... Te lo prometto.-
    Candy dubitò pensando a quanto si sarebbe scandalizzata la società di Chicago vedendo la fidanzata di Sir William Ardlay in un’auto insieme all'attore Terence Grandchester. A quanto si sarebbe infastidita la Signora Elroy, e se la faccenda avrebbe potuto rovinare la reputazione dello stesso Albert.
    Stava per rifiutare ma poi vide gli occhi supplichevoli e maliziosi di Terry. Questo disarmò ogni sua opposizione: non era la prima volta che lei, Terry o lo stesso Albert rompevano le convenzioni sociali. Inoltre, quando Terry se lo proponeva poteva essere un vero gentiluomo inglese.
    -È la stessa auto che usavi a New York?– gli chiese dunque lei con una certa nostalgia, cercando di posticipare la sua decisione. -No, la cosa buona che arriva con la fama è che ora guadagno molto meglio e posso permettermi certi lussi. Inoltre mio padre alla sua morte mi ha lasciato in eredità il suo titolo e un po’ di capitale, così che ho un’auto migliore.-
    -Tuo padre è morto?- Candy si sorprese molto della notizia e lo guardò solidarizzando con i suoi sentimenti, -Mi dispiace tanto, Terry.-
    -Sì. Sorprendentemente, e nonostante tutto, anche a me dispiace molto.-
    -Così ora sei il Duca di Grandchester...-
    -No. Ho rinunciato al titolo perché mi richiedeva troppe cose che non mi avrebbero permesso di essere ciò che ho scelto e che mi è costato tanto sforzo. Non potrei sopportare di perdere la mia libertà un’altra volta. Il titolo l’ha preso Harold, il figlio maggiore della Duchessa. Io ora sono solo il fratello scomodo.-
    -Terry, non lo sapevo...-
    -Lo vedi? Ci sono molte cose che non sai di me e che posso raccontarti mentre andiamo- insistette lui, -Lascia che ti porti. Non posso permettere che una signora se ne vada via da sola.-
    -A quante signore dirai la stessa cosa...- mormorò lei sentendo una acuta puntura di gelosia nello stomaco. -Solo a te con la speranza che la risposta sia un sì- Si assicurò lui.
    Candy sentì che un sentimento speciale la inondava al sentire che egli la trattava con tanta familiarità nelle parole, come se il tempo non fosse trascorso e dopo l’addio a New York solo fossero passati alcuni giorni e non anni. “Un’unica volta” si disse lei “Per i vecchi tempi.” ... -Molto bene, Terry. Grazie- accettò finalmente, -Solo devo andare a togliermi l’uniforme e prendere alcune cose. Ti raggiungerò alla porta d’ingresso.-
    Terry annuì, realmente felice che Candy avesse accettato la sua offerta. Stava per commentare qualcosa circa la decisione di Candy di cambiarsi d’abito ma trattenne in tempo il suo commento. Non voleva che niente rovinasse quel momento. -Ti aspetto fuori, Candy- le disse e ci s'incamminò.

    Candy a sua volta si diresse verso gli spogliatoi e, mentre si cambiava d’abito, non riuscì a smettere di sentirsi molto emozionata nel sapere che Terry l’aspettava fuori: non era una gran cosa, ma lui l’avrebbe portata a casa. Il suo cuore continuava ad accelerare quando all'improvviso i rimorsi per il suo comportamento cominciarono ad assalirla. Tuttavia li allontanò risoluta... Non voleva che niente rovinasse il momento.
    Terry la aspettava seduto nell'auto quando la vide apparire sulla scalinata dell’ospedale con un vestito rosso. Non poté evitare di ammirare i suoi capelli dorati che le cadevano come una cascata sulle spalle, il suo sorriso pieno e i suoi movimenti delicati mentre scendeva la scala. Dio, come era bella! Che desiderio di abbracciarla e di baciarla follemente.
    Il cuore di Candy batté insieme con quello di lui, mentre lo vedeva sorriderle... Sentiva nuovamente quel gradevole tremore nel suo cuore. Lui le aprì la portiera della sua decappottabile. -Grazie, Terry– gli sorrise raggiante mentre saliva.
    Terry salì a bordo al suo lato e iniziò la marcia mentre Candy gli dava indicazioni sulla strada da seguire. A lei piaceva la sensazione di velocità di un’auto senza cappotta, era come correre molto veloce liberando le emozioni al vento. Con l’auto in marcia si sostenne al parabrezza e chiuse gli occhi per sentire la brezza sul viso mentre inspirava profondamente, assaporando le sensazioni che le provocava avere Terry al suo fianco.
    -Stai attenta, Candy- le disse Terry, -Può essere pericoloso.-
    -Oh, andiamo! Sei il miglior conducente che conosco- gli strizzò un occhio Candy.
    -Sarà che sono l’unico.- Ella si sedette nuovamente accanto a lui. Si sentiva come in un giorno di festa. -Sei ancora una monella- rise Terry sorprendendosi che, nonostante il tempo passato fino ad ora, sentiva come se l’avesse avuta con lui da sempre. Era sorpreso di quanto fosse facile passare il tempo accanto a Candy e di quanto tranquillo e felice sarebbe stato condividere la vita con lei. Anche Candy rise.
    -Tu credi? Povera Annie! Se è vero quello che dici ora deve badare non solo alle monellerie di Katie, ma anche alle mie.-
    -E così “l’Elegantone” ha una famiglia. Buon per lui. Suppongo che la faccenda di Stear fu difficile da superare per voi...- Candy sentì un poco di nostalgia ricordando l’ultima volta che aveva visto Stear e il “carillon della felicità” che le aveva regalato. Come sempre, perfino quell'invenzione l’aveva abbandonata... -Stear è sempre stato un idealista, voleva cambiare il mondo- disse Candy, –I suoi motivi per arruolarsi furono i migliori, ma la Guerra non può mai portare niente di buono. Fu molto doloroso per tutti noi.-
    Durante il tragitto Candy gli raccontò la pena di tutti e la disperazione di Patty. Del lungo periodo di lutto che tutti avevano vissuto insieme... Ma poi Archie e Annie -due dei suoi più cari amici- si erano sposati e dopo la nascita di Katie, il dolore della morte si era attenuato con l’emozione di una nuova vita.
    -Ti rendi conto come la morte è stata una parte tanto presente nelle nostre vite, Candy?- Le chiese all'improvviso Terry, -Sono addii definitivi...-
    -Sì, è una gran pena- rispose lei, ricordando che non soltanto la morte obbligava a quegli addii. Mentre finalmente arrivavano a Casa Cornwell, Candy pensò che c’erano anche passioni impossibili che dormivano condannate a non svegliarsi mai.
    -Siamo arrivati- annunciò lui. Terry scese dall'auto e girò intorno per aprirle la portiera, aiutandola a scendere. Poi la accompagnò fino alla recinzione d’entrata. Quella meravigliosa sera al suo fianco era terminata.
    -Sana e salva, come promesso- le disse Terry. Desiderava almeno prenderla per mano, ma si controllò pensando che se avesse sfiorato la sua pelle avrebbe potuto fare qualche pazzia. Invece le sorrise cauto. -Grazie per avermi perdonato la faccenda del teatro.- Candy gli restituì il sorriso. -Io non ho mai detto che ti perdonavo.-
    -I tuoi sorrisi dicono più di mille parole, Tutte Lentiggini.-
    Ella provò uno strano calore interno al sentire nuovamente il soprannome. Stranamente all'improvviso si sentiva anche molto, molto triste. -Mi è piaciuto molto parlare con te, Terry... C’è ancora tanto da dire. Non mi hai raccontato molto di te– gli disse, desiderando segretamente allungare il tempo accanto a lui.
    Egli si strinse nelle spalle. -Ti ho raccontato di mio padre, già conosci Robin e suppongo che tu sappia di Susanna. Non c’è nient’altro.-
    -Mi dispiace per Susanna. Era una persona buona e ti amava tanto...-
    -Ho imparato ad apprezzarla, ma non l’ho mai amata. Ci ho provato davvero, ma tu... Sempre...-
    -Ci sono cose che è meglio non dire, Terry- lo interruppe lei pensando che non avrebbe sopportato sentire la fine della frase.
    -Ci sono cose che hanno il loro tempo.-
    -Il nostro è passato...-
    Terry abbassò la vista, sentendosi improvvisamente spogliato. La realtà tornava di nuovo ad avvolgerli con tutta la sua crudeltà. Ricordando la decisione che aveva preso, egli stava per andarsene ma non poté evitare un’ultima domanda. -Dimmi, Candy, tu ami Albert?-
    Ella spalancò gli occhi stupita dalla domanda, ma ancor più perché non seppe cosa rispondere. I rimorsi tornavano a girarle intorno.
    -Mi sposerò con lui.-
    -Non ti ho chiesto questo, ma se lo ami...-
    Ella strinse la sua borsa cercando coraggio. Ma non poté sostenere il suo sguardo. -Non è giusto che tu venga fuori ora con queste cose- gli rispose, debolmente, -Né Albert né io ce lo meritiamo...-
    Terry si rese conto di cosa stava per fare, nuovamente mosso dalla gelosia e lottò per frenarsi. -Hai ragione– accettò lui e la guardò a lungo. Poi abbassò lo sguardo, trattenendosi di nuovo, per poi girarsi e cominciare ad allontanarsi da lei. All'improvviso si fermò, girandosi per guardarla da sopra la spalla, -Verrete alla Prima dell’opera al teatro, vero? Mi piacerebbe parlare con Albert.-
    -Parlare con Albert...?-
    -Voglio che sappia che è mio amico- le disse Terry, e poi aggiunse, -Questa sera in tua compagnia è stata il miglior regalo di addio che potessi farmi, Tutte Lentiggini. Un giorno potremo essere amici anche tu e io, Candy.-
    -Non lo siamo?-
    -No. Solamente amici no. Non posso ora.-
    -Perché sei venuto allora?-
    Terry le sorrise malinconicamente. -Ti dovevo delle scuse, non potevo andarmene così... Un giorno torneremo a vederci e mi sentirò orgoglioso di chiamarti e sentirti amica. Fino ad allora, abbi cura di te, eh?!- Egli alzò la mano in segno di saluto prima di montare in auto e poi partì lasciando sommersa Candy in uno strano disagio.
    Improvvisamente si sentì sola e senza protezione... Desiderò che la forza di Albert fosse lì. Ma poi, mentre attraversava il giardino dirigendosi verso la casa, si rese conto che questa volta l’appoggio di Albert non le sarebbe bastato. Si sentiva terribilmente sola e vuota. Quando la domestica aprì la porta, si trovò davanti Annie che la aspettava in mezzo al vestibolo. Aveva lo sguardo pieno di domande.
    -Annie!-
    -Candy, hai fatto tardi. Ero sul punto di mandare Archie a prenderti.-
    -Quanto mi dispiace.- Candy si diresse verso di lei e la abbracciò forte, bisognosa di sostegno. Si scrollò un poco la tristezza e poi guardò Annie per dirle, -Non mi sono resa conto dell’orario, ma non succederà più. Non posso continuare a dare questi cattivi esempi a Katie, no?– Tentò di sorridere e immediatamente ricordò che pochi istanti prima Terry l’aveva chiamata monella.
    Annie continuava a guardarla con una certa aria di rimprovero. La vedeva abbattuta, ma non poteva smettere di farle domande. -È stato Terry che ti ha riportato, non è così?- e davanti allo sguardo sorpreso che la sua amica fece, si spiegò, -Vi ho visti fuori mentre ti salutava.-
    -Sì, mi ha riportato lui– annuì lei.
    -Ma Candy! Già mezza Chicago sta parlando di voi per la faccenda del ballo di Camilla... E ora ti accompagna da sola a casa. Questa cosa scioglierà le lingue di tutta la città.-
    All'improvviso Candy si sentì molto stanca. -Annie, mi sembra di sentire la Signora Elroy– Cercò di scherzare, ma in realtà non era dell’umore. Invece condusse Annie a una delle poltrone del salone. Si sedette accanto a lei e la prese per le mani, sorridendole nervosa.
    Annie la guardava realmente preoccupata. -Che ti sta succedendo, Candy?-
    -Sto facendo centinaia di follie, vero?- sospirò lei, poi cercò una risposta, -Io... Non so che mi sta succedendo, Annie. Sai, sto per sposarmi con Albert... Lo amo tanto... Ma da che ho rivisto Terry non posso smettere di pensare a lui.-
    -Candy!-
    -È la verità, non posso continuare a negarlo a me stessa. Non smetto di pensare a Terry... A volte non posso nemmeno dormire- Candy guardò supplice la sua amica, -Che cosa mi sta succedendo, Annie?-
    Ella la guardò, compatendola un poco perché capiva. -Questo solo tu lo sai, Candy.- Annie la guardó cercando di confortarla, ma sapeva che quella situazione solo Candy poteva affrontarla. Nell'accettazione, nessuno poteva aiutarla. Tuttavia le doleva vederla così abbattuta.
    -Io non so niente- sospirò di nuovo Candy, -Non voglio saperlo, non voglio pensare... sono così stanca- cominciò a giocare con le dita, come sempre faceva quando era nervosa, -Credo di aver bisogno di dormire... Sì, è così! Domani mi sveglierò e tutto tornerà alla normalità. Tutto tornerà ad essere come prima.-
    Davanti a quella speranza costruita si alzò, risoluta. Annie la guardò farsi coraggio e si domandò perché l’ostinato cuore di Candy rifiutava di vedere qualcosa di così evidente. Pensò che era questione di tempo.
    -Me ne andrò a dormire ora, Annie- le disse dirigendosi verso la scala per salire nella sua stanza, -Che ne pensi se lasciamo i rimproveri per domani?- Annie la vide allontanarsi e pensò che la sua amica già avesse sufficienti problemi. Desiderò essere più intelligente per poterla aiutare, ma non le veniva in mente come. -Candy!- La chiamò all'improvviso e la bionda si girò a guardarla dai primi scalini, -Sia come sia, questa volta non fare ciò che è corretto ma ciò che realmente vuoi fare. È ora che tu sia felice.-
    Ella le sorrise tristemente e salì in camera, dove il letto era già pronto. Vi si stese sopra ancora vestita, decisa a meditare a lungo su ciò che le stava succedendo. Ma l’unico pensiero che occupava la sua mente era il meraviglioso pomeriggio che aveva passato con Terry. E il calore di quell'unico ricordo la avvolse in un gradevole torpore che quella notte la fece dormire profondamente.

    * * * * *


    Quando Candy si svegliò la mattina seguente sotto i primi raggi del sole che filtravano dalla finestra aperta, si sorprese di trovarsi ancora vestita con gli abiti del giorno precedente: era stata realmente molto stanca. Poi si alzò rapidamente dal letto come spinta da una forza estranea, sentendosi ancora più sorpresa. Era andata a letto con la speranza che il sonno diluisse i suoi dubbi e la aiutasse a mettere in ordine il tremendo caos che si era liberato dentro di lei, mettendo le cose al posto in cui erano prima che Terry tornasse nella sua vita… Ed effettivamente, durante la notte, il sonno aveva allontanato i dubbi e le aveva portato varie certezze.
    Candy si alzò e camminò fino allo specchio per vedere il riflesso degli abiti stropicciati e i capelli scomposti, ma soprattutto il nuovo sguardo che vedeva su di lei. Con uno strano miscuglio di insensata allegria e una amara sensazione di angoscia, si rese conto che non poteva continuare a prendersi in giro. Lievemente toccò lo specchio accettando finalmente di riconoscersi nel riflesso di una donna innamorata.
    Non poteva più nasconderselo. Non poteva più tapparsi le orecchie davanti alla canzone insistente del suo cuore. Così come era successo quella mattina nella bruma del porto di Southampton, nuovamente tardi come in quella occasione, Candy seppe che era perdutamente innamorata di Terry Grandchester. E in realtà, non aveva mai potuto dimenticarlo.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a venerdì per il Capitolo 6


    Edited by Tamerice - 24/4/2024, 10:33
     
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    Capitolo 6
    Le uniche parole possibili


    “Proprio ora irrompi nella mia vita,
    con il tuo corpo esatto e occhi da assassina.
    Tardi come sempre arriva per noi la fortuna...

    ...Voglia di baciarti, di incontrarmi con te,
    di avvicinarmi un poco e legarti in un abbraccio,
    di guardarti negli occhi e dirti: “Benvenuta”

    ...Che voglia di sfiorarti, che voglia di toccarti,
    di avvicinarmi a te e colpirti con un bacio,
    di fuggire insieme per sempre...
    Senza danni a terzi...”
    ( R. Arjona )


    I giorni passarono mentre Candy conservava gelosamente nel più profondo dell’anima la scoperta del suo amore per Terry Grandchester. Non lo aveva detto nemmeno a Annie, né a Camilla, né a nessun altro… Di fatto aveva cercato di negarlo a se stessa, anche se senza risultato. Ella continuava come un automa con i preparativi del suo matrimonio, come se quella cosa fosse l’unica al mondo che importasse... Come se fosse un rituale che potesse far retrocedere il tempo per farla tornare di nuovo all'epoca in cui sposarsi con Albert le era sembrata una buona idea. Allo stesso tempo, poco a poco, stava delegando le sue attività come Capo di Chirurgia a Madeleine e diventava una infermiera come tante. Non mancava molto al giorno in cui il suo permesso sarebbe entrato in vigore e non sarebbe dovuta tornare in ospedale per un paio di mesi, durante i quali si sarebbe dedicata a viaggiare accanto a Albert.

    Albert… il suo amico e fratello. L’uomo cui ella era profondamente grata, al quale voleva bene con tutto il suo cuore. Un uomo tanto dolce e amabile, tanto simpatico e buono… Come non aveva potuto innamorarsi di lui? Magari… Se Terry non fosse tornato... Se non lo avesse conosciuto...

    Terence Grandchester… Questo era l’uomo che alla fine aveva il potere di accendere il suo fuoco interiore in modo incontrollabile. Egli era un uomo intenso e mutevole: alcune volte si comportava in modo energico e impulsivo e altre poteva essere tranquillo e dolce. Poteva farla ridere con la maggiore facilità, o con una sola parola far diventare grigie le sue giornate. Terry era il padrone della chiave delle sue emozioni. Come aveva detto Camilla, dentro di lei, ella ascoltava forte la sua canzone che le faceva danzare il cuore.

    …Terry Grandchester… Ma non l’avrebbe più rivisto. Né lui né la piccola creatura che glielo ricordava, poiché alcuni giorni dopo il suo ultimo incontro con Terry, Camilla arrivò con la notizia che Robin sarebbe stato dimesso. Candy sapeva che quanto successo era inevitabile e si rallegrava molto per il piccolo, ma quel giorno sentì che si rompeva l’ultimo vincolo con Terry. E non era che lei amasse il bambino solo per quello; aveva anche imparato ad amare i sorrisi felici di Robin, i suoi slanci infantili, i suoi enormi occhi curiosi e le sue frasi confuse e incomplete. La sua tenerezza e innocenza. Le sarebbe mancato tanto anche lui.

    Il giorno della sua dimissione, Candy andò a salutarlo. Nella stanza di Robin l’aspettava emozionata, ma serena ed elegante, la figura dolce di Eleanor Baker. L’attrice stava appena sfiorando le rose che Terry aveva portato, e che Candy aveva messo in un vaso e giornalmente innaffiava con devozione.
    -Signora Baker, deve essere felice di portarsi via Robin- le disse Candy quando la vide. Ora che non era piena di dubbi, si rallegrava di incontrarsi con la donna. Tuttavia si vergognava un po’ per quanto doveva essere sembrata codarda davanti a lei la prima volta che si erano incontrate.
    Eleanor si avvicinò vedendola e le diede un bacio sulla guancia. -Ciao, Candy- la ricevette con un sorriso -Sì, veramente voglio portarmi via Robin in hotel. Un’infermiera lo sta lavando e vestendo per potercelo portare via. Terry non dovrebbe tardare.-
    -Mi piacerebbe salutare Robin.-
    -Certo! Ti vuole molto bene. Parla solo di Candy di qua e di là. Gli mancherai.-
    -Anche lui a me. È un bimbo stupendo.-
    -È un peccato che tu non possa farci visita a New York- le disse Eleanor tornando ad accarezzare le corolle delle rose del vaso -Mi sarebbe piaciuto che anche tu e io potessimo parlare di più e conoscerci meglio. Chissà, un giorno.-
    Candy annuì. -Qualcuno mi disse un giorno che fintanto che fossimo vivi, ci sarebbe sempre stata la speranza di rincontrare le persone che partivano.-
    -Mi sarebbe piaciuto che le cose fossero state diverse, Candy.-
    -Anche a me.- Entrambe si guardarono qualche istante con reciproca simpatia e infine Candy si scusò e andò a cercare Robin. Mentre la vedeva uscire, l’attrice si rese conto che era ovvio che la ragazza non desiderava un incontro con Terry… E si rendeva conto anche che i frequenti isolamenti di suo figlio avevano la loro origine in quella ragazza. Poteva riconoscerlo perché lei stessa aveva provato sulla sua propria pelle il dolore che causavano gli amori non conclusi. Sperava che un giorno le ferite di entrambi i giovani si cicatrizzassero.
    Candy trovò Robin nell'area del bagno dove Mary, una delle infermiere di pediatria, stava terminando di pettinarlo. Lui stava in una sedia a rotelle perché, anche se la sua gamba stava guarendo bene, ancora non poteva muoversi liberamente fino ancora a qualche altra settimana. Candy sorrise intenerita al vederlo e si accovacciò di fronte a lui per abbracciarlo. Provò una tenerezza immensa quando le morbide braccine di Robin le circondarono il collo. Gli disse di essere coraggioso e obbediente, di che bravo ragazzo fosse e quanto le sarebbe mancato.
    -Verrai a casa a trovarmi?- le chiese lui speranzoso.
    -Non credo che sia possibile, Robin- gli sorrise leggermente Candy, nonostante le desse pena dirlo al bambino.
    -E non potrò salire più sugli alberi?-
    -Dovrai imparare da solo. Devi essere molto coraggioso, come i Principi.- Il bambino sorrise con sufficienza. Era ancora troppo piccolo per comprendere la portata di un addio e quanto risultassero difficili certi saluti. -Io sono già coraggioso, Candy.-
    Allora lei fece la sua espressione migliore e stese le braccia. -Fammi un altro abbraccio!- E il bambino, pieno di entusiasmo, le diede un bacio sulla guancia e la abbracciò forte quanto gli permettevano le sue braccine. Ella gli disse addio mentalmente, gli toccò il nasino col suo e uscì da lì. Dire addio le costava sempre di più.

    Alla sera, Candy arrivò a Casa Cornwell in tempo per la cena. Vedere Annie, Archie e Katie che condividevano la tavola così allegramente le portò tanti ricordi del piccolo che aveva appena lasciato. Ricordò anche che Albert sarebbe arrivato molto presto la mattina seguente e desiderò con tutto il cuore vederlo di nuovo. Da ora in avanti, avrebbe tentato con tutte le sue forze di non pensare più a Terry e guardare unicamente all'uomo che era stato il suo Principe della Collina. Se aveva potuto amarlo da piccola, certamente avrebbe potuto farlo di nuovo appena fosse riuscita a cancellare dalla mente e dal cuore Terry Grandchester... Ma come poteva farlo ora, se durante tutti questi anni lui era stato sempre lì? Si promise che avrebbe guardato solamente Albert …"ma se potessi vedere un’ultima volta Terry"…
    -Candy! Arrivi giusto in tempo per la cena!- esclamò Archie vedendola, mentre uno dei maggiordomi le spostava la sedia per farla sedere –Proprio in questo momento Annie e io parlavamo di te. Le stavo proprio dicendo che sono riuscito ad ottenere il palco migliore per vedere la Prima di “Edipo Re”. Tutta la società di Chicago sarà lì.-
    Candy osservò che le mettevano davanti il piatto e una delle cameriere le serviva la minestra da una zuppiera. Il cibo aveva un odore delizioso, ma con tutto ciò che lei aveva in testa l’ultima cosa che desiderava era mangiare. Tuttavia ringraziò la ragazza che l’aveva servita prima di rispondere ad Archie. -Immagino che non servirà a nulla dire che non ho tanta voglia di andare...- provò a rispondere.
    -Perché, Candy? È uno dei tanti tipi di eventi cui dovrai accompagnare lo zio William. E inoltre sono molto piacevoli- le rispose Archie inarcando un sopracciglio –Per caso è per Grandchester?- Annie tese una mano per prendere il marito sull'avambraccio supplicandolo con lo sguardo di evitare l’argomento, ma Archie in risposta le diresse un altro sguardo che le indicava che sapeva quel che faceva.
    Candy non rispose, e Archie chiese nuovamente: -Ti sta importunando di nuovo? Corrono tanti pettegolezzi per le vie della città. Raccontami che ti succede Candy, ricorda che sono tuo amico.- Ella lo guardò ricordando i giorni di Lakewood. Era vero, dei primi amici della sua infanzia in quella bella casa con i tre cancelli, Archie era l’unico che era ancora lì.
    -Credo che non sia positivo per Katie che parliamo di queste cose di fronte a lei– intervenne con prudenza Annie. Candy e Archie si guardarono ed entrambi annuirono. -Parleremo più tardi in biblioteca, Archie– le promise la bionda. Poi gli sorrise con affetto, -Non potrei mai dimenticare che sei mio amico e fratello.-
    Tutti e tre guardarono Katie che continuava a mangiare apparentemente senza far caso a ciò che le succedeva intorno e continuarono con un’altra conversazione più leggera. La compagnia dei Cornwell e i sorrisi monelli di Katie poco a poco resero a Candy più leggera la serata e, anche se non poté distrarsi completamente dai suoi pensieri, durante la cena il suo carico si fece meno pesante. Nel mezzo di una gradevole conversazione erano al punto di terminare la cena, quando all'improvviso bussarono alla porta. Un momento dopo una delle cameriere entrò nella sala da pranzo e annunciò l’arrivo di una visita: -Il Signor William Ardlay desidera vedere i signori.- Al sentire il nome, Candy si mise in piedi entusiasta e senza perder tempo uscì correndo verso l’ingresso. Con infinita emozione aprì la porta e vide Albert fermo in mezzo al salone, con dei pantaloni jeans e in maniche di camicia con i capelli scomposti. Si vedeva che era stanco e che era appena tornato dal viaggio.
    -Candy!- Esclamò lui nel vederla e le aprì le braccia nelle quali lei corse a rifugiarsi nascondendo il viso contro il suo petto. -Albert! Ti aspettavo domani…-
    -Le trattative sono finite prima e non ho visto la necessità di restare di più. Avevo tanta voglia di vederti che sono venuto direttamente qui senza passare prima da casa.-
    -Mi sei mancato tanto!-
    -E tu a me, Principessa…-
    Candy alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi. Non stava in sé per l’emozione di avere Albert di fronte a lei. Si promise che avrebbe avuto occhi soltanto per lui. -Albert…- mormorò, ma i suoi pensieri ostinati tornarono a Terry.
    Terry! ... Abbassò la vista sentendo che tradiva Albert. Era una follia… Doveva dirgli che… Ma le parole seguenti di Albert buttarono a terra le sue intenzioni: -Candy, a volte anche io sono stanco di tutto questo... E allora ho solo bisogno di abbracciarti affinché tutto continui ad avere senso... Il tuo sorriso mi basta per continuare ad essere ciò che devo essere.-
    Lei sentì che il pavimento tremava sotto i suoi piedi. Comprese come si sentiva lui, perché a lei accadeva la stessa cosa quando aveva bisogno del suo sostegno. Albert, che sempre era lì per lei... Come poteva abbandonarlo ora che gli aveva promesso che anche lei sarebbe stata lì per lui? Ricordò che lei si era promessa ad Albert... E che Terry non entrava più nella sua vita, era arrivato tardi... “Terry! Perché non sei arrivato prima?”
    -Tu anche mi sei mancato- tremò lei, pensando che il suo fragile mondo si stava sgretolando inesorabilmente intorno a lei, furiosa all'improvviso perché Terry non era tornato prima.
    -Che hai?- le chiese lui, intrigato all'improvviso dallo sguardo freddo che aveva visto in lei.
    La ragazza sbatté le palpebre come svegliandosi da un sogno, allontanando le recriminazioni dalla mente. -No... no. È solo che mi rallegra tanto vederti. Tu sempre sei stato la mia forza, Albert. Mi hai dato tanto.- Candy lo guardò, quasi con devozione -Ma devi essere affamato! O preferisci un po’ di tè? Vieni in sala da pranzo.-
    -No, grazie. Lascia stare. Vado a casa. Sono solo voluto passare prima a vederti per vedere come andavano le cose. Come mi manca l’epoca in cui vivevamo insieme!-
    -Presto lo faremo di nuovo.-
    -Sì, e potremo parlare fino a tardi la notte coricati a letto senza pensare al tempo, perché nessuno dei due dovrà andarsene.-
    Candy ricordò le lunghe conversazioni che aveva sempre avuto con Albert. Pensò a quanto piacevole sarebbe stato prolungarle fino al mattino... Ma non nel modo che lui suggeriva. Avrebbe potuto lei farlo quando fosse arrivato il momento? Avrebbe potuto stare così con Albert, sapendo che con chi voleva stare era Terry? E come se Albert in qualche modo potesse indovinare le sue riflessioni, si avvicinò a lei per prenderla per mano e baciare le mani di lei tra le sue. Candy lo guardava domandandosi perché Albert aveva dovuto innamorarsi di lei e trattarla con tanta ammirazione. Egli la guardò negli occhi e disse con voce arrochita dal desiderio: -Candy, non sai quanto anelo il giorno in cui potrò chiamarti mia moglie...- le disse, e il suo sguardo tradiva l’enorme amore che c’era nel suo cuore.
    Improvvisamente la respirazione di lei si fermò, anticipando ciò che Albert stava per fare. Egli era tanto vicino come quella notte. Lei fu pienamente cosciente del suo sguardo ardente e lesse nei suoi occhi che nuovamente stava per baciarla. Candy chiuse gli occhi, pensando che stavolta non sarebbe accaduto quel che era successo la notte del suo fidanzamento. Socchiuse le labbra umide, offrendole a Albert... il cuore si era quasi fermato in attesa nel petto... il momento le sembrava eterno. E finalmente le labbra di Albert presero le sue, molto gentilmente al principio. Candy riprese a respirare sentendo la bocca sulla sua e si trovò a domandarsi come dovesse rispondere. Il bacio di Albert poco a poco stava diventando più pressante mentre faceva scivolare le braccia intorno alla sua vita, le sue labbra che osavano sempre più... E lei si domandava solo se lo stesse facendo bene. Era molto nervosa, non sapeva come dovesse rispondere... Non sapeva se per caso stesse deludendo Albert.
    Poi, senza poterlo evitare, la mente le volò in Scozia, a una collina di fronte a un lago e al primo e unico bacio che Terry le aveva dato. Ricordò che anche se era stato il suo primo bacio, lei non aveva mai dubitato su come corrisponderlo, nonostante fosse stato un bacio rubato così bruscamente. Rivisse in che modo sembrò che il tempo si fosse fermato quando Terry l’aveva presa possessivamente tra le braccia. Le sue labbra ardenti e invadenti, la sua sorpresa iniziale e l’offerta che aveva fatto di sé dopo... A come... No! Non poteva essere! Anche quando era Albert che la baciava, nemmeno così poteva smettere di pensare a Terry. Era così ingiusta, era una traditrice! Si sentì tanto male che si allontanò bruscamente da Albert, deviando lo sguardo affinché lui non vedesse come gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime.
    -Può venire qualcuno...- Si giustificò Candy con la voce ansimante, senza riuscire a sostenere lo sguardo di colui che sentiva come l’oggetto del suo tradimento.
    -Candy...- Albert si confuse per l’allontanamento così brusco di lei, proprio quando alla fine era riuscito a baciarla e a soddisfare uno dei suoi più cari desideri. Si rese conto che dopo questa cosa, Candy non riusciva a guardarlo e girava il viso. Poco a poco l’intensa emozione che lui aveva provato nel baciarla stava svanendo per lasciare al suo posto un altro tipo di certezze. Si stava arrischiando troppo, ma aveva bisogno di sapere.
    Candy finalmente poté guardarlo di nuovo con un sorriso nervoso sulle labbra, sollevata che le lacrime fossero rimaste nei suoi occhi e non le fossero scivolate per farla scoprire. -Io... Può venire qualcuno e trovarci così...- Ella ripeté la scusa un po’ più calma. Desiderò che Albert credesse che lo faceva per pudore. Era preferibile che la prendesse per una ragazza troppo timida piuttosto che conoscesse i reali motivi. Ma lui conosceva troppo bene Candy e sapeva che gli stava rifilando una scusa. Albert sapeva che ciò che era appena accaduto tra loro non era stato per lei il momento magico e desiderato che era stato per lui.
    -Sarà meglio che ci vediamo domani- disse lui finalmente. -Sì, Albert– annuì lei, recuperando un po’ di serenità, -Ti accompagno alla porta.-
    -Grazie, Candy- Sorrise lui a metà.

    Una volta che Albert se ne fu andato, Candy non ebbe più la forza per affrontare Archie nello studio come erano rimasti d’accordo. Sentiva un profondo disagio e una grande debolezza, e se si fosse confrontata con Archie sapeva che sarebbe finita per raccontargli tutto. Si sentiva di nuovo tra l’incudine e il martello. Forse era tempo di tornare di nuovo alla Casa di Pony... Ma questa volta Candy sapeva che nemmeno andando nei suoi luoghi più amati poteva fuggire da se stessa.

    * * * * *


    Durante i giorni seguenti, Candy aveva potuto evitare la temuta conversazione con Archie e le occhiate inquisitorie di Annie dovute al fatto che la maggior parte del suo tempo libero lo passava accanto ad Albert. Nonostante quel bacio, le cose tra loro erano tornate ad essere quasi come prima, solo che ora Albert era diventato più taciturno e si immergeva in profonde speculazioni private.
    Un pomeriggio di tanti, Albert e Candy erano usciti a passeggiare in compagnia di Madeleine. Fu un pomeriggio molto gradevole in cui Maddy e Albert si erano dedicati a descrivere a Candy la bellezza dell’Africa e della savana; e il contrasto orribile che causava il fatto che in una terra così bella convivessero tanta bellezza naturale con tanto dolore, fame e malattie. Entrambi erano tanto emozionati dagli aneddoti condivisi che si interrompevano con le parole l’uno con l’altra nella loro enfasi di descrivere fin nel minimo dettaglio ogni cosa che ricordavano. Parlarono delle cose che erano soliti fare insieme, le lunghe conversazioni e i sorprendenti casi di cui erano stati testimoni. Dei pesanti ma soddisfacenti giorni nella giungla... Nel vederli conversare con lo stesso entusiasmo e scherzare tra loro, Candy pensò che fosse una pena che al cuore non si comandasse. Era un peccato che Albert fosse innamorato di lei e non di Madeleine; e Maddy di lui. Sembravano perfetti l’uno per l’altra. Ma poi ricordò le parole di Camilla. “Amare non è questione di meritarlo…”

    Giorni dopo quella passeggiata, finalmente arrivò la notte della Prima di “Edipo Re” al Teatro Elmore. Archie, Annie -che stava per partorire da un momento all'altro- e Candy andarono a Villa Ardlay per unirsi con le zie Prudence e Elroy, oltre a Albert, per essere portati tutti insieme al teatro. Gli Ardlay avevano uno dei migliori palchi, da dove si dominava tutto lo scenario senza bisogno di usare il binocolo, cosicché quando tutti presero posto e Candy poté vedere con tanti dettagli lo scenario, cominciò a sentire una sorta di solletico che le iniziava nello stomaco e le percorreva tutto il corpo. C’era un chiacchiericcio ovunque, ma si sentiva come un mormorio sordo e inintelligibile, poiché nessuno si azzardava ad alzare troppo la voce e rompere la sensazione reverenziale che provocava un teatro con gli spessi tendaggi che avvolgevano lo scenario. All'improvviso Candy sentì come se quel luogo prima della recitazione fosse una specie di santuario e, per un momento, ella comprese l’emozione infinita di Terry quando si metteva di fronte al pubblico. Candy si era seduta al lato di Albert e alla sua sinistra prese posto la Signora Elroy. Entrambe scambiarono il minimo di frasi che la cortesia esigeva e poi la signora guardò verso il palcoscenico senza mostrare il minimo interesse per Candy. Questo le ricordò che vari anni prima era stata precisamente la Signora Elroy che aveva negato decisamente che Candy condividesse il posto con il resto degli Ardlay... Era ovvio che adesso la tollerava solo per il suo amato nipote William. Candy meditava su questa cosa quando Albert le prese una mano, catturandola tra le sue per richiamarne l’attenzione. Ella si inclinò verso di lui per non interrompere l’amena conversazione di Prudence, Annie e Archie prima dell’inizio dell'opera. -Dimmi, Albert.-
    -Perché non mi hai parlato mai di Terry?- Le chiese Albert schiettamente e senza preamboli. Tuttavia, nonostante la sua domanda diretta, non c’era nessun rimprovero nella sua voce.
    Candy sentì la domanda come un colpo. Impallidì. -E che...dovrei dirti?- Balbettò presa alla sprovvista. -Non lo so. Magari che lo hai visto...che forse ti farà piacere vederlo recitare. Non so. Qualsiasi cosa.- Albert la guardò, e nei suoi occhi c’era uno strano miscuglio di genuina curiosità e sconforto, -Mi dice di più il fatto che non mi parli mai di lui.-
    Candy cercava cosa rispondere, ma la porta del palco si aprì alle loro spalle interrompendo il momento e tutti si girarono a guardare. All'ingresso apparve Neal Legan che portava al braccio destro sua moglie Michelle Legan e Eliza all'altro braccio. Il loro arrivo non fu una sorpresa poiché già li stavano aspettando, ma Candy si spaventò un poco vedendo l’occhiata di disprezzo che Eliza le diresse. Quella notte era più insolente che mai. Salutò con cordialità effusiva tutti gli Ardlay eccetto Candy, che ignorò ostentatamente. Dal suo comportamento la bionda avrebbe detto che non si era nemmeno accorta della sua presenza, se non fosse stato per lo sguardo furioso che Eliza le lanciò e perché oltre a salutare Albert gli diede un bacio calcolatamente lungo e sensuale sulla guancia dopo aver lodato quanto fosse bello quella notte...
    Al contrario, Neal si avvicinò per salutarla. Le prese la mano e con uno sguardo insistente gliela baciò lentamente ignorando la presenza della moglie, godendo di ogni secondo del disagio di Candy sentendo il contatto delle sue mani. Ma Neal non fece niente di manifestamente sgradevole, così che lei dovette sopportare stoicamente il rituale di cortesia. Eliza si sedette a un lato della zia Elroy. Mentre muoveva il ventaglio in modo civettuolo disse a voce sufficientemente alta perché Candy la udisse: -Muoio dalla voglia di vedere Terence! Ieri mentre passeggiavamo insieme mi ha promesso che mi avrebbe dedicato la recitazione... Che uomo appassionato!-
    Candy non si girò a guardare Eliza, ma ascoltò ognuna delle sue parole che la ferirono con precisa esattezza. Ella conosceva la bugia di Eliza e francamente dubitava che Terry si fosse avvicinato a lei, ma nel profondo la fiamma della gelosia e il dubbio cominciavano ad accendersi dentro di lei. Si sentì terribilmente male per quello e per la domanda di Albert cui non aveva saputo come rispondere... Che giornata orribile!
    Non erano trascorsi nemmeno un paio di minuti dall'arrivo dei fratelli Legan quando fu annunciata la terza chiamata e l’intensità delle luci del teatro si ridusse e si accesero le luci della ribalta. Le lampade si concentrarono sullo scenario mentre si apriva il sipario in mezzo a un silenzio quasi reverenziale. Trattenendo il fiato, Candy vide apparire l’atletica figura di Terry in mezzo al palcoscenico, fermo di fronte a un coro che rappresentava una moltitudine. La sua voce grave e chiara riempì ogni angolo del teatro.

    “Oh, figli! Discendenza nuova dell’antico Cadmo! Perché state remissivi davanti a me, recando supplici rami nelle bende avvolti? La città è piena di incensi...”

    E Candy apprezzò la semi oscurità del palco quando i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, realmente emozionata e commossa. Tornava ad ascoltare la voce di Terry anche se le sue parole non erano dirette a lei ... Tornava a guardarlo anche se lui guardava in un'altra direzione.
    “Terry... Terry...” Cantava sempre più insistente il suo cuore. Appariva così bello e mascolino! Era stato così suo e si erano persi...
    ...Terry... Le mancava così tanto che le faceva male. Candy sentiva il desiderio di piangere un mare di lacrime, ma seppe controllarsi. Il resto dell’opera lo passò in un mondo alieno dove soltanto Terry esisteva, interpretando un Edipo tormentato dalla crudeltà del suo destino.

    “Nascondetemi senza tardare, per gli Dei! In alcun luogo fuori dal paese o uccidetemi o gettatemi in mare dove mai più potrete vedermi. Venite, degnatevi di toccare questo uomo disgraziato...”

    L’intensa recitazione di Eleanor Baker come Giocasta giustificò le scene extra che si aggiunsero all'opera originale per mostrare lo struggente suicidio della regina e madre, e Eleanor le rappresentò con totale virtuosismo. Robert Hathaway ugualmente fu brillante nella parte di Creonte, ma per Candy nessuno fu all'altezza interpretativa di Terry... Era così orgogliosa per lui; ora capiva perché meritatamente si stava guadagnando la fama di grande attore e perché i teatri si riempivano quando c’era il suo nome sulle locandine.
    “Terry, sei arrivato così in alto...” pensò Candy, commossa. Era incredibile come in meno di quattro anni egli fosse riuscito a riprendersi dalla sua fragorosa caduta.

    Al termine dell’opera, il pubblico gratificò gli attori con un prolungato applauso ruggente, dove le grida di -Bravo!- risuonavano ovunque. Nel palco degli Ardlay, solo Albert e Candy prolungarono il loro applauso quanto il resto del pubblico e continuarono ad applaudire durante l’inchino finale della Compagnia Teatrale Stratford dopo l’ultima alzata del sipario. Sotto le luci, Candy vide le facce sudate e stanche ma soddisfatte di Robert, Eleanor e Terry, con sorrisi raggianti e trionfanti mentre ricevevano l’ovazione. I fiori cominciavano a inondare lo scenario e, mentre cadeva per l’ultima volta il sipario di fronte alla fila di attori, la bionda poté vedere il luccichio sicuro e intenso negli occhi di Terry... Lo stesso sguardo che non molti giorni prima aveva diretto a lei.
    -Dopotutto devo riconoscere che Terry è un buon attore.- Udirono commentare Archie al termine degli applausi, –È stato il migliore dell’opera, e non è facile brillare accanto a figure grandi come Eleanor Baker o Robert Hathaway.-
    - Bah! - esclamò Neal con risentimento, -In una intervista alla stampa che hanno appena rilasciato, Terry e Eleanor Baker rivelano la parentela che li unisce. Questo sarà sufficiente per terminare le loro carriere per quanto talento possano avere... Che scandalo! Un bastardo che intrattiene l’alta società.- Elisa intervenne sorprendentemente per difenderlo. -Terry è un Duca!-
    -A me sembra più un arrivista che ha scavalcato posizioni approfittando del nome di sua madre.- ribatté dicendo il primogenito dei Legan.
    Candy desiderò uscire prima possibile dal palco dove si stava distillando tanto veleno. Si mise in piedi e insieme con Albert, Annie, Archie e la zia Prudence uscirono verso il vestibolo del teatro, mentre la Signora Elroy e i Legan restarono nel corridoio a salutare alcune personalità di Chicago che si erano date appuntamento per godersi la rappresentazione. Il vestibolo anche era un brulichio di gente, considerato che gli attori erano usciti a salutare il pubblico e firmare autografi. Inutile dire che molti signori giravano intorno a Eleanor Baker che firmava loro autografi e salutava con grande eleganza... E che la maggior parte delle fanciulle si accalcava circondando Terry. Ora aveva imparato a sorridere alle sue ammiratrici, e col suo sorriso i cuori volavano e le donne sembravano sciogliersi ai suoi piedi.
    Gli Ardlay passarono tra la moltitudine che avvolgeva gli attori e Candy fu terribilmente cosciente che Terry era circondato da una nuvola di donne ossequiose e civette. Sentì uno sgradevole ardore nel cuore e l’offuscamento le annuvolò la mente: il mostro della gelosia tornava a pungerla con intensità, nonostante lei cercasse di negarlo a se stessa. E come se quella sensazione fosse stato un grido muto, Terry per un momento deviò l’attenzione dalle donne che lo circondavano e si girò a guardarla negli occhi dirigendole uno sguardo arrogante ma impaziente, seguito da un radioso sorriso. Solo che Candy sentì che il sorriso che le aveva dedicato era lo stesso che regalava a tutte.
    All'improvviso si sentì molto infastidita per quello. -Voglio andarmene!- disse repentinamente, con voce tagliente. Tutti si girarono a guardarla stupiti dall'inaspettata urgenza delle sue parole. Ma questa volta Candy si trovava così oppressa che non riusciva a fingere un umore migliore per non preoccupare nessuno, come faceva sempre.
    - Sono stanca – aggiunse semplicemente per giustificarsi, ma in qualche modo si sentiva piena di una peculiare energia che le scorreva nelle vene e, per quanto cercasse di evitarlo, non riusciva a smettere di guardare dove Terry era tornato a rivolgere l’attenzione alle sue ammiratrici. Sorprendentemente si sentì violenta vedendo come egli continuasse a sorridere loro, –Voglio andarmene. Ho bisogno di dormire.-
    Archie e Annie concordarono che avrebbero portato con loro Candy a Casa Cornwell, mentre Albert e la zia Prudence restarono ad aspettare la Signora Elroy per tornare a Villa Ardlay. Candy uscì dal teatro stoicamente, senza guardare indietro. Quanto desiderò non essere andata! ... La delusione che provava vedendo Terry circondato da giovinette veementi era maggiore che l’emozione di vederlo un’altra volta. E cosa si aspettava? Che anche lui stesse morendo d’amore per lei?
    Intanto, Albert e la zia Prudence aspettavano la Signora Elroy pazientemente in mezzo al vestibolo. Terry, che continuava ad essere assediato da varie dame in attesa di un autografo, all'improvviso si rese conto della presenza di Albert nel salone e, dopo essersi scusato con le signore, si fece strada per raggiungerlo.
    - Albert Ardlay - Lo chiamò da dietro per farlo girare, -Mi rallegra molto che sia venuto. Dobbiamo parlare...- Albert si girò e salutò Terry con un cenno di assenso.
    Con una mano avvicinò la zia Prudence e li presentò: -Zia Prudence, questo è il Signor Terence Grandchester che ci ha regalato la sua arte stanotte. È un grande amico. Terry, lei è mia zia, la Signora Prudence Griffin.-
    Terry prese la mano di Prudence e la baciò amabilmente. -Lieto di conoscere una dama tanto affascinante- le sorrise. -Oh, Signor Grandchester!- la zia Prudence arrossì come se fosse una giovanetta, -Questa notte si è conquistato tutto il mio rispetto. Mi congratulo per la sua recitazione... Ma non per il contenuto dell’opera. Un poco forte, non le sembra?-
    -Tanto forte come certe storie reali, Signora Griffin. È una tragedia greca e le loro tragedie erano terribili, come le nostre- disse Terry, -Ad ogni modo, lasciando da parte il suo tema così polemico, io vedo questa opera come la rappresentazione del destino funesto che irrimediabilmente colpisce certi uomini. Come si è sempre detto: intorno a un eroe, tutto è tragedia.-
    -Ah, Signor Grandchester... Come è piacevole trattare di questi temi con un giovane di spirito bohémien come il suo. Ma vedo che lei deve parlare con mio nipote William e non vorrei distrarvi... È stato un piacere conoscerla.– Poi guardò Albert per dirgli, -Vado a cercare Elroy, già sappiamo quanto può attardarsi in questo genere di eventi.- E si allontanò per andare in cerca della sorella.

    Finalmente Terry e Albert si trovarono faccia a faccia. Erano circondati da gente ovunque ma si sentivano sufficientemente isolati per parlare senza timore di essere ascoltati. A volte la migliore riservatezza si trova nella folla.
    -Voglio complimentarmi per la tua recitazione, Terry- gli disse Albert, -Non ti avevo mai visto prima recitare e in verità sei un grande artista. Complimenti perché finalmente stai facendo ciò che tanto hai cercato di ottenere.-
    -Professionalmente non mi posso lamentare- accettò Terry, con un lieve gesto agrodolce, -In questo senso la vita mi ha sorriso. Ma solo in questo senso...– All'improvviso si rese conto della direzione che stava per prendere la conversazione e tornò al tema iniziale, -Tu nemmeno ti puoi lamentare, Albert. Sei un uomo d’affari di successo. L’uomo più influente del Nord America.-
    -Uff! Lo considero più un peso che un successo. Ma ho dovuto assumermi le mie responsabilità.-
    -Responsabilità, eh?- ripeté Terry, alzando le sopracciglia, -Che parola! Molte volte le nostre responsabilità si oppongono ai nostri desideri. Per questo è così difficile crescere.-
    -Ma siamo cresciuti. E siamo uomini con responsabilità, Terry. Le abbiamo assunte nonostante siano totalmente contrarie al nostro sentire, come dici. Questo ci ha convertito in adulti.-
    Terry annuì alle parole di Albert. Trovava nel suo amico l’uomo con cui poteva trattare questi temi durante un pomeriggio senza fretta. Era realmente un peccato che la loro amicizia tramontasse a causa del sentimento che entrambi condividevano per la stessa donna.
    -Io alla fine ho rinunciato al Ducato, Albert- rivelò l’attore all'improvviso, -Arriva anche il momento in cui devi mettere sulla bilancia se la responsabilità esige tanto da tradire se stessi...o i sogni più preziosi. In questo senso, il Ducato dei Grandchester era qualcosa di superfluo; sono sicuro che la nobiltà inglese sopravviverà meglio senza di me. Non mi dispiace.-
    Albert l’ascoltò, sentendo che le parole di Terry lo conducevano alla vera ragione per cui sostenevano quella conversazione. L’attore continuò dicendo: -Ma ci sono state altre rinunce più dolorose che mi hanno fatto perdere l’unica cosa importante che c’è stata nella mia vita. E queste sono state inevitabili.-
    -Stai parlando di Candy, vero?- Terry annuì. -Devo dirti che capisco che ti sia innamorato di lei... E che lei si sia innamorata di te- Confessò l’attore inceppandosi. Era ovvio che era molto difficile per lui dire quella cosa. Si notava nel suo sguardo un reclamo a malapena contenuto, -E, cercando di capirlo, ho compreso che dovevo confermarti la mia amicizia.-
    Albert lo guardò, stupito. -Non ho mai pensato che potessimo non essere più amici.- Terry esitò un momento prima di fare ciò che considerava la sua più importante rivelazione. Forse dopo averla sentita, l’opinione di Albert sarebbe cambiata. -Io sì, Albert... Sai, nonostante il tempo e tutto quello che è successo tra noi, io ancora sono innamorato di Candy.-
    Albert alzò le sopracciglia, vedendo l’atteggiamento cupo di Terry. -Lo immaginavo- accettò tuttavia, ma senza rispondere allo sguardo di sfida del suo amico mentre cercava di conservare l’imparzialità. Anche se era evidente che aveva ascoltato qualcosa che già intuiva, l’atteggiamento del patriarca lasciò intravedere una traccia di sconfitta, -Nessuno meglio di me conosce la storia di voi due. Nessuno meglio di me per capire.-
    -C’è stato un momento in cui mi sono infuriato per questa vostra cosa- continuò rivelando Terry, -Mi sentivo tradito da lei...E da te. Ho ricordato quel giorno che mi hai trovato ubriaco e mi hai chiesto di lasciarla continuare con la sua vita. Sono impazzito di gelosia pensando che ci avessi privato dell’opportunità... beh, mi conosci. Ora sto cercando di accettarlo, e credo che il tempo e la distanza mi aiuteranno. Tra una settimana lasceremo Chicago.-
    -Candy non ti ha mai tradito, entrambi avete deciso di rinunciare- puntualizzò Albert. Si notava che la conversazione era difficile anche per lui, soprattutto perché non era completamente certo dei sentimenti della fidanzata nei confronti di loro due, -E poi è arrivato il giorno in cui lei semplicemente ha dovuto andare avanti. Io nemmeno ti ho tradito: non ho cercato di innamorarmi di lei, ma è successo. Da bambina ho amato i suoi sorrisi, ma è da poco che ho cominciato ad amarla in modo diverso.-
    Terry annuì, pensando a tutto il tempo perduto. Ricordò che Albert era stato sempre al fianco di Candy: come tutore, come amico, come innamorato ora. Provò gelosia per aver perso la fanciullezza della donna che tanto amava e perché Albert invece era stato con lei da allora. Ovviamente, Terry ammetteva che non ci fosse stato tradimento. Lui, prima di tutti, era stato lui stesso che aveva voltato le spalle all'amore che c’era tra lui e Candy. Non aveva diritto a reclamare niente. Non aveva diritto a portare rancore, né a fare questioni.
    -So che non ci sono stati tradimenti e non ha più importanza chiedere niente, Albert- accettò finalmente lui, ricordando che era stato Albert che lo aveva aiutato a riprendere la sua strada in teatro, per la qual cosa gli era molto grato, -Le risposte non importano più. Solo voglio dirti che continuo a considerarti mio amico e voglio chiederti di farmi l’onore di considerarmi allo stesso modo.-
    -Ovviamente, Terry.- annuì Albert, domandandosi se anche lui avesse fatto le cose correttamente. Non per innamorarsi di Candy quanto per ciò che era successo dopo... Per ciò che stava succedendo ora. Abbandonò quei pensieri quando si rese conto del prolungato silenzio di Terry. Era ovvio che aveva qualcos'altro da dire ma non sapeva como cominciare.
    Finalmente, l’attore si decise. -Ho visto Candy un paio di volte– gli rivelò, -La gente ci ha visto e sono cominciati i pettegolezzi e i giornali di scandalo. Ma voglio dirti che ci siamo solo messi al corrente delle nostre storie e che già ci siamo detti addio. Credo di averle portato il rispetto che tu e lei meritate.-
    Quella notizia turbò Albert. Aveva già sentito le chiacchiere maliziose circa la sua fidanzata e un famoso attore di Broadway, e ovviamente sapeva di chi si trattava. E anche se, in un certo qual modo, egli stesso aveva propiziato il loro incontro andandosene qualche giorno in California quando aveva saputo della presenza di Terry in città... tuttavia non poté evitare un certo sospetto.
    -Lo so. Anche se non avessi fiducia in te, Terry... mi fido completamente di lei- rispose Albert seccamente.
    Terry percepì un certo fastidio nel tono di voce e la sua prima reazione fu di mettersi sulla difensiva. Ma immediatamente ci ripensò poiché sapeva quanto fosse difficile questo momento per tutti e due. Sperava che sarebbero rimasti tanto amici come prima, quando fosse passata la tempesta. Adesso la sola promessa bastava. Terry gli tese la mano. Albert la guardò un secondo, sorpreso dalle sue stesse reazioni, e poi gliela strinse con energia. Entrambi si sorrisero liberando le tensioni.
    -Aspetterò le tue lettere allora, Signor Ardlay. Io ti scriverò appena avrò qualcosa di interessante da raccontare.- Albert apprezzò mentalmente il cambio di argomento. Anche lui si rilassò. -Spero di non sbagliare e scrivere al Duca di Grandchester, perché le lettere non ti arriveranno...-
    Per qualche momento entrambi risero quasi senza pensieri. Poi Terry lo salutò e si diresse a salutare qualcun’altro tra la folla. Albert restò fermo, guardandolo allontanarsi, e si domandò quando sarebbe stata la prossima volta che avrebbero potuto vedersi e se per allora si sarebbe calmata la tempesta che ognuno portava nel proprio cuore.

    * * * * *


    -Candy! Candy! È arrivato il tuo vestito da sposa!- Annie saliva pesantemente le scale rapidamente quanto glielo consentiva la gravidanza, che non era molto. Prima che arrivasse al terzo scalone la giovane infermiera già era uscita dalla sua camera al piano alto e correva incontro al seguito di sarte che entrava a Casa Cornwell. Erano quattro e portavano varie scatole con loro. Un giovane aiutante, quasi un bambino, veniva dietro di loro portando un manichino che sembrava molto pesante per la sua bassa statura. Il piccolo esercito chiese a Annie dove doveva mettere il vestito, ma nel frattempo Candy già era scesa ad incontrarli e li guidò fino alla sua stanza aiutando il ragazzo con il suo carico. Una volta in camera, il ragazzo montò il manichino che consisteva unicamente in un torso di donna senza testa né estremità, collocato su un supporto metallico. Le sarte cominciarono a tirare fuori un bel vestito completamente ricamato a mano, broccati e tulle che collocarono con maestria sul manichino dispiegando il vestito da sposa più bello che Candy avesse visto in vita sua. La luce del mattino che entrava dalla finestra creava scintille luminose sulla tela del vestito e gli dava una luminosità peculiare, quasi come se fosse propria. Al vederlo, Candy ricordò l’emozione con cui aveva scelto il modello pochi giorni dopo aver annunciato il suo fidanzamento con Albert, quando si sentiva sicura di ciò che faceva e Terry Grandchester era solo un nome e un ricordo archiviato nelle profondità della sua anima. Mentre il gruppo di donne montava il vestito in tutto il suo splendore sotto la direzione della Signora Connor, la modista, Candy non poté smettere di ammirarlo ancora una volta ma in questa occasione con sentimenti molto diversi.
    - Signorina White, questo è il vestito che ci ha chiesto. Il broccato è stato importato direttamente dalla Francia e le nostre più abili sarte hanno fatto questo splendido lavoro - Disse la Signora Connor, mostrando con orgoglio la sua opera una volta che il vestito fu sistemato in tutto il suo splendore, -Lo abbiamo portato perché ci indichi le modifiche che desidera fare prima di provarselo.-
    Candy guardò il vestito imbambolata... Era un sogno bellissimo. Per qualche secondo, immaginò di vestirlo al lato di Terry ... Diamine!
    - Così è perfetto - mormorò cercando di allontanare il nome e il viso che da alcuni giorni la accompagnavano perennemente.
    - Nessuna modifica? - Domandò sorpresa la Signora Connor, abituata che le signore di società finissero col chiedere un vestito totalmente differente da quello scelto originariamente. Modifiche di qua e di là, capricci assurdi che il denaro pagava per le dame la cui unica costante nelle loro vite era l’ozio. La Signora Connor aveva immaginato che siccome questa giovane avrebbe sposato il multimilionario Sir William Ardlay, le sue esigenze sarebbero state maggiori. Per quello si sorprese.
    - Nessun cambio - confermò Candy. - Allora Signorina White, ci permetta di provarglielo per fare gli aggiustamenti necessari.
    Il resto della mattina Candy la passò con le prove del vestito mentre Annie le dava la sua opinione emozionata. Le sarte trovarono che bisognasse fare alcune modifiche in vita poiché Candy aveva perso un po’ di peso in quegli ultimi giorni, ma niente che richiedesse molto sforzo. Inoltre avevano tempo in avanzo per qualunque sistemazione poiché non era necessaria nessuna modifica.

    Quando la sessione di prove terminò e il vestito era di nuovo sul manichino, era già quasi mezzogiorno. La modista e le sue sarte se n’erano andate ed erano rimaste solo lei e Annie nella stanza.
    - Eri veramente bellissima! - Esclamò Annie guardando il vestito da vicino, -Solo spero che sorriderai un poco di più il giorno della cerimonia...-
    Le parole di Annie la incuriosirono. -Perché lo dici?- le chiese. -Mi sembri un po’ triste, Candy. E non ti vedo molto emozionata per il tuo matrimonio... Non lo sei mai stata del tutto, ma ora è evidente che non sei coinvolta.-
    Candy si sorprese che il suo stato d’animo fosse tanto ovvio. Secondo lei si stava comportando abbastanza bene nascondendo fino ad ora la scoperta del suo amore per Terry. Lei ancora provava un’ansia costante e una gelosia che la bruciava da quando aveva visto la devozione delle ammiratrici verso l’attore, ma aveva creduto di continuare a dare il suo sorriso migliore alle persone che la circondavano. Almeno Albert non aveva chiesto di più su Terry da quando lei gli aveva raccontato che lo aveva visto un paio di volte e che avevano parlato amabilmente. Nessuno aveva commentato niente sull'incontro tra i due uomini... E in tutti i modi, Candy non era certa di voler sapere cosa fosse successo. Le bastava che Albert tornasse ad essere lo stesso e fosse felice accanto a lei. E lei sarebbe tornata ad essere la stessa col tempo. Già era abituata al dolore di rinunciare. Solo che ora la sorprendeva che Annie dicesse che non era emozionata per il matrimonio. Era l’unica cosa di cui si occupava dai tre giorni che aveva cominciato il suo permesso dall'ospedale.
    -Ma se passo i giorni in mezzo ai preparativi.- obiettò la bionda. -Lo so, Candy.- annuì Annie, -Ma non sembri una sposa al punto di sposarti. Ti manca quel luccichio negli occhi. Lo so perché anche io sono stata sposa come te e non c’era mattina che non mi svegliassi impaziente per il giorno del nostro legame.-
    Candy si girò verso il vestito, e poi si sedette sul letto con una mano sulla guancia in un gesto di mortificata sconfitta. -Davvero si nota tanto?- chiese disperata, -È che non so più che fare...-
    Annie era un po’ stanca di insistere con Candy perché le aprisse il suo cuore. Non lo avrebbe fatto di nuovo perché rispettava le decisioni e i silenzi della sua amica.
    - Dimentica quello che ti ho detto, Candy – le disse dirigendosi alla porta per uscire dalla stanza. Girò la maniglia, -Sono sicura che il giorno del matrimonio sarai felice.-
    All'improvviso, abbattuta da una forza estranea, Candy si sentì subitaneamente vulnerabile. Sentì una gran necessità di svuotarsi l’anima in cerca di sostegno e comprensione. Di trovare risposte. -Annie, sono innamorata di Terry.- Rivelò finalmente.
    La mano della Signora Cornwell restò sulla maniglia immobile, come il resto del suo corpo. Davvero era stata l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di ascoltare. Quando si riprese dalla sorpresa, Annie si girò a guardare Candy con occhi comprensivi perché finalmente la sua fortezza aveva ceduto e si era sgretolata davanti alla verità inevitabile. -Oh, Candy!-
    La bionda sorrise lievemente, sconfitta. -Per questo non posso essere felice per il mio matrimonio- spiegò stringendosi nelle spalle come se fosse qualcosa di molto semplice.
    Annie si diresse di nuovo verso di lei e si sedette al suo fianco. Con il viso appoggiato tra le mani, entrambe guardavano verso il vestito senza dire una sola parola, come se quella rivelazione fosse una spessa cortina che attutiva i suoni. Ad ogni modo, Annie si sorprese solo per il momento che Candy aveva scelto per dirglielo e non per la rivelazione in sé. Era qualcosa che già aveva intuito con certezza.
    -Allora, Candy, perché ti vuoi sposare...con Albert?- Chiese Annie rompendo il silenzio. -Perché gli voglio bene. Perché non voglio ferirlo e perché credo che lo farò felice...-
    - E la tua felicità? -
    - Arriverà con Albert, lo so. Terry e io non abbiamo più nessuna storia insieme - sospirò Candy, senza allontanare lo sguardo dal vestito.
    - Ma tu lo ami! - protestò Annie e si sorprese che fosse lei a dire queste cose a Candy, -Io credo che il Signor Albert ti comprenderà...-
    - Lo capiresti tu se si trattasse di Archie? - Candy si girò a guardarla sconsolata. Che Annie abbassasse lo sguardo le diede la risposta. La bionda proseguì -Inoltre, che importa ciò che posso provare io per Terry se... sono rimasta nel suo passato. Se lui non mi ama più.-
    Annie alzò lo sguardo, meravigliata dalle parole dell’amica. L’amore poteva rendere uno così cieco da non accorgersi persino delle cose più evidenti? -Dici che non ti ama?- chiese Annie con incredulità.
    - Se mi amasse...perché non è tornato prima? -
    - Glielo hai chiesto? -
    Candy sorrise amaramente. -No, e in tutti i modi non ha alcun senso saperlo. Io mi sposerò con Albert e non c’è niente più da dire. Gli ho dato la mia parola e gli ho promesso che lo avrei reso felice.-
    -Vai a condannarti a un matrimonio senza amore...-
    -Però sì che c’è amore. Albert mi ama e sono sicura che io arriverò ad amarlo con il tempo... Quando Terry se ne sarà andato. Quando Terry...-
    Annie ascoltava le parole di Candy e si rese conto che la sua amica stava cercando di essere forte ripetendo quelle cose per convincersi per pura volontà. Magari avrebbe funzionato.
    -Candy, conta sul mio appoggio qualunque sia la tua decisione- le offrì sinceramente Annie.
    -Sono già sopravvissuta a Terry una volta. Posso farlo nuovamente.-
    -Cerca la tua felicità.-
    Candy ascoltò le ultime parole di Annie e pensò che c’erano occasioni in cui la felicità consisteva nel fare felici altri esseri più vulnerabili. Così era successo con Archie per Annie, la stessa cosa era successa con Terry e lei per Susanna. Per Candy nessuna felicità poteva arrivare attraverso l’egoismo, la sua coscienza non l’avrebbe lasciata in pace.
    Annie se ne andò a disporre le cose per il pranzo e Candy restò sola con il suo vestito. Mentre lo guardava, si rese conto di cosa significasse chiudere un altro capitolo nella sua vita e continuare ad andare avanti. Doveva essere ottimista a condividere la sua vita con Albert. Tuttavia passò il resto del giorno sommersa in una grigia malinconia, come se stesse piovendo nella sua anima.

    Nel pomeriggio i Cornwell uscirono per una festicciola di bambini. Katie era particolarmente emozionata: faceva giravolte col suo vestito “da principessa”. Era felice all'idea di andare in un luogo dove coloro che potevano fare ciò che volevano fossero i bambini e non i loro genitori. Per quanto Archie insistette con Candy perché li accompagnasse, la bionda declinò dicendo che non era dell’umore. Quando sentì della festa dei bambini la sua mente le riportò ricordi di Robin... Era un bambino così tenero. Così simile a... Terry.
    …Sempre Terry...
    Ricordare lui, insieme con l’esposizione del vestito da sposa nella sua stanza finirono per deprimerla. In qualche modo, gradì restare sola in Casa Cornwell perché poteva liberare la sua malinconia nel modo migliore in cui sapeva farlo: quando tutti andarono via, uscì nei giardini che stavano dietro la casa e scelse l’albero più alto di tutti per salire quanto più poté e annidarsi tra i suoi rami. Arrampicarsi la riportava all'epoca della sua infanzia quando la vita era stata un poco più semplice. Stare in alto, con il vento che le accarezzava i capelli, era un altro dei modi in cui poteva recuperare l'energia quando sentiva che si infiacchiva. Stare in cima a un albero era la migliore opportunità di stare con se stessa e meditare in solitudine cercando di esaminare fin nell'angolo più nascosto della sua anima. Poteva persino gridare i suoi pensieri e se li sarebbe portati via il vento!
    Quando stava sulla cima di un albero poteva essere libera... Immaginava che quello dovesse essere lo stesso sentimento che invadeva Terry quando recitava! Stava pensando a lui quando, come se lo avesse invocato con i suoi ricordi, Candy sentì da sotto che la chiamavano con insistenza: -Signorina Candy! Signorina Candy! Un signore desidera vederla...-

    Candy si affacciò tra le foglie e non ebbe bisogno di chiedere per sapere di chi si trattava. Il viso le si illuminò vedendo dietro alla cameriera la figura virile di Terry Grandchester. Egli vestiva un abito grigio scuro ben tagliato che gli cadeva perfettamente bene e sotto al collo spuntava una cravatta ascot attentamente sistemata. Vederlo così bello ed elegante le causò una gradevole sensazione interiore. Il sole uscì dentro di lei e le illuminò la giornata. Terry era lì! -Grazie Laurie!- Esclamò Candy animata.
    La cameriera se ne andò e Candy poté vedere come Terry si avvicinava ai piedi dell’albero. Il sole stava di fronte così che lei non poteva vedere il suo viso con chiarezza. Ma era molto emozionata a saperlo lì! Che contrasto questa emozione con la sua tristezza anteriore. -Terry sali!- Candy agitò la mano, invitandolo, mentre un gran sorriso le riempiva la faccia, -Suppongo che ancora sarai capace di arrampicarti!-
    A vederla così autentica, Terry non poté evitare un sorriso. Come era grigia la sua vita senza di lei! Come desiderava poter accettare il suo invito a condividere il suo mondo. Ma veniva proprio per uscirne. -Candy, scendi per favore. Devo parlarti- Le disse gravemente ed ella percepì la lontananza nelle sue parole. Qualcosa gli stava succedendo.
    -Ora scendo, Terry- Rispose lei un po’ contrariata e raccolse la gonna per cominciare a scendere. Mentre passava con attenzione di ramo in ramo, Candy poté osservare come lui si avvicinasse di più alla base dell’albero per aiutarla, e all'improvviso fu terribilmente cosciente che portava un vestito e che dal modo in cui doveva scendere, probabilmente avrebbe scoperto le gambe più in su delle ginocchia. Il rossore le inondò la faccia a pensare che Terry sarebbe stato lì a vedere, e lui sembrava particolarmente interessato ad essere il pubblico di quello spettacolo.
    -Terry! Voltati dall'altro lato! Non accetterò da te il “Ti ho visto ma non ho guardato”.-
    Egli per poco non scoppiò a ridere, sorpreso che lei ricordasse con esattezza quella frase. Poi ricordò il giorno in cui glielo aveva detto: quando da lontano aveva visto il suo profilo mentre si cambiava gli abiti. In quella occasione, egli realmente non aveva visto molto e voleva solo spaventarla.
    -Andiamo, Candy! Non siamo più bambini. Ti aiuterò- E le tese la mano perché lei si appoggiasse. Candy ci pensò un momento e sospirò rassegnata ad accettare il suo aiuto, raccogliendo meglio che poté il suo vestito per non lasciar vedere niente. Prese la mano di Terry -un fuoco poderoso si accese dentro di lei con la scintilla elettrica del suo contatto- e scivolò sul tronco. Ma era talmente tanta l’ansia che non si muovesse la gonna che non guardò bene dove metteva i piedi e per poco non andò di peso a terra… Se non fosse stato che Terry la tirò a sé rapidamente per evitarle di cadere, sostenendola per le spalle contro di lui. Il rogo che si era acceso dentro Candy ora debordava sentendo i muscoli tonici del torso di Terry contro il suo petto. Sentì che il cuore era sul punto di uscirle, o che lui potesse sentire la sua folle corsa attraverso la leggera tela del suo vestito. Tremò dalla testa ai piedi tra le sue braccia.
    Lei alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo nervosa per cercare di salvare la situazione, ma si incontrò con i profondi occhi di Terry che sembravano più scuri, con uno sguardo insondabile carico di intenzioni. Candy ansimò al punto di soccombere davanti alla loro intensità, il suo aroma e le mille sensazioni le intontirono i sensi ubriacandola col suo contatto. Sentì che si stava sciogliendo quando sentì sul suo viso l’alito tiepido di Terry. Egli si immerse nei suoi occhi smeraldo, dimenticandosi del mondo tutto intorno... La teneva tremando tra le sue braccia, non c’era coraggio che avrebbe potuto resistere a quello.
    -Dimmi di non baciarti e non lo farò.- Le disse con la voce arrochita dal desiderio, mentre le scorreva il viso con lo sguardo. -Non...mi…baciare…- Riuscì a protestare lei con l’ultima briciola di buonsenso che le restava, ma il suo corpo la smentì quando il suo viso salì ad incontrare le labbra che si avvicinavano ad impadronirsi delle sue. Era inevitabile. Né la forza di un uragano avrebbe potuto evitare il momento desiderato da entrambi con tanta veemenza durante gli ultimi sette anni, dalla prima e ultima volta.
    Quando le labbra di Terry toccarono le sue, Candy sentì come se avesse sofferto la sete per tanto, tanto tempo e alla fine potesse bere. Terry invase la sua bocca con un bacio esigente e possessivo, ma allo stesso tempo morbido e abbandonato. Proprio come lui. Candy sentì le sue labbra inesorabili impadronirsi delle sue in un lungo bacio umido e tiepido… E lei gli donò il suo cuore completamente. Tutto il suo corpo sembrava rispondere al tocco della pelle di Terry... Sentì le sue mani forti scivolarle sulla vita e si sorprese che pur essendo mani tanto forti potesse prenderla tanto dolcemente. Allora lei alzò le braccia per circondargli il collo, anelando di sentirlo ancora più vicino. Perse totalmente la testa perché era capace solo di sentire come Terry liberasse con un bacio tutta la passione che lei ignorava di possedere.
    Finalmente, il bacio poco a poco andò perdendo intensità fino a che Terry terminò con due piccoli tocchi sulle sue labbra e quando sembrava che si sarebbe separato, nuovamente si impadronì della sua bocca con ancora più passione della prima volta, impazzito a vedere che lei non si tirava indietro. Non poteva crederci. Non ci fu nessuno schiaffo stavolta.
    Terry la circondò completamente con un braccio intorno alla snella vita e la avvicinò il più possibile arcuando il suo corpo tremante sotto di lui, come se volesse mettersi Candy dentro il suo petto. Immerse con disperazione la sua mano libera tra i ricci scomposti di lei per sostenerle la testa contro l’urgenza schiacciante e insaziabile delle sue labbra. Voleva bersela tutta intera, estasiato dal provare il sapore indimenticabile di quelle labbra... Voleva baciarla fino a venir meno come se poi non ci fosse più niente.
    ...Candy…
    Era questo e nient’altro il momento eterno che egli tanto aveva desiderato. In quel momento, Terry comprese che amare era il desiderio infinito di un bacio per sempre. Quasi contro la sua volontà, Candy riunì tutta la determinazione che poté e separò le labbra per terminare il bacio nascondendo il viso contro il collo tiepido di Terry, tremando di estasi e felicità. Sapeva che non era giusto, ma non poteva evitare di sentirsi terribilmente fortunata.
    Terry affondò il viso nei ricci di Candy e aspirò profondamente il loro aroma. Restarono in silenzio così alcuni minuti, una nelle braccia dell’altro, godendo della vicinanza dei loro corpi e delle loro anime che cominciavano a saziarsi... Godendo di tutto ciò che si può dire con il silenzio.
    -Candy– Le sussurrò finalmente Terry all'orecchio -Ti amo…-
    ...Ti amo… Egli l’aveva detto alla fine, dopo tante persecuzioni. Chissà forse non aveva più senso, ma aveva bisogno di dirglielo finalmente e sfogare le angosciose voci dell’anima. Dopo quel bacio, quelle gli sembrarono le uniche parole possibili.
    Candy ascoltò la sua confessione e le lacrime le salirono agli occhi. Terry la amava! Perché le cose tra loro succedevano così tardi proprio quando qualcosa le rendeva impossibili? Le sue labbra tremarono, ma non riuscì a dire niente.
    -Sono venuto a salutarti.- Annunciò allora Terry, e la notizia cadde come un secchio d’acqua fredda su di lei. Separò il viso dal suo corpo per guardarlo negli occhi con una supplica muta nello sguardo.
    -Te ne vai!- Esclamò e all'improvviso sentì il peso terribile della solitudine. All'improvviso credette che non avrebbe sopportato un’altra volta la separazione.
    -Ieri sono terminate le rappresentazioni dell’opera e domani a mezzogiorno partiamo in direzione di New York- Cominciò a spiegare Terry, ma poi si rese conto delle lacrime che inondavano gli occhi di lei e sentì come se qualcuno lo colpisse, -Candy! Non piangere…- Le disse dolcemente, asciugandole le lacrime con i pollici mentre cullava il suo viso tra le mani -Una volta mi hai promesso che non avresti pianto, ricordi?… Poi che saresti stata felice. Stai quasi per compiere la seconda promessa. Non piangere ora, Tutte Lentiggini.-
    Quelle parole e quel gesto finirono per vincere tutte le difese di lei. Che voglia di non farsi lasciare mai più! -Terry… Come posso essere felice...? Io... Anche io ti amo...-
    Sentire quelle parole tanto attese ma che egli considerava impossibili immersero improvvisamente Terry in un caos di pensieri confusi. Aveva sentito bene o i suoi desideri gli avevano fatto sentire parole non pronunciate? Era possibile…? Il dono di quel bacio glielo aveva detto, ma era qualcosa di tanto anelato che aveva creduto di vederci qualcosa che non esisteva. Egli la abbracciò con forza nuovamente, temendo di domandare e che lei rispondesse con altre parole. Finalmente si fece coraggio.
    -Come puoi amarmi? Ti ho deluso sempre. Non ti ho mai reso felice.-
    -Terry, mi hai reso più felice di quello che immagini…-
    -Credevo che tu amassi Albert- disse lui, confuso.
    -E lo amo… Gli voglio bene…- Usò le parole adeguate -Ma è diverso da ciò che sento per te.-
    Con la rivelazione, all'improvviso Candy si rese conto di ciò che stava facendo e dicendo, e si separò di qualche passo da Terry girandogli la schiena per asciugarsi le lacrime con il dorso della mano. Anche se le parole davanti a Terry le uscivano senza difficoltà e provava una gran necessità di aprirgli il suo cuore e trovare consolazione tra le sue braccia, non poteva essere debole ora.
    -Candy, spiegami tutto questo per favore. Mi farai diventare matto.-
    -Spiegarti?-
    -Perché ti vuoi sposare con Albert se mi hai appena detto che non lo ami?-
    -Perché… Perché pensavo che avrei potuto amarlo. Che tu eri sposato con Susanna, perso nel mio passato e che fossi riuscito a dimenticare la nostra storia. Allora Albert mi confessò che mi amava e io… Pensai che se io non avevo possibilità di esser felice, almeno potevo fare felice lui. Se lo merita Terry, è un grand'uomo! È mio amico… Ho creduto che sarei arrivata ad amarlo col tempo.-
    -E non lo credi più?-
    Candy abbassò lo sguardo. -…Forse...-
    I ricordi dolorosi tornarono alla mente di Terry. Egli aveva sofferto due lunghi anni di frustrazione, infelicità e disamore sorti dalla gratitudine e, nel suo caso, anche dalla compassione. Anche lui aveva creduto che avrebbe finito per amare Susanna ed era arrivato persino ad apprezzarla sinceramente e a capirla… Ma non era mai riuscito ad amarla veramente. Mai aveva potuto ricambiare i suoi sentimenti. Ma non lo spiegò a Candy. Sapeva che non era il momento.
    -Credo che Albert meriti di saperlo. È tuo amico…- le disse solamente. -No! Non posso ferirlo così…- esclamò lei, -Tu non lo sai. Io gli ho dato la mia parola…io gli ho chiesto di sposarci.-
    - Tu?! - mormorò Terry e sentì che il mondo si spostava bruscamente intorno a lui.
    - Ero molto confusa. Credevo di fare la cosa giusta… Ero sicura di averti dimenticato. Non avrei mai pensato che ti avrei rivisto e che mi sarei resa conto che nonostante il tempo trascorso e noi stessi… Che ti ho amato sempre.-
    - Candy! - Terry tese un braccio verso di lei, ma Candy si allontanò. Sapeva che se fosse tornata tra le sue braccia non avrebbe avuto la forza per fare ciò che doveva. -Così stanno le cose, Terry. Arriviamo sempre tardi ai nostri appuntamenti…-
    - Ma se ti amo, e tu mi ami! -
    - Non possiamo essere così egoisti - gli spiegò Candy e poi sospirò profondamente, facendosi coraggio, -Abbiamo avuto tante volte la nostra opportunità, ma il destino si impegna a separarci- Candy lo guardò supplice, una grande tormenta si sciolse dentro di lei per quanto era difficile pronunciare le parole successive. Poi deviò lo sguardo a terra -Sarà meglio che tu vada, Terry…-
    Egli tese il braccio verso di lei per farla tornare indietro. -Non mi chiedere questo dopo quello che mi hai appena detto…- supplicò lui, e la sua voce si spezzò. Era venuto disposto ad uscire una volta per tutte dalla vita della sua lentigginosa, ma che lei gli avesse confessato che lo amava cambiava tutto.
    -Va via, Terry, per favore. Non me lo rendere più difficile…-
    Terry provò una improvvisa impazienza. Nel suo sguardo era tutto confuso: impotenza, tristezza e una furia appena contenuta per la gelosia di immaginarla con un altro sapendola sua… Non poteva credere ciò che stava sentendo. Per Giove! Un’altra volta no! Si avvicinò a lei e la prese per le spalle obbligandola a guardarlo mentre la interrogava supplicandola con gli occhi. Come dire a Candy di lottare? Come convincerla che valeva la pena?
    - Candy, non può essere… Non un’altra volta… Adesso che sappiamo che ci amiamo possiamo lottare contro qualsiasi cosa… -
    - Contro Albert? - lo disarmò lei con un gesto amaro e di sfida. Vedendo l’indecisione di Terry, gli disse con la maggiore freddezza che riuscì ad accumulare con l’intenzione di allontanarlo, -Se già abbiamo sacrificato una volta il nostro amore per Susanna, come non farlo ora per Albert?-
    Gli occhi di Terry si annuvolarono di lacrime. Che dolore profondo! Perderla quando la pensava indifferente gli causava una grande pena, ma lasciarla ora quando sapeva di essere corrisposto era come se gli strappassero l’anima.
    - Candy... Albert lo capirà. Io glielo spiegherò. -
    - Non voglio che capisca. Voglio che sia felice. -
    - E noi? -
    - Noi abbiamo deciso già tanto tempo fa, Terry... -
    Egli la guardò negli occhi vedendoci una grande determinazione e comprese allora che Candy aveva fatto la sua scelta per Albert anche se amava lui, allo stesso modo in cui lui stesso aveva fatto anni indietro anteponendo il dovere all'amore. Come reclamare qualunque cosa se lui lo capiva perfettamente? Terry le strinse le spalle mentre una lacrima solitaria gli rotolava sulla guancia, ricordando la sua conversazione con Albert, e non gli restò altro rimedio che accettare con impotenza l’inevitabile. I loro sguardi restavano fusi, ma lui comprese che doveva andarsene e lasciare di nuovo Candy. Dimenticarla. Quanto desiderò avere il coraggio di dirle “Vieni con me” senza pensare a nient’altro! Nemmeno alle conseguenze di un atto tanto indegno verso Albert.
    Ma si trattava esattamente di Albert, colui che considerava suo amico. Non potevano tradirlo in quel modo. Maledizione! Che peccato aveva commesso perché Candy gli sfumasse tra le dita in quel modo? Lui aveva già imparato quella lezione dalla giovinezza, avrebbe dovuto pagarla per tutta la vita? Pensò che se si fosse trattato di affrontare qualsiasi altro uomo, avrebbe lottato… Ma ora, con Albert, perché la raggiungeva solo per perderla nuovamente? Sentiva con impotenza come il destino ancora li considerava i suoi pezzi preferiti per giocare. La guardò lungamente, incredulo e disperato, fino a che penosamente accumulò il coraggio di lasciarla andare e la liberò.
    -Hai ragione, Candy. Se questa è la tua decisione...- Egli accettò la sconfitta retrocedendo, e poi girò per tornare sui suoi passi. Di schiena a lei e senza voltare lo sguardo nemmeno un momento, aggiunse, -Ricorda che ti ho sempre amato, Tutte Lentiggini.-
    Candy guardò commossa le sue lacrime, lo vide allontanarsi e la supplica “Portami con te” morì sulle sua labbra prima di essere pronunciata. Non poteva fare questo a Albert, e già Terry sembrava aver compreso l’addio di una storia che non poteva essere. Doveva solo sopportare ancora qualche momento fingendo determinazione e vincendo la tentazione di corrergli dietro per gettarsi tra le sue braccia e sottomettergli la sua volontà. Quando vide che non si vedeva più, ella sentì di morire dentro. Non poteva respirare.
    Le sue lacrime sgorgarono ora senza nessun ostacolo e crollò ai piedi dell’albero, con il viso tra le mani. Si sentiva molto sfortunata e sola… Sentiva che chiunque fossero le persone che le sarebbero state accanto, si sarebbe sentita sola per sempre senza Terry al suo fianco. Candy pianse e pianse amaramente, come se le lacrime non sarebbero mai terminate… Come se fossero incapaci di lavarle il dolore dall'anima. Perché dovevano essere così le cose? Perché dopo essersi incontrata con l’uomo che amava doveva finire a piangere? Ricordò allora le parole che lui le aveva detto appena pochi minuti prima: “Ti ho deluso sempre. Non ti ho mai reso felice…”
    E con quello le vennero in mente i mille e uno momenti che aveva condiviso con lui. Il loro primo incontro tra la bruma dell’oceano, il Collegio Saint Paul, le vacanze in Scozia… Persino il loro breve incontro sui binari di Chicago dopo averlo visto recitare splendente davanti ai riflettori del Teatro Elmore; la stazione del treno a New York e il suo essere assente… L’addio sulle scale dell’ospedale. Il suo abbraccio alla festa di Camilla, i suoi fiori, la sua compagnia in auto…
    …il suo bacio…
    Senza smettere di piangere, Candy si portò le dita alle labbra ricordando le emozioni che erano esplose dentro di lei quando si erano incontrate con quelle di Terry.
    “…Non ti ho mai reso felice…”
    Tuttavia lei sapeva che ognuna delle lacrime sparse per lui valeva la pena per tutti e ogni singolo momento vissuti al suo lato. Condividere un pezzetto della vita con lui era la cosa migliore che le era capitata… Sì, era stata felice, molto felice… Avrebbe potuto un giorno tornare ad essere felice ancora una volta e smettere di vivere le emozioni del passato? Avrebbe potuto ottenere una nuova felicità senza Terry? Pianse amaramente perché conosceva la risposta.

    * * * * *


    La mattina seguente, Candy si alzò un po’ tardi. Si era ritirata nella sua stanza prima che Archie, Annie e la bambina tornassero, e lì era rimasta addormentata dopo che era finita esausta dal pianto. Non era scesa a cenare, né quando la cameriera le aveva detto che Albert era lì... Nemmeno aveva aperto la porta quando Annie era andata a chiamarla insistentemente. Non era scesa perché non avrebbe potuto fingere felicità quella sera in cui sapeva che lui se n’era andato per sempre, perché lei glielo aveva chiesto. Sapendo che quel bacio che le aveva dato era l’ultimo.
    Ma quella mattina si sentiva con un po’ più di coraggio da poter affrontare gli altri. Aveva pianto fino a che le si erano seccate le lacrime e ora bisognava cercare di andare avanti... Si vestì cercando qualcosa di cui occuparsi per sfuggire ai suoi ricordi e ricordò che doveva andare in ospedale a firmare per dei lotti di strumenti chirurgici che erano stati sotto la sua responsabilità e che ora dovevano essere smaltiti perché rovinati dall'uso. Così cercò un cappello, decisa ad andare in ospedale. Le avrebbe fatto bene poter respirare un po’ lo stesso ambiente che la manteneva così occupata. Mentre si preparava di fronte allo specchio, accomodando i ricci in una pettinatura raccolta, evitò in ogni momento di guardare verso il vestito da sposa che riposava sul manichino come un muto promemoria della sua promessa. Incluso desiderò che tutto già fosse passato e lei fosse già la signora di Albert Ardlay e che lui se la portasse con sé per allontanarla dai suoi sentimenti.

    Quando scese dalla sua stanza, Candy si incontrò con Annie nel giardino di fronte alla casa, seduta su una panca mentre guardava sua figlia giocare da lontano. Quando la vide, Katie andò a darle un enorme bacio e poi corse a continuare coi suoi giochi. Candy si mise il cappello mentre si avvicinava a Annie.
    - Buongiorno - La salutò.
    - Buongiorno, Candy. Stai bene? Ieri notte non hai risposto... -
    La bionda si strinse nelle spalle. -Devo essermi addormentata.-
    - Abbiamo saputo che Terry è stato qui... -
    Candy sospirò, sapendo che non aveva senso continuare come se niente fosse. -È venuto a salutare. Parte a mezzogiorno per New York.-
    - E lascerai che se ne vada? -
    Candy si sorprese molto che fosse proprio Annie a farle quella domanda. -È la cosa migliore...-
    - Candy... - mormorò Anny stupita dalla determinazione della sua amica, ma decise di non insistere sull'argomento -Esci?-
    - Sì, devo andare in ospedale.
    - Lascia che chiami l’autista allora, per farti portare.
    - No, grazie. Non ho fretta. Camminerò.
    - Camminerai? - Si sorprese Annie, -Ma l’ospedale è lontano... e inoltre non sta bene che una signora cammini sola per strada.-
    Candy guardò Annie con tristezza e allora la Signora Cornwell si rese conto che la sua amica aveva problemi molto più grandi che i modi di una signora. Triste o allegra, Candy non sarebbe mai cambiata... Era così autentica. Anche ora Annie le invidiava onestamente il suo coraggio ad affrontare la società e ignorare le sue imposizioni.
    -Se mi stanco, prenderò una vettura a noleggio- spiegò Candy ignorando l’ultima obiezione, -Ma credo che mi farà bene camminare.-
    -Candy, ma non hai nemmeno fatto colazione.
    -Non ho appetito, grazie, Annie. Ma tornerò in tempo per il pranzo.- E uscì in direzione dell’ospedale camminando lentamente per i marciapiedi affollati dai passanti sotto il sole del mattino.
    Candy non si rendeva conto, ma da quando era uscita da Casa Cornwell a una certa distanza dietro di lei, la seguivano un paio di uomini a bordo di un auto che viaggiava molto lentamente. Quegli stessi occhi che ora la vedevano, erano diversi giorni che la osservavano minuziosamente prendendo nota dei suoi orari di uscita, i percorsi che compiva, le persone che la accompagnavano... Da poco meno di una settimana aveva ricevuto dai Legan l’ordine di procedere, e Nathan Cook pensò che era arrivato il momento: la Signorina Ardlay usciva sola e a piedi, cosa che succedeva in rare occasioni, sicché non si doveva far scappare l’occasione. Era il momento perfetto. Diede al suo compagno l’ordine di accelerare verso di lei quando con grande sorpresa videro che Candy fermava una carrozza a noleggio per salirvi. Nathan maledisse in silenzio la sua mala sorte, ma ordinò al suo complice di seguirla. Magari presto si sarebbe presentata un’altra occasione.

    Intanto, Candy viaggiava all'interno dellla carrozza sentendosi poco bene. Non aveva cenato né fatto colazione e inoltre aveva pianto tanto che sentiva di aver esaurito tutte le sue forze... La camminata non era stata una buona idea poiché mentre camminava sui marciapiedi aveva ricordato il pomeriggio in cui Terry l’aveva portata dai Cornwell. A quanto avevano potuto conversare bene e quanto era stato meraviglioso quel pomeriggio... Ma ora egli se ne sarebbe andato tra poche ore. Ella si era sentita tanto mortificata e tanto debole davanti a queste idee che aveva preferito prendere una carrozza. Non riusciva a concentrarsi sul paesaggio.
    Dopo alcuni minuti, la carrozza si fermò e il cocchiere informò Candy che erano arrivati all'Ospedale Santa Joanna. Ella lo pagò e scese dal lato opposto della strada, dall'altra parte dell’entrata. Quando la carrozza ripartì e lei poté vedere la facciata dell’ospedale osservò un gruppo di persone all'ingresso: si trattava di familiari che accompagnavano un paziente che era appena stato dimesso. Candy poté distinguere tra loro Madeleine, che spingeva la sedia a rotelle del convalescente. Si rallegrò molto di vederla poiché negli ultimi giorni avevano cominciato a costruire quella che sarebbe diventata una solida amicizia.
    - Madeleine! - La chiamò per salutarla, agitando una mano in alto. Madeleine si girò sentendo che la chiamavano e sul suo viso cominciò a disegnarsi un sorriso quando riconobbe Candy. Ma poi il sorriso le si gelò sulle labbra quando sentì il suono di un’auto che frenava di fronte alla sua amica, e vide uscire da quella un uomo alto e grosso che portava un cappello che gli nascondeva parte del viso. L’uomo prese Candy per la vita e con l’altro braccio le bloccò le mani per immobilizzarla il più possibile. Madeleine osservò il gesto sorpreso di Candy al principio, e poi il suo sguardo pieno di terrore quando vide che l’uomo la portava verso l’auto con grande facilità, per quanti sforzi potesse fare lei per divincolarsi. Le sue grida di aiuto si soffocarono dentro la cabina del veicolo e si persero in lontananza quando l’auto partì. Tutto successe in un secondo. Si erano portati via Candy contro la sua volontà. Madeleine restò sorpresa, spaventata e confusa, così come il resto dei passanti che quella mattina circolavano di fronte all'Ospedale Santa Joanna.

    Continua...

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    Capitolo 7
    Intrappolata


    “Colpito smeriglio, toro ferito
    fuoco che liberamente si è sciolto
    orsa a cui i cuccioli hanno rapito
    raggio da brune nubi sputato.

    Serpente o aspide, con il piede oppresso
    leone che le prigioni hanno spezzato
    cavallo volante sfrenato
    aquila cui toccano il suo nido

    Spada che la regge folle mano;
    selce colpito dall'acciaio;
    polvere cui arrivò accesa miccia.

    Villano ricco con potere tiranno
    vipera, coccodrillo, caimano fiero,
    è la donna se un uomo la abbandona.”
    ( Francisco de Quevedo )


    Albert stava nel suo ufficio di Villa Ardlay e conversava con George di alcune faccende in sospeso. Tra poco, subito dopo le nozze, sarebbe partito accompagnato da Candy per attraversare l’Atlantico e raggiungere l’Africa, dove avrebbero trascorso un paio di mesi in luna di miele. Albert ricordò l’affetto speciale che provava per quella terra dove si era sentito così libero e felice nel passato. Ora voleva che anche Candy conoscesse e condividesse con lui il suo amore per quei luoghi. Cosicché, affinché non ci fosse alcun problema durante la sua assenza, ultimava i dettagli con George. Anche se, a dire la verità, si aspettava che non ci fosse nessun inconveniente giacché suo nipote Archibald si sarebbe fatto carico degli affari degli Ardlay.
    -Il Signor Cornwell è molto abile a concretare e chiudere le transazioni commerciali- commentava George in una pausa dalla revisione delle carte, -Mi ricorda molto il suo defunto padre, il Signor William. Aveva un talento innato per gli affari.-
    -Cosa che io non ho ereditato, vero, George?-
    -Non volevo dire questo, Signor Albert...- cominciò a discolparsi George con tutta l'appropriatezza, ma l’erede degli Ardlay lo azzittì con un sorriso stringendosi nelle spalle. -Non ti preoccupare, George. Nessuno meglio di me sa che queste cose non sono per me... Credo che nessuno possa essere molto bravo in un lavoro se non lo ama intensamente- Albert si appoggiò contro la spalliera della poltrona, con un gesto dubbioso, -Spero un giorno di poter lasciare tutte le carte nelle mani di Archie... Ed io poter fare altri tipi di affari e di cose che mi facciano sentire più realizzato.-
    George stava per fare un commento al riguardo quando lo distrasse una chiamata alla porta dell’ufficio con vari colpi: erano rapidi e denotavano grande urgenza. Ed effettivamente era così, poiché nemmeno attesero la risposta che la porta si aprì e dentro la stanza si precipitò la zia Prudence visibilmente contrariata seguita da vicino da una graziosa infermiera bionda con gli occhi verdi pieni di nervosismo.
    Albert si mise in piedi sorpreso nel vedere l’angustia nei volti delle signore, prima che la sua zia dicesse con voce tremula: -William...Sembra che sia successa una cosa orribile...- Allora lui guardò più in là, verso Madeleine, con lo sguardo interrogativo. -Albert! Hanno rapito Candy!-

    * * * * *

    Annie stava tessendo per rilassarsi in casa mentre Katie dormiva a metà mattina. Era un po’ nervosa perché il bebè poteva nascere in qualsiasi momento e l’attesa le stava sembrando eterna: non vedeva l’ora che arrivasse il giorno in cui avrebbe potuto abbracciare il suo nuovo bimbo e prodigargli le sue tenere attenzioni. Desiderava che fosse un maschio e che questa volta somigliasse molto a Archie, visto che Katie era risultata tanto somigliante a Stear. Il bebè si mosse energicamente dentro di lei e Annie immaginò che anche egli fosse impaziente di uscire. Visto che la nascita era così vicina doveva pensare a un paio di nomi e parlarne con Archie. Cominciò a pensare a quello quando all'improvviso vide con la coda dell’occhio che suo marito si precipitava dentro casa, chiamandola con urgenza. Il bebè saltò nuovamente dentro il suo ventre quando Annie sussultò, sorpresa che Archie fosse di ritorno così presto e che la chiamasse con tanta premura. Qualcosa di brutto stava succedendo...
    - Sono qui Archie! - Suo marito entrò nella sala seguito da vicino da Albert. Entrambi avevano il volto sfatto e allora a Annie non restò alcun dubbio che qualcosa andava male. - Che succede, Archie? – Cominciava a mancarle aria.
    - Non ti preoccupare, amore – Cercò di tranquillizzarla Archie, ma il suo atteggiamento diceva tutto il contrario delle sue parole, –Solo ho bisogno che tu mi dica dove si trova il laboratorio di quella modista dove la maledetta Eliza va a passare tutte le mattine.-
    - Archie! Perché cerchi Eliza? - Annie alzò la vista verso l’uomo dietro suo marito, -Signor Albert! Perché è qui? È successo qualcosa a Candy?- Albert dubitò un secondo se rispondere, pensando che la notizia avrebbe potuto danneggiare la Signora Cornwell. Cercò le parole adeguate per dirlo il più delicatamente possibile, ma Archie lo anticipò abbracciando sua moglie con forza: -Annie, qualcuno si è portato via Candy!-

    * * * * *

    Annie restò nuovamente sola dopo averli informati sul laboratorio della modista dove Eliza era solita passare le mattine a scegliere un vestito dopo l’altro. Albert e Archie erano usciti in tutta fretta per andare a cercare la Signora Stuart poiché il primo sospetto circa l’autore del sequestro di Candy era, alla fine, la cugina scomoda. Anche Annie pensò la stessa cosa e credette che non si sbagliassero, senza alcun dubbio. Come poteva ancora Eliza mostrarsi con Candy in quel modo? Cosa pretendeva ora?
    Annie era molto nervosa e preoccupata, senza sapere che fare. Immaginava quanto stesse male adesso Candy, solo Dio sapeva dove. Con che fine se l’erano portata via? Non credeva che l’invidia di Eliza fosse tanta da cercare di farle del male. Ma... E se non fosse stata Eliza? Magari qualcuno se l’era portata via con l’intenzione di chiedere un gran riscatto al Signor Albert per lei. Forse a questo qualcuno non importava se le faceva male… Forse già l’avevano...
    Annie saltò dalla sua sedia cercando di non pensare al peggio. Non poteva concentrarsi sulle preghiere che alzava al Cielo chiedendo che non succedesse niente a sua sorella. Nonostante supplicasse disperatamente Dio che la custodisse, sentiva che doveva esserci qualcosa che potesse fare per aiutarla... Non dimenticava come Candy era sempre accorsa in suo aiuto quando lei si metteva nei guai.
    Candy... Come poteva qualcuno poter desiderare di farle del male? Come aiutarla? Come?
    E all'improvviso le venne un’idea. Candy necessitava di tutto l’aiuto possibile e lei poteva fare qualcosa per offrirglielo, così che doveva agire. Almeno per questa volta le era venuto in mente un modo di aiutarla. Si precipitò rapidamente come poté verso le stanze interne chiamando a gran voce: -Laurie! Laurie! Di’ a Peter che prepari la carrozza! Esco immediatamente!-

    * * * * *

    Terry era nel vestibolo dell’hotel in attesa che sua madre terminasse di aiutare Robin a impacchettare le sue cose. Anche se era lui personalmente che si occupava di queste cose del figlio, questa volta Eleanor era stata molto insistente affinché le permettesse di condividere questi piccoli dettagli con Robin, così che Terry li aveva lasciati soli ed era sceso nell'atrio mentre aspettava che lo chiamassero nuovamente per andare a prendere la sedia a rotelle di Robin e montare sulla carrozza che li avrebbe portati alla stazione dei treni. Terry avrebbe voluto guidare la sua auto fino a New York per portare sua madre e Robin, ma Robert Hathaway aveva rifiutato categoricamente temendo un incidente. Li convinse che sarebbe stato meglio prendere il treno e inviare l’auto nei vagoni di carico, argomentando che il viaggio sarebbe stato così più comodo per il bambino.
    Il fatto che a Robin servisse ancora una sedia a rotelle per spostarsi da un posto all'altro ricordava molto a Terry l’epoca in cui doveva spingere la sedia a rotelle di Susanna. L’attrice non si era mai rassegnata alla perdita della mobilità e nonostante Terry si fosse sposato con lei, Susanna non aveva mai recuperato del tutto la voglia di vivere anche quando lui cercava di essere il più gentile possibile. Terry aveva rimandato il matrimonio il maggior tempo che aveva potuto cercando di calmare i suoi demoni interiori ma irrimediabilmente era arrivato il giorno in cui aveva dovuto rispettare la parola presa con Susanna, soprattutto dopo che la Signora Marlowe era morta repentinamente lasciando sua figlia completamente allo scoperto, senza parenti vicini né capitale sufficiente. Fu così che alla fine si erano sposati un anno dopo l’incidente ma senza che ancora l’attore potesse spegnere il fuoco inestinguibile che ardeva dentro di lui per Candy, e riguardo a quello era stato totalmente sincero nel dirlo a Susanna.
    “Io so che arriverai ad amarmi, ti aspetterò per sempre” Fu la sua speranzosa risposta. Tuttavia fu a causa dell’amore incessante che Terry provava per Candy che, nonostante lui cercasse di essere amabile e attento con la sua nuova sposa, i primi mesi non riusciva nemmeno a toccarla… Tuttavia, con il trascorrere del tempo aveva finito per convincersi e ammettere che se aveva deciso di cercare di amarla avrebbero dovuto fare una vita matrimoniale il più normale possibile, e fu così che finalmente aveva deciso di dedicarsi completamente a cercare di dimenticare e rendere felice Susanna. Ma nonostante la sua risoluzione, Terry finì per rendersi conto che poteva condividere con sua moglie il corpo, ma non l’anima. Il ricordo indelebile di Candy galleggiava sempre presente tra loro, soprattutto nelle notti angustiose in cui nonostante Susanna dormisse nel suo letto, egli si consumava nella certezza che la sua stessa anima desiderava unicamente accarezzare la pelle della sua Tutte Lentiggini. Durante tutto quel tempo anche Susanna si consumava sapendo che anche se il corpo di Terry rimaneva stoicamente al suo fianco, il suo cuore se n’era andato e restava con Candy White Ardlay.

    Un pomeriggio che lui tornava da teatro, Susanna gli aveva annunciato di essere incinta e che sperava che quel bambino alla fine potesse unirli e le desse una nuova ragione per vivere. Terry pensò che i figli non erano esperimenti per aspettarsi cose da loro, ma si rallegrò per la notizia della sua sposa. Un figlio era sempre una benedizione. Quando Susanna era appena al suo terzo mese di gravidanza, era arrivato un telegramma dall'Inghilterra che annunciava che Richard Grandchester era molto ammalato e che ci si aspettava una crisi fatale in qualsiasi momento... Con la malattia del Duca il suo cuore aveva ceduto alla nostalgia e nei suoi ultimi momenti chiedeva di vedere Eleanor Baker e il loro figlio, Terry. Fu così che Eleanor, Terry e Susanna si erano imbarcati in direzione dell’Inghilterra per accompagnare alla morte l’uomo che formava parte della loro famiglia anche se non aveva mai avuto coraggio di difenderla.
    Arrivarono in tempo per abbracciarsi e perdonarsi. Nonostante tutto, Richard Grandchester era morto nell'abbraccio della donna che non aveva mai saputo amare e del figlio che non aveva mai saputo capire. Dopo i funerali, Eleanor era ritornata immediatamente in America mentre Terry e Susanna erano rimasti in Inghilterra per sistemare la faccenda dell’eredità, che si era prolungata per vari mesi. Il titolo di Duca apparteneva di diritto a Terry ma la Duchessa e i suoi figli lo impugnarono davanti a Sua Maestà Imperiale, il Re Giorgio V. Terry anche aveva parlato con il Monarca ma con lo scopo di rinunciare al titolo e ai privilegi dell’aristocrazia, spiegando a Sua Maestà che ciò che più desiderava era tornare in America e calcare di nuovo i palcoscenici, l’unico luogo dove si sentiva realmente libero. Il Re si era dispiaciuto che il titolo non ricadesse su di lui, ma facendo seguito alla sua rinuncia quello era caduto in favore di Harold M. Grandchester, il seguente in linea di successione.
    Dopo di ciò, Terry finalmente avrebbe potuto tornare a New York ma per allora la gravidanza di Susanna era tanto avanti che per questione di superstizioni marine non ci fu una nave che li aveva voluti trasportare. Obbligati allora a restare nell'isola britannica entrambi avrebbero voluto alloggiare nella Villa delle Lowlands in Scozia -unico luogo tra le proprietà ereditate da suo padre che Terry si era impegnato a conservare– anche se, a causa di complicazioni con la gravidanza di Susanna, alla fine avevano preferito alloggiare a Edimburgo prevenendo qualsiasi emergenza. Lì Susanna aveva concluso la gravidanza, il cui parto difficile purtroppo aveva anche marcato la fine della sua vita... Terry aveva sofferto per la sua morte e aveva pianto la sua assenza poiché, nonostante tutto, era arrivato a considerarla la sua compagna. Tuttavia non aveva mai potuto amarla come lei avrebbe desiderato e si era dispiaciuto che entrambi avessero trascorso gli ultimi anni della loro vita affondando nel disamore. Era stata una pena anche che lei non avesse potuto godere del tenere tra le braccia suo figlio, come anche lo era stato per il bambino – che aveva chiamato Robin Grandchester-Marlowe – che non avesse mai potuto conoscere l’affetto che avrebbe potuto dargli sua madre.
    Terry aveva aspettato qualche giorno in Scozia cercando di attenuare la tristezza e la sensazione di fallimento e poi aveva preso tra le braccia Robin per tornare a New York, dove lo attendeva la sua carriera di successo. Aveva comprato una casa con un grande giardino nel West Village perché aveva considerato che il suo appartamento in Times Square non sarebbe stato un buon posto per crescere un bambino. E fu così che con l’appoggio e l'aiuto della madre, che visitava la loro casa con tanta frequenza quanto glielo permettesse la sua agenda, dandosi una seconda opportunità con Robin, Terry si era fatto carico della cura di suo figlio.

    In qualche momento dal suo ritorno in America, il ricordo di Candy White si era fatto più intenso che mai, quasi insopportabile. Non aveva mai potuto dimenticarla. Aveva persino pensato di cercarla ora che era libero... ma poi si era reso conto che non era esattamente libero, perché aveva Robin. Aveva pensato che non aveva diritto di tornare ora e imporre a Candy una famiglia che non era la sua. Imporle un figlio che era frutto del suo matrimonio con Susanna, e che sarebbe stato sempre come un muto ricordo delle dolorose decisioni che avevano dovuto affrontare. Inoltre, lei sembrava felice...
    ...Un pomeriggio poco dopo esser tornato in America dalla Scozia, Terry aveva viaggiato fino alla Casa di Pony e aveva avuto la fortuna di trovare e vedere Candy da lontano, che giocava ed educava i ragazzini. Erano poco più di due anni che non la vedeva e si era ritrovato con una ragazza nuova, molto bella che rideva con facilità e sembrava essere contenta e tranquilla. Vedendola così, libera dal peso angoscioso di quell'addio, Terry aveva sospirato credendola felice. Come avrebbe potuto arrivare lui ora a turbarla e offrirle di nuovo altre angosce?
    Candy non lo aveva visto perché lui era rimasto a distanza facendo un grande sforzo per non cedere al desiderio che lo spingeva a correre dietro quella donna che era e sarebbe stata sempre la padrona indiscutibile del suo cuore e della sua volontà. Al vederla un’altra volta da lontano, Terry aveva ricordato quella volta che l’aveva vista a Chicago quando Albert lo aveva trovato in uno stato così disdicevole dovuto alla sua debolezza nell'affrontare la separazione. Albert gli aveva mostrato allora quanto fosse stata forte e coraggiosa Candy nel continuare con la sua vita e la sua vocazione al servizio degli altri nonostante il dolore... E vedendola di nuovo in quella occasione, così animata e felice, Terry si era reso conto che se fosse entrato un’altra volta nella sua vita probabilmente sarebbe stato solo per tormentarla con un passato pieno di ricordi dolorosi. Perché tornare? Cosa avrebbe potuto dirle? “Sono tornato perché Susanna è morta e inoltre, a proposito, con un figlio”? Commettere la vigliaccheria di farla sentire una donna di seconda scelta quando non solo era stata la prima, ma anche per sempre l’unica? Lui aveva preso decisioni sbagliate e doveva assumersene la responsabilità con tutte le conseguenza… Lui, non lei…
    Perché in fin dei conti, sembrava che Candy avesse portato a termine la sua promessa di essere felice. E questo era stato ciò che sempre aveva desiderato: che lei fosse felice anche a costo del suo stesso dolore e rinuncia. Lui la amava ancora tanto... ma proprio da lei aveva appreso a non amarla in modo egoista. Così che dopo averla contemplata quasi tutto il pomeriggio, a tratti con gli occhi offuscati dalle lacrime... Terry si era voltato ed era tornato a New York senza incontrarla….

    E anche se questa volta aveva potuto raggiungerla a Chicago, l’aveva trovata fidanzata con Albert Ardlay... Col suo amico Albert... Con l’uomo con cui Terry non aveva mai perso i contatti attraverso la corrispondenza che fraternamente si erano scambiati durante tutti quegli anni. Al principio aveva potuto sopportarlo poiché aveva creduto che anche lei fosse innamorata di Albert, ma ora che conosceva i veri sentimenti di Candy una strana furia e frustrazione gli bollivano dentro. Poteva rassegnarsi ad andare via solo perché lei gli aveva chiesto di allontanarsi. Perché anche lei, come lui vari anni indietro, aveva fatto la sua scelta –sbagliando o no- ... E perché si trattava di Albert. Del suo amico Albert. Doveva ripeterselo mille e una volta per poterlo sopportare... Sarebbe stato meglio andarsene il prima possibile e mettere la distanza nel mezzo, prima di commettere di nuovo una pazzia.
    Pertanto aspettava impaziente percorrendo da un lato all'altro l’atrio dell’hotel dove erano stati ospiti tutti quei giorni, aspettando il messaggio di sua madre che lo avvisasse che lei e Robin erano pronti per scendere. Non mancava molto perché il treno partisse. Intanto, Terry vedeva la gente entrare e uscire dall'atrio ciascuno sprofondato nel viavai delle proprie faccende e si sorprese che il mondo continuasse il suo corso normale e indifferente come se non fosse successo niente mentre lui sentiva che la sua vita affondava nuovamente senza di lei. Un’altra volta la loro storia falliva...
    ...ma i treni continuavano a partire.
    Per smettere di pensare e occuparsi di qualcos'altro era al punto di salire a cercare sua madre e il bambino, quando si accorse che dall'ingresso era arrivata una donna con lo sguardo disperato che si diresse alla reception con passo risoluto, tanto rapidamente quanto glielo permetteva il suo evidente stato di gravidanza. Terry riconobbe quei capelli castani scuro raccolti sulla nuca e il viso delicato di Annie Brighton... No, se non ricordava male: di Annie Cornwell. Quando la vide sentì un buco nello stomaco perché fu sicuro che era successo qualcosa a Candy... Già dalla mattina lo aveva assalito una preoccupazione indefinita e uno strano disagio che gli diceva che qualcosa andava male. Non era solo il fatto che lui stesse per perderla, ma percepiva anche come se una disgrazia galleggiasse nell'aria... E il fatto che proprio Annie fosse nell'hotel non faceva che confermargli le sue più terribili ansie. Corse verso di lei.
    -...Mi dispiace molto signora, ma non posso darle informazioni su nessuno degli attori...- Le spiegava il consierge realmente contrariato a negare informazioni a qualcuno nel suo stato e che si notava visibilmente alterata.
    -Annie!- La chiamò Terry ansiosamente -Che succede a Candy?- Annie si girò a guardarlo ringraziando il Cielo per averlo incontrato, sentendo che non ce la faceva più. -Terence... Si sono portati via Candy... L’hanno rapita.- Sussurrò tra respiri affannati e quando sentì che aveva portato a termine il suo proposito si permise di cedere esausta, ma Terry arrivò a sostenerla tra le braccia. Annie soffocò il gemito di un dolore che da poco meno di mezz'ora cominciava a scaturirle dalle viscere. Terry la vide e immediatamente seppe di che si trattava. La sollevò tra le braccia mentre esclamava all'uomo della reception: -Ho bisogno di un’auto! Presto! Questa donna è sul punto di partorire...-
    E la portò fuori sulla strada dove il portiere era già uscito a fermare una carrozza. Terry non seppe nemmeno come ebbe l’attenzione di sostenere una donna nel suo stato, ma la mise sopra il veicolo e ordinò energicamente: -All'Ospedale Santa Joanna!-
    Il cocchiere cosciente dell’emergenza, fece volare i cavalli al galoppo. Terry prese una delle mani di Annie e cercò di tranquillizzarla: -Respira Annie... Tranquilla. Andiamo all'ospedale.- Ma lei si trovava visibilmente ansiosa. -Cercala Terry...- Lo supplicò –Lei ha bisogno di te... Ti ama...-
    -Shhh, andrà tutto bene.- Terry finse di sembrare tranquillo per non far agitare di più Annie, ma dentro sentiva una furia di fuoco bruciargli nelle vene. Tuttavia era un buon attore e mentre da fuori disegnava appena un sorriso per tranquillizzare la futura madre, dentro la sua testa lavorava freneticamente pensando cosa fare. Qualcuno si era portato via Candy! Non ebbe bisogno di pensare tanto per immaginare la persona capace di realizzare un atto così mostruoso: Eliza Legan!

    ... Il giorno precedente alla Prima dell’“Edipo Re”, Terry si era incontrato con lei al Parco Naturale di Chicago. Anche se lui andava camuffato in cerca di un momento privato, Eliza lo aveva riconosciuto e si era affiancata alla sua passeggiata.
    -Terence Grandchester, che gradevole sorpresa!-
    -Magari potessi dire lo stesso, Eliza. Se vuoi scusarmi, mi farebbe piacere proseguire da solo.-
    -Aspetta Terry! Non tutte noi Ardlay siamo così leggere come Candy... Quella screanzata! ... Ancora continua a civettare sfacciatamente con te mentre pianifica di sposarsi con lo zio William. Hai visto come ha saputo intrappolarlo? Una volta ti ho avvisato di quello che era capace di fare pur di arrampicarsi socialmente ed economicamente...-
    Egli la guardò, sorpreso da Eliza poiché lei era l’unica donna che avesse mai desiderato colpire. E non le importava nemmeno di essere umiliata. Strinse i pugni contenendo l’indignazione che gli provocavano le sue parole e le sue stesse reazioni verso di lei.
    Le rispose con un fiero sarcasmo. -Nuovamente ti ringrazio per l’informazione, Eliza. Di fatto ti sono così grato che credo persino che ti dedicherò la rappresentazione di domani...- Ironizzò Terry con una smorfia di disprezzo, -Ah no, aspetta! Credo che in teatro non sia permessa l’entrata di parassiti che mettano in pericolo la sicurezza del pubblico. È un peccato che non ti vedrò lì...- Si toccò il cappello, sarcastico e le diede la schiena per allontanarsi da lei. Il rossore salì in volto a Eliza quando si vide disprezzata. -Beh, non aspettarti neanche lei! Maledetta orfana! Finalmente presto smetterà di intromettersi tra noi...-

    Ora quell'ultima frase acquistava senso se Eliza aveva progettato la sparizione di Candy. Terry era quasi sicuro che fosse stata lei... E che non si accontentasse più di intrighi da adolescenti. Adesso poteva arrivare al punto di far del male a Candy. Il suo cuore batté all'impazzata, temendo che i suoi pensieri diventassero realtà. Non avrebbe sopportato di perdere Candy così. Poteva saperla tra le braccia di Albert magari, ma saperla viva... Quello era sufficiente per sostenerlo. Strinse la mandibola furioso, pensando a cosa fare appena lasciata Annie in salvo in ospedale. Per un momento desiderò essere il cocchiere che fustigava i cavalli per dare briglia sciolta alla sua disperazione: -Più veloce, cocchiere!-

    Finalmente la carrozza si fermò di fronte al Santa Joanna e il cocchiere aprì la porta affinché Terry scendesse con Annie in bilico tra le braccia per precipitarsi poi verso l’interno dell’ospedale. - Mi aspetti qui! - Terry si diresse rapidamente all'area di urgenza e un nugolo di infermiere gli si avvicinò sollecitamente vedendolo con una donna semi-svenuta sulle braccia.
    -Un dottore!- Chiese Terry, -Questa signora sta per partorire!-
    -Annie!- Esclamò una delle infermiere che si erano avvicinate. Terry guardò con la coda dell’occhio e riconobbe la fidanzata di Jason Maxwell e precedente infermiera di Robin. Collocò Annie su un lettino che qualcuno aveva portato rapidamente.
    -Signorina Drisden!- Terry si girò verso di lei, -Si occupi della Signora Cornwell... Lei saprà cosa fare. Chiami suo marito. Devo andar via subito.-
    - Signor Grandchester... - Ma Terry se n’era andato via veloce come era arrivato e Camilla non ebbe tempo di altro che di occuparsi di Annie.
    Terry tornò alla carrozza che ancora lo stava aspettando all'entrata e chiese che lo riportasse all'hotel. Quando arrivò fece la richiesta per un’auto a noleggio e salì alle stanze cercando Robert Hathaway.
    -Terry! Credevo te ne fossi andato. Ho appena messo tua madre e Robin in una carrozza per la stazione dei treni. Si è stupita molto di non trovarti, ma per non preoccuparla le ho detto che l’avremmo raggiunta insieme... Il treno ci lascerà se non ce ne andiamo adesso.-
    -Robert! Ho bisogno che mi accompagni. Chiederò a Mark di andare con mia madre.- Robert inarcò le sopracciglia, incuriosito dalla premura che dimostrava. -Che succede,Terence? Ti vedo molto alterato...-
    -E ce n’è motivo. Potrebbe essere pericoloso- Terry cercò di rasserenarsi un po’, ma senza grande risultato, -Hanno rapito la ragazza bionda che mi odia, la ricordi? Devo trovarla e ho bisogno di aiuto.-
    Allora Robert ricordò la ragazza di cui parlavano e gli bastò solo vedere Terry per capire quanto significasse per lui. Annuì mentre lasciava le valigie: -Ti accompagno. Andiamo.-
    -Dove posso trovare un’arma?-
    -Terry! Non credo sia necessario...-
    -Io credo di sì.-

    * * * * *

    Eliza era appena tornata a Villa Skylark visibilmente alterata. Era andata a vedere suo fratello Neal per avvisarlo che Nathan Cook già aveva realizzato “il lavoretto” poiché erano andati a cercarla lo zio William e Archie molto ansiosi, molesti e preoccupati. Ovviamente lei aveva negato qualsiasi relazione con la sparizione di Candy, pur essendo pressata dalle minacce del cugino Archie e da suo zio... Tuttavia Eliza si era rallegrata interiormente vedendoli così disperati. Anche se il bersaglio principale della sua aggressione era Candy, Eliza non poté non sorridere soddisfatta sapendo che aveva ferito anche Archie e gli altri, poiché in qualche momento della sua vita anche tutti loro avevano osato affrontarla. Tuttavia, l’unica cosa che la preoccupava un poco in questa storia era che lei era stata la principale sospettata. Eliza aveva sperato che tutti credessero che avevano rapito Candy per denaro, visto che le mafie criminali cominciavano a impadronirsi della città. Aveva persino provato una decina di volte di fronte allo specchio una finta faccia preoccupata per quando fosse arrivato il momento di “sorprendersi” per la sparizione dell’orfana. Sapeva che presto o tardi avrebbero scoperto che erano stati loro, ma sperava che sarebbero passati molti anni prima...
    Solo che improvvisamente Albert e Archie l’avevano presa di sorpresa con un’accusa così diretta che non aveva avuto tempo di recitare la sua faccina preoccupata, e solo aveva potuto rispondere alle loro accuse con un’aria di sfida e di indignazione. E l’idiota di Archie aveva osato maltrattarla mentre le facevano domande! Avrebbe pagato anche questo! Ma al momento Eliza si chiuse nella sua biblioteca per bere un goccetto e riscaldare il suo coraggio. Ordinò alla servitù che non la infastidisse nessuno, per nessun motivo. Per quell'ora Neal doveva già essere arrivato alla casona del fiume e sarebbe stato a predisporre le cose per Candy. Tutto sarebbe andato come secondo i piani.
    Eliza stava godendosi piacevolmente il sentimento di soddisfazione che le dava il tenere prigioniera Candy, quando all'improvviso cominciò a sentire confusione in casa. Porte che si aprivano con rumore mentre una voce grossa la chiamava imperativa per nome. Il suo nome da ragazza, seguito dal coro di voci angustiate delle sue domestiche.
    Eliza si mise in piedi e mentre si dirigeva alla porta per vedere cosa fosse tanta confusione, qualcuno da fuori la anticipò aprendola di colpo e Terry Grandchester entrò nella stanza avendola alla fine trovata, e affrontandola con una luce assassina negli occhi. Ella da principio si spaventò, ma quando vide di chi si trattava gli andò incontro sorridendo con sarcasmo e insinuazione.
    - Le ho già detto che non può entrare lí! - Gli gridò una delle domestiche che lo seguivano con grande angoscia sul viso. Quando vide Eliza le spiegò -Signora Stuart! Quest’uomo ha colpito James ed è entrato a forza, come un pazzo! Rose è andata a cercare qualcuno per cacciarlo!-
    Terry guardò furiosamente Eliza. Ella seppe perché era lì e lo sfidò con lo sguardo. Si guardarono affrontandosi senza dire niente per lunghi secondi. All'improvviso due uomini apparvero dietro Terry armati con i fucili e li caricarono puntandoglieli contro. Egli fu tremendamente cosciente di quanto fosse rischiosa e minacciosa la situazione ma non si girò a guardarli neanche un momento e continuò a guardare Eliza, sfidandola.
    -Lo butteremo fuori all'istante, padrona!- Esclamò uno degli uomini.
    Eliza smise di guardare Terry per un secondo e girò lo sguardo verso i suoi uomini. Fece un gesto impaziente con la mano. -Lasciatelo qui! E lasciateci soli!- Ordinò loro.
    I domestici si guardarono uno con l’altro sorpresi dal cambio di piani, ma si strinsero nelle spalle e si ritirarono in silenzio chiudendo la porta dietro di loro. Dopotutto lei era la padrona e per quanto contraddittori sembrassero i suoi ordini bisognava obbedirle.
    -Terry! Che modo di entrare!– Fece le fusa Eliza offrendogli di accomodarsi con un gesto, ma lui la ignorò e restò in piedi, -So che in quanto attore ti piacciono queste entrate drammatiche, ma non era necessario...-
    -Qualcosa avrai fatto, eh, Eliza? Ti guardi molto bene le spalle. Ho dovuto colpire quel maledetto del tuo intendente per poter entrare- Rispose lui rilassandosi visto che gli uomini armati erano andati via, toccandosi con il dorso della mano il labbro inferiore che cominciava a illividirsi per il colpo che anche lui aveva ricevuto.
    -Ah, il povero James...- mormorò lei guardando Terry dall'alto in basso con sfacciataggine, con un luccichio soddisfatto nello sguardo. Le piaceva vedere questo Terry appassionato e temerario, disposto a tutto. Era eccitante. -Avevi così tanta voglia di vedermi, Terry?-
    -Sai perché sono qui. Vengo a esigere che tu mi dica dov'è...-
    -Ah! Suppongo che domandi di Candy... Archie e lo zio William sono venuti a vedermi con la stessa storia. Si sono comportati come veri zotici con me, accusandomi di cose terribili. Che mi importa dov'è quell'orfana?-
    Terry, infuriato, si accese di nuovo sentendo il suo cinismo. Gli bruciarono le vene a sapere che lei non era disposta a dire niente e a smascherarsi. Ogni giorno si convinceva di più che fosse il Diavolo fatto donna. Si avvicinò a lei cercando di intimidirla con la sua presenza e farla parlare. -Ti conosco perfettamente, Eliza. So il genere di demonio che si nasconde dietro il tuo preteso sorriso innocente... Dimmi dov'è Candy! O io...-
    A Eliza mancò il fiato ad averlo così vicino. Così bello e virile... Sentiva la sua presenza che poteva coinvolgerla completamente. Ricordò i tempi del Collegio e le fini attenzioni che le aveva prodigato al principio quel ragazzo nobile. Lo immaginava il Principe del suo racconto particolare... Certo, c’erano stati momenti in cui lui aveva perso la testa per Candy e aveva osato disprezzarla, lei che era molto più fine ed elegante. Ma nonostante questo, lui non aveva mai smesso di essere per lei come un trofeo che doveva conquistare a tutti i costi, uno dei suoi più cari desideri...
    -O tu che...? Che ne so io dov'è Candy!- Esclamò Eliza senza muoversi di un millimetro, -Vai tu a sapere se è vera questa storia del sequestro. A me sembra che sia stata una farsa che si sono inventati per salvare la reputazione dello zio William... Sicuramente Candy è scappata con uno dei tanti amanti che ha.-
    Terry strinse i pugni trattenendo i suoi impulsi violenti. Che voglia di cancellarle il sorriso dalla faccia! Come si permetteva di continuare a calunniarla così? La prese per le spalle e la guardò incollerito negli occhi. -Sei una strega! Dimmi dov'è Candy! Sono capace di qualsiasi cosa...-
    Elisa ricordò che Archie aveva osato scuoterla allo stesso modo appena poche ore prima. Ma ora ciò che provava con Terry era molto diverso, poiché poteva sentire ogni fibra del suo essere che desiderava afferrare un tesoro che le era sfuggito dalla sua adolescenza. Ricordò Patrick, suo marito, un uomo così insipido e tiepido... Incapace di albergare dentro di sé la minima passione per qualcosa. Tutto in lui era stato misurato. A lei ripugnava quell'uomo del quale credeva che gli scorresse brodo invece che sangue nelle vene. Ma ora aveva la veemenza e il fuoco di Terry davanti a lei...
    Eliza vide subito l’opportunità che aveva desiderato da adolescente. Per un secondo, vendicarsi di Candy smise di essere la cosa più importante... -Qualsiasi cosa Terry?- Chiese insinuante mettendo le mani sul suo petto, -Come mi piacerebbe sapere dov'è Candy per dirti... Per offrirti che se tu restassi con me, Terry... Stanotte- Si avvicinò al suo viso, la voce era appena un sussurro, -Questa notte... E forse Candy potrebbe comparire... Sana e salva la mattina.-
    Terry impallidì, all'improvviso preso dall'orrore. Che succedeva con questa donna? Le sue parole confermavano che Eliza sapeva dove fosse Candy e ancor più, aveva il potere di decidere del suo benessere. Eliza era molto abile: senza accettare niente aveva persino lasciato intravedere che almeno per ora Candy stava bene e che la sua liberazione dipendeva proprio da Terry... Ma per qualcosa di così mostruoso che lo disarmava completamente. Si separò bruscamente da lei come se il suo contatto lo bruciasse. Vide il suo viso sorpreso, il suo sguardo ansioso e confuso... Era una donna molto sensuale, ma immaginarsi con lei in quel modo gli causava solo ripugnanza. La sua mente lavorava freneticamente cercando una risposta... Quello avrebbe riportato Candy sana e salva... Vedere Candy sorridere un’altra volta... Qualsiasi cosa per lei...
    Ma l’insinuazione di Eliza svegliò sensazioni antiche che pensava aver sotterrato perché lo soffocavano. Gli ricordò tanto Susanna che pure era stata diversa, in realtà era uguale. E poi gli bastò ricordare il passato e vedere lo sguardo di Eliza per sapere che seppure avesse ceduto e accettato le condizioni che gli imponeva... niente gli assicurava che Eliza onorasse la sua parola. Cedere al suo capriccio lo avrebbe sommerso in una prigione peggiore di quella interiore e non avrebbe nemmeno avuto la certezza che Candy sarebbe riapparsa. Eliza era capace di qualsiasi cosa.
    - Sei pazza, Eliza! - Esplose lui finalmente, -Come puoi denigrarti in questa maniera? Troverò Candy... Andrò da Neal e lui sì lo obbligherò a dirmi dov'è nascosta. Glielo farò sputare col sangue se necessario...- E uscì da lì con lunghe e decise falcate lasciando dietro di sé una Eliza sorpresa e furiosa.
    A partire da quel momento, Terry seppe che qualsiasi cosa fosse successa a Candy sarebbe stata in gran parte responsabilità sua... Una donna rifiutata era molto pericolosa e ancor più se quella donna era qualcuno con la crudeltà di Eliza. Ricordò la trappola che aveva teso loro al collegio londinese e si disse che quello era stato solo un gioco da bambini in confronto a quello che era capace di fare ora. Doveva agire rapidamente e non perderla di vista nemmeno un momento...

    Uscì da Villa Skylark e si diresse dietro la casa dove lo aspettava Robert con l’auto che avevano noleggiato. L’attore più adulto vide il suo atteggiamento ombroso e suppose che non fosse andata proprio bene. -Che è successo Terry-
    -Come immaginavo, dovrà essere nel modo difficile- Disse Terry per tutta risposta dirigendosi senza esitare alla parte posteriore dell’auto da dove tirò fuori la rivoltella che aveva preso e si mise a caricarla con determinazione, -Ho visto dove sono le stalle e devo rubare un cavallo...-
    - Terence! - Esclamò Robert scandalizzato, -Sai quale è la pena per abigeato? Perderai la carriera per questo! Pensa, ragazzo!-
    -Perderò molto di più se non faccio niente- Rispose Terry terminando di caricare l’arma e poi guardò Robert freddamente, anche se dentro sentiva che gli ribolliva il sangue e che scendeva nelle profondità dell’inferno, -Solo ti chiedo che se dovesse succedere qualcosa, penserai a mia madre e a Robin.-
    -Terry, pensa a loro...-
    -Penso a loro. Ma c’è qualcuno che ha più bisogno di me ora e che non posso lasciare di nuovo sola- Terry diede una pacca sul braccio a Robert in segno di solidarietà, -Ora devo proseguire da solo. Grazie.-
    -Andrò a chiamare la Polizia- Si offrì Robert.
    -Per farmi arrestare?- Non poté evitare di scherzare Terry per sgomberare un po’ i neri presagi che gli pesavano attorno, ma in realtà nessuno era dell’umore, -Non c’è niente che possano fare perché non posso provare nulla. Se vuoi aiutarmi, Robert... Cerca Albert Ardlay. Raccontagli cosa è successo e digli che io so che Eliza Legan ha Candy. Che non c’è nessun dubbio. Lui saprà cosa fare.-
    -Abbi cura di te, Terry.-
    - Sì - Annuì lui e si diresse verso dov'erano le stalle mentre cercava il modo migliore per sistemare la rivoltella perché non gli desse fastidio e gli lasciasse le mani libere. Nonostante tutto non si aspettava di doverla usare.
    Terry arrivò fuori dalla stalla e cercò un nascondiglio momentaneo. Si arrampicò su uno degli alberi più alti da dove poteva dominare l’entrata della casa, la zona delle stalle e le scuderie e l’area dell’autorimessa dove ora la Signora Stuart teneva tre auto dei modelli più recenti a sua completa disposizione. Terry si sedette su un ramo appoggiandosi contro il tronco e si dispose a vigilare l’uscita della casa in attesa di poter prendere un cavallo, che gli sembrava più veloce e utile di un’auto. Solo che ora la scuderia era un fermento di stallieri che preparavano una bella giumenta bianca, così Terry decise di aspettare un’altra occasione propizia mentre pensava cosa avrebbe fatto se dopo aver sorvegliato un po’ Eliza lei non avesse fatto nessun movimento. L’adrenalina gli scorreva nel corpo mentre pensava che la sua seconda opzione era andare a cercare Neal Legan e fare quello che serviva per farlo confessare.
    Erano passati circa quindici minuti sull'albero quando all'improvviso vide Elisa uscire da casa vestita da amazzone e dirigersi alla scuderia. Sembrava che il cavallo che preparavano fosse per lei. Tutti si avvicinarono a lei quando cominciò a dar loro indicazioni di mal umore, in modo per lo più prepotente, e Terry approfittò della distrazione per scendere dall'albero senza essere notato e entrare nella stalla dalla porta di dietro. Mentre ancora sentiva Eliza gridare ordini, lui scelse quello che gli sembrava il migliore tra i cavalli e mentre gli metteva una briglia non perdeva un dettaglio di ciò che Eliza faceva di fuori.
    Facendo attenzione a fare il minimo rumore possibile, tirò fuori il cavallo dal suo cubicolo e lo montò in attesa di un segnale qualunque. Dallo spiraglio del portone socchiuso osservò che Eliza gridava le sue ultime indicazioni e poi che la aiutavano a montare la giumenta bianca sulla quale uscì al galoppo in direzione ovest. Terry aspettò all'incirca un paio di minuti -che gli parvero eterni- poi inspirò profondamente dandosi coraggio, poiché sapeva che una volta che avesse attraversato quella porta a cavallo non avrebbe più potuto tornare indietro. Poi spronò il cavallo con furia, uscendo al galoppo dietro Eliza... Lasciando dietro di sé tutta la squadra, sorpresa che l’uomo che poco prima era potuto entrare in casa ora avesse rubato un cavallo sotto i loro nasi.
    Terry Grandchester non era l’unico che era uscito al galoppo dietro Eliza Stuart. Un poco più in là della casa principale un uomo con binocolo osservava la cavalcata della padrona di casa e qualche metro più indietro anche dell’uomo che la seguiva con l’intenzione evidente di non essere scoperto dall'amazzone. Quest’uomo li seguì attraverso le lenti per qualche altro minuto e quando si rese conto che si dirigevano in direzione del fiume che attraversava la proprietà, spronò il suo cavallo e si lanciò per essere il terzo all'inseguimento. Ma era uscito troppo in ritardo e senza poterlo evitare, li perse pochi metri più avanti. L’uomo maledisse in silenzio l’abilità dei cavalieri e fermò la sua corsa, per tornare a informare la persona che lo aveva contrattato di ciò che aveva appena visto.

    * * * * *

    Candy aspettava spaventata in mezzo a una stanza in penombra nella quale tutte le finestre erano tappate. I mobili erano di buona qualità ma vecchi e pieni di polvere o coperti da lenzuola grigie piene anche loro di polvere. Era evidente che il luogo era abbandonato da molto tempo e Candy si chiese quale fosse il motivo per portarla in un posto del genere. Il suo rapitore era stato abbastanza brusco con lei nel portarla e ancora le facevano male i segni che le aveva lasciato sui polsi la corda con cui l’avevano legata per mantenerla ferma mentre la caricavano come un sacco su un cavallo per portarla in quel luogo orribile. Candy era realmente frastornata poiché non immaginava assolutamente chi avesse voluto sequestrarla e perché. Aveva a che vedere con gli affari di Albert?
    Candy guardava intorno cercando un posto da cui forse avrebbe potuto fuggire. Tentò di staccare le tavole che tappavano le finestre ma riuscì appena a spostarle di pochi millimetri per sbirciare all'esterno della casa. Vide solamente che era circondata da alberi e da una spessa vegetazione, ma non riuscì a riconoscere il luogo e desiderò aver messo più attenzione in auto, o dopo a cavallo, per rendersi conto di dove la portassero. Ma era stata così nervosa dopo che quell'uomo l’aveva colpita, che non aveva fatto nient’altro che rimuginare nella mente la causa possibile di quel gesto... Ora che l’avevano lasciata sola nella stanza era impaziente che succedesse qualcosa. Aveva poggiato l’orecchio contro la porta cercando di sentire cosa dicevano le voci degli uomini che stavano dall'altra parte, ma lo spesso legno di cedro soffocava le parole lontane e sentiva solo un mormorio uniforme da cui non tirava fuori niente di chiaro.
    Candy cominciò a passeggiare da un lato all'altro della stanza con l’intenzione di calmarsi poiché era già un po’ disperata. Aveva paura ma cercava di controllarla per poter pensare con chiarezza, che era ciò di cui aveva più bisogno ora. Cercò di ideare un modo per comunicare con Albert. Era sicura che Madeleine l’aveva vista quando l’avevano portata via contro la sua volontà e confidava che il suo fidanzato già l’avesse saputo. Magari fosse riuscito a fare qualcosa... Ma non sarebbe rimasta seduta ad aspettare di essere salvata. Lei stessa doveva trovare una via d’uscita. Continuava a passeggiare nervosa pensando a cosa fare, quando sentì che la porta della sua prigione si apriva con un cigolio dei cardini che indicava quanto poco fosse usata. Candy si fece un po’ indietro non sapendo chi sarebbe entrato da quella porta, ma cercò di non far vedere la paura ai suoi rapitori. Dietro la porta apparve la faccia quadrata e angolosa di uno dei sequestratori che entrò nella stanza seguito da un altro uomo più fine, di portamento elegante e vestito impeccabilmente. Candy sentì che la testa le bolliva di esasperazione e indignazione quando riconobbe di chi si trattava.
    - Ancora tu, Neal! - esclamò infastidita e sollevata quando vide che nuovamente tutto si riduceva a un gioco dei fratellini Legan, poiché sicuramente anche Eliza era immischiata nella faccenda, -Avrei dovuto immaginarmelo!-
    - Mia cara Candy - sorrise Neal guardandola burlone, -Ho pensato che se ti avessi invitato amabilmente non avresti accettato a venire. Così che sono ricorso ad altri modi...- Neal si addentrò di più nella stanza e all'improvviso poté vedere il viso di Candy illuminato dalla luce che filtrava tra le tavole della finestra. Sentì un gran senso di trionfo al vedere la sua espressione di sfida, ma poi un livido viola sulla sua guancia catturò la sua attenzione.
    Si girò arrabbiato a guardare l’altro uomo. -L’hai colpita, idiota!– gli gridò furioso, -Ti avevo detto che non volevo che le faceste male!-
    Nathan Cook si strinse nelle spalle. -Non c’è stato altro modo di azzittirla, signore.- L’uomo non aveva alcun timore per il tono aggressivo di Neal, però temeva che non lo pagassero.
    -Imbecille, non sai come trattare una donna! Vattene!-
    L’altro non disse nulla, ma rise interiormente pensando che nemmeno il “signore” sapeva niente su di loro se doveva chiedere che gli rapissero le donne. Ma ingoiò i suoi commenti e uscì dalla stanza perché non voleva problemi con uno smidollato di quel genere che si lasciava dominare da sua sorella, che era colei che realmente teneva le redini in tutta questa storia.
    Neal restò solo con Candy ma subito fece attenzione a non avvicinarsi troppo a lei. Conosceva troppo bene il suo temperamento e la sua forza. -Come si dice la prima notte di nozze: finalmente soli...- disse Neal sarcastico guardandola dalla testa ai piedi, -Questo ti avrei detto la nostra...-
    Candy inarcò le sopracciglia ricordando disgustata la trappola che aveva cercato di tenderle Neal affinché lo sposasse. Non era cambiato tanto in questi anni. Continuava ad essere lo stesso codardo...
    -Meglio morta che sposata con te, Neal- lo affrontò lei sfidandolo, -Che vuoi ora?-
    -Morta, eh?- Neal scosse la testa negativamente, -Per andare a fare compagnia al santo Anthony e al buon Stear. Uhmmmm...credo di no. Credo che ti attenda qualcosa di molto peggio di questo, cara.-
    -L’unica cosa peggio di questo sarebbe continuare a doverti sopportare.-
    -Lo so... Precisamente!- esclamò Neal trionfante e un luccichio soddisfatto si rifletté nel suo sguardo. Adorava essere padrone della situazione, -Bella e intelligente! Saremo la coppia perfetta...-
    -Tu non capisci, Neal- disse Candy come se parlasse con un bambino piccolo cui dovesse spiegare le cose centinaia di volte, -Tu già sei sposato con Michelle e io molto presto lo sarò con Albert... Quindi non c’è nemmeno la più remota possibilità che tu e io possiamo sposarci.-
    -Sposarci? Chi ha parlato di sposarsi?- rispose Neal fingendosi sorpreso, -Io no. Chi vorrebbe sposarsi con qualcuno come te? Dovevo essere impazzito per averlo potuto prendere in considerazione una volta. Ovviamente non ci sposeremo... Che assurdo!... Prenderò solo ciò che voglio da te.-
    Candy impallidì per un momento. -N... Neal...-
    -Dopodomani ce ne andremo in Messico. Ricordi la Villa che i Legan hanno là? Quella sarà la tua casa per i prossimi anni... Rinchiusa in mezzo al nulla, in attesa delle mie visite. Dopo qualche tempo sarai tu a pregare che arrivi il giorno in cui venga a trovarti.-
    -Non lo farai!- esclamò Candy cominciando a spaventarsi di nuovo. Questa volta il codardo di Neal sembrava deciso e da quello che sembrava poteva contare sull'aiuto di altri, -Albert lo verrà a sapere!-
    -Sì, forse. Un giorno. Così pagherà cara l’umiliazione pubblica che mi ha fatto quando ha cancellato le nostre nozze... ma quando lo zio lo saprà sarà troppo tardi. Forse per allora avrò già una dozzina di figli miei.-
    La ragazza cominciò a soffocare per quanto le sembrava sgradevole qualsiasi vicinanza con Neal. Non poteva nemmeno pensare a quanto fosse orribile il suo piano. Sentì che lo stomaco le si rivoltava per la repulsione che la sola idea le provocava. Ma subito le venne in mente che Neal si stava solo vantando, non lo credeva capace di affrontare Albert in quel modo. -Non ci riuscirai mai...-
    -Questo lo vedremo. Intanto distrarremo l’attenzione dello zio William chiedendo un ricco riscatto per te. Così non sospetterà che mentre si occuperanno delle negoziazioni tu uscirai dal paese con me... Vedremo quanta pressione può sopportare il nostro amato zio.-
    Candy non poteva credere a ciò che sentiva.
    -Ora mettiti comoda e riposa, cara- le consigliò Neal mentre girava la maniglia per uscire dalla stanza, -Dopodomani cominceremo un viaggio molto, molto lungo.-

    * * * * *


    Anche Albert camminava nervoso da un lato all'altro del suo ufficio a Villa Ardlay, sentendosi impotente senza poter fare nulla. Erano passate diverse ore da quando aveva saputo che avevano sequestrato Candy e ancora non era successo niente. Tutto quello che aveva potuto fare finora era stato avvisare la Polizia che si era messa a investigare immediatamente, considerando di chi si trattava. Oltre a quello, Albert aveva anche ingaggiato rapidamente un piccolo esercito di investigatori privati che aveva messo a sorvegliare i dintorni di Casa Cornwell, Villa Ardlay, l’Ospedale Santa Joanna, Villa Skylark, Lakewood, Casa Legan e quanti più posti possibili gli erano venuti in mente che avessero una relazione con Candy. Aveva persino inviato gente alla Casa di Pony con la raccomandazione che fossero molto discreti e non si facessero notare, poiché non voleva far preoccupare le buone signore dell'orfanotrofio.
    Ora non restava altro da fare se non aspettare pazientemente che succedesse qualcosa, solo che l’attesa era lunga da impazzire. Albert non riusciva a non pensare che Candy stesse realmente male, che forse le avevano fatto del male... Che disperazione sentirsi tanto impotente a proteggerla!
    Nello stesso ufficio c’erano anche George e Archie, costernati anche loro dall'accaduto. Uno spesso silenzio pesava sui tre uomini ognuno assorto nella stessa preoccupazione. Ancora non comprendevano come aveva potuto succede una cosa del genere... La situazione sembrava essere al limite, in un punto di equilibrio instabile in cui il più piccolo cambiamento avrebbe potuto far precipitare le cose. La tensione non poteva essere maggiore. Improvvisamente bussarono alla porta dell’ufficio con impazienza e quando Albert disse “Avanti!” entrò nella stanza Jason Maxwell con il viso ansioso e preoccupato, squadrando tutti con gli occhi. Tuttavia camminava risolutamente, portando un foglio tra le mani. Guardò Albert e Archie indistintamente, non sapendo da dove cominciare.
    Finalmente tese il foglio a Albert. -Ho incontrato un ragazzo per strada mentre entravo nella Villa, William. Mi ha chiesto se ti conoscevo... E mi ha dato questo per te. Credo che sia importante.-
    Albert prese impaziente il foglio per aprirlo. Lesse rapidamente il suo contenuto e poi lo ripeté a voce alta

    Signor Ardlay,
    la Signorina White è in nostro possesso e finora non ha subito danni. Pretendiamo una grossa somma per restituirla sana e salva. Prima ci metteremo d’accordo, meglio sarà per lei e per tutti. Attenda nostre notizie.

    Terminò di leggere la nota e un silenzio di attesa riempì la stanza. Sembrava un brutto scherzo. -Questo è tutto?- chiese Jason sorpreso.
    -Che? Denaro?- Archie era stupito, ma anche indignato per la nota.
    Jason sentì la sua voce e sembrò ricordare un’altra delle cose che lo avevano portato a Villa Ardlay. In realtà non era venuto a cercare William, ma Archie. La faccenda di Candice White era molto importante, ma lo era anche l’altra notizia urgente che portava.
    -Archibald! Camilla mi ha chiesto di cercarti. La Signora Cornwell è all’Ospedale Santa Joanna sul punto di partorire.-
    - Annie! - Archie si mise in piedi con espressione alterata. Con tutta questa storia aveva dimenticato la moglie perché confidava che stesse bene e in salvo a casa sua. Venire a sapere che era in ospedale –e sul punto di partorire il suo secondo figlio!- lo riempì di una nuova ansia. All'improvviso aveva due grandi preoccupazioni e restò bloccato senza sapere con certezza a quale dare precedenza. Guardò Jason, Albert e George a turno senza sapere cosa fare.
    -Lei sta bene- aggiunse Jason per tranquillizzarlo –L’hanno portata per tempo e proprio ora è in travaglio.- Archie sospirò sollevato, ma non si mosse. -Vai da lei, Archie- gli disse Albert, -Penseremo noi a Candy e ti avviseremo se succede qualcosa. Sappiamo che sta bene e che ciò che cercano è denaro. Occupati della tua famiglia.-
    -Promettimi che mi avviserai- pretese Archie per andarsene più tranquillo. -Ti avviserò.-
    Archie uscì immediatamente dall'ufficio a prendere la sua carrozza per farsi portare al Santa Joanna. Almeno in mezzo alla tragedia c’era un po’ di speranza: la nascita del suo secondo figlio lo riempiva di gioia.

    Nell'ufficio restarono Albert, George e Jason isolati in un silenzio teso che contrastava con l’animosità di Archie. Lungi dal chiarire le cose, ciò che quella nota aveva fatto era aggrovigliarle ancora di più. Alla fine, il primo a rompere il silenzio fu George. -È molto strano che si parli di un riscatto ma non si definisca l’ammontare della cifra, Signor Albert- commentò nel suo pacato tono abituale, -Non è il modo di agire di questo tipo di gente.-
    -Esattamente - lo appoggiò Jason, -La gente di quella fatta vuole terminare il “lavoro” il più presto possibile. È una nota molto strana.-
    Albert non diceva niente, assorto nei suoi pensieri. Si sentiva impotente davanti a quella situazione, disperato davanti alla mancanza di azione e ora questa nota arrivava a confondere tutto. Immaginava dove potesse essere Candy affamata, forse soffrendo... Ricordò quanto dolore aveva sofferto la fanciulla lungo tutta la sua vita per colpa del destino per prima cosa e poi a causa di tanta gente che la invidiava. Era tanto dolore e anche se la tempra di Candy era forte, Albert non voleva che soffrisse più nemmeno una virgola. Ma ora non era nelle sue mani evitarlo. Che attesa eterna!
    -Signor Albert, credo che dovremmo cercare il ragazzo che ha dato la nota al Signor Maxwell... Con un po’ di persone collocate in posti strategici apparirà rapidamente- propose George.
    -Non ho fatto molta attenzione al suo viso, ma se lo vedo di nuovo potrei riconoscerlo...- aggiunse l’avvocato.
    Albert cercò di calmarsi per tracciare il prossimo piano d’azione quando bussarono di nuovo alla porta dell’ufficio in modo insistente. A questo punto i fatti precipitavano così rapidamente che non restava tempo per preoccuparsi di tante cose. George andò rapidamente ad aprire e dietro la porta apparve la zia Prudence seguita da un altro uomo, un po’ anziano. La donna guardò tutti nella stanza e poi se ne andò senza dire una sola parola. L’uomo che arrivava dietro di lei, entrò nell'ufficio con precauzione, sentendo di entrare in un luogo quasi reverenziale. Era visibilmente nervoso e non smetteva di girare il cappello che portava tra le mani.
    Albert lo guardò al principio con curiosità, ma poi lo riconobbe. -Signor Herring, spero che mi porti notizie.-
    Jack Herring era uno dei tanti investigatori che Albert aveva assunto per la ricerca di Candy. Anche se era molto presto, confidava che la presenza di questo signore nella Villa significasse che sapeva qualcosa.
    -Non so se realmente è importante, Signor Ardlay, ma siccome lei mi ha chiesto di informarla su qualsiasi cosa... Mi è arrivato un rapporto da uno dei miei uomini. Quello che sta vigilando la Villa della Signora Stuart.-
    - Eliza! - Lo sguardo di Albert si adombrò. -Quest’uomo mi informa che ha visto uscire a cavallo la Signora Stuart in direzione del fiume che attraversa la sua proprietà. Questo non avrebbe grande importanza se non fosse che è stata seguita a sua volta da un uomo che evidentemente non voleva essere scoperto dalla signora. Il mio informatore mi dice che quest’uomo apparentemente si è intrufolato nella Villa e ha rubato uno dei cavalli per seguire Eliza Stuart. Sembra che a Villa Skylark abbiano organizzato una squadra di ricerca.-
    Jason seguì il rapporto dell’uomo con molta attenzione. Era lui stesso che insieme con Neal Legan erano incaricati di amministrare Villa Skylark. Era realmente interessato, soprattutto sulla faccenda del cavallo rubato. Ma ovviamente Albert Ardlay pensava ad un’altra cosa. -Un uomo che seguiva Eliza? Di che potrebbe trattarsi? Se fossero altre le circostanze penserei che è un altro degli impicci dei fratelli Legan... Ma ora...-
    -Ora più che mai potrebbe avere relazione con la Signorina Candy.-concluse George. Albert annuì. Aveva ancora tra le mani la nota del riscatto per Candy, ma qualcosa gli diceva che indubbiamente Eliza e Neal erano implicati in tutta questa storia nonostante le apparenze. Si chiese cosa stesse succedendo realmente. -E dove sono andati Eliza e quell'uomo? Cosa hanno fatto?-
    Il viso di Jack Herring si tinse di un color rosso carminio prima di rispondere, molto mortificato. -Il mio uomo li ha persi. Ma vi può indicare verso dove si dirigevano...-
    -Li ha persi!!- Sbottò Albert molto infastidito e annebbiato dalla inettitudine di un servizio che gli era costato così caro. Il denaro poco importava quando si trattava di Candy, ma almeno esigeva efficienza e non notizie a metà che lo facevano disperare ancora di più.
    George e Jason si sorpresero di vedere Albert così. Soprattutto George che lo conosceva sin da bambino e poteva contare con le dita di una mano le occasioni in cui lo aveva visto perdere la testa e spazientirsi come ora. E non c’era da stupirsene.
    -Signor Ardlay...- cominciò a spiegare il Signor Herring ma di nuovo il rumore di una chiamata alla porta dell’ufficio deviò l’attenzione di tutti. La porta si aprì e ora una delle domestiche accompagnava un uomo che tutti riconobbero senza eccezioni, anche se lui conosceva solo uno di loro.
    Robert Hathaway entrò nell'ufficio e si diresse verso l’unico che conosceva tra tutti i signori presenti. -Signor Maxwell! Ho un messaggio urgente per il Signor Albert Ardlay...-
    Jason gli indicò con un gesto della mano chi era il destinatario del suo messaggio. Quando il patriarca degli Ardlay vide l’attore e sentì come l’aveva chiamato –c’erano molte poche persone che lo chiamavano “Albert”- immediatamente intuì che la faccenda aveva a che vedere con Terry Grandchester. E non si sbagliò.
    - Signor Ardlay – Robert si avvicinò verso di lui, -Terence Grandchester mi ha dato un messaggio per lei: mi ha detto che Eliza Legan ha Candy. Che non c’è nessun dubbio su questo.-
    -Signor Hathaway, come lo sa?-
    -Io ho accompagnato Terence a casa della Signora Legan, una Villa fuori città. Terry ha parlato con la signora ed è tornato colpito a cercare la sua arma. Mi ha detto che avrebbe rubato un cavallo e che dovevo dire a lei le parole che le ho appena ripetuto.- il viso di Robert si fece grave all'improvviso, -Sono molto preoccupato per lui.-
    Per tutti fu più che evidente che Terry era alla fine l’uomo che inseguiva Eliza. Ed era armato. A partire da quel momento, Albert non ebbe più alcun dubbio che Eliza aveva Candy... Lo stesso Terry glielo confermava perché lo aveva scoperto in qualche modo. Se seguiva Eliza era probabile che si dirigessero esattamente dove era Candy...ma...
    - Dove? - si chiese Albert a voce alta.
    Jason era pensieroso. Nella sua mente cominciava a ricongiungere i fili. -Il Signor Herring dice che si dirigevano al fiume. C’è una proprietà lì che non si usa mai e per questo deve essere circondata da alberi e cespugli. È molto probabile che la Signora Stuart si stesse dirigendo lì...-
    -E che lì ci sia la Signorina Candy- terminò George.
    Il viso di Albert si rilassò un poco. Alla fine una pista da seguire: alla fine poteva fare qualcosa di concreto. Prese rapidamente il controllo della situazione. -Signor Herring, raduni i suoi uomini. Andiamo a Villa Skylark. Jason, se puoi mostrarci la strada verso quella casona...-
    -Ovviamente, William.-
    -Allora andiamo.-

    * * * * *


    Eliza arrivò fuori dalla casona solitaria dove la ricevettero i due uomini di Nathan Cook che sorvegliavano l’esterno della proprietà. Gli uomini erano armati e uno di loro aveva puntato a Eliza per precauzione, ma abbassò l’arma quando la riconobbe. La condussero all'interno, in un ampio salone polveroso con appena tre o quattro poltrone come unica mobilia. In uno di quelli trovò seduto suo fratello Neal che beveva liquore direttamente da una bottiglia. Neal la vide entrare come una furia, ma non si alzò. Eliza risultava molto agitata per la vigorosa cavalcata.
    -Hey, sorellina! Brinda con me al nostro successo!- le disse Neal quando la vide, alzando la bottiglia verso di lei. Era di buon umore. Tuttavia, Eliza non lo era altrettanto. -Quale successo!- esclamò la donna alterata, -Non staremo al sicuro finché non ti porti via Candy da qui. Dopo lo zio William e Archie, anche Terry è venuto a cercarmi a Villa Skylark... Sa che abbiamo Candy.-
    -Che?! Glielo hai detto, idiota!-
    -Io non gli ho detto niente... L’ha indovinato. Terry non è uno stupido.-
    -Ma sembra che tu sì! Hai sempre perso la testa per quel bastardo. Quando ce l’hai di fronte, l’ultima cosa che fai è pensare con chiarezza...-
    -Pensa ciò che vuoi, non mi importa. Ciò di cui dobbiamo occuparci è la faccenda di Candy... Non voglio che lo zio William la trovi qui con noi. Devi portartela via... Ora!-
    -Ora? Sei impazzita Eliza! Come posso portarla via? Tu dovevi incaricarti di sistemare tutto. Sicuramente non c’è una strada che esca da Chicago che non sia vigilata dal nostro potente zio- Neal cominciò a sentirsi intrappolato. Sembrava che le cose stessero andando così bene e invece si erano complicate all'improvviso, -Continuiamo a seguire il nostro piano. Non succederà niente.-
    -Ho visto Terry molto deciso a fare qualcosa.-
    Neil sussultò. -E non credi che possa averti seguito?-
    -Mi credi stupida, o cosa?!- sbottò Eliza, -I miei uomini mi hanno informato che lo hanno visto uscire dalla Villa. Sicuramente è andato a cercare lo zio William.-
    -Uhmmmm... Lo dubito. Ricorda che sono tutti e due innamorati di Candy e sicuramente devono odiarsi.- Eliza si sentì profondamente offesa. -Terry non è innamorato di Candy!-
    -Sì, come no...-
    All'improvviso, Eliza sentì come traboccava tutto il rancore e l’invidia che provava per Candy. Sempre così allegra nonostante fosse una serva nelle stalle, la fortuna e l’amore le avevano sorriso sempre... Prima le aveva rubato l’amore di Anthony, poi aveva fatto lo stesso con Terry e ora aveva osato pretendere di impadronirsi della fortuna e del potere degli Ardlay attraverso lo zio William. Candy le aveva tolto Terry solo per farle dispetto, perché in realtà non aveva mai avuto intenzione di tenerselo! La sua intenzione era sempre stata la fortuna degli Ardlay! Bene... Era ora che Eliza Legan vincesse la guerra una buona volta.
    -So già come possiamo evitare il matrimonio di Candy anche se lo zio William o Terry la trovano– Cominciò a dire Eliza con voce freddamente calcolatrice, -Eviteremo il matrimonio, rovineremo lo zio William e consumerò la mia vendetta totale e definitiva su Candy.-
    Vedendo il suo cambio di atteggiamento, Neal cominciò a inquietarsi un po’. Generalmente quando Eliza aveva quel tono così tranquillo era quando pianificava i suoi attacchi più crudeli e letali. Conosceva la totale mancanza di scrupoli della sua sorellina.
    -Mi hai promesso che non le avremmo fatto del male- Le ricordò Neal. -E noi non le faremo del male. Non esattamente. Il mio piano è molto semplice... E molto ovvio. Per farla finita con i piani di tutti, quello che devi fare è disonorare Candy. Quello basterà.-
    Neal non comprese. - Disonorarla...? – Ma poi la comprensione poco a poco lo raggiunse mentre capiva l’orrore che suggeriva sua sorella. Desiderò essersi sbagliato nella sua interpretazione, –Stai parlando di...?-
    -La soluzione è che tu abusi di lei.- Confermò Eliza lasciando da parte le sottigliezze, con una calma gelida. Anche lei si era scandalizzata quando aveva udito dalle sue stesse labbra il suggerimento ma ora che lo ripeteva non sembrava più così terribile. Neal retrocesse allarmato. -Sei pazza, Eliza! Hai perso completamente la ragione!-
    -Per favore Neal, non uscirtene ora che vuoi fare il gentiluomo. Questa cosa può darsi che la creda tua moglie, ma io no. Guardalo come ti pare, questo è il tuo piano originario, solo che con una piccola modifica...-
    -Di che stai parlando?-
    -Volevi portarti Candy in Messico e farla diventare la tua amante prigioniera. Tutto si sarebbe limitato a una storia romantica? Saresti andato fino in Messico solo per leggerle poesie d’amore?- domandò Eliza burlona. Neal si sentì offeso. -Lei finirà tra le mie braccia per sua stessa volontà. Candy si innamorerà di me!-
    Eliza ferì l’aria con una risata ironica. -Che romantico! ... Ma poco pratico. Candy non si innamorerà mai di te, anche se restassi l’unico uomo sulla terra. Ancora non lo capisci, Neal? ... O semplicemente non vuoi vederlo. Candy non potrebbe mai innamorarsi di te. Alla fine avresti fatto esattamente ciò che ti sto proponendo ora.-
    Quelle parole confusero l’uomo: sembravano così vere, erano quasi una predizione. Ricordò ora con più intensità i rifiuti di Candy, la sua indifferenza totale e il suo disprezzo il giorno in cui gli aveva spezzato il cuore quando aveva cancellato il fidanzamento.
    Non sapeva che rispondere alle parole di Elisa, quando lei aggiunse: -Andiamo, Neal. Pensaci e deciditi!– pretese, infastidita dalla debolezza del fratello, -Questa è la vendetta perfetta che mi rimane... Che ci rimane. Se non lo fai tu, lo chiederò a Nathan Cook o a uno qualsiasi dei suoi uomini. Non dubitare che sarà un vero piacere per chiunque di loro e ancor più se riceveranno una paga extra per farlo.-
    Neal finalmente reagì e guardò direttamente negli occhi Eliza. Erano duri, freddi e decisi. Egli la conosceva perfettamente bene e sapeva che non minacciava invano. Ora, come sempre, Eliza sarebbe andata fino in fondo. Non dubitò nemmeno per un momento che se lui avesse lasciato Candy in mano a lei, la sorella sarebbe stata capace di farla vittima di atrocità persino peggiori di questa.
    -Lo farò!- Accettò alla fine. Dopotutto finiva sempre per fare quello che diceva Eliza. Lei sorrise felice del suo trionfo. Nonostante fossero cresciuti, Neal non avrebbe mai cessato di essere uno dei suoi pezzi nel gioco di scacchi della vita.
    -Bene! Ora devo tornare alla Villa... Mi assicurerò che ci sia qualche modo di farti uscire con Candy da Chicago domani molto presto... Una volta che avrai terminato il lavoro. Non ti preoccupare Neal, tutto andrà bene fintanto che non ti farai vedere in pubblico. Io mi occuperò di giustificare la tua assenza.- Elisa si sentiva totalmente ottimista, -Adesso me ne vado. Sarebbe di cattivissimo gusto se restassi mentre tu e Candy consumate il vostro amore. Auguri, fratello.-
    E uscì da lì mentre Neal andava a cercare una nuova bottiglia di liquore per farsi coraggio. Nonostante tutto, mai aveva immaginato di fare violenza a Candy in quel modo, o almeno non fino a quell'estremo. Ricordò la prima volta che la vide quando erano bambini e quanto si sentiva superiore a quella orfana piagnucolona che era arrivata a casa dei Legan dalla Casa di Pony. Ricordò quanto fosse stato divertente farla vittima delle loro monellerie. E Candy aveva sopportato tutto... stoicamente e con dignità... era diventata forte e bella come il cigno che era uscito dal brutto anatroccolo... In questo caso, dall'anatroccolo povero e abbandonato.
    Era una donna per tutta l’estensione della parola, riconobbe Neal. Decisa e intensa come un puledro selvaggio che lui doveva domare e piegare fino a sottometterla ai suoi desideri. Doveva diventare il suo signore e padrone, fosse come fosse e costasse quel che costasse. Candy... Era profondamente albergata nei suoi pensieri, la teneva come una ossessione perenne che gli girava costantemente in testa.
    Candice White... una donna tanto bella...
    ...e tanto proibita... Ma alla fine sarebbe stata sua.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a mercoledì per il Capitolo 8


    Edited by Tamerice - 30/4/2024, 11:04
     
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    Capitolo 8
    Non te ne andare


    “Come colui che viaggia a bordo di una nave impazzita,
    che viene dalla notte e va in nessun posto,
    così i miei piedi discendono il pendio della dimenticanza,
    affaticati da tanto andare senza incontrarti.

    Poi di ritorno a casa, accendo una sigaretta,
    ordino le mie carte, risolvo un cruciverba;
    mi arrabbio con le ombre che popolano i corridoi
    e mi abbraccio all'assenza che lasci nel mio letto...”
    ( J. Sabina )


    Nel suo inseguimento dietro a Eliza, Terry arrivò a un luogo pietroso alla riva del fiume dove il suo cavallo avanzava con difficoltà nella terra sciolta che si sgretolava sotto gli zoccoli. Lì si trovava impiantata in mezzo ai cespugli una casa di campagna dalle alte mura portanti. La struttura era abbastanza deteriorata, evidentemente per mancanza di manutenzione. Sicuramente in altri tempi era stata usata come rifugio durante le partite di caccia che erano tanto comuni in quella regione, ma ora sembrava abbandonata in mezzo alla vegetazione, situata in un luogo dall'accesso piuttosto complicato. Tuttavia, nonostante il folto bosco che circondava la casona, c’erano luoghi dove non era possibile nascondersi, così che Terry doveva scegliere con attenzione per dove passare. Egli aveva legato il cavallo diversi metri più indietro e aveva continuato a piedi fino a vedere Eliza che veniva accolta all'ingresso della casa da un paio di uomini armati, uno dei quali la condusse all'interno.
    Terry si mise di guardia in un punto da dove poteva osservare senza difficoltà l’entrata dell'edificio e aspettò che Elisa uscisse, o che succedesse qualche altra cosa. Il cuore gli batteva violentemente per la speranza che Candy stesse lì dentro... Cominciò a pensare cosa poter fare per assicurarsi che stesse bene e come poteva arrivare fino a lei. Nel mezzo dell’attesa, si chiese anche cosa fosse successo in tutti questi anni tra Candy e Eliza perché quella donna odiasse tanto la sua Tutte Lentiggini.
    Il mezzogiorno era passato da qualche ora, e Terry cominciò a temere che arrivasse la sera seguita dall'oscurità della notte e che lui ancora non avesse potuto far niente per Candy. Doveva pensare a qualcosa velocemente. Stava cercando di tracciare un piano, quando vide uscire Eliza sola dalla casa con un sorriso sardonico e soddisfatto sulle labbra. Si trattenne a conversare con uno degli uomini che custodiva l’entrata, e Terry approfittò di quei momenti per pensare a quale sarebbe stato il prossimo passo da fare: non si decideva tra continuare a seguire Eliza o restare lì, dove ancora non era sicuro che si trovasse Candy. L’apparenza così sospettosa e discreta di tutto sembrava indicare che quello era il posto dove la tenevano prigioniera, ma per qualche istante Terry esitò. Se per caso si sbagliava...
    Eliza montò la sua giumenta e partì nella stessa direzione da cui erano venuti: sembrava che sarebbe tornata nuovamente alla casa principale. Tuttavia Terry diede retta all'istinto che lo trattenne al suo posto, fuori della casa. Dal suo nascondiglio vide Eliza perdersi in lontananza, mentre lui obbediva allo strano impulso che gli aveva imposto di restare dov'era. Tutto sembrava gridargli che Candy si trovava lì dentro. E ora che aveva lasciato andare Eliza, il passo seguente sarebbe stato assicurarsi che Candy stesse lì e cercare di tirarla fuori da quel luogo. Ricordò come qualche volta si era ripromesso che l’avrebbe sempre protetta... Se già una volta aveva mancato in questo, adesso non l’avrebbe fatto nuovamente. Doveva espiare il grande errore commesso in passato, anche se ci fosse andata di mezzo la sua vita.

    * * * * *

    Candy era seduta sul pavimento della stanza dove l'avevano rinchiusa, mentre si abbracciava le ginocchia in posizione fetale. Era un gesto così istintivamente umano, e con quello poteva sentirsi un poco più sicura. Aveva finito per convincersi che qualunque tentativo avesse fatto per fuggire da quella stanza sarebbe stato inutile. Aveva controllato fino all'ultimo angolo e non aveva trovato nessuna possibile via di fuga. Alla fine si era arresa pensando che ci avrebbe provato quando fosse uscita da quel posto, cosa che sarebbe successa tra un paio di giorni, da come le aveva annunciato Neal.
    Tuttavia ora era sconfitta, stanca e affamata e si domandò che ora fosse e se quegli uomini le avrebbero portato qualcosa da mangiare. Mentre era seduta ripensando a quanto accaduto, Candy non poté evitare di ricordare tutte le volte che era finita rinchiusa in un posto così cupo come quello in cui si trovava ora, sempre a causa dei fratelli Legan. Da quel giorno della festa che aveva offerto la Signora Elroy quando si erano trasferiti ad abitare a Lakewood -quella in cui tanto Anthony quanto Archie e Stear si disputavano velatamente i suoi favori di ragazzina- passando per l’epoca del Collegio Saint Paul e ancora dopo il suo rientro in America... C’erano state una infinità di occasioni fino ad oggi, in cui la traversia si ripeteva. A forza di ripetersi, lei avrebbe già dovuto essere abituata a quegli stupidi giochetti e non spaventarsene. E quella sarebbe stata senza dubbio la sua reazione questa volta, se non fosse stato che ora erano andati più in là che mai ingaggiando un uomo tanto rude per fargli fare il lavoro sporco al posto loro. Nelle precedenti occasioni si era sempre trattato di intrighi, questa volta avevano usato la forza. L’uomo che l’aveva sequestrata l’aveva persino colpita... Candy aveva anche notato che tutti i suoi carcerieri portavano con sé delle armi. Per quello ora si spaventava: questa non sembrava più una semplice ragazzata, ma qualcosa che poteva scappare di mano a tutti.
    Sospirando per cercare di allontanare i suoi oscuri presentimenti, Candy appoggiò la testa contro la parete pensando quale potesse essere la ragione per cui Eliza e Neal si erano messi contro di lei dalla sua più tenera infanzia e perché anche ora, quando le vite di tutti sembravano già avviate, loro ancora continuavano a cercare di farle del male. Candy guardò nella memoria cercando l’origine delle loro costanti aggressioni, cercando qualcosa che non fosse pura malvagità. Non ricordava nemmeno una sola occasione in cui lei avesse deliberatamente infastidito nessuno dei due fratelli. Se qualche volta aveva osato, era stato sempre come risposta a una aggressione precedente e non era mai stato premeditato, come invece lo erano le loro azioni.
    Allora cercò di pensare cosa era stato che aveva causato e mantenuto l’odio dei Legan verso di lei... Forse la odiavano perché lo zio "prozio" William -Albert– aveva fatto di lei una Ardlay? No, le loro cattiverie erano cominciate molto prima di quello... L’odio di Eliza era aumentato quando era stata Candy e non lei che aveva condiviso quel momento di tenero amore con Anthony? Mmmm...possibile, considerato che a Eliza piaceva il suo cugino di secondo grado. Quello stesso odio era aumentato quando lei e Terry avevano condiviso quei bellissimi momenti di cameratismo e complicità in Inghilterra e in Scozia, dove tutti avevano intuito che si amavano eccetto loro stessi?
    ...Terence...
    Candy interruppe il filo dei suoi pensieri quando i suoi ricordi si fermarono su Terry... Subito ricordò che sicuramente a quell'ora già doveva aver lasciato Chicago per andare a New York. Lo immaginò sul treno con Eleanor e Robin accanto, magari mentre guardava assorto dal finestrino... Magari pensando a lei. Se si sentiva male per la situazione in cui si trovava ora, il pensiero della sua partenza finì per deprimerla.
    - Terry... Se tu sapessi dove sono ora... - Pensò a voce alta, poiché forse parlare al suo ricordo mitigava un poco la tristezza e la solitudine che provava e che non erano dovute unicamente alla sua prigionia. Due grosse lacrime spuntarono negli occhi di Candy, al sentire come il ricordo dei baci di Terry ancora le bruciava sulle labbra, e anche come l’addio del pomeriggio precedente profondamente doloroso ancora le ardeva l’anima.
    - Terry! ... Perché è dovuta andare così? - Aveva appena pronunciato quelle parole quando si aprì la porta della stanza e Neal Legan avanzò nella penombra della prigione. Candy poté osservare che lui non manteneva più l’abbigliamento impeccabile che gli aveva visto prima e che ora era notevolmente brillo, anche se il suo passo non aveva perso completamente la sua fermezza. Quando lo vide entrare, ella si mise immediatamente in piedi per fronteggiarlo. Questa volta Neal veniva da solo ed era tanto brillo che forse magari bastava dargli uno spintone adeguato per uscire e scappare.
    - Ti ho sentito dietro la porta... - Balbettò Neal avanzando lentamente verso di lei, parlandole come si fa a una persona che si prende con le mani nel sacco, -Stavi chiamando quel bastardo invece dell’onnipotente zio William. Possibile che tu sia ancora innamorata di quello, che non è più Duca, né nobile...né niente? - Un sorriso ironico attraversò la faccia di Neal in modo grottesco, -Questo non va affatto bene, mia cara Candy. Che direbbe mio zio se sapesse che mentre sei prigioniera, in tuo aiuto chiami un altro che non è lui? Credo che mi ringrazierebbe persino per il modo in cui ti insegnerò a ricordare un uomo...-
    Candy non si muoveva dal suo posto, imperterrita davanti al suo avanzare. -Albert è sempre con me quando ho bisogno di lui- Lo affrontò sfidandolo, -Lui è sempre riuscito a trovarmi... Non ho bisogno di chiamarlo.-
    - Ah! - Neal inarcò un sopracciglio senza fermare il suo avvicinarsi a lei, in fondo ammirato dal temperamento della ragazza, -E questo ti dà il permesso di invocare Terry? Allora, se non ti importa pronunciare altri nomi, al suo posto mi piacerebbe sentire il mio dalle tue labbra ora che sono in punto di iniziare la nostra storia d’amore...- Le chiese Neal pieno di sarcasmo.
    Candy non si poté contenere davanti a una richiesta così sfacciata. -Tu... ratto schifoso, vile e codardo!- Gli sputò in pieno viso mentre osservava attonita la sua avanzata, domandandosi cosa stesse tramando questa volta. Tuttavia Candy strinse i pugni come per ancorarsi al suo posto, poiché non voleva dargli il piacere di vederla retrocedere davanti a lui.
    Quella serie di insulti prese Neal di sorpresa. L’alcool gli aveva accorciato la pazienza. Immaginava che ora che Candy era sua prigioniera sarebbe stata più docile con lui, poiché alla fine era lui che teneva il suo futuro in mano. Ma quella donna da niente non aveva nemmeno la delicatezza di spaventarsi! Si sarebbe fatto carico lui di toglierle l’arroganza...
    Barcollando un po’, infine la raggiunse e mise entrambe le mani sulle sue braccia. Candy sentì come Neal le faceva male con la forte pressione con cui si aggrappò a lei, mentre il suo contatto le marcava la pelle così dolorosamente come un ferro rovente. Ella tentò di retrocedere per liberarsi dalle sue mani, ma con la schiena toccò la parete, e con orrore Candy capì che l’unico modo di evitarlo doveva essere andando in avanti. Neal la afferrò con forza e la attrasse così vicino a lui che Candy poté sentire il suo alito di alcool sul viso. Le si rigirò lo stomaco.
    -Candy... al contrario tu, sei così bella...- mormorò lui imbambolato sentendo il suo contatto. Al principio Neal si era scandalizzato davanti all'idea proposta da sua sorella Eliza, ma ora che aveva Candy tra le sue braccia e poteva indovinare la morbidezza della sua pelle sotto le mani attraverso il tessuto del suo vestito, egli si convinse che nessuna conseguenza importava davanti alla soddisfazione di possederla.
    Al sentire la sua brutalità, Candy indovinò l’atrocità che Neal stava per farle e allora provò a spingerlo, ma col tempo egli aveva preso peso e non era più quel ragazzino che lei poteva spostare con le sue sole forze. All'improvviso stava sentendo le labbra di lui strisciare sul suo collo e quando il suo abbraccio si strinse, Candy sentì che l’aria si viziava tanto che era incapace di respirare e il sangue le si gelò nelle vene. Strinse gli occhi cercando di vincere la repulsione per poter pensare, ma la sua mente percepiva unicamente la ripugnanza che sperimentava sapendo che Neal la toccava così. Provò nausea. E all'improvviso, in mezzo a quel orrore indescrivibile sorse un suono che cominciò a galleggiare nell'aria come il tenue aroma di una fragranza appena percettibile, come se qualcuno non riuscisse a decidersi a liberare quel mormorio... Poco a poco il suono si andò intensificando, fino a che si convertì in una successione vibrante di note musicali che invadevano l’ambiente come qualcosa totalmente fuori luogo in quel posto. Quando Neal lo udì trattenne il suo assalto e allentò il suo abbraccio, sorpreso, mentre Candy apriva gli occhi stupita riconoscendo il suono che le arrivava alle orecchie: era la melodia di Terry che sgorgava dalla sua armonica -eterea e triste- come la musica che usciva dalla lira di Orfeo per chiamare la sua Euridice dall'Inferno (*). Ma in quel luogo sembrava così fuori posto che se non fosse stato per la reazione di Neal, Candy avrebbe pensato che se l’era immaginata.
    - Terry! È di Terry! – esclamò ella piena di speranza nel riconoscerla. Neal sentì quel nome e il suo abbraccio si afflosciò un poco di più. Impallidì all'improvviso e si allontanò, mentre i suoi timori facevano il resto. -Terry Grandchester! ... Quell'idiota di Eliza!- borbottò tra i denti.
    Allora Candy approfittò della sua distrazione e gli fece uno sgambetto allontanandolo dal suo cammino con uno spintone. Se Neal non fosse stato ubriaco e spaventato forse i suoi riflessi gli avrebbero permesso di trattenerla, ma in quelle circostanze l’uomo cadde pesantemente contro alcuni mobili realmente sorpreso e furioso per la manovra della ragazza, mentre la vedeva sfuggirgli e uscire correndo dalla porta che lui aveva lasciato socchiusa dietro di sé.
    -Candy, torna qui! Non essere sciocca! I miei uomini fuori ti prenderanno!- grugnì Neal con voce pastosa mentre sentiva che la stanza non smetteva di girare. Cercò di riprendersi il più possibile dalla nausea che gli aveva provocato lo spintone di Candy, cercando di rimettersi in sesto per uscire da lì. Terry stava fuori, forse con lo zio William e solo Dio sapeva con quanti altri uomini... Ma non lo avrebbero intrappolato lì, né si sarebbe preso la colpa della idiozia che Eliza aveva pianificato.
    Intanto, vedendosi libera dalla sua prigione, Candy si rese conto che si trovava in una casa a due livelli dove la sua prigione era stata una delle stanze del piano superiore. Tutte le stanze sembravano essere disposte lungo uno stretto corridoio dove cominciò a correre con la respirazione agitata, mentre sentiva dietro di sé le parole di Neal che minacciavano che i suoi uomini l’avrebbero catturata nuovamente. Cercando di evitarli, Candy proseguì in avanti, invece di scendere dalle scale che incontrò. Cercava un modo di raggiungere il tetto poiché sapeva che quegli uomini non sarebbero stati lì sopra ad aspettarla e che lì sarebbe stato più difficile che la seguissero. Allora entrò con cautela in una stanza che trovò aperta e che sembrava un poco più illuminata delle altre. Era in rovina come la precedente, ma con il vantaggio che questa non aveva le finestre tappate e da quelle entrava a frotte la luce del pomeriggio. Sentendo l’eco dei propri passi nella stanza vuota, Candy si tolse le scarpe per non fare nessun rumore che potesse farla scoprire e si diresse senza pensarci due volte verso una delle finestre raccogliendo anche il suo vestito, pronta ad uscire da quella. Guardò intorno per vedere se qualcuno la vedeva e per sua sfortuna vide un uomo in basso con un arma in mano, il quale passeggiava nervosamente vigilando ansioso la zona.
    Ella si nascose di nuovo dentro la stanza, pregando Dio che quell'uomo non l’avesse vista. Cercando di calmarsi un po’ e trovare una seconda opzione per fuggire, Candy cercò disperata un luogo dove nascondersi e dove poter meditare qualche istante un nuovo piano d’azione. Ringraziò il Cielo quando vide un pesante armadio di mogano incassato in una delle pareti ma pensò che sarebbe stato troppo ovvio se ci si fosse nascosta dentro così che utilizzando le sue abilità di scalatrice, si arrampicò abilmente fino a raggiungere la parte superiore dove credeva che nessuno l’avrebbe cercata. Lo scompartimento superiore dell’armadio era abbastanza stretto, ma lei ci si accomodò perfettamente dentro... sentendosi sicura e cercando di smaltire l’adrenalina che le scorreva palpitante nelle vene.
    Mentre si nascondeva in quel ridotto cubicolo tentando di calmarsi per pensare con chiarezza, Candy cominciò ad essere cosciente della corsa sfrenata che aveva iniziato il suo cuore insieme a lei. Sapeva che era per il pericolo della fuga che aveva cominciato, ma una buona parte si doveva anche all'emozione di indovinare che Terry era lì in quelle ore così buie. Non se n’era andato ed era lì per lei. Quello le aveva dato la forza per affrontare Neal.
    All'improvviso si rese anche conto che non sentiva più la melodia di Terry e allora cominciò a pregare il Cielo che lui fosse in salvo così come lei e che non commettesse nessuna follia.

    * * * * *

    In mezzo alla vegetazione che circondava la casona e bordava il fiume, anche Terry stava nascosto tra le foglie. Con la sua melodia per Candy aveva richiamato anche l’attenzione degli uomini che vigilavano appostati all'entrata della casa, la qual cosa era stata una delle sue principali intenzioni. E ora che aveva catturato la loro attenzione aveva pensato a un modo di distrarli ed entrare in quel posto per andare a cercare Candy. I due uomini che stavano davanti alla porta principale si erano messi in piedi sconcertati appena avevano sentito l’armonica e avevano preparato le cartucce per qualsiasi evenienza.
    -Hey! C’è qualcuno lì?- Chiese uno di loro. Tuttavia l’altro era più intraprendente. -Esci immediatamente o comincio a sparare!-
    Ma Terry stava già tornando sui suoi passi con la maggior cautela possibile, dirigendosi dove aveva lasciato il cavallo rubato a Eliza. Lo slegò dal tronco dove l’aveva lasciato e lo portò nel punto in cui la vegetazione serviva loro per mimetizzarsi, ma da dove era anche possibile vigilare l’entrata della casa. Ora vedeva lì i tre uomini armati che comunicavano con grida tra loro, apparentemente un po’ nervosi, ma da dove era Terry con il cavallo non poteva distinguere le parole della discussione. Ma sembrava che fosse successo qualcos'altro, e non solo l’annuncio della sua intrusione. Terry si sorprese anche di trovare tre uomini invece di due poiché quello metteva in pericolo la attuabilità del suo piano, ma era già andato troppo in là e non poteva pensare a uno nuovo. Non c’era più tempo. Avrebbe proseguito cercando di essere più attento possibile, confidando che Candy riuscisse a mantenersi in salvo nel frattempo. Egli aveva sempre ammirato l’abilità e il coraggio di quella Tarzan Tutte Lentiggini.

    Uno degli uomini entrò di nuovo in casa con gesto deciso. Non c’era tempo da perdere. E così Terry spaventò il cavallo incitandolo con un grido per farlo correre in maniera sfrenata senza di lui lungo la riva del fiume. Il puledro fece un nitrito e corse al galoppo a tutta velocità, mentre gli uomini guardavano sorpresi mentre si allontanava. -Guarda! Sta scappando!-
    -Nessuno deve sapere dove siamo!-
    -Lo fermerò!- L’uomo che aveva detto l’ultima frase si lanciò verso uno degli steccati del capanno dove tenevano legati i loro cavalli e montò su uno per correre al galoppo dietro il cavallo che si stava allontanando velocemente fiancheggiando il fiume, credendo che lo portasse un cavaliere. L’altro uomo restò solo davanti all'entrata mantenendo il fucile in posizione di allerta, mirando in attesa in tutte le direzioni e aspettando che succedesse qualcosa...ma sembrava che il cavaliere in fuga fosse venuto solo e che era corso in cerca di aiuto. Sperava che il suo compagno lo raggiungesse e si occupasse di lui.
    Allora Terry vide l’opportunità che aspettava. Fece un giro e arrivò alla parte posteriore della casa senza essere visto, dove aveva scoperto che c’era una finestra al secondo livello da dove sarebbe potuto penetrare all'interno. Quello che non aveva considerato era quanto fosse difficile raggiungerla...soprattutto con gli stivali da viaggio che portava. Inoltre la pistola che portava ancora addosso gli dava fastidio ma non si arrischiava a lasciarla, soprattutto vedendo l’atteggiamento di quegli uomini. Così che, a quanto pareva, avrebbe dovuto ricordare i suoi migliori giorni di scalatore per arrivare a quell'accesso poiché non c’era altra soluzione che raggiungere quella finestra per riuscire ad entrare in casa.

    * * * * *

    Candy stava già da un bel po’ nel suo nascondiglio, ma decise di uscire quando non sentì più buona parte delle grida e dei passi che attraversavano da sopra a sotto la casa. Qualcuno si era già affacciato nella stanza dove stava lei ma, nella sua rapida ricerca, non aveva trovato il suo nascondiglio...e ora lei sentiva che era arrivato il momento di abbandonarlo per provare a uscire di nuovo dalla finestra. Si era tolta le scarpe per fare il minor rumore possibile, ma le teneva ancora in mano casomai fosse stato necessario attraversare a piedi il bosco che circondava la casa. Dopo aver abbandonato il nascondiglio, cominciò a dirigersi con la maggior cautela possibile verso la sua via di fuga e già era a metà strada quando all'improvviso vide un’ombra grigia coprire la luce che entrava dalla finestra, e vide come introduceva una gamba sopra la soglia per entrare nella stanza. Candy si spaventò credendosi scoperta e lanciò un grido sorpresa.
    La figura alzò il viso, riconoscendo il timbro di quel grido. Lo aveva ascoltato tante volte in passato. -Shhh! Candy, sono Terry!-
    Ella era sul punto di girarsi e uscire correndo da lì quando quella voce la inchiodò sul posto. -Terry!- esclamò Candy, sollevata.
    Lui si precipitò come un respiro dentro la stanza e senza perdere un secondo la prese per il polso e uscì nel corridoio correndo, portandosela dietro. -Vedo che conservi l’abitudine di gridare il mio nome emozionata- sussurrò lui guidandola per i corridoi, -Ma credo che adesso non sono l’unico che ti ha sentito. Dobbiamo nasconderci.-
    -Avremmo potuto uscire dal tetto...– gli disse lei quando cominciarono a sentire passi che entravano e cominciavano a salire di fretta le scale della casa. -Credo che ormai abbiamo perso quella opportunità.- rispose lui.
    Nella sua corsa Terry cercava freneticamente un posto dove potessero essere al sicuro, ma già stava calando la sera e la penombra della casa non l’aiutava molto nella ricerca. Almeno, si disse, poteva considerarlo un vantaggio poiché nemmeno i loro inseguitori avrebbero potuto vedere bene. Mentre correvano, entrambi sentivano dei passi che li seguivano fermandosi a tratti a dare un’occhiata alle stanze disposte lungo il corridoio, cercando la fonte di quel grido. Candy e Terry alla fine arrivarono al limite del corridoio senza avere altro posto dove andare, né altra opzione di fuga che non tornare sui propri passi dove sicuramente avrebbero trovato i loro inseguitori. Disperato, Terry temette che fosse arrivato il momento di affrontare gli uomini - forse usando l’arma - quando sentì un sussurro trionfante di Candy. -La soffitta!- disse lei indicando in alto il foro di entrata. Proprio sopra di loro, nella penombra, entrambi potevano distinguere appena il riquadro d’entrata della soffitta ma la scala non c’era. Anche così, quella era l’unica uscita.
    -Sali sulle mie spalle- le propose lui.
    -Ma Terry... E tu?-
    -Svelta! Non abbiamo tempo.- Candy sentì la sua voce piena di determinazione e lei nemmeno dubitò più. Si mise di fronte a lui, che usò le mani per farle da sostegno e la alzò sopra la sua testa più in alto che poté. Candy si afferrò a lui e mise le ginocchia sulle sue spalle per alzarsi e raggiungere l’entrata della soffitta dove si arrampicò con facilità. Terry provò un profondo sollievo al saperla più al sicuro ma sapeva che quella soluzione era temporanea. Stava pensando al prossimo passo, quando sentì un oggetto flessibile cadergli addosso da sopra colpendolo dolcemente. Sorpreso lo prese tra le mani, scoprendo che era il capo di una corda che Candy gli lanciava dalla finestrella. Sospirò, sorridendo sollevato davanti alla sua idea, felice perché lei si era presa il compito di cercare qualcosa per aiutarlo a salire. Candy, sempre così coraggiosa e straordinaria!
    Terry scalò la corda immaginando che fosse legata a qualcosa dentro la soffitta e si aiutò con quella per raggiungere il foro di entrata. Sentì le mani di Candy che lo aiutavano a salire e una volta dentro, sentendola al suo fianco, era così contento e sollevato che appena riuscì a contenere l’enorme desiderio di baciarla per l’euforia della fuga. Ma frenò i suoi impulsi e si accucció accanto a lei nell'oscurità. Mentre entrambi guardavano verso il basso, lui le chiese: -Sai quanti sono?-
    -No. Due mi hanno portato fino a qui, e poi c’è Neal...-
    -Neal!- Parlavano sussurrando, ma Candy poté percepire con chiarezza la rabbia di Terry all'udire quel nome. La situazione ora era un po’ meno tesa, così che lei alla fine poté ripassare tutto quello che aveva passato in quegli ultimi minuti: all'aggressione di Neal, alla sua fuga e, soprattutto, a quanto fosse sorprendente la presenza di Terry al suo fianco in quei momenti. Le sembrava un sogno impossibile.
    -Pensavo che fossi partito per New York... Che ci fai qui?- Candy quasi poté indovinare il suo sorriso imbarazzato nell'oscurità. -Sono venuto a salvarti, ma vedo che non ne avevi bisogno...-
    Adesso che erano più tranquilli, lei cominciò a sentire un’enorme desiderio che lui l’abbracciasse e poter così scaricare sulle sue spalle la tremenda angoscia di quel giorno.
    -Io ho sempre bisogno di te- si trovò a dire Candy, con sua stessa sorpresa. Anche lui si sorprese per le sue parole, ma cercò di evitare un momento intimo poiché non era il luogo né il momento: il dramma non era terminato. -Ma tu avevi un piano migliore del mio, Tutte Lentiggini. Credo che ora sarai tu a salvare me.-
    Candy sorrise mentre pensava che se era stata libera di correre era stato grazie alla distrazione della melodia dell’armonica di Terry. Come se lui avesse saputo il momento preciso, Terry aveva agito a tempo per evitare che Neal continuasse a strisciarle con le sue labbra sulla pelle... Candy rabbrividì di disgusto, sentiva una repulsione che le bruciava la pelle solo a ricordarlo! Che differenza tra quel sentimento di rifiuto e la tranquillità e l’emozione che provava ora che la sua spalla sfiorava occasionalmente quella di Terry nell'oscurità. E anche se il pericolo ancora galleggiava nell'ambiente, lei si sentiva più sicura e fiduciosa per il semplice fatto di avere Terry al suo fianco.

    Un minuto dopo, anche la coppia di uomini che li seguiva arrivò alla fine del corridoio, entrambi sconcertati per la sparizione della giovane donna bionda. Candy riconobbe nella penombra l’uomo che l’aveva rapita ma l’altro le risultò sconosciuto. Si chiese dove fosse Neal. Terry e lei trattennero il fiato, in attesa, sperando di non essere scoperti. I secondi diventarono eterni mentre gli uomini di sotto scrutavano intorno domandandosi dove fosse lei, poiché erano realmente sorpresi dalla sparizione così repentina di una prigioniera che credevano di aver ormai catturato.
    Terry temeva che a momenti sarebbe venuto loro in mente di guardare in alto e così avrebbero scoperto l’entrata della soffitta, allora allungò un braccio per far retrocedere un poco Candy con l’intenzione che non li vedessero qualora gli uomini avessero alzato lo sguardo. Candy rabbrividì nuovamente a quel contatto, anche se non c’era niente di propriamente romantico.
    E all'improvviso, in mezzo alla tensione, un suono secco ruppe il silenzio: era il suono di uno sparo, unito a un grido soffocato e seguito dal frenare degli zoccoli di un cavallo. Un altro grido seguì il primo. -Nathan ... John, ce l’ho! L’ho colpito!-
    I due uomini dentro la casa si guardarono incuriositi e uscirono correndo verso l’esterno della casa, rispondendo alla chiamata. Terry e Candy respirarono nuovamente, sollevati al vedere che gli uomini abbandonavano la ricerca e uscivano, anche se momentaneamente. Tuttavia, lei cominciava a spaventarsi terribilmente per un’altra cosa. -Terry, chi è venuto con te?– chiese titubante, temendo molto per la risposta. Ma la risposta di Terry la lasciò immersa in una incertezza maggiore: -Nessuno.-
    -Allora chi...?- Terry era incuriosito quanto lei, mentre si chiedeva cosa stesse succedendo fuori. Approfittando della distrazione si mise in piedi nella semi oscurità dell’attico e scoprì un poco più in là una luce debole che illuminava appena un angolo della soffitta, filtrando attraverso una piccola finestra. La luce del pomeriggio era già molto tenue, segno che la notte stava cominciando a scendere. Candy si avvicinò al suo fianco guardando nella stessa direzione, sorridendo sollevata. -Se riusciamo a rompere la finestra, potremo uscire da lì.– gli disse.
    -Sembra che dopotutto farai la tua passeggiata sul tetto...- ammise lui sorridendo, animato dall'avere una nuova via di fuga. Anche lei si sentiva sollevata dalla prospettiva di uscire da lì, tanto che ci scherzò perfino su: -Non è una novità per me scappare dalle soffitte!-
    -Non ti emozionare tanto, Tutte Lentiggini. Questa volta non ti aspetta esattamente un ballo lì sotto...- Candy sorrise dentro, arrossendo al ricordo di quei giorni e quelle sensazioni. Ma non le importava ciò che l’aspettava in basso, perché ciò che aveva al suo fianco era sufficiente per agitarla allo stesso modo e per ora le bastava solo quello, anche in quei momenti così pericolosi. -Usciamo da qui.– gli disse lei per tutta risposta e si avvicinarono alla finestra. Terry la ruppe con la pistola che ancora teneva tra le mani e poi aiutò Candy a uscire sul tetto. La seguì apprezzando mentalmente il soffio d’aria fresca dopo la sensazione soffocante nell'attico. Guardò il cielo che cominciava a popolarsi con le stelle più brillanti, e poi osservò come Candy con grande abilità avanzava alla chetichella sul cornicione dirigendosi verso il davanti della casa. La seguì come poté, ma si rese conto di quanta pratica avesse perso a mantenere l’equilibrio. Si accucciò accanto a lei mentre guardavano giù. Cominciavano a distinguersi le voci degli uomini che prima li stavano seguendo, che esclamavano con toni preoccupati: -... Sei uno stupido, l’hai ucciso...!-
    -Non lo distinguevo bene... Come potevo immaginare che questo tipo sarebbe scappato come una ragazzetta...?-
    Nathan Cook si strappava i capelli, profondamente alterato. -Idiota! La Signora Stuart non ci pagherà ora che hai ucciso suo fratello!- Candy sussultò al sentire l’ultima frase e i suoi occhi esaminarono il posto e cercarono fino a trovare la figura di Neal dove era stesa a faccia in giù sul punto di entrare nel bosco. Ora era lì, teso e immobile in mezzo alla penombra della sera... Totalmente indifferente ed estraneo al mondo che lo circondava e che aveva appena lasciato dietro di sé... Neal se n’era andato...

    Nonostante tutto ciò che era successo, Candy non poté evitare di provare pena perché era finita così. Terry anche guardò Neal ferito a morte sull'erba e indurì lo sguardo. Lo avevano ucciso di spalle: proprio come fanno i codardi. Alla fine era morto per mano di gente come lui... Terry si girò a guardare Candy e notò nel suo sguardo quanto fosse colpita. Dopotutto, pensò lui, avevano condiviso una vita sebbene non fosse stata piacevole per nessuno dei due. Lui stese il braccio per avvicinarla e Candy appoggiò la testa sul suo petto, profondamente commossa dall'affrontare la morte di un altro dei suoi cugini. Anche se si trattava di Neal, la sensazione della morte l’avrebbe toccata e le avrebbe fatto male sempre. Terry la strinse di più sul petto e le baciò i capelli. Nessuno disse niente. Il solo contatto dell’abbraccio fu sufficiente per offrire consolazione e riceverla.

    Intanto, sotto, l’uomo che aveva sparato a Neal continuava a ripetere, come se fosse una litania che potesse farlo tornare in vita: -Sono tornato e l’ho visto scappare... Ho pensato che fosse l’intruso... Non potevo immaginare...-
    -Imbecille! Adesso che facciamo?- Come se quella domanda avesse bisogno di una risposta, all'improvviso cominciò ad uscire dal bosco un rumore sordo e lontano appena percettibile che si avvicinava sempre più. Era difficile riconoscerlo al principio, ma per l’orecchio allenato di Nathan Cook non significava altro che nuovi problemi.
    -Arriva gente a cavallo!- Tutti guardarono in direzione del rumore e osservarono come si avvicinava la luce di alcune lanterne, sicuramente sostenute da coloro che conducevano i cavalli al galoppo. Candy sospirò sollevata supponendo che si trattasse di aiuti, e Terry si chiese se Hathaway avesse consegnato il suo messaggio... Anche gli uomini di Eliza si resero conto di cosa si avvicinava e sapevano che non erano esattamente amici.
    -Andiamocene!- Ordinò Nathan correndo verso il suo cavallo. I tre rapitori montarono in groppa più rapidamente che poterono e scapparono in direzione contraria alla piccola compagnia che si avvicinava. Per un momento il corpo inerte di Neal restò come unico testimone muto di quella tragedia di fronte al capanno. Il vento soffiava sempre più freddo. Candy si strinse tra le braccia di Terry.

    Alla fine i cavalieri si avvicinarono con cautela, notando che dalla casona erano fuggiti tre cavalli. Tuttavia, prima di sapere cosa stesse succedendo dovevano procedere con precauzione. Smontarono in mezzo al silenzio carico di attesa che riempiva quel posto. Dopo qualche istante una voce ben conosciuta uscì dal bosco, chiamandola: -Candy!- Era la voce di Albert.
    Ella lo sentì e si mise in piedi, sperando che lui potesse distinguerla tra le ombre e sapere che stava bene. -Albert!- rispose –Sono qui sopra!-
    Terry non poté evitare di provare una fitta di gelosia al sentire la reazione di Candy in risposta alla chiamata del fidanzato. Sentì gelosia per la sua premura e l’ansia della sua risposta a lui. Gli risultava così difficile immaginare Candy tra le braccia di Albert... che credette che non avrebbe sopportato di vederlo senza perdere la testa. La cosa migliore era che se ne andasse da lì quanto prima, dopotutto Candy era in salvo e quello era sufficiente.
    -Ti aiuterò a scendere.- Offrì a Candy deviando lo sguardo per non reclamare un diritto che sapeva di non avere, poiché lei stessa glielo aveva negato. Ella lo guardò, provando tristezza per la rassegnazione che gli aveva sentito nella voce. -Sì.-
    Si diressero a uno degli angoli dove scendeva la grondaia e cominciarono a scendere da lì. Le lanterne si avvicinavano e grazie a quelle e alla luce della luna piena riuscirono a distinguere i volti sollevati di Albert, Jason, Robert Hathaway e altri uomini ancora... Prima di scendere Terry lasciò la sua pistola sul tetto lieto di non averla dovuta utilizzare e soprattutto di non essere stato lui ad essersi macchiato le mani col sangue che alla fine era scorso.
    Candy era già quasi scesa quando Terry aveva appena iniziato la discesa dietro di lei.
    Albert la aspettava di sotto con molta ansia, realmente sollevato di saperla salva... Era tanta la sua gioia che non aspettò nemmeno che toccasse il suolo che già l’aveva presa per la vita per aiutarla e riceverla con un forte abbraccio. -Cielo, Candy! Ero così preoccupato per te! Ma stai bene...-
    -Sì, Albert...– Sospirò, anche lei sollevata di vederlo nuovamente e che tutto fosse terminato.
    Terry toccò terra dietro di loro, e unicamente fu cosciente di Candy tra le braccia di Albert. Geloso, alzò lo sguardo che si incontrò con quello del suo amico nello scontro di uno scintillio azzurro contro uno blu-verde... Per un secondo lo sostennero con sfida in una istintiva rivalità, ma fu soltanto fino a che vinse la ragione sull'istinto e ricordarono che alla fine erano amici, anche se il destino li aveva messi di fronte.
    Albert fece un cenno di assenso mentre il suo sguardo cambiava in un altro distinto, di gratitudine, e Terry fece lo stesso. Sulle sue labbra si disegnò solo una leggera smorfia di accettazione. Poi Terry deviò lo sguardo cercando Robert, ma sembrava come se all'improvviso il resto degli uomini non fosse lì: era come se tutti gli altri fossero il pubblico estraneo che si percepiva oltre il palcoscenico. All'improvviso sembrava come se loro tre -Candy, Terry e Albert– fossero gli unici attori presenti nella loro rappresentazione. Dalle braccia di Albert, Candy ricordò allora Terry e si allontanò un poco dal suo amico per dirgli: -C’è Terry con me. È venuto per me...-
    Per tutta risposta Albert guardo più in là, dove Terry si stava allontanando. Candy si girò seguendo il suo sguardo e provò una tremenda urgenza di trattenerlo mentre lo vedeva andar via, tanto che non si voltò nemmeno a guardare Albert quando lo lasciò per correre dietro all'attore: -Terry, Terry! Aspettami!-
    Egli si trattene e si girò per vedere come Candy lo raggiungeva e un poco più in là, vide anche come Albert la seguiva con lo sguardo. Quando lo raggiunse, Candy si fermò davanti a lui e lo guardò con occhi supplici senza osare dire quello che il suo cuore cantava. -Terry...- Mormorò solamente mentre gli occhi cominciavano a inumidirsi. Fu solo allora che Terry poté osservarla bene e vide i capelli di Candy spettinati, i suoi abiti sporchi e strappati, i suoi piedi scalzi e il segno di un colpo che le solcava il viso. Alla luce delle lampade appariva così vulnerabile e fragile, che al vederla in quello stato a Terry gli si fece un nodo in gola. Si tolse la giacca e l'appoggiò su Candy per coprirle le spalle. Ella sentì il braccio di Terry avvicinarsi al suo corpo e poi la calda sensazione della lana sulle spalle e la schiena... L’aroma di Terry l’avvolse curandola da tutta la stanchezza come se si trattasse di un balsamo. Tremò leggermente sotto la giacca di Terry, ma non di freddo. Lo guardò supplice. -Terry! Pensavo che avremmo potuto...-
    -Che cosa? Sederci tutti e tre a chiacchierare?– Lui spostò lo sguardo incapace di guardarla, ferito al pensiero che ora era di un altro il privilegio di proteggerla e averne cura. –Adesso stai bene. Me ne vado a New York...-
    Ella strinse con forza i baveri della giacca che Terry le aveva messo chiudendola più stretta sul suo corpo, come se fosse un modo di afferrarlo ora che andava via. Per un momento soccombette davanti al suo calore... -No, aspetta! Voglio solo dirti... Ringraziarti. Non sai quanto hai fatto per me...-
    Lui la prese per le mani, anche se era tremendamente cosciente della presenza e dello sguardo di Albert dietro di loro. -Non dire così. Sono io che ti devo tanto, Tutte Lentiggini.-
    -No, Terry, io non ti ho dato niente...- Le lacrime di Candy cominciarono a scorrerle sulle guance poiché, adesso sì, sentiva che questo era l’addio definitivo dopo averlo sentito ancora una volta tanto vicino. Egli fece un mezzo sorriso amaro e le toccò il naso con l’indice in un gesto affettuoso. -Mi hai insegnato a vivere.-
    -Terry ... Meriti più di questo. Se non altro lasciami dire quanto significhi per me, ieri non ho potuto...- Senza pensare a cosa faceva, allungò il braccio per prendergli il suo -Non te ne andare così.-
    Egli la guardò all'improvviso e il suo sguardo si illuminò con una tenue luce di speranza sotto il riflesso delle lanterne. Per un secondo, sentì come gli mancasse il fiato sentendo quella supplica dalle sue labbra. -Non devo andarmene?- la guardò sconcertato. Fugacemente, la sua stessa supplica apparve nei suoi occhi, -Candy, dimmelo un’altra volta e resto qui ad affrontare tutto.- E in quell'attimo il tempo si fermò.
    Ella lo guardò profondamente, desiderando che dalle sue labbra uscissero le parole che avrebbero accettato la sua offerta. “Resto ad affrontare tutto”, e in questo tutto c’era Albert. Tuttavia ricordò che Albert era dietro di loro e che le cose non dovevano essere così... Prima doveva parlare con lui. Ma... Come poteva farlo ora che la disgrazia si stendeva nuovamente su Casa Ardlay? Lei doveva essere forte: doveva lasciare Terry, e tornare da Albert. Finirla una buona volta con la tortura di saperlo perso…già lo aveva deciso. Sapeva che non poteva più rubare altro tempo accanto a lui. Candy ricostruì penosamente ciò che le rimaneva di volontà, ma le sue lacrime non obbedivano. Lasciò il suo braccio e abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi. -No, Terence...- Sussurrò appena con il viso annegato nel pianto. Mai le sarebbero salite alle labbra le parole che l’avrebbero trattenuto.
    Egli la guardò a lungo durante qualche secondo eterno mentre il suo sguardo pieno di speranza si spegneva. Inarcò le sopracciglia, incredulo e addolorato. Poi si girò per cominciare ad allontanarsi nuovamente, sentendo il peso dell’anima morta. Doveva andarsene da lì per liberarsi nuovamente da quella rinuncia che ora si intensificava. All'improvviso tutti gli attori erano di nuovo sul palcoscenico immaginario, e Robert si avvicinò a Terry mettendogli una mano sulla spalla, preoccupato al vederlo tanto afflitto. Mai prima l’aveva sentito così sconfitto. -Terry, stai bene?– gli chiese ansioso. -No. Ma lo starò.-
    Hathaway guardò il suo viso tormentato e gli ricordò tanto quell'attore giovincello che aveva avuto lo stesso atteggiamento poco più di cinque anni prima, prima e durante il suo fidanzamento forzato con Susanna Marlowe. Ricordò come aveva abbandonato tutto e si era dato al vizio per il dolore di perdere una donna. Sembrava che fosse questa stessa... E Robert pregò dentro di sé che non si ripetesse nuovamente la caduta del ragazzo. Decise di cambiare argomento. -Il Signor Ardlay ha portato il Capo della Polizia con noi– Cominciò a spiegargli -Loro si incaricheranno di tutto. Sembri stanco Terry, immagino che possiamo andarcene.-
    -Neal Legan è morto. Forse c’è bisogno che resti a deporre o cose così...-
    -Lo hai ucciso tu?- Chiese Robert scandalizzato. Aveva visto la determinazione con cui Terry aveva caricato la sua arma e si era lanciato alla ricerca della ragazza; gli aveva visto una furia assassina negli occhi che lo aveva spaventato.
    -No!- Rispose Terry seccamente, anche se pensò che sarebbe stato capace di farlo se fosse stato necessario... Se lo avesse sorpreso a fare del male nuovamente a Candy come erano soliti fare lui con la sua banda durante l’epoca del Collegio Saint Paul.
    -Questa cosa è stata molto pericolosa, Terry. Il morto avresti potuto essere tu per la tua impazienza...-
    Lui si strinse nelle spalle. In un certo qual modo, quella notte era già morto un poco. -Ma non è stato così. Vieni Robert, andiamo a vedere se possiamo andarcene.-

    Candy era rimasta inchiodata al suo posto, mentre vedeva Terry allontanarsi al lato di Robert Hathaway. Desiderò avere la forza per muoversi dal suo posto ma le gambe non le rispondevano. Alla fine fu Albert che la raggiunse e le mise le mani sulle spalle, in un gesto di sostegno. Non era cieco e comprendeva quello che stava succedendo, anche se si afferrava alla più piccola speranza per non accettarlo.
    -Ti senti bene, Candy?- Lei sentì il suo contatto dietro di sé, ma non volle girarsi perché Albert non vedesse il suo viso bagnato di lacrime che la tradivano. Chiuse gli occhi e cercò di asciugare il viso con le mani. Come poteva dirgli che non stava bene? Come dirgli che Terry se ne sarebbe andato di nuovo e che il suo cuore si stava rompendo in mille pezzi? Desiderò tanto avere l’amico che Albert era stato... Quello che le aveva offerto consolazione quando era successa la stessa cosa tanti anni prima. E allora ricordò la causa per cui ora non poteva andarsene via, perché in questa occasione toccava a lei appoggiare questo amico incondizionato.
    -Albert, Neal è morto...- Egli ascoltò la notizia come un colpo terribile, e si dispiacque molto di sentirlo. Solo abbassò la testa stordito per il modo in cui tutto era successo per arrivare a questa situazione. -Sarà terribile per le mie zie. Sarah non lo sopporterà.-
    Albert presentì i neri nuvoloni che si addensavano nuovamente marcando il tragico destino degli Ardlay, che li conduceva sempre a confrontarsi col dolore di una morte... Il viso di Albert si indurì riconoscendo che la tragedia sembrava circondare e mettere fine alla famiglia.
    Candy sentì nello sconforto delle sue parole il nuovo peso che portava. Si girò verso di lui e alzò una mano per posarla su quella di lui. Il suo dolore non importava davanti a ciò che si avvicinava per il suo amico. Sarebbe stata al suo fianco per sostenerlo mentre succedeva tutto questo... Si sarebbe fatta coraggio... -Mi dispiace tanto, Albert.-
    Lui annuì e guardò negli occhi di Candy, cercando di trattenere a mente fino all'ultimo riflesso delle sue pupille verdi che brillavano alla luce delle lanterne. Vide che aveva pianto.
    -Spero che questo boccone così amaro che ci porta la morte di Neal si attenui un poco davanti alla gioia di aggiungere un nuovo Ardlay alla famiglia.- Albert cercò di mostrare il miglior sorriso che poté, date le circostanze. -Annie era sul punto di partorire. Sicuramente a quest’ora Archie già deve star abbracciando il suo nuovo figlio.-
    Candy si domandò perché nonostante una notizia così bella, Albert fosse così triste. Questo le confermò che ora più che mai, lui dovesse aver bisogno di lei. -Davvero?- In mezzo alla tragedia, anche il viso di lei si illuminò un poco. –Portami da lei, Albert. Voglio stare al suo fianco.-
    -Ma Candy, sicuramente sarai molto stanca...-
    -Non importa. Adesso più che mai, anche io ho bisogno dell’allegria di una buona notizia.-

    * * * * *

    In una delle sale operatorie dell’Ospedale Santa Joanna, Annie diede alla luce un piccolo ometto che pesava poco più di tre chili. C’erano state delle difficoltà durante il parto ed era stato necessario un cesareo... ma alla fine era nato un bimbo sano, paffuto e dal pianto energico che dissipò la preoccupazione che galleggiava nella sala operatoria prima della nascita. Il bebè aveva pochi capelli in testa e ancora non aveva nemmeno aperto gli occhi ma appena Archie lo vide non dubitò nemmeno un secondo su come lo avrebbero chiamato: Alistair Cornwell Brighton. Anche quando Annie lo ebbe tra le braccia le bastò solo guardare Archie per pensare la stessa cosa così che non furono necessarie parole per stabilire l’accordo. Archie guardò entrambi con profondo amore, e per quei brevi momenti dimenticò la scomparsa di Candy.
    -È un bel bambino.- Sussurrò commosso mentre baciava la fronte della moglie. -Sarà bello come suo padre.- Sorrise Annie.
    -E intelligente come suo zio Stear...-
    -Porterà il suo nome.-
    -Non potrebbe essere altrimenti.-
    Anche la zia Prudence e la zia Elroy si fecero vedere in ospedale, aspettando ansiose l’arrivo del nuovo membro della famiglia Cornwell e con questo almeno poterono distrarsi un po’ dalla preoccupazione per il sequestro di Candy. Al principio, Elroy Ardlay era stata molto seccata perché il nuovo erede dei Cornwell era nato in un ospedale e non nella sua casa accudito dalla migliore ostetrica come ci si aspettava per qualcuno del lignaggio degli Ardlay. Nemmeno sapere che si trovava nella stanza migliore dell’ospedale aveva placato la sua indignazione. Tuttavia quando aveva saputo che il figlio di Archie era un maschio, quella notizia era stata sufficiente per mettere fine al suo malumore.
    Erano passate poche ore dalla nascita del piccolo Alistair, quando Albert arrivò in ospedale portando Candy con sé. Elroy e Prudence erano ancora lì quando arrivarono e quest’ultima abbracciò con vero affetto Candy, con gli occhi pieni di lacrime, felice per il suo ritorno. Elroy le disse solo in maniera distaccata: -Sono lieta che sia ritornata con noi, Candice.-
    Candy chiese di entrare da Annie mentre Albert la incoraggiava a vederla dicendo che aveva qualcosa di molto importante da comunicare privatamente alle sue zie. La stanza dove stava Annie aveva annessa una piccola saletta privata dove le dame aspettavano, ed era dove Albert poteva dar loro la notizia senza timore che fossero osservati e interrotti.
    Candy si scusò per andare a vedere Annie e quando stava per entrare nella sua stanza, sentì che Albert le chiedeva: -Candy... Potresti dire a Archie che ho bisogno che venga da noi? Anche lui deve saperlo.-
    Ella annuì ed entrò nella stanza chiudendo la porta dietro di sé. La prima cosa che vide fu Annie appoggiata su grandi cuscini con l’aspetto pallido e le occhiaie, i suoi lunghi capelli riposavano stesi sul cuscino dandole un aspetto vulnerabile ed etereo. Un piccolo bebè avvolto in un lenzuolino dormiva placidamente al suo fianco, totalmente estraneo alla confusione del mondo nel quale era appena arrivato. Annie osservava suo figlio con un tenero sorriso sulle labbra, ma alzò lo sguardo quando sentì che entrava qualcuno. Al vedere Candy il suo viso si illuminò e quasi si riprese per l’allegria: -Candy!-

    Archie stava fermo davanti alla finestra guardando i lampioni che illuminavano il giardino, preoccupato per il destino di Candy. Non aveva detto niente a Annie della nota del riscatto che avevano ricevuto per non alterare sua moglie, ma lui era preoccupato. Tuttavia quando sentì il nome dell’amica dalle labbra di Annie, si girò verso la porta e si rallegrò anche lui di vederla lì sana, salva e serena. Candy portava un vestito e una pettinatura semplici perché prima di andare in Ospedale aveva insistito con Albert che la portasse a cambiarsi poiché non voleva che nessuno si spaventasse vedendola nello stato deplorevole in cui era finita, anche se non si era potuto far nulla per nascondere la traccia del colpo che aveva ricevuto sul viso.
    -Candy!- Esclamò anche Archie avanzando verso di lei per darle un forte, ma breve abbraccio -Ma... Ma... Come è che...?- Ella sorrise a entrambi. -Lasciamo le domande per dopo. Prima voglio conoscere il mio nuovo nipote...-
    Allora si avvicinò al letto di Annie e lei scoprì la faccina del bebè affinché Candy potesse vederlo. Un sorriso tenero si affacciò sul volto di entrambe le donne vedendo la tranquillità con cui dormiva. Per un secondo, Candy dimenticò tutte le sue tristezze.
    -È davvero bello...- Mormorò piena di affetto verso il bimbo e poi guardò entrambi i genitori -Avete già deciso come si chiama?-
    -Si chiama Alistair.- Annunciò orgogliosamente Archie.
    -Ah! Stear!- Candy sentì nuovamente che gli occhi le si inumidivano ricordando il suo amato inventore. Erano troppe emozioni per contenerle in un solo giorno. Poi ricordò il messaggio di Albert, –A proposito Archie, Albert ti aspetta fuori con le tue zie. Vuole comunicare qualcosa di molto importante a tutti voi.-
    Archie la guardò incuriosito. -Ma prima, voglio sapere...-
    -Lui ti risponderà a tutto– L'anticipò lei. Lui annuì e uscì a incontrare i suoi parenti. Candy tornò ad occuparsi di contemplare il bimbo, cercando di non immaginare cosa sarebbe successo lì fuori.
    -È un bebè bellissimo questo piccolo Stear...- Ma Annie vedeva la sua amica con una espressione preoccupata. -Candy! Ti hanno colpito...-
    -Ah, questo!– Lei si portò una mano al colpo e si strinse nelle spalle cercando di minimizzare, -Non mi fa più male, non ti preoccupare. Ma non parliamo più di questo... Guarda che bel cavaliere hai ora. Immagino che Archie fosse molto nervoso per averti portato in ospedale...-
    -Archie non mi ha portato qui- Rivelò Annie, guardando fisso Candy. -È stato Terry a farlo. Io... Sono svenuta quando sono andata a raccontargli che ti avevano sequestrato. Volevo aiutarti, Candy.-
    -Annie...-
    -Ma non sono stata abbastanza forte perché il bambino stava per arrivare, e sono svenuta. Terry sapeva esattamente cosa fare... Gli siamo molto grati. Ti ha trovato?-
    La giovane bionda abbassò lo sguardo ricordando i momenti che aveva passato con lui. -Sì, mi ha trovato. Ha aiutato anche me...-
    -E che è successo? È finito tutto bene?-
    Candy dubitò un momento nel rispondere e tra quei secondi di silenzio si udì un singhiozzo soffocato che proveniva dalla sala di attesa contigua: il pianto della zia Prudence si poté sentire con chiarezza. Poi la voce alterata della Signora Elroy cominciò a riempire l’ambiente lanciando maledizioni contro Candy prima di scoppiare anche lei in pianto.
    Annie sussultò sentendo così, ma Candy aveva già intuito la reazione che avrebbe avuto la Signora Elroy. Come risultava difficile a volte essere una Ardlay! Se non fosse stato per Albert, lei avrebbe rinunciato a quel cognome da tanto tempo... ma ora Candy capiva che questa volta ciò che muoveva i rimproveri e le recriminazioni della Signora Elroy era il dolore.
    Ella prese una delle mani di Annie cercando di darle il suo sostegno prima dell’amara notizia. Conosceva la sensibilità della sua amica e sapeva che il passaggio della morte così vicino l’avrebbe colpita.
    -Sembra che il mio sequestro sia stata opera di Neal... E di Eliza. Durante il mio salvataggio, Neal è stato assassinato...-
    -Dio Santo, hanno assassinato Neal! Ma... Chi è stato? Terry?- Chiese Annie, realmente timorosa che il suo intervento nell'avvisare l’attore fosse terminato in una tragedia simile. Anche Candy sussultò spaventata davanti alla sola idea che sarebbe potuto succedere. -No! Terry, no! È stato uno degli uomini che mi hanno sequestrato... Sembra che l’abbiano confuso.-
    -Terribile!- Esclamò Annie costernata e continuò guardando Candy piena di interrogativi, -E che è successo a Eliza...?-
    -Un poliziotto ha raccolto la mia dichiarazione a Villa Ardlay prima di venire qui... Io ero disposta a ritirare le accuse contro Eliza perché credo che soffrire per la morte del fratello sia sufficiente.- Rispose Candy -Solo che il Capo della Polizia ci ha detto che questi delitti si perseguono d’ufficio, così che loro si sarebbero occupati di Eliza e dei suoi complici. L’hanno cercata a Villa Skylark ma sembra che sia scomparsa...-
    -È incredibile cosa è stata capace di fare... Non avrei mai creduto che il suo odio per te potesse arrivare così lontano.-
    -Non l’ho mai compreso. Ho sempre cercato di allontanarmi dal suo cammino per non infastidirla...-
    Annie cominciava a preoccuparsi di come tutti questi fatti avrebbero potuto influire sulla sua amica. -Non è colpa tua, Candy. Nonostante tutto quello che dica la zia Elroy.-
    -Se questo cambiasse le cose...- Ella si strinse nelle spalle –Non voglio uscire ad affrontarla subito, non potrei sopportare le sue recriminazioni perché so quanto le fa male.-
    -Non ti preoccupare. Guarda, meglio se pensi ad altro... Perché non usi la tua influenza nell'ospedale per farmi lasciare più tempo il piccolo Stear? L’infermiera non tarderà molto a venire a prenderlo...-
    Candy ringraziò mentalmente il cambio verso temi più familiari. -Ma Annie, lui sarà ben accudito. E sarà meglio che tu riposi... Avrai bisogno di tutta la forza per calmare l’entusiasmo di Katie per il fratellino. Inoltre il recupero per questo tipo di interventi è lungo.-
    Annie sorrise al ricordo della figlia. -Dovresti andare a casa con Katie. Ti vedo molto stanca Candy, e credo che tu abbia bisogno di dormire... Anche domani sarà un giorno molto lungo.-
    -Devo accompagnare Albert.-
    -Sono sicura che anche lui ti manderà a riposare. Ora che torna Archie gli chiederò che ti porti a casa. Tutti abbiamo bisogno di riposare.-
    Candy pensò a come avrebbe potuto riposare sapendo tutte le questioni che Albert doveva affrontare per il funerale di Neal, e durante le quali forse avrebbe avuto bisogno del suo appoggio. Lei voleva stare al suo fianco, ma sentiva anche che non ne poteva più. Nuovamente avrebbe voluto fare sfoggio di tutta la sua energia ma subitaneamente si sentì depressa e esausta... Forse non poteva dormire, ma ciò di cui aveva bisogno era stare sola. Sola... O riposare, appoggiando la testa contro il petto di Terry... Ma ricordando come lo aveva lasciato andare nuovamente, si rese conto che quell'ultima cosa non sarebbe stata mai più possibile.

    Continua...

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    Grazie! ❤❤❤ Appuntamento a venerdì per il Capitolo 9


    Note al capitolo
    Dettaglio del mito greco da parte dell'autrice:
    (*) Orfeo era figlio della musa della poesia eroica (Calliope). Egli aveva la qualità di suonare così bene la sua lira, che esseri umani e Dei si imbambolavano davanti alla sua musica, la quale “calmava le fiere e faceva danzare gli alberi”. Un giorno questo meraviglioso musico conosce Euridice, si innamora di lei e finiscono per sposarsi. Tuttavia, un pomeriggio un uomo chiamato Aristeo vede Euridice e la insegue per cercare di abusare di lei. La donna fugge dall'uomo, ma durante la sua corsa pesta una serpe che la morde al tallone e Euridice muore, scendendo al regno di Ade: l’inferno dei morti. Orfeo è così triste per averla persa che non suona mai più la sua lira, la cui musica manca a tutti quanti. Gli Dei impietositi dalla sua tristezza, gli promettono di restituirgli Euridice se scende agli inferi per lei e la chiama con la sua musica, ma gli impongono una condizione: Orfeo dovrà suonare la lira per chiamare la sua sposa e uscire dall'inferno senza guardare dietro di sé nemmeno una volta, nemmeno per accertarsi che lei lo segua...deve confidare ciecamente che lei gli andrà dietro. Orfeo accetta l’offerta, scende agli inferi e comincia a suonare la sua lira per chiamare Euridice, che sentendolo comincia ad avanzare verso di lui e così cominciano ad uscire insieme dagli inferi. Ma quando sono già quasi al punto di uscire, Orfeo non riesce a resistere alla curiosità e guarda oltre la sua spalla per assicurarsi che Euridice lo segua...ed effettivamente ella lo sta seguendo; ma lui ha rotto il patto con gli Dei e ora la perde per sempre. Su questo mito di Orfeo e Euridice mi sono basata per la scena in cui si menziona, anche se non termina allo stesso modo.
     
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    Capitolo 9
    Solamente riesco ad amarti


    “Così dura la vita e tu così piena di pace,
    e solamente riesco ad amarti...
    riempi la mia vita di luce,
    riempi il cielo, la terra e il mare
    e io solo riesco ad amarti...

    ...Non posso smettere di amarti,
    Abbiamo riso e pianto noi tre,
    io voglio darti la mia allegria, la mia chitarra e le mie poesie
    e solamente riesco ad amarti,
    come può essere questo...? ”
    ( A. Sanz )


    I funerali di Neal Legan ebbero luogo tre giorni dopo la sua morte. Era un giorno ventoso e freddo di inizio autunno... Il paesaggio cominciava a prendere i toni ocra della stagione e il giorno appariva grigio nonostante brillasse il sole. Candy era da sola nella sua stanza in attesa che qualcuno tornasse a casa. Guardava dalla finestra verso il giardino, dove all'improvviso poteva vedere le figure degli uomini che Albert aveva ingaggiato per proteggere la casa e Candy, temendo la vendetta di Eliza su di lei. Ma la Signora Stuart erano giorni che non compariva da nessuna parte, che scappava e si nascondeva agli occhi della giustizia. Nessuno sapeva nulla su dove si fosse nascosta. Albert aveva detto a Candy che era quello ciò che più lo preoccupava, perché sicuramente Eliza era sottoposta a una grande tensione ed era in quelle circostanze che le persone commettevano le peggiori pazzie. Così che dal giorno del rapimento, Candy non usciva mai senza essere scortata da quegli uomini che da allora erano onnipresenti nelle sue attività.

    Candy era ancora ospite a Casa dei Cornwell, chiusa nella sua stanza per decisione propria. Annie e il piccolo Stear erano ancora in ospedale e ricevevano le cure post-operatorie, e il resto degli Ardlay -Albert, Archie, Prudence e Elroy– erano andati a Lakewood senza di lei, perché la zia Elroy nuovamente si era opposta in modo definitivo ad avere Candy in sua presenza durante i funerali di Neal... Nemmeno la mediazione di Albert e il profondo affetto che la signora sentiva per suo nipote erano stati capaci di convincerla a cedere. Incolpava direttamente Candy per la disgrazia accaduta e cercava mille e una spiegazione per discolpare Eliza, per la quale si preoccupava molto da quando era latitante. Era stata la zia Elroy che aveva annunciato in città la notizia che Neal Legan era morto per mano di alcuni delinquenti, in quei tempi in cui la città di Chicago stava diventando sempre più violenta e insicura. Ma nonostante questa versione “ufficiale”, la verità si andava scoprendo mano a mano che si diffondevano le chiacchiere circa ciò che era successo realmente...

    Così Candy evitava di uscire il più possibile perché per strada era solita incontrare giornalisti avidi di una dichiarazione, i quali le chiedevano insistentemente della morte di Neal e inoltre volevano sapere se si sarebbe posticipato il suo matrimonio con Sir William Ardlay. Inoltre indagavano ostinatamente, chiedendo se era vero che lei era stata sequestrata e, soprattutto, chiedevano se effettivamente il famoso Terence Grandchester aveva preso parte alla faccenda. Candy non rispondeva niente, ma seppe che la Polizia aveva trovato la pistola che Terry aveva portato durante il salvataggio, e che avevano confermato che non aveva sparato nemmeno una volta. Anche l’attore si era presentato al Comando di Polizia a deporre, e siccome la sua versione coincideva perfettamente con quella di Candy, era stato considerato libero da ogni sospetto. Ella sapeva anche che alla fine Terry aveva preso un treno per andar via da Chicago e tornare a New York, dove probabilmente si trovava ora.

    Candy guardava fuori dalla finestra in una giornata così malinconica, ricordando anche lui... Soprattutto ora che era sempre presente nella sua mente, in ogni attività che facesse durante il giorno: ogni cosa che faceva la portava a desiderare di condividerla con Terry, e immaginare quanto si sarebbe sentita fortunata ad averlo al suo fianco nelle piccolezze abituali che riempivano le sue giornate. Senza di lui si sentiva così vuota ora e così…stanca. A volte, così disperata. E così ora restava in Casa Cornwell a badare e fare compagnia a Katie, mentre aspettava che i genitori della bambina tornassero. Archie e Albert sarebbero tornati tra pochi giorni, mentre la zia Prudence sarebbe rimasta a fare compagnia a Elroy a Lakewood durante il lutto. Inoltre sua nipote Sarah -la madre di Neal- viveva vicino a quella casa e insieme tutte e tre si sarebbero date sostegno in quei momenti così neri per i Legan.
    Candy si era chiusa nella sua stanza approfittando che Katie dormiva. In quei giorni aveva condiviso i giochi e le monellerie della bambina in giardino, e di notte la consolava quando piangeva per la mancanza della sua mamma. Candy si inteneriva molto quando la vedeva così triste per sua madre, e allora il ricordo volava invariabilmente al piccolo Robin Grandchester: alla sua tenerezza e al suo coraggio; e si domandava se il bambino piangesse di notte per sua madre... Candy stessa, orfana com'era, sapeva quale era il dolore di sentire la mancanza dei genitori che non avrebbe mai conosciuto. Quanto le era mancato a volte riposare dalle sue angosce nelle braccia di una madre amorosa! Miss Pony e Suor Maria erano state sempre lì a offrirle il loro affetto, ma nonostante quanto Candy le amasse, un pezzetto del suo cuore anelava una madre che non avrebbe mai conosciuto e che amava nonostante l’avesse abbandonata.
    Candy pensò se anche a Robin sarebbe per sempre mancata sua madre, nonostante Terry fosse lì per lui. Ricordò la breve chiacchierata che aveva ascoltato nell'ospedale: l’ammirazione e confidenza che aveva visto negli occhi di Robin mentre guardava suo padre, e la dolcezza con la quale un uomo tanto riservato come Terry aveva accarezzato i capelli di suo figlio. Subito si trovò a domandarsi cosa avrebbe provato a riposare da una giornata pesante, poggiata sul petto di Terry mentre lui le accarezzava con la stessa dolcezza i capelli. Ricordò l’intensità del suo bacio e l’abbraccio che l’aveva seguito, domandandosi cosa si sarebbe provato sapendo che quel momento poteva ripetersi quando lei avesse voluto... Sapeva che doveva pensare a quelle cose tenendo Albert in mente, ma in qualche modo i suoi sentimenti vincevano sulla ragione e tutti i pensieri la conducevano, inevitabilmente, sempre a Terry. Per sempre Terry…

    * * * * *

    La sepoltura di Neal Legan avvenne in mezzo a un silenzio rotto da pianti sconsolati. Sul monticello di terra e fiori che coprivano i resti di Neal, Sarah Legan era caduta in ginocchio totalmente affranta dalla morte del suo primogenito... Piangeva sconsolatamente per la prematura dipartita del suo bambino. Anche le zie Prudence ed Elroy erano disfatte, sebbene cercassero di mantenere la compostezza per non far sentire ancora peggio la nipote Sarah. Dietro di loro e con espressione dura come roccia c’erano il Signor Legan, George, Albert e Archie... Oltre a Michelle Legan, che non aveva sparso nemmeno una lacrima durante la sepoltura. La dama aveva lo sguardo perso in lontananza, ma sembrava immersa nella serenità di una condanna preannunciata. Dalla sua espressione nessuno poteva indovinare se aveva amato o odiato l’uomo che era stato suo marito... E a partire da allora non aveva detto nemmeno una parola se non per annunciare che sarebbe tornata in Francia a casa dei suoi genitori, appena le fosse stato possibile. Molti anni dopo, Albert sarebbe venuto a conoscenza che senza dire niente a nessuno, Michelle era ritornata quando era già incinta, e aveva avuto un figlio da Neal che aveva chiamato Elijah Lautrec. Ma il giorno del funerale nessuno sospettava il suo stato e in realtà ciò per cui tutti erano preoccupati era l’assenza di Eliza ai funerali di suo fratello. Albert avrebbe potuto dire che mentre guardava l’orizzonte durante la sepoltura il suo sguardo aveva incontrato un’automobile in lontananza, dove aveva visto una donna che osservava il rito funebre con attenzione. Ella vestiva di nero dalla testa ai piedi e delle lenti scure le nascondevano lo sguardo. Albert non ebbe bisogno di molto tempo per sapere di chi si trattasse ed era sul punto di dare indicazioni a George quando una mano sulla spalla lo trattenne cautamente. Girandosi vide una supplica muta nello sguardo del Signor Legan e, dopo aver pensato un momento, Albert desistette dal suo proposito e continuò a seguire attento il funerale senza dire niente. Erano momenti troppo dolorosi per incrementare la disgrazia della famiglia. Albert sperava che Eliza avesse imparato una lezione che le era costata così cara.

    La donna in nero che osservava il funerale da lontano piangeva lacrime di amarezza e di dolore, ma il suo viso restava imperturbabile. Nonostante fosse una donna nella quale gli affetti erano molto rari, senza dubbio uno dei pochi esseri che aveva amato profondamente era suo fratello, nonostante non glielo avesse mai dimostrato in maniera convenzionale. Neal non era stato solo suo fratello, ma anche colui che la accettava e la appoggiava in tutto e nonostante tutto. Più che essere suo fratello e amico, Neal era stato suo complice di vita. E ora era morto... Tutto per colpa di Candy.
    Sotto quegli occhiali scuri, il volto di Eliza si era indurito in una smorfia furiosa che reclamava vendetta. Presto o tardi sarebbe arrivato il giorno in cui a Candy gliela avrebbe fatta pagare una buona volta... Basta giocare come quando erano bambine. E mentre da lontano Eliza guardava come veniva calata nella fossa la bara del fratello, cominciò a pianificare la sua vendetta. Ma sapeva che per ottenerla, prima doveva tornare ad occupare il posto che le spettava nella società. Prima di tutto doveva smettere di essere una latitante... E per quello doveva eliminare gli unici tre uomini che potevano testimoniare contro di lei: i suoi complici nel sequestro.
    E anche se uno solo di loro aveva abbassato il grilletto dell’arma che aveva ucciso suo fratello e anche se, alla fine la colpevole di tutto era solo Candy, Eliza si rese conto che per tornare a prendere il controllo dei suoi possedimenti e il suo potere di un tempo, quei tre uomini dovevano sparire dal suo cammino prima di essere catturati. Questo sarebbe stato il suo primo passo. Poi si sarebbe occupata di Candy.

    * * * * *

    Tallahasee, Florida. Ottobre 1919

    Cara Candy,
    come stai, amica mia? Spero molto bene. Ti sorprenderà molto che ora ti scriva con una macchina da scrivere... Ma volevo che questa lettera fosse differente, poiché è una nuova Patty quella che ti scrive. Per cominciare, lascia che ti racconti che ho comprato questa macchina perché sto scrivendo una serie di storie per un giornale locale. Si tratta di racconti brevi che sviluppo nella mia immaginazione e che sono pubblicati nell'edizione domenicale del quotidiano. Se vedessi quanto sono contenta di questo nuovo lavoro! Non avrei mai pensato che a qualcuno potessero interessare le mie fantasie.
    Ti scrivo anche a macchina perché non vorrei che si vedesse il tremore delle mie mani per la notizia che sto per darti: ho conosciuto un uomo meraviglioso. Si chiama Clifford Silverberg, ed è giornalista del quotidiano per cui lavoro. Siamo usciti insieme varie volte... E ieri mi ha chiesto di essere la sua fidanzata. Non so nemmeno come, ma gli ho detto di sì. Mi è a malapena uscita la voce.
    Oh, Candy... Magari ti domanderai dove sia rimasto tutto quell'amore che ho giurato a Stear. Quell'amore è e sempre sarà lì. Ma Cliff mi ha mostrato che non dobbiamo morire insieme alle persone che se ne sono andate, ma che dobbiamo vivere perché essi continuino a vivere in noi. Porterò sempre qualcosa di Stear in me.
    Così ora ti scrive una nuova Patricia O´Brien. Una che è più felice dall'ultima lettera che ti ho spedito... Ti ringrazio tanto per la tua preoccupazione per me, e lasciami dire che proprio perché anche io mi preoccupo per te, insieme con questa lettera ti restituisco il carillon della felicità che il nostro amato Stear ti regalò. Ha svolto il suo compito con me e spero che ora lo faccia con te. Da ciò che mi racconti di Terry, mi fa paura confessarti ciò che ho letto tra le righe della tua lettera... Ma immagino che tu stessa te ne sarai resa conto. Spero solo che la tua storia abbia un finale felice, perché un giorno mi piacerebbe poter narrare la vita di una ragazza speciale e coraggiosa come sei stata tu, perché tutti i miei lettori traggano ispirazione dal tuo esempio.
    Mi daresti il permesso? Ma per farlo, amica, prima ho bisogno di sapere come termina la tua storia...
    Un bacio.
    Inmensamente felice,
    Patty O’Brien

    * * * * *


    Dopo i funerali di Neal Legan, gli unici che tornarono a Chicago furono Albert, George e Archie. Prima di andare in qualsiasi posto, Albert si diresse direttamente a Villa Ardlay e si chiuse da solo nel suo ufficio per diverse ore senza aprire la porta a nessuno, nemmeno a George che era andato a cercarlo un paio di volte e già cominciava a preoccuparsi per l’improvviso isolamento del suo pupillo. Quando alla fine Albert uscì, aveva un’ombra di determinazione nello sguardo. Disse a George che non voleva occuparsi più di nessun affare durante il giorno... E si dispose ad uscire per andare a cercare Candy. Aveva bisogno del suo incoraggiamento e del suo sorriso per convincersi che aveva fatto la cosa corretta. Aveva bisogno di qualche ora accanto al suo amore.
    Candy lo ricevette con un forte abbraccio a Casa Cornwell dov'era già anche Annie, convalescente dal suo intervento per il parto. Albert salì a parlare con lei e a portare dei regalini al piccolo Stear, mentre Candy e Archie lo aspettavano sotto parlando del momento nero che aveva appena attraversato nuovamente la famiglia Ardlay.
    -È difficile credere come si stia riducendo quel gruppo rumoroso dei giorni a Lakewood, vero, Candy?- le chiese Archie. Ella, mentalmente, li ripassò uno ad uno: Anthony, Stear, Neal... I primi due li aveva amati tanto. Adesso anche Neal le portava un vuoto, anche se molto diverso. Tuttavia, si rese conto che era condannata a che la sua vita fosse piena di addii. Candy sorrise con malinconia. -Spero solo che presto arrivi un altro gruppo di bambini monelli a far confusione in quella casa...-
    Archie le strizzò un occhio. -Per adesso ci sono due nuovi Cornwell pronti a riempire la casa con il loro baccano... E anche tu e Albert presto avrete dei figli che giocheranno tra quei tre cancelli. Saranno intrepidi e allegri. I nostri figli formeranno una grande banda, Candy... Vedrai.-
    Candy sorrise, ma abbassando lo sguardo ricordò Robin e Terry. Pensò anche alle parole di Archie e ai figli che ella avrebbe avuto accanto a Albert... Pensò a come la vita l’aveva condotta per strade così diverse da quelle che lei aveva sognato durante quei bei giorni di Lakewood, in cui il suo cuore aveva solo desiderato restare vicino ad Anthony e coltivare rose accanto a lui per sempre. Poi alzò lo sguardo sentendo Albert che scendeva le scale per raggiungerli, e guardandolo lo riconobbe come il suo Principe della Collina, ricordando quanto fosse stata confusa al compararlo con Anthony...
    Ricordare Lakewood e vedere Albert, faceva sentire Candy come se la fonte di tutti i suoi amori fosse stata quella bella casa dai tre cancelli. Sentiva come se tra il suo Principe, Anthony e Albert non ci fossero stati altro che battiti di palpebre durante i quali ogni volta che apriva gli occhi vedeva sempre lo stesso volto... E magari la storia sarebbe stata così se durante uno di quei battiti di ciglia il suo sguardo non fosse rimasto catturato in quello di Terry. In uno di quei apri e chiudi di palpebre, Candy aveva visto un volto distinto e il suo cuore si era rifiutato determinatamente di chiudere nuovamente gli occhi.

    Albert li raggiunse e il suo viso appariva più sereno stavolta. Si vedeva meno preoccupato, più tranquillo di come era arrivato... Candy si domandò di cosa potesse aver parlato con Annie perché ci fosse stato quel cambiamento in lui. Anche Archie notò quel cambio nello zio, e credette che sarebbe stato di umore migliore per trattare altre faccende, che stavano diventando urgenti da quando le avevano abbandonate a causa del sequestro di Candy e dei fatti che erano seguiti a quello. -Zio, se vuoi possiamo andare un momento in ufficio a discutere i bilanci dei quali ti ho parlato...- suggerì Archie.
    Albert si strinse nelle spalle. -I bilanci... È vero. Che ne pensi se domani sul presto ti incontri con George? Perdonami Archie, ma ora l’ultima cosa di cui ho bisogno è chiudermi dentro quattro pareti a controllare carte.- Si avvicinò a Candy e la abbracciò intorno alle spalle, -Ciò di cui ho bisogno è camminare e respirare aria fresca, mi accompagni, Candy?- Ella annuì e salì a cercare il cappotto e un cappello.
    -Capisco che tu sia stanco, zio– gli disse Archie mentre aspettavano, –Io anche lo sono e ho bisogno di stare con la mia famiglia. Allora vuoi che ci vediamo con George domani, diciamo alle dieci?-
    -Tu e George fate un ottimo lavoro amministrando tutto- gli disse Albert senza rispondere esattamente alla domanda, -Hai un grande talento per gli affari, Archie. Somigli a mio padre in questo.-
    Archie sorrise con orgoglio. -Mi piace il mio lavoro.-
    -Allora resta tutto nelle mani migliori.-

    Archie non capì ciò che suo zio voleva dire con la sua ultima frase, ma non ci fu tempo di chiarire niente perché già Candy scendeva pronta per uscire con Albert. Entrambi salutarono Archie e la loro carrozza li portò al Parco Nazionale. Una volta lì Albert offrì il braccio alla fidanzata e cominciarono a camminare per i viottoli tra gli alberi che cominciavano a perdere le foglie, vestendosi con i colori ocra e rame dell’autunno. La luce del sole aveva un tono dorato mentre filtrava tra i rami quasi nudi degli alberi. Con il cadere del pomeriggio cominciava a fare più freddo e una brezza debole ma gelida cominciava a raffreddare le guance di Candy. Dietro di loro, gli uomini che Albert aveva assunto per proteggere la ragazza, seguivano la coppia a una distanza prudente e con totale discrezione.
    -Candy, Eliza era al funerale- Le disse Albert, sentendo dietro di loro la presenza necessaria dei guardaspalle, -Non si è mai avvicinata a noi, ma l’ho riconosciuta facilmente da lontano. Spero abbia imparato qualcosa dal suo dolore in questa lezione così difficile.-
    -Ancora è latitante?-
    -Sì, fino a che non si chiarisca tutto e catturino gli uomini che ti hanno rapito e hanno assassinato Neal. Lei non si è presentata volontariamente a rilasciare dichiarazioni, e la Polizia continua a cercarla.-
    Candy si dispiacque sinceramente che Eliza non avesse potuto accompagnare suo fratello nell'ultimo addio. -Albert... E tu non potresti fare qualcosa per aiutarla?-
    -Candy!-
    -Penso che abbia già sofferto abbastanza con la morte di Neal...-
    Albert guardò la genuina preoccupazione negli occhi di Candy, ma non si sorprese troppo per la richiesta della sua fidanzata. Lui già sapeva quanto fosse generosa Candy con il perdono. Conosceva perfettamente il modo in cui si preoccupava per gli altri prima che per lei stessa, anche quando si trattava di persone che non avevano avuto nessuno scrupolo nel farle del male. Sempre aveva ammirato la sua stupefacente capacità di darsi e perdonare. Ma quella che era una virtù in lei, molte volte era utilizzata per gli interessi meschini di altre persone, per approfittarsene e ferirla.
    -Mi dispiace Candy, ma non posso fare niente.- Le rispose. -E anche se potessi, credo che non lo farei... Eliza deve imparare che l’egoismo e l’invidia hanno i loro limiti.-
    Candy appoggiò la guancia contro la giacca di lana di Albert, cercando di far sì che il suo calore scaldasse il brivido che le scorreva sulla pelle sotto il cappotto. E non era solo per il freddo dell’aria, ma percepiva anche una sensazione indefinita da dentro che la faceva tremare. -Tanta gente sta soffrendo per questa cosa.– cercò di convincerlo Candy.
    -Anche tu hai sofferto, Candy... Eliza non ha pensato a te. È molto generoso da parte tua che pensi a lei, ma non è giusto... Lasciamo tutto in mano alla giustizia, che è chi dovrà decidere.- Ella sospirò dandosi per vinta. Albert proseguì dicendo: -Voglio dirti anche che quando finirà il periodo di lutto, la zia Elroy sarà molto dura. Le ha fatto tanto male perdere mio padre, Pauna... Poi Anthony, Stear... e ora Neal. Capisco il suo dolore, ma non mi sembra opportuno che ti dia la colpa della disgrazia... Tu sei forte Candy, non permettere che la sua amarezza e i suoi rimproveri ti facciano dubitare di te stessa.-
    -Soffre molto.
    -Ma questo non le da diritto a far soffrire gli altri- dichiarò Albert, -Nessuno ha diritto di condannare un’altra persona a condividere il nostro inferno. Ricorda bene questo, Candy. Nessuno è colpevole per le catene che legano gli altri.-
    Lei ascoltava le parole di Albert e la sensazione di freddo cresceva dentro di lei. Si avvicinò un poco di più a lui e Albert apprezzò il gesto della sua vicinanza. Per un momento, lui immaginò che forse un giorno...
    -Circa il matrimonio, dovremo rimandarlo- Annunciò Albert all'improvviso. Candy alzò lo sguardo verso di lui, sorpresa della decisione, ma poi ricordò il periodo di lutto per la morte di Neal e annuì, -George si incaricherà di questo.-
    -Per quanto tempo?– chiese lei.
    -Il necessario.-
    -Speriamo non sia molto. Come mi piacerebbe potermene già andare, lontano da qui!- Albert strinse il suo abbraccio mentre pensava: “Principessa, le fughe geografiche non servono a fuggire da se stessi”, e poi si domandò fino a che punto lui stesso usava a volte i viaggi per scappare dalla sua propria realtà.
    -Candy... Promettimi che non ti sentirai mai colpevole per la tristezza degli altri- Le disse all'improvviso lui. Ella si stupì per le sue parole. -Che vuoi dirmi con questo, Albert?-
    -Quello che ti ho detto. Non permettere nemmeno che la zia Elroy o Eliza ti incolpino per la morte di Neal...-
    Candy abbassò lo sguardo, ricordando che l’ultima volta che si era sentita colpevole per le azioni di altri era stato quando si era dispiaciuta che il suo amore avesse obbligato Susanna a desiderare di togliersi la vita, quando Candy aveva creduto che il suo sentimento si interponesse tra l’attrice e il suo sacrificio per Terry. Con il tempo aveva compreso che di quella cosa nessuno era stato responsabile, ma lei si era caricata di quel peso per molto tempo. Per quello ora capiva ciò che Albert le chiedeva. -Sì, Albert.-
    -Sei una gran donna, Candy. La più dolce e forte che ho conosciuto...-
    Ella arrossì. -Albert! Non dire così o finirò per crederci.-
    -Beh credici- le sorrise lui, -È la verità. Ti meriti tutta la felicità del mondo, Candy... E a proposito, ora che parliamo di felicità lo ricordo: ti ho portato un regalo da Lakewood.-
    -Un regalo?– Lei alzò lo sguardo verso di lui, emozionata, -Me lo darai ora?- Egli non poté evitare di ridere davanti alla sua impazienza e curiosità di bambina. -Tranquilla. Adesso sta alla Villa e mi piacerebbe che venissi a prenderlo domani mattina... Credo che ti piacerà molto.-
    -Oh, Albert! Mi conosci, non potrò dormire per la curiosità... Sarebbe stato meglio se me lo avessi detto domani. È così grande che devo venire a prenderlo alla Villa? Non puoi darmi nemmeno un indizio?- Egli scosse la testa negativamente, ma si stava divertendo. -Lo scoprirai domani, sii paziente. Ricorda che la curiosità ha ucciso il gatto...-
    Ella emise un gemito indispettito e si rassegnò al fatto che non avrebbe ottenuto altre informazioni da Albert. -Hai vinto. Aspetterò.- rispose, non molto convinta. -Bene. Non sarà per molto tempo. Già hai aspettato abbastanza...-
    Lei smise di camminare sentendo le enigmatiche parole di Albert. Dal suo tono di voce, era più che ovvio che lui non si riferisse al regalo... E all'improvviso Candy cominciò a sentire che il suo freddo interiore si intensificava ancora di più. Avvertiva una sensazione molto familiare, ma che non riusciva a riconoscere. Albert si trattenne accanto a lei. -Che succede, Candy?-
    -Ho freddo...- Per tutta risposta l’uomo l’abbracciò, anche se era cosciente delle guardie del corpo dietro di loro. Sospirò sentendo il corpo di Candy tra le sue braccia con la testa contro il suo petto, e chiuse gli occhi per catturare ognuna delle sensazioni che il suo contatto gli risvegliava. Il suo abbraccio si fece più forte come se invece di darle calore la sua vera intenzione fosse di trattenerla al suo fianco. -Così stai bene?- Mormorò lui.
    -Sì.- Lei si sentiva bene nel suo abbraccio, gli portava un genuino affetto. E come se egli pensasse la stessa cosa, le sussurrò un’altra volta all'orecchio: -Ti amo, Candy...-
    Per un momento ella tremò alle sue parole, dispiaciuta di non aver potuto corrispondere con la stessa profondità ai suoi sentimenti. Perché? Se gli voleva così tanto bene... -Albert, io…anche...ti...- Lei cercò di rispondere, ma la frase restò non conclusa sulle sue labbra davanti alla certezza che dal giorno che aveva conosciuto Terry aveva saputo che la sua anima non sarebbe mai potuta appartenere a un altro uomo che non fosse lui. Ella sapeva soltanto di essere di Terry. Tuttavia, l’abbraccio del suo fidanzato non si allentò di un millimetro.
    -Lo so, Candy. Non ti preoccupare. So quanto mi vuoi bene...-
    -Albert...-
    -Non ricordo se te l’ho detto qualche volta, ma voglio che tu lo sappia... Sono molto orgoglioso di te. Hai sempre inseguito i tuoi sogni fino a raggiungerli. Non è il momento che tu ora ti tradisca, Candy.- Ella non alzò lo sguardo, ma era sorpresa. -Albert, dici cose strane oggi...-
    -Davvero? Sarà che mi sento strano.-
    -Sono tante le preoccupazioni che ti opprimono, Albert. Credo che a volte sia pesante per te farti carico di tutti i problemi degli Ardlay. Proprio tu...che sei uno spirito così libero.-
    Egli sorrise amaramente, rallegrandosi che nel suo abbraccio lei non potesse vedere la sua smorfia. Mai come ora sentiva il suo spirito così prigioniero e il suo carico così pesante.
    -Qualcuno ha detto una volta che è degno della libertà solo colui che sa conquistarla ogni giorno... Credi ancora che siamo degni di lei, Candy?-
    Lei cercò di scherzare, ma sentì che le parole che avrebbe detto non sarebbero mai state così dolorosamente vere. Stava diventando una codarda. -Albert, ho paura a risponderti perché ho il presentimento che mi farai un buon rimprovero...-
    Egli aspirò il suo aroma, sentendo il calore del suo corpo contro il suo, e nella sua frase seguente trovò alla fine il coraggio che aveva cercato di raccogliere durante tutto quel tempo, da quella notte del fidanzamento. -Io non farei mai qualcosa che ti facesse stare male, Principessa...-

    La mattina seguente Candy si svegliò tardi. La lunga camminata accanto a Albert era risultata molto stancante, ma più sfiancanti erano stati i pensieri che l’avevano assalita durante la notte e non le avevano permesso di conciliare il sonno fino al mattino. Anche se aveva apprezzato moltissimo la camminata con lui, Candy aveva avuto la sensazione che pur stando insieme fisicamente, in realtà ognuno era stato prigioniero delle sue proprie sensazioni. Fu per questo che durante quasi tutta la notte, Candy stette a ripassare con la mente i ricordi di quella che era stata la sua vita al fianco di Albert fino a quel giorno... Ma ciò che più la spaventò, fu quando immaginò il tipo di vita che avrebbero fatto da ora in avanti: immaginò di condividere una casa accanto ad Albert, i giorni, la tavola, il letto... E mentre lo faceva, le giunse l’assoluta certezza che non avrebbe mai potuto donarsi pienamente a Albert perché Terry sarebbe sempre stato lì, a girovagare nei suoi ricordi. Si rese conto che ogni volta che fosse stata con Albert, avrebbe pensato a come sarebbe stato lo stesso momento se lo avesse condiviso con Terry. Prima di addormentarsi, distrutta dalla stanchezza, Candy si era resa conto che non doveva condannare il suo amico a condividere la sua vita con una donna che non lo amasse completamente e assolutamente, come lui meritava. E il pensiero che ora la preoccupava, senza misericordia, era la assoluta certezza che quella donna che doveva amarlo in quel modo pieno non avrebbe mai potuto essere lei...
    Ora che si era alzata, una delle prime cose che le vennero in mente al ricordo della camminata con Albert fu che lui la stava aspettando a Villa Ardlay con un regalo e che lei aveva promesso di andare presto a prenderlo. Tuttavia, poco a poco l'andava avvolgendo la certezza che la mattinata non avrebbe avuto il buon finale che l’emozione di un regalo prometteva, soprattutto per la risoluzione che cominciava a ronzarle per la testa. Cercando di chiarire e sgomberare le sue inquietudini, Candy fece un bagno e stava terminando di pettinarsi i ricci quando sentì dei colpi delicati alla porta che la chiamavano. -Sì?- Era Laurie, una delle domestiche della casa. -Signorina Ardlay, la Signora Cornwell desidera fare colazione nella terrazza della sua stanza e mi manda a chiederle se desidera farle compagnia.-
    -Certo! Dille che vado subito ad aiutarla ad alzarsi.-
    -Sì, signorina.-
    -C’è Archie con lei?-
    -No, il Signor Cornwell è uscito molto presto per andare a Villa Ardlay.-
    -Grazie, Laurie.-
    Candy terminò di vestirsi e si diresse alla stanza di Annie. La aiutò ad alzarsi, a vestirsi con abiti comodi e a pettinarsi. Katie e il piccolo Stear ancora dormivano quando Candy terminò di aiutare Annie e con molta precauzione la condusse sulla terrazza della sua stanza dove una domestica aveva già predisposto la colazione. La mattina era iniziata molto fredda, ma il sole inondava la terrazza e riscaldava con la sua luce bianca le poltrone del piccolo salottino e le dame che vi si trovavano. Quando faceva tanto freddo Candy gradiva sentire sulla pelle il solletico che le provocava il calore del sole diretto, e per quello le piaceva tanto condividere quelle colazioni con Annie. Inoltre alla sua amica faceva bene godere di un po’ di sole alla mattina.
    Al principio, la conversazione durante la colazione riguardò completamente il piccolo Stear. Poi le due commentarono le lettere che avevano ricevuto da Patty e il nuovo sogno che stava crescendo dentro di lei, del quale entrambe si rallegravano enormemente. Candy commentò che presto sarebbe stato anche possibile che la loro amica venisse a visitarle con il cuore guarito, e potesse conoscere con un sorriso di allegria genuina il piccolo Stear Cornwell Brighton.
    -Magari adesso potrebbe voler venire per il giorno del tuo matrimonio, Candy.- Disse Annie. Al sentire del matrimonio, Candy pensò alle risoluzioni che cominciavano a riempirle la testa dal giorno precedente. Mano a mano che passavano i minuti poco alla volta andava acquisendo il coraggio di accettare che non era giusto quello che stava facendo ad Albert, a Terry o a lei stessa. Riconosceva che ora doveva parlare con sincerità, qualunque fossero le conseguenze.
    -Il matrimonio si rimanderà. Sai, con la morte di Neal gli animi della famiglia non sono pronti ai festeggiamenti.-
    -Oh! È vero.- accettò Annie, ma poi inarcò le sopracciglia come ricordando una cosa importante. Allora chiamò la cameriera e le chiese di portarle qualcosa dal suo portagioie, –A proposito Candy, ieri che il Signor Albert è stato qui mi è sembrato un po’ strano. Deve sentirsi un po’ deluso dallo spostamento del matrimonio... Non gli hai ancora parlato?- Candy si sorprese all'idea che Annie avesse potuto indovinare le sue intenzioni dal suo viso. -Parlare? Di che?-
    -Di Terry.- Asserì Annie e Candy per poco non si strozzò al sentire quel nome pronunciato con tanta naturalezza dalle labbra dell’amica.
    A volte ammirava come la gente potesse pronunciare quelle cinque lettere senza provare le intense emozioni che invadevano lei al sentirle. E soprattutto ora che a causa sua il cuore si dibatteva davanti alla difficile risoluzione che non trovava il coraggio di accettare.
    -Annie, Terry se n’è andato...-
    -Perché tu gli hai chiesto di farlo.-
    Candy abbassò lo sguardo, ricordando che effettivamente lei glielo aveva chiesto. E non solo una, ma due volte... Ora quello era un ostacolo invalicabile tra loro. Ricordò quanto apparissero tristi gli occhi di Terry quella notte dopo che lei lo aveva lasciato, il suo sguardo così vuoto e sconfitto, uguale a quello che si erano scambiati sul tetto dell’ospedale quella notte della Prima in cui Susanna singhiozzava sotto la neve, dopo che Candy aveva evitato che si suicidasse. Nuovamente lo sguardo adombrato dal dovere che avevano indovinato negli occhi di entrambi.
    -Annie...- E fu proprio in quell'istante, quando davanti al ricordo del dolore di Terry, Candy accettò che avrebbe detto la verità a Albert. Gli avrebbe raccontato tutto. Ma, se ora nemmeno poteva guardare l’amica negli occhi per dirlo prima a lei... Come avrebbe potuto farlo quando avesse visto gli occhi del fidanzato? Dio! Doveva essere forte, -Annie, sto per rompere il fidanzamento con Albert...- Candy aspettava di vedere uno sguardo scandalizzato negli occhi di Annie. Ma invece di quello, l’amica solo annuì dolcemente e tentò di sorriderle per darle coraggio. Le prese una mano. -Candy, io... Speravo che questo sarebbe successo presto o tardi.-
    Ella improvvisamente si sentì oppressa da tutto il peso della colpa. Si sorprese che né Annie, né nessuno sembrasse capire. -Annie, non capisci: sto per spezzare il cuore al mio più caro amico...!-
    -E amare Terry ti ha dato il diritto di spezzarlo a lui?-
    -Sei molto dura...- Candy abbassò gli occhi, ricordando di nuovo l’ultimo sguardo che l’attore le aveva fatto, -Terry è forte, più forte di quanto io mai riuscirò ad essere.-
    -Io... Credo che alla fine tu abbia preso la decisione corretta, Candy.-
    -Forse sarà corretta, ma questo non fa sì che faccia meno male.- sospirò la bionda. Proprio in quel momento arrivò la cameriera con l’oggetto che Annie le aveva chiesto. La Signora Cornwell lo prese tra le mani, e poi mandò via Laurie con un gesto della testa. Mise l’oggetto sul tavolo e lo spinse fino a metterlo davanti alla sua amica. Candy si sorprese di vedere una chiave di fronte a lei, e alzò gli occhi interrogativi verso Annie.
    -Albert me l’ha lasciata per te.- le spiegò Annie, -Ieri quando è stato con me mi ha detto tante cose... Tra queste che io ero una donna più forte di quanto io stessa credessi. Poi mi ha dato questa chiave per te.-
    Candy sorrise con amarezza, ricordando che Albert le aveva promesso un regalo. E ora, lei stava sul punto di spezzargli il cuore. Non poteva pensare ad un’altra situazione in cui avrebbe potuto essere più ingrata con lui. -Vado a vederlo.- Candy prese la chiave e si mise in piedi, risoluta ad affrontare i suoi demoni prima possibile. -Grazie, Annie. Grazie di tutto.-
    -Candy...-
    Ella uscì da lì e una carrozza dei Cornwell la condusse a Villa Ardlay. La carrozza attraversava l’esteso giardino davanti alla Villa, e mentre osservava dal finestrino i bei cervi che popolavano il giardino degli Ardlay, si domandò se per caso quella sarebbe stata l’ultima volta che attraversava la soglia del cancello di ferro di quel luogo. Poi pensò a come avrebbe parlato con Albert per dirgli... Quando pochi minuti prima nemmeno aveva potuto dirlo a Annie senza vacillare, piena di timori. Sperava che avendolo di fronte, potesse aprirgli la sua anima come aveva sempre fatto col suo amico.

    Quando la carrozza arrivò di fronte alla scala d’ingresso, Candy si sorprese che Albert non la stesse aspettando come sempre faceva quando dal suo ufficio vedeva arrivare la carrozza dei Cornwell con Peter a cassetta. Così che scese sola dalla carrozza e salì le scale per bussare alla porta. Il maggiordomo le aprì e dopo che lei lo ebbe salutato e detto che era venuta a vedere Albert, l’uomo la condusse per i corridoi fino all'ufficio. Prima di entrare, Candy incontrò George e Archie che conversavano nella saletta davanti all'ufficio. Entrambi avevano un’espressione grave e parlavano a voce molto bassa. I due alzarono gli occhi quando la videro arrivare.
    -Archie!- lo salutò Candy con un bacio sulla guancia, -Stai lavorando dall'alba, credo che dovresti prenderti una vacanza.-
    Dietro di loro, anche George la salutò: -Signorina Candy, è bellissima stamattina...-
    -Grazie, George- ella tentò di sorridere alla sua galanteria, ma Candy era convinta che il suo aspetto esteriore riflettesse quanto stesse male dentro e che George fosse solo cortese, -Posso vedere Albert? È in ufficio?-
    George abbassò lo sguardo. Archie la prese per le spalle e la guardò fisso negli occhi quando le disse: -Entra, Candy. Non è necessario che bussi prima.-
    Stupita dal suo atteggiamento ella si diresse alla porta dell’ufficio e aprì per entrare, chiudendola dietro di sé. Fece scorrere lo sguardo per la stanza e si rese conto che lì non c’era nessuno, tuttavia ciò che stava sullo scrittoio di Albert catturò immediatamente la sua attenzione: indubbiamente, quello era il suo regalo. Brillando luminosa sotto il sole di mezzogiorno che filtrava dalla finestra, in un vaso di creta rossiccia era piantata una rosa Dolce Candy in tutto il suo splendore, con i suoi petali stesi che rivelavano la sua ipnotica bellezza.
    Il cuore di Candy saltò per l’emozione quando la vide, e si avvicinò al fiore con un’attenzione quasi reverenziale senza poter smettere di ammirarla, sorpresa di trovare qualcosa di così soave nella severità di quell'ufficio. Guardando i suoi petali nivei immediatamente la inondò la nostalgia del ricordo dell'adorato Anthony, ripensando con quanta cura e devozione lui si era dedicato interamente a creare quel prodigio della natura come omaggio per lei. Anthony le aveva regalato tutte le Dolce Candy del mondo in quel giorno di Maggio per il suo compleanno... Ella accarezzò dolcemente la corolla di quella rosa bianca con somma delicatezza, quasi temendo che qualcosa di tanto bello e caro fosse solo un miraggio e si dissolvesse al suo contatto. Con un enorme sorriso e la respirazione quasi paralizzata dall'intensa emozione, Anthony tornò a farsi presente come un ricordo tanto amato, come il dolce bambino dei suoi primi amori. Ora poteva ricordarlo senza dolore e ringraziare il Cielo per averlo conosciuto. E allora la sua mente saltò da Anthony a Albert, e mentalmente lo ringraziò per un regalo tanto appropriato. Insieme alla rosa, Candy trovò una nota sua che diceva:

    “Ti è piaciuto il tuo regalo? La chiave che porti apre il piccolo cofanetto che sta al lato della tua rosa. Lì c’è una lettera per te. Spero lo comprenderai. Albert”

    Per un momento ella si distrasse dall'emozione del suo incontro con la Dolce Candy, incuriosita all'improvviso dal comportamento del suo fidanzato. Mentre cercava la chiave nella borsa con dita nervose, la piacevole sensazione di rincontrarsi con la sua rosa cedette luogo a un’ombrosa inquietudine perché c’era qualcosa che le sembrava molto strano... A parte il suo proprio senso di colpa per quello che stava sul punto di fare, aveva anche un brutto presentimento che le pesava sull'animo. Mentre apriva il cofanetto ricordò la passeggiata con Albert e l’indefinita ma familiare sensazione che le sue parole le avevano provocato la sera prima. Ora nel prendere tra le sue mani la lettera che Albert le aveva lasciato dentro il cofanetto, Candy riconobbe inequivocabilmente l’occasione precedente in cui aveva vissuto la stessa sensazione: era stato durante quella fredda mattina d’inverno alla stazione del treno, quando Stear era andato a vederla con il carillon musicale che prometteva la felicità. Quella mattina e senza che lei lo sapesse, Stear la stava salutando... Nella passeggiata che aveva fatto il giorno precedente con Albert, Candy riconosceva lo stesso sapore dell’addio. Desiderando sbagliare dal profondo dell’anima, stese la lettera con dita tremanti e cominciò a leggere. Gli occhi le si riempirono di lacrime appena cominciò a leggere le prime righe.

    “Cara Candy,
    ti ho portato l’ultima rosa Dolce Candy dell’estate da Lakewood, ma non durerà ancora molto perché è arrivato l’autunno. Spero solo che ti abbia portato un sorriso, e che così continui a fiorire sulle tue labbra durante i prossimi mesi di freddo. Piccola, ricorda che ti ho sempre preferito quando sorridi.
    Tuttavia, Candy, noto che non sorridi più come prima e credo di indovinare la causa. E indovinandola alla fine ho preso la decisione di andarmene per un po’ in Canada e liberarti dal nostro fidanzamento. Anche se hai cercato di essere più fedele possibile alla nostra promessa e azzittire i tuoi veri sentimenti, è inevitabile per me scoprire nei tuoi occhi quanto ami Terry. Non ho nemmeno potuto evitare di vedere quanto lui ami te. Mi è bastato un momento vedervi insieme guardandovi l’uno con l’altra, per comprendere che ancora vi appartenete.
    Ora ti restituisco il tuo impegno, affinché tu vada in cerca della tua felicità, come hai sempre fatto. Apprezzo la tua generosità e affetto, ma se vuoi farmi felice torna a sorridere come quel giorno sulla Collina di Pony. Cerca Terry. Qualcuno deve avere un poco di buon senso in questa storia e vedo che voi siete troppo soffocati dal caos delle vostre emozioni per averlo. Voi due siete miei amici ma avete dimenticato che, soprattutto, anche io sono amico vostro. Non avere rimorsi per la mia partenza e trattami come l’amica che sei sempre stata. Se mi conosci saprai che non ti vorrei al mio fianco, se il tuo cuore è tutto da un’altra parte...
    Sarebbe molto egoista da parte mia restare e separarvi, o obbligarti a rispettare la tua promessa se tutti e tre abbiamo scoperto alla fine che chi ami è lui. Non ti preoccupare per me, Principessa. In qualche modo me lo aspettavo, poiché io sono il “milionario eccentrico” che ha sponsorizzato la compagnia teatrale di Hathaway per farli venire a Chicago. Durante la nostra festa di fidanzamento, ho visto il dubbio nei tuoi occhi e ho immaginato che fosse dovuto a lui. Vedi già che me ne sono reso conto prima di te... Ma ti conosco bene. E conoscendoti avevo bisogno di essere certo del passo così importante che stavamo per fare. A volte risulta fastidioso essere così intuitivo, ma entrambi sappiamo che non saremo stati felici vivendo una fantasia.
    Credo che come a te, anche a me avrebbe fatto piacere che le cose fossero andate in un altro modo. Avrei desiderato poter chiudere gli occhi e far finta che non succedesse niente, ma quando l’ho fatto sono riuscito solamente ad amarti... E amarti è lasciarti andare. Ricorda solo che saperti felice mi farà felice, Candy. Perdonami per dirti tutto questo in una lettera, ma credo che non avrei potuto farlo guardandoti negli occhi. Anche se cerco di essere forte per tutti, conosco le mie debolezze e so come sfuggire da loro. Non me ne andrò per molto tempo, solo quanto sarà sufficiente. Ricorda solo che anche a distanza potrai contare sempre sul mio appoggio incondizionato... Ah! E anche su quello dello zio William.
    Spero di avere presto notizie del tuo sorriso,
    il tuo sempre amico,
    Albert.”

    Candy riuscì appena a terminare di leggere la lettera, perché la vista le si era velata quando i suoi occhi avevano cominciato a riempirsi di lacrime. La lettera sembrava tranquilla, ma nel tremore delle sue ultime righe, Candy poté indovinare quanto dovesse aver sofferto lui. Albert si era accorto di tutto... Candy affondò il viso tra le mani sentendo un buco vuoto nell'anima e una profonda colpevolezza. Dopotutto, Albert si era reso conto dei suoi veri sentimenti e se n’era andato... E la cosa più incredibile di tutte era che Albert era stato anche colui che aveva portato Terry a Chicago... Lei ancora non riusciva a comprenderlo. Ma poi ricordò tutto quello che Albert aveva fatto per lei, proteggendola sempre a nome degli Ardlay, sempre vigilando sul suo benessere e sulla sua felicità. E che ora avesse propiziato il suo incontro con Terry era un esempio di quanto gli importasse la felicità di lei, anche a costo della propria.
    Ricordando il suo gesto, Candy si sentì indegna di un affetto come quello di Albert, soprattutto quando lei si era comportata così egoisticamente evitando di confrontarsi con i suoi rimorsi e in cambio, aveva preferito mettere Albert di fronte al dolore di sapere che lei non restava al suo fianco per amore. Lo aveva ferito. Candy era convinta che tutto era successo perché lei nella sua infinita superbia aveva creduto di poter maneggiare i fili del destino per fare il minor danno possibile. Ma per buone che fossero le sue intenzioni, alla fine lei aveva ferito e allontanato Albert con la sua mancanza di sincerità; e aveva anche ferito e perso Terry, trincerata dietro un vano dovere. Si sentiva ora così colpevole per aver preso decisioni sottovalutando Albert e ignorando il sentimento di Terry, che all'improvviso credette di non avere il coraggio di prendere nessun’altra decisione. Le lacrime che sparse quella mattina nell'ufficio non furono sufficienti per lavarle la colpa che sentiva nell'anima.

    * * * * *

    Era passato poco più di un mese dalla partenza di Albert e il clima era sempre più freddo, con i primi venti forti che trascinavano come farfalle morte le foglie cadute dell’autunno. I giorni avevano un aspetto grigio e lontano... Mentre nell'aria galleggiava un ambiente malinconico e oscuro in cui Candy era solita affondare, mentre durante i pomeriggi guardava il riflesso del suo volto triste che le restituiva il vetro della finestra della sua stanza.
    Candy era ancora ospite a casa dei Cornwell. George si era incaricato di cancellare definitivamente il matrimonio tra lei e Albert; e sebbene tutta l’alta società di Chicago -e soprattutto l’agguerrita stampa- domandavano insistentemente il motivo che aveva portato gli Ardlay a sospendere l’unione, il silenzio avvolse i motivi reali della separazione. L’unica cosa che si seppe senza alcun dubbio fu che Sir William Ardlay aveva lasciato il Paese a causa dei suoi molteplici affari, ma nessuno sapeva se come vittima o carnefice di quella separazione. Candy si rimproverò per molti giorni con amare lacrime di non aver potuto parlare con sincerità quando era il momento. Le tornavano in mente di continuo le parole che aveva sentito durante tutto quel tempo, ma che non aveva mai ascoltato.

    “Te lo dico perché sono tuo amico. Prima di tutto tuo amico, e gli amici si devono sincerità...” Le aveva detto Albert quel giorno in cui lui aveva avuto il coraggio di affrontare e accettare la sua verità.

    “Lungo tutta la mia vita ho imparato che l’onestà è la cosa più importante quando si tratta di fare amicizia e ancora di più, di conservarla” Aveva espresso anche Madeleine, in difesa di una nuova amicizia.

    “Albert merita di saperlo. È tuo amico...” Alla fine evocò le parole di Terry, che le ricordavano quanto fosse importante chiamare “amico” qualcuno.

    Ma Candy aveva ignorato tutte quelle voci di saggezza. Aveva peccato di superbia credendo che nessuno se non lei fosse l’unica persona capace di dare soluzione a quel triangolo impossibile. E ora sembrava espiare la sua mancanza con la tortura di sapere che non solo aveva perso il suo amore, ma anche il suo amico. Cercando consolazione ai suoi demoni, Candy era tornata a visitare la Casa di Pony. Arrivò con la prima nevicata della stagione, proprio come quella volta che era tornata da Londra. I suoi occhi si riempirono di lacrime, immaginando che poteva nuovamente vedere nella neve le impronte di Terry, che si perdevano nella distanza. Anche lui se n’era andato sconfitto! Terry le aveva aperto ancora una volta il suo cuore, con quel modo impetuoso che aveva lui di svuotarlo in un solo colpo quando vinceva la sua cautela. Ma nuovamente lei lo aveva rifiutato, così come aveva fatto quel giorno in Scozia quando dopo aver ricevuto il suo primo bacio, finì per rispondergli con uno schiaffo.
    Candy si rifugiò di nuovo nelle sue due madri, che l’ascoltarono con comprensione e asciugarono le sue lacrime. Miss Pony le aprì le braccia per ascoltarla, ricordandole quanto fosse sempre stata forte e coraggiosa nell'affrontare la vita, per cui confidava che avrebbe imparato dai suoi errori e si sarebbe alzata per andare avanti. Tuttavia Suor Maria, senza mai perdere l’atteggiamento di sostegno per la sua piccola, fu un poco più dura. -Questo deve insegnarti l’importanza di dire sempre la verità, bambina mia. Non avrei mai pensato che avrei dovuto dire questa cosa, soprattutto a te.-
    -Suor Maria, non ho mai voluto far loro del male. Men che mai a loro! Sono i due uomini che amo di più al mondo...-
    -Ma non glielo hai dimostrato, Candy. A nessuno dei due. Per amare qualcuno non bisogna solo dirlo... Bisogna dimostrarlo. Le parole sono sempre vuote se dietro di loro non portano azioni che le rendono vere.-

    Dopo quella visita di pomeriggi sereni e saggi consigli, Candy era tornata a Chicago piena di energia e con una confidenza in se stessa che cominciava a rinnovarsi. Con le parole di Suor Maria cominciava a comprendere che effettivamente si era rinchiusa in un ciclo di angoscia, quando quello che avrebbe dovuto fare dal principio era dire a Albert com'era che lo amava esattamente. Come lui stesso aveva detto, la verità tra loro sarebbe sempre stata la cosa migliore...
    Al contrario, con Terry, sì, era stata sincera, ma non coraggiosa. Forse quella era stata la sua più grande insensibilità: confessargli il suo amore e poi allontanarlo. Che il suo stesso cuore adesso piangesse sangue non giustificava aver spezzato il suo. Si sentiva colpevole e pentita, ma poco a poco la andava riempiendo la convinzione che il peso di quella colpa non sarebbe servito a niente se non avesse fatto qualcosa per porvi rimedio... Per espiare un peccato, non bastava semplicemente sentirsi colpevoli.
    Quella notte del suo ritorno, arrivò a Chicago in tempo per cenare con i Cornwell. Annie scendeva a cena ogni sera, e in mezzo al calore della sala da pranzo Candy si rallegrò di condividere ancora una volta la cena con i suoi amici. Sarebbe stata l’ultima cena che condivideva con loro vivendo sotto lo stesso tetto.
    Mentre tornava in città a bordo del treno, aveva avuto tempo di meditare su cosa avrebbe fatto nel futuro. Decise di prendere di nuovo le redini della sua vita. Prima di fare qualsiasi cosa, aveva bisogno di ricostruire la sua vita e di perdonare se stessa... E una volta che ci fosse riuscita, avrebbe potuto permettersi di seguire i consigli di Suor Maria.
    Quella notte si godette intensamente la compagnia di Archie, Annie e Katie: le risate dei genitori, la presenza del piccolo Stear nella conversazione, gli sguardi complici in quella famiglia... Candy ricordò che era la stessa sensazione di armonia che aveva sentito alla Casa di Pony, la stessa sensazione che la invadeva durante un pomeriggio senza fretta con le amiche. E allora Candy si rallegrò per tutta la gente di valore che aveva intorno a lei. Se non era caduta più profondamente in depressione, era stato per tutti loro. Se adesso vedeva una tenue luce di speranza, come uscendo da un tunnel, lo doveva anche alla forza che trovava in tutti loro.
    -Come stanno Miss Pony e Suor Maria?- Le chiese Annie dopo cena, quando già la tata Warwick si era portata Katie a dormire. -Molto bene, inviano tanti saluti a entrambi. E baci ai due bimbi... Sperano di conoscere presto il piccolo Stear.-
    -Mi piacerebbe visitarle quando arriverà la primavera- Sorrise Annie, -Stear già sarà un po’ più grande per il viaggio e il sole delle montagne gli farà bene. Speriamo di poter andare, vero Archie?-
    L’uomo guardò sua moglie, stringendosi nelle spalle. -Credimi che niente mi farebbe più piacere, amore... È solo che ora non so se potrò prendermi qualche giorno libero, considerato che devo farmi carico degli affari degli Ardlay. E chissà se per allora Albert sarà già tornato...- Proseguì dicendo Archie, ma al menzionare il nome di suo zio e vedere che Candy reagiva abbassando lo sguardo, interruppe la frase preoccupato di farla sentire a disagio. Si fece un silenzio teso che Candy ruppe, sorridendo a metà. -Credo che tutti speriamo che torni prima della primavera.-
    -Ti ha scritto?- Le chiese Archie realmente interessato alla risposta. Ma lei non sembrava avere quella che lui desiderava. -No, Archie...- Ancora una volta lui si sentì a disagio vedendo che provocava una nuova incertezza. -Non ti preoccupare, Candy- Cercò di minimizzare l’incidente, -Non ha scritto a nessuno di noi... Nemmeno a George. Sembra che Albert sia tornato all'epoca del viaggiatore in incognito... Non mi stupirebbe, ha sempre detto che è stata una delle migliori fasi della sua vita.-
    “Ma almeno allora scriveva ogni tanto” ricordò Candy con nostalgia, mentre annuiva a Archie. Ella non aveva mai ricevuto lettere dal misterioso zio William, ma in cambio le aveva ricevute dall'ancora più misterioso amico Albert... Si domandò se anche le sue lettere per lei sarebbero terminate.
    Quella notte dopo la cena, Candy salì nella sua stanza realmente esausta per il viaggio, disposta a dormire lungamente. Ma come stava diventando abituale, invece del sonno arrivarono i ricordi... E prima di mettersi nel letto che le aveva preparato la cameriera, Candy prese uno sgabello per tirare giù una scatola che teneva riposta nella parte alta dell’armadio. In quella scatola conservava tutte i ricordi che insieme potevano formare il copione della sua vita. Seduta sul letto, Candy alzò il coperchio e scoprì i suoi tesori, che l’aspettavano sempre. Scorrere gli oggetti di quella scatola era fare un riassunto delle perdite che aveva dovuto affrontare lungo la vita. Candy prese il crocifisso che le aveva dato Miss Pony quel giorno di fine inverno, quando per la prima volta si separava dalla Casa di Pony che fino ad allora aveva riempito il suo universo infantile. Poi c’era la foto di Anthony. Lui era stato la prima persona che lei aveva perduto irrimediabilmente... Candy era una bambina allora, ma sapere che il suo adorato Anthony se n’era andato senza salutarla e senza una speranza di ritorno, aveva frantumato anche il suo universo da racconto di fate. Andandosene Anthony, Candy comprese che anche la gente buona se ne andava. Ricordare quell'ultimo sguardo di Anthony fu come aver visto la morte negli occhi, che le diceva che anche la gente che lei amava partiva senza ritorno. La stessa cosa provò aprendo il carillon della felicità di Stear e ascoltando la musica cristallina che scaturiva da quella...
    Le lettere che Terry le aveva inviato durante l’epoca da studentessa di infermeria riempivano la maggior parte della scatola dei suoi ricordi. Candy passò le dita su quei fogli, che erano già un po’ sciupati dalle lacrime che a volte aveva versato su di loro dal tanto rileggerle ancora e ancora, ricordando quei momenti felici di quando erano state scritte... Era solita rileggerle giorno dopo giorno dopo la separazione sulle scale di New York, fino a che un giorno, stanca di piangere, le aveva messe via insieme con il resto dei ricordi che segnavano le sue perdite. Cinque anni dopo, Candy aveva creduto che anche Terry se ne fosse andato per sempre...
    Sotto tutte le lettere, Candy scoprì alla fine il luccichio inconfondibile di quell'aquila degli Ardlay che per lei simbolizzava il Medaglione del suo Principe. L’aveva riposto insieme con i suoi ricordi, anche se aveva sempre avuto fiducia che se pure i suoi amori entravano e uscivano dalla sua vita, l’unica cosa inamovibile per lei sarebbe sempre stato il suo Principe, il suo benefattore, il suo amico... Ma ora mentre prendeva il Medaglione tra le mani, Candy si rese conto che alla fine, persino Albert se n’era andato...
    Rimise il Medaglione tra le lettere di Terry, domandandosi se avrebbe dovuto vivere per sempre di ricordi e avrebbe continuato ad aggiungere oggetti in quella scatola. Se avrebbe continuato sempre ad avere nostalgia della gente che se ne andava. Chiuse la scatola e la mise sul comò, mentre la domanda continuò a girarle in testa fino a che si addormentò.

    Il giorno seguente si alzò presto pronta a uscire in strada per fare il primo passo che le avrebbe restituito la sua vita. Prese solo un succo di frutta e mentre si dirigeva alla porta per uscire, sentì una bella melodia che le arrivò alle orecchie. Era il suono delicato di una melodia al piano suonata con grande virtuosismo, e Candy non tardò a riconoscere il modo di suonare di Annie. Allora si diresse al salottino della musica per raccontarle i suoi piani e quando entrò, vide che effettivamente Annie stava suonando il pianoforte concentrata negli accordi che nascevano dalle sue dita. Suonava con gli occhi chiusi e un sorriso rilassato sul volto... Candy poteva sentire come trasmetteva tutta la sua felicità attraverso la musica. Quando Annie smise di suonare, Candy le fece un applauso ed entrambe si sorrisero. La bionda andò dall'amica, che le fece posto sullo sgabello per farla sedere accanto a lei. -Suoni molto bene, Annie. Era tanto tempo che non ti sentivo... Dovresti farlo più spesso.-
    -Grazie, Candy. Mi piace farlo, ma negli ultimi mesi della gravidanza mi risultava un po’ fastidioso sedermi al piano- Annie sorrise, -Adesso il piccolo Stear si godrà la musica da fuori.-
    -Sembri molto felice, Annie.
    -È perché lo sono- concordò lei, –E anche tu dovresti esserlo, sorellina. Sempre così preoccupata per gli altri che ti dimentichi di te stessa... Questo non è sano, Candy.-
    Candy sospirò pesantemente, esausta dalle intense emozioni che aveva vissuto negli ultimi giorni. Tuttavia, poco a poco cominciava a sentirsi più tranquilla e a riflettere sul nuovo corso che avrebbe preso la sua vita. -Ho preso una decisione, Annie. Sto uscendo a cercare un appartamento in affitto per trasferirmi. Non posso più continuare a vivere con voi.-
    -Candy!- Saltò su Annie davanti alla prospettiva che l’amica vivesse completamente sola. Non si aspettava che prendesse una decisione così drastica. –Sai che puoi stare con noi tutto il tempo che desideri. Archie e io saremmo felici sempre di tenerti con noi.-
    -Lo so Annie, grazie. Ma sono io che non potrei... Ho bisogno di prendere nuovamente le redini della mia vita. Non ti preoccupare per me... So cosa faccio.-
    -Candy... Perché non scrivi a Terry?- Ella sorrise cupa a Annie. -Per dirgli cosa? Sono stata molto crudele con Terry. Prima gli ho detto che lo amavo e poi gli ho chiesto di uscire dalla mia vita, due volte... Che altro posso chiedergli ora?-
    -Digli che lo ami. Questo basterà.-
    -Credi che lui mi ascolti nonostante tutto? È un uomo molto orgoglioso.-
    -Io non so cosa sia successo in tutti questi anni con Terry. So solo che per quanto fosse sempre così ermetico, tu eri l’unica capace di vedere dentro di lui. Credo che sia ancora così. Pensaci Candy, credi davvero che lui non ti ascolterebbe?-
    Candy abbassò lo sguardo, sognando all'idea che Terry potesse tornare per lei. Per un momento fu sicura che lui le avrebbe aperto le braccia, ma immediatamente lo sconforto la invase nuovamente... Che sarebbe successo se tutto era un sogno creato dai suoi desideri? Che sarebbe successo se lui non avesse più voluto vederla dopo il suo rifiuto? Pensò che rinunciando lei stessa non avrebbe sofferto il rifiuto di lui.
    -Ad ogni modo- proseguì dicendo Candy, evitando di pensare al timore che le dava aver perso Terry nuovamente e per sempre, -ogni volta che esco in strada i giornalisti mi seguono ovunque, anche se le guardie del corpo che Albert mi ha assegnato riescono a mantenerli lontani. Ma annusano affamati in cerca di uno scandalo... Che credi che potrebbe succedere se Terry tornasse per me? Già ho ferito i sentimenti del mio amico... Non posso distruggere anche la sua reputazione.-
    -Candy! Questa è una cosa che non ti è mai interessata.-
    -Però mi importa ora per Albert. Gli devo almeno questo... Lascerò passare i giorni. Non so nemmeno se sia il momento di scrivere a Terry... Non saprei che dirgli...- Annie la guardò, impaziente. -Continui ad essere in gabbia, Candy. Tu non sei così. Liberati.-
    Con quelle parole, Candy ricordó la frase che Albert le aveva detto. “Solo è degno della libertà colui che sa conquistarla ogni giorno”. E ora lei era pronta per questo: a lottare per meritare la sua libertà, ma non sapeva come fare per non cadere nuovamente negli errori del passato... Stava pensando a quello quando suonò il campanello di casa, e Annie e Candy restarono in silenzio in attesa di sapere di che si trattasse. Ma in realtà il silenzio si doveva al fatto che Candy pensava freneticamente alla migliore soluzione da prendere per liberarsi dalla gabbia da cui si sentiva oppressa. Da quando era diventata così codarda? Da quando perseguire la sua felicità e quella dei suoi cari era un compito che poteva posticipare?
    Stava pensando a questo, quando Laurie entrò nel salottino con una lettera tra le mani. Si diresse da Candy e gliela tese mentre le diceva: -Signorina Candy, George ha appena portato questa per lei...-
    -George?- Candy prese rapidamente la busta, iimmaginando che se l’aveva portata George potevano essere notizie di Albert. Guardò Laurie con curiosità, -È ancora qui?-
    -No signorina... Mi ha solo dato questa per lei. E mi ha anche detto di augurarle buon viaggio.- Terminò dicendo la cameriera prima di lasciarle sole nuovamente. Candy inarcò le sopracciglia incuriosita dalla menzione di un viaggio.
    Poi cominciò ad aprire la busta, domandandosi cosa fosse tutta questa faccenda. Accanto a lei, Annie guardava la lettera con la stessa curiosità. Dentro la busta c’erano tre piccoli fogli piegati con cura. Candy tirò fuori il primo di quelli, che era una nota scritta a mano nella quale immediatamente riconobbe la morbida calligrafia di Albert. Cominciò a leggerla con avidità, emozionata nell'avere notizie del suo amico, ma tuttavia era una nota molto breve.

    “Mi dicono che ancora non sorridi...”

    Solo questo. Non portava nemmeno la firma del mittente, anche se a Candy non restò nessun dubbio di chi si trattasse. Il suo cuore cominciò a battere di nostalgia per il suo amico amato, mentre le sue dita prendevano il secondo foglio che conteneva la busta. Portava scritto con lettere chiare, che Candy riconobbe di George, un indirizzo nel West Village di New York. Sorpreso, il cuore di Candy cominciò a palpitare rapidamente mentre una strana ansia le saliva in gola. Candy continuò a cercare nella busta, ma ora con dita tremanti. Riconobbe il terzo foglio appena lo tirò fuori. Era un biglietto del treno per New York, ma era solo uno... Solo di andata... Proprio come lo aveva ricevuto una volta da qualcun’altro differente. Incredula al ricevere una cosa così, Candy guardò il biglietto comprendendo e le lacrime le riempirono gli occhi.
    -Candy! È del Signor Albert?- Le chiese Annie. Ma lei non poteva rispondere perché la gola era chiusa da un nodo, mentre non smetteva di guardare quel biglietto. All'improvviso, sentì che non tutti gli oggetti nella sua scatola dei tesori appartenevano a gente che era andata via... Che non tutte erano perdite. Era ora di recuperare.
    -Ti dice dove sta?- insistette Annie. Allora Candy alzò lo sguardo verso di lei mentre conteneva risolutamente le lacrime, commossa dal gesto di un amico che aveva creduto perduto. -No, non me lo dice. Ma ora so che tornerà...- Disse mentre sorrideva.
    Annie non poté evitare più la curiosità e guardò con attenzione le mani di Candy. Non poté leggere la nota, ma anche lei riconobbe il biglietto di un treno. Alzò di nuovo lo sguardo interrogando l’amica: -Che succede, Candy? Cosa vuoi fare?- Candy sorrise, trovando alla fine nell'esempio di Albert, il coraggio che le mancava per agire. -Andrò in Ospedale a dimettermi. Vado a New York, vado a cercare Terry.-


    Non solo soffro perché la possiedi,
    Anche se in verità l’amavo con tenerezza,
    Più profondo è il mio dolore perché sei suo
    E quella perdita sento più vicina.

    Così perdono la vostra offesa, amanti:
    tu l’ami e sai che io l’amo,
    e lei mi inganna per amor mio,
    lasciando che il mio amico la faccia sua.

    Se ti perdo, la mia amata ti guadagna,
    se la perdo, il mio amico è chi la trova;
    entrambi si trovano e i due io perdo
    e per amor mio mi impongono questa croce.

    Ma essendo uno solo io e il mio amico,
    oh lusinga! io sono colui che ella ama.

    -- Sonetto 42 di William Shakespeare --

    Continua...

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    Edited by Tamerice - 3/5/2024, 08:27
     
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